Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Lo­ren­zo Mar­zia­li

Le fo­re­ste non sono solo ser­ba­toi di le­gna­me, ma svol­go­no altre fun­zio­ni che con il tempo hanno su­pe­ra­to per im­por­tan­za quel­la pro­dut­ti­va: aiu­tan­do il clima e ri­du­cen­do l’ef­fet­to serra, fa­vo­ri­sco­no la bio­di­v­er­si­tà dando ri­fu­gio alla fauna e for­ni­sco­no straor­di­na­rie op­por­tu­ni­tà di svago e di stu­dio, in­cre­men­tan­do cosi il ri­chia­mo tu­ri­sti­co. I me­to­di di ge­stio­ne delle fo­re­ste tra­di­zio­nal­men­te ap­pli­ca­ti spes­so non ten­go­no conto di que­sta plu­ra­li­tà di aspet­ti. Da di­ver­so tempo si sta cer­can­do di ade­gua­re la sel­vi­col­tu­ra (la ge­stio­ne del bosco) per ren­der­la fun­zio­na­le anche al ruolo fon­da­men­ta­le che le fo­re­ste hanno nel con­te­ne­re i cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e la per­di­ta di bio­di­v­er­si­tà (Man­For C.​BD.).
Alle fun­zio­ni sto­ri­che di pro­te­zio­ne e pro­du­zio­ne, oggi, si sono ag­giun­te altre fun­zio­ni emer­gen­ti, quali, la mi­ti­ga­zio­ne degli ef­fet­ti del cam­bia­men­to cli­ma­ti­co in atto con con­se­guen­za del se­que­stro del car­bo­nio at­mo­sfe­ri­co tra­mi­te l’at­ti­vi­tà di fo­to­sin­te­si e il suo de­po­si­to nella bio­mas­sa degli al­be­ri e nel suolo della fo­re­sta; ed il man­te­ni­men­to/au­men­to della di­ver­si­tà delle co­mu­ni­tà ve­ge­ta­li ed ani­ma­li che vi­vo­no nel­l’e­co­si­ste­ma fo­re­sta per con­tra­sta­re la per­di­ta di bio­di­v­er­si­tà com­ples­si­va a li­vel­lo glo­ba­le (Pic­chio et al., 2014).
Le fo­re­ste og­get­to di stu­dio, ri­ca­do­no nel ter­ri­to­rio ve­ne­to e in quel­lo ca­la­bre­se, la prima in Can­si­glio (BL) e la se­con­da a Mo­gia­na (VV); sono fo­re­ste sto­ri­ca­men­te col­ti­va­te se­con­do re­go­le di buona pras­si sel­vi­col­tu­ra­le e piani di ge­stio­ne, che ne hanno re­go­la­to lo svi­lup­po in tutte le fasi di vita fino alla ma­tu­ri­tà e alla rin­no­va­zio­ne na­tu­ra­le. Il pre­sen­te stu­dio ha come ob­biet­ti­vo prin­ci­pa­le la va­lu­ta­zio­ne della so­ste­ni­bi­li­tà delle uti­liz­za­zio­ni fo­re­sta­li in fun­zio­ne degli spe­ci­fi­ci det­ta­mi sel­vi­col­tu­ra­li. Ed in par­ti­co­lar modo si andrà ad evi­den­zia­re, quel­li che sono i danni ri­scon­tran­ti al suolo e alle pian­te non de­sti­na­te al ta­glio du­ran­te le uti­liz­za­zio­ni. Tutto que­sto è im­por­tan­te, per va­lu­ta­re il me­to­do meno im­pat­tan­te in ter­mi­ni di so­ste­ni­bi­li­tà e il più pro­dut­ti­vo in ter­mi­ni di pre­lie­vo le­gno­so, de­ri­van­te da una cor­ret­ta ge­stio­ne fo­re­sta­le.
Di fron­te agli studi svol­ti è im­por­tan­te sot­to­li­nea­re il con­cet­to di so­ste­ni­bi­li­tà co­di­fi­ca­to nel 1987 dalla Com­mis­sio­ne delle Na­zio­ni Unite per l’Am­bien­te e lo Svi­lup­po (UNCED), tra­mi­te la pub­bli­ca­zio­ne del Brund­tland Re­port che espli­ci­ta­va la prima de­fi­ni­zio­ne uf­fi­cia­le di so­ste­ni­bi­li­tà come “De­ve­lo­p­ment that meets the needs of the pre­sent wi­thout com­pro­mi­sing the abi­li­ty of fu­tu­re ge­ne­ra­tions to meet their own needs” ossia “Lo svi­lup­po che sod­di­sfa i bi­so­gni delle ge­ne­ra­zio­ni pre­sen­ti senza com­pro­met­te­re le esi­gen­ze delle ge­ne­ra­zio­ni fu­tu­re”

Obiet­ti­vi

Gli in­ter­ven­ti di ge­stio­ne e i ri­lie­vi sono stati rea­liz­za­ti su aree test si­tua­te nei due can­tie­ri og­get­to di stu­dio; bo­schi pub­bli­ci e sto­ri­ca­men­te ge­sti­ti. Il la­vo­ro svol­to si sof­fer­me­rà in par­ti­co­lar modo su tre obiet­ti­vi:
Danni al so­pras­suo­lo;
Danni al suolo;
Va­lu­ta­zio­ne della ge­stio­ne fo­re­sta­le so­ste­ni­bi­le tra Si­ste­ma Sel­vi­col­tu­ra­le In­no­va­ti­vo e Si­ste­ma Sel­vi­col­tu­ra­le Tra­di­zio­na­le.

Gli obiet­ti­vi pre­fis­sa­ti ver­to­no alla va­lu­ta­zio­ne dei danni – so­pras­suo­lo e suolo – po­st-uti­liz­za­zio­ni in due can­tie­ri fo­re­sta­li ita­lia­ni, Can­si­glio (BL) e Mon­gia­na (VV), nei quali, in en­tram­bi i siti, sono stati messi in atto due dif­fe­ren­ti tipi di uti­liz­za­zio­ne fo­re­sta­le, un Si­ste­ma Tra­di­zio­na­le ed un Si­ste­ma In­no­va­ti­vo/Mul­ti­fun­zio­na­le. Ciò ha per­mes­so di con­fron­ta­re ed ana­liz­za­re in en­tram­bi i siti/can­tie­ri i danni ri­scon­tra­ti nelle par­ti­cel­le a ge­stio­ne Tra­di­zio­na­le e quel­le a ge­stio­ne In­no­va­ti­va, va­lu­tan­do in fine il si­ste­ma più so­ste­ni­bi­le dal punto di vista pro­dut­ti­vo e mul­ti­fun­zio­na­le/so­cio-ri­crea­ti­vo.

Suddivisione in particelle del sito

Bosco del Can­si­glio (BL)

L’a­rea è col­lo­ca­ta nella re­gio­ne Ve­ne­to, in Pro­vin­cia di Bel­lu­no (al con­fi­ne con la Pro­vin­cia di Tre­vi­so). La ge­stio­ne fo­re­sta­le è svol­ta di­ret­ta­men­te dal Corpo Fo­re­sta­le dello Stato.
L’a­rea ri­sul­ta in­clu­sa nelle ri­ser­va na­tu­ra­le Bio­ge­n­e­ti­ca Pian Par­roc­chia-Cam­po di Mezzo (fon­da­ta nel 1977). La su­per­fi­cie to­ta­le è di 667 et­ta­ri e la spe­cie do­mi­nan­te è il fag­gio. Il tipo di ge­stio­ne prin­ci­pa­le è la fu­sta­ia. Ge­ne­ral­men­te dai 700 ai 1000 m3 del legno ven­go­no estrat­ti per ogni in­ter­ven­to. La fo­re­sta è in­clu­sa nella Zone di Pro­te­zio­ne Spe­cia­le (ZPS, 79/409 / CEE) e in Siti di Im­por­tan­za Co­mu­ni­ta­ria (SIC, 92/43 / CEE

Bosco di Mon­gia­na (VV)

L’a­rea di stu­dio è si­tua­ta nella re­gio­ne Ca­la­bria, pre­ci­sa­men­te nel co­mu­ne di Mon­gia­na in Pro­vin­cia di Vibo Va­len­tia. La ge­stio­ne fo­re­sta­le è eser­ci­ta­ta di­ret­ta­men­te dal Corpo Fo­re­sta­le dello Stato. La su­per­fi­cie fo­re­sta­le presa in esame ri­ca­de nel ter­ri­to­rio nella Ri­ser­va Bio­ge­n­e­ti­ca Mar­che­sa­le. La su­per­fi­cie to­ta­le è di 1257 et­ta­ri.
La Ve­ge­ta­zio­ne in­te­res­sa­ta al ta­glio è co­sti­tui­ta da una fu­sta­ia di fag­gio con la pre­sen­za di una pic­co­la area mista – 5% della su­per­fi­cie to­ta­le – ad Abete bian­co.Dal 2000 al 2009 gli in­ter­ven­ti sel­vi­col­tu­ra­li sono stati rea­liz­za­ti su oltre 108 et­ta­ri.

Si­ste­mi Sel­vi­col­tu­ra­li ap­pli­ca­ti

Il cri­te­rio tra­di­zio­na­le ap­pli­ca­to

Con­si­ste nel pe­rio­di­co (ogni 20-25 anni) di­ra­da­men­to (ta­glio par­zia­le) e ri­mo­zio­ne dal bosco degli al­be­ri re­ces­si­vi dal piano prin­ci­pa­le (do­mi­na­ti), dan­neg­gia­ti o mal­for­ma­ti in modo an­dan­te su tutta la su­per­fi­cie per ri­dur­re il li­vel­lo di com­pe­ti­zio­ne cor­ren­te ed ot­ti­miz­za­re la di­stri­bu­zio­ne nello spa­zio di cre­sci­ta. Dopo que­sto tipo di in­ter­ven­to, la strut­tu­ra spa­zia­le del bosco ri­ma­ne uni­for­me e la co­per­tu­ra delle chio­me viene in­ter­rot­ta solo in modo oc­ca­sio­na­le. La pe­rio­di­ca rac­col­ta del ma­te­ria­le le­gno­so se­le­zio­na­to dalla di­na­mi­ca na­tu­ra­le (le di­men­sio­ni dei sin­go­li al­be­ri e quin­di lo spa­zio oc­cu­pa­to au­men­ta­no con l’età del bosco e quin­di il loro nu­me­ro com­ples­si­vo di­mi­nui­sce) non muta quin­di la fi­sio­no­mia strut­tu­ra­le né i prin­ci­pa­li pa­ra­me­tri eco­lo­gi­ci.

Il cri­te­rio in­no­va­ti­vo ap­pli­ca­to

Si ar­ti­co­la su: (1) in­di­vi­dua­zio­ne di un nu­me­ro (re­la­ti­vo al­l’e­tà e alla den­si­tà del bosco) di sog­get­ti se­le­zio­na­ti per buona con­for­ma­zio­ne del fusto e svi­lup­po della chio­ma; (2) ta­glio lo­ca­liz­za­to degli al­be­ri pe­ri­me­tra­li ai sog­get­ti scel­ti (di­ret­ti com­pe­ti­to­ri a li­vel­lo di chio­ma) per ga­ran­ti­re lo svi­lup­po ar­mo­ni­co e vi­ta­le degli al­be­ri se­le­zio­na­ti, fino ad età anche molto su­pe­rio­ri a quel­le de­fi­ni­te oggi per il ta­glio fi­na­le di rin­no­va­zio­ne della fu­sta­ia. Si in­ter­rom­pe l’u­ni­for­mi­tà della strut­tu­ra, ten­den­zial­men­te mo­no­pla­na. Si au­men­ta, e so­prat­tut­to si pro­lun­ga nel tempo la ca­pa­ci­tà di se­que­stro del car­bo­nio (chio­me e ap­pa­ra­ti ra­di­ca­li più espan­si e più at­ti­vi) e si crea­no vuoti par­zia­li nella co­per­tu­ra delle chio­me. Que­sti vuoti con­sen­to­no la pe­ne­tra­zio­ne della ra­dia­zio­ne ter­mi­ca e lu­mi­no­sa e della pre­ci­pi­ta­zio­ne (va­ria­zio­ne del mi­cro­cli­ma in­ter­no), in­cre­men­ta­no l’at­ti­vi­tà dei mi­croor­ga­ni­smi del suolo, l’in­se­dia­men­to di ve­ge­ta­zio­ne er­ba­ceo-ar­bu­sti­va (au­men­to della bio­di­v­er­si­tà ve­ge­ta­le) e la crea­zio­ne di ul­te­rio­ri ha­bi­tat, nic­chie eco­lo­gi­che e sor­gen­ti di nu­tri­men­to (ca­te­ne ali­men­ta­ri pian­ta-in­set­to-pre­da­to­re) con au­men­to della di­ver­si­tà com­ples­si­va. La fi­sio­no­mia del bosco ri­sul­tan­te (strut­tu­ra oriz­zon­ta­le e ver­ti­ca­le) è più ar­ti­co­la­ta ri­spet­to al mo­del­lo di sel­vi­col­tu­ra ap­pli­ca­to in pre­ce­den­za. Lo stes­so in­ter­ven­to col­tu­ra­le sarà ri­pe­tu­to con un in­ter­val­lo di 20-25 anni. In­sie­me alle pra­ti­che di sel­vi­col­tu­ra at­ti­va ap­pli­ca­ta (di­ra­da­men­to) sono stati ri­la­scia­ti al­cu­ni al­be­ri morti in piedi (sia in­te­ri che stron­ca­ti) e a terra (tra quel­li ta­glia­ti) per au­men­ta­re la quan­ti­tà di legno morto se­con­do i pa­ra­me­tri ri­co­no­sciu­ti ot­ti­ma­li per le fo­re­ste eu­ro­pee e svi­lup­pa­re così la pre­sen­za di or­ga­ni­smi de­com­po­si­to­ri e ul­te­rio­ri ca­te­ne tro­fi­che, utili a com­ple­ta­re il ciclo bio­lo­g­i­co della so­stan­za or­ga­ni­ca nella fo­re­sta.

Ma­te­ria­li e me­to­di

Le me­to­do­lo­gie di ri­cer­ca sono state svi­lup­pa­te ed im­ple­men­ta­te sulla base di pro­to­col­li in­ter­na­zio­na­li e na­zio­na­li pren­den­do inol­tre come base di par­ten­za anche ri­cer­che svol­te in pas­sa­to dal grup­po di la­vo­ro di uti­liz­za­zio­ni fo­re­sta­li dell’UNI­TUS-DAF­NE. Quan­do si è reso ne­ces­sa­rio le me­to­do­lo­gie sono state op­por­tu­na­men­te ela­bo­ra­te ed adat­ta­te al con­te­sto spe­ci­fi­co della ri­cer­ca (Pic­chio et al., 2011, 2012).

Ri­lie­vo danni al so­pras­suo­lo

Le su­per­fi­ci pos­so­no es­se­re sti­ma­te per via cam­pio­na­ria tra­mi­te seg­men­ti li­nea­ri (tran­sect li­nea­ri) (Co­ro­na, 2000), per tale stu­dio si è op­ta­to per la scel­ta di seg­men­ti li­nea­ri, con lun­ghez­za di 50 m e lar­ghez­za di cam­pio­na­men­to di 1 m, per un to­ta­le di su­per­fi­cie cam­pio­na­ta ad unità di 50 m2. La scel­ta del punto di par­ten­za dei tran­set­ti e la di­re­zio­ne onde evi­ta­re delle in­fluen­ze di ca­rat­te­re sog­get­ti­vo è stata fatta at­tra­ver­so la se­guen­te me­to­do­lo­gia: so­vrap­po­nen­do alla car­to­gra­fia un re­ti­co­lo con ma­glie di 40 m X 40 m con cri­te­rio ran­dom sono stati se­le­zio­na­ti dei punti, cor­ri­spon­den­ti ai nodi del re­ti­co­lo, i quali una volta in­di­vi­dua­ti sul ter­re­no con l’au­si­lio del GPS sono stati im­pie­ga­ti come punti di par­ten­za dei tran­set­ti. Ogni punto è stato base di par­ten­za per 4 tran­set­ti trac­cia­ti con l’au­si­lio della bus­so­la pun­tan­do i 4 punti car­di­na­li (N, E, S, O).
Per ogni tran­set­to le in­da­gi­ni ese­gui­te hanno por­ta­to al ri­lie­vo dei se­guen­ti pa­ra­me­tri (Con­cer­ted Ac­tion N° AI­R3-CT94-2097, 1997):
· Nu­me­ro di pian­te (n): que­sto va­lo­re ci ha per­mes­so di an­da­re ad in­di­vi­dua­re il nu­me­ro di pian­te per et­ta­ro dan­neg­gia­te;
· Dia­me­tro delle pian­te a 1,3 m dal suolo: è stato preso anche in que­sto caso prima e dopo il di­ra­da­men­to in modo tale che si pos­sa­no fare delle os­ser­va­zio­ni utili sulle di­men­sio­ni dal ma­te­ria­le aspor­ta­to e sul ma­te­ria­le ri­ma­sto in piedi;
· Po­si­zio­ne della pian­te nel po­po­la­men­to: in que­sto caso la po­si­zio­ne della pian­ta nel po­po­la­men­to ci ha per­mes­so di ri­le­va­re se la pian­ta al­l’in­ter­no del tran­set­to fosse do­mi­nan­te, co­do­mi­nan­te o do­mi­na­ta in fun­zio­ne del po­po­la­men­to;
· Rin­no­va­zio­ne pre­sen­te (n): il va­lo­re di rin­no­va­zio­ne è stato ri­le­va­to nella fase di post di­ra­da­men­to an­dan­do a con­ta­re il nu­me­ro di pian­te e le spe­cie pre­sen­ti;
· Lo­ca­liz­za­zio­ne del danno sulla pian­ta (m): la sud­di­vi­sio­ne è stata ope­ra­ta se­guen­do uno sche­ma che ha per­mes­so di sud­di­vi­de­re la pian­ta in quat­to fasce di al­tez­za, la prima che com­pren­de la ra­di­ce, la se­con­da il col­let­to, poi da 30 cm a 100 cm ed in fine da 100 cm in su;
· Esten­sio­ne del danno (cm2): anche in que­sto caso la di­men­sio­ne del danno, espres­sa in cm2, è stata sud­di­vi­sa in quat­tro parti. Danni con esten­sio­ne fino a 10 cm2, danni con esten­sio­ne com­pre­sa tra 10 cm2 e 50 cm2, danni con esten­sio­ne tra 50 cm2 e 200 cm2 ed in fine danni sopra i 200 cm2;
· Na­tu­ra del danno: in que­sto caso si sono for­ma­te tre ca­te­go­rie per de­scri­ve­re ma­cro­sco­pi­ca­men­te il tes­su­to ve­ge­ta­le dan­neg­gia­to e sono for­ma­te da pian­te con danni solo sulla cor­tec­cia, pian­te con danni al libro e pian­te con danni che in­te­res­sa­no il legno;
· Causa del danno: in­di­chia­mo in que­sto caso cosa ha ef­fet­tua­to il danno sud­di­vi­den­do i pos­si­bi­li mo­ti­vi in tre ca­te­go­rie. La prima è l’e­sbo­sco, la se­con­da l’ab­bat­ti­men­to e la terza l’at­ter­ra­men­to;
· Gra­vi­tà del danno: per ot­te­ne­re que­sto va­lo­re si è co­sti­tu­ta una ma­tri­ce dove si è messo in re­la­zio­ne l’e­sten­sio­ne del danno e la na­tu­ra del danno in modo tale da ot­te­ne­re un va­lo­re medio che in­di­chi nu­me­ri­ca­men­te la gra­vi­tà del danno in fun­zio­ne di due va­ria­bi­li, ap­pun­to l’e­sten­sio­ne (espres­sa in clas­si nu­me­ri­che cre­scen­ti da 1 a 4) e la na­tu­ra (espres­sa in clas­si nu­me­ri­che cre­scen­ti per im­por­tan­za da 1 a 3). Suc­ces­si­va­men­te al­l’in­ter­po­la­zio­ne di que­sti due pa­ra­me­tri del danno è stato in­di­vi­dua­to un va­lo­re nu­me­ri­co uti­liz­za­to per de­ter­mi­na­te se il danno può es­se­re con­si­de­ra­to grave o non grave. Il va­lo­re di ri­fe­ri­men­to è il sei, in­fat­ti il danno è con­si­de­ra­to non grave se la ma­tri­ce re­sti­tui­sce un va­lo­re in­fe­rio­re a sei; è grave se re­sti­tui­sce un va­lo­re ugua­le o su­pe­rio­re a 6. I ri­sul­ta­ti emer­si dalla ma­tri­ce pos­so­no es­se­re ot­te­nu­ti dalle se­guen­ti in­ter­po­la­zio­ne dei due fat­to­ri che co­sti­tui­sco­no la ma­tri­ce: 1×1, 1×2, 1×3, 1×4, 2×1, 2×2, 2×3, 2×4, 3×1, 3×2, 3×3, 3×4.;
· Di­stan­za della pian­ta dalla pista (m): anche in que­sto caso le sud­di­vi­sio­ni sono di­ver­se, 0-2 m, 2-4 m, 4-6 m, 6-8 m, 8-10 m, >10m;
· Zona per­cor­sa dai mezzi o dal solo ca­ri­co (caso dello stra­sci­co in­di­ret­to): con­si­de­ran­do l’in­te­ra lun­ghez­za del tran­set­to si è mi­su­ra­ta con la ro­tel­la me­tri­ca la zona di­stur­ba­ta e la zona non di­stur­ba­ta.

Ri­lie­vi danno al suolo

Il suolo, a causa delle uti­liz­za­zio­ni, può su­bi­re dei danni di na­tu­ra bio­lo­g­i­ca, fi­si­ca e chi­mi­ca, che com­por­ta­no il com­pat­ta­men­to del suolo e la re­la­ti­va per­di­ta di bio­di­v­er­si­tà. Il no­stro in­ten­to è mi­ra­to a sta­bi­li­re in ma­nie­ra spe­di­ti­va i pos­si­bi­li danni ri­scon­tra­ti al suolo po­st-uti­liz­za­zio­ni; con in­da­gi­ni pret­ta­men­te di campo tra­mi­te pre­lie­vo di ma­te­ria­le. A tal pro­po­si­to le ca­rat­te­ri­sti­che fi­si­che per l’e­sat­tez­za quel­le mec­ca­ni­che sono di si­cu­ro le più im­por­tan­ti. Per il ri­lie­vo delle ca­rat­te­ri­sti­che del suolo sono di­spo­ni­bi­li di­ver­si stru­men­ti d’in­da­gi­ne come pe­ne­tro­me­tri, in­fil­tro­me­tri, scis­so­me­tri, ma i ri­sul­ta­ti ot­te­nu­ti in una si­tua­zio­ne ete­ro­ge­nea come quel­la del suolo fo­re­sta­le ne com­pro­met­te spes­so l’at­ten­di­bi­li­tà. A tal pro­po­si­to si è scel­to di ef­fet­tua­re delle in­da­gi­ni co­sid­det­te in­cro­cia­te. In par­ti­co­lar modo ci si è ba­sa­ti come dato prin­ci­pa­le alla den­si­tà bulk del suolo ani­dro, si trat­ta di una me­to­do­lo­gia di ri­lie­vo sem­pli­ce e am­plia­men­te uti­liz­za­ta per que­sto tipo di studi ri­fe­ri­ti alle uti­liz­za­zio­ni fo­re­sta­li (Pic­chio et al., 2009, 2011, 2012; Car­ter et al., 2000; Mc­Do­nald & Sei­xas, 1997). A que­sto pa­ra­me­tro, den­si­tà Bulk, sono stati af­fian­ca­ti pre­lie­vi ef­fet­tua­ti con pe­ne­tro­me­tro e scis­so­me­tro; ed i dati ri­sul­ta­ti sono stati suc­ces­si­va­men­te og­get­to di in­da­gi­ne sta­ti­sti­ca mi­ra­ta a va­lu­ta­re la com­pat­ta­zio­ne del suolo dopo gli in­ter­ven­ti sel­vi­col­tu­ra­li. Lo scopo pre­mi­nen­te è stato quel­lo di poter va­lu­ta­re in che mi­su­ra i mezzi mec­ca­ni­ci hanno mo­di­fi­ca­to la strut­tu­ra fi­si­ca degli oriz­zon­ti su­per­fi­cia­li del suolo.

Can­tie­re Pian Can­si­glio (BL) – Dati

Scheda dei rilievi

Can­tie­re di Mon­gia­na (VV) – Dati

Scheda dei rilievi sull'altro cantiere

Con­clu­sio­ni

Dai ri­sul­ta­ti ot­te­nu­ti si evin­ce che la scel­ta di un Si­ste­ma Sel­vi­col­tu­ra­le In­no­va­ti­voè l’u­ni­ca stra­da per­cor­ri­bi­le per una ge­stio­ne fo­re­sta­le so­ste­ni­bi­le, mi­ra­ta alla con­ser­va­zio­ne della bio­di­v­er­si­tà, al­l’au­men­to degli eco-ser­vi­zi del bosco, senza in­tac­ca­re e com­pro­met­te­re la quan­ti­tà e qua­li­tà del ma­te­ria­le le­gno­so pre­le­va­to.
Un con­si­glio at­tua­ti­vo per di­mi­nui­re i danni si­cu­ra­men­te è quel­lo di at­tua­re una mag­gio­re sor­ve­glian­za tec­ni­ca e di im­pie­ga­re del per­so­na­le ben pre­pa­ra­to e qua­li­fi­ca­to, au­men­tan­do le loro co­no­scen­ze sulle norme della GFS e re­spon­sa­bi­liz­zan­do­li mag­gior­men­te, ul­te­rio­re sti­mo­lo po­treb­be es­se­re un si­ste­ma di re­mu­ne­ra­zio­ne che pren­da in con­si­de­ra­zio­ne la qua­li­tà del la­vo­ro, tutte con­di­zio­ni che por­te­reb­be­ro ad una di­mi­nu­zio­ne del­l’im­pat­to degli in­ter­ven­ti sel­vi­col­tu­ra­li.
In­fi­ne pro­prio in base a quan­to sca­tu­ri­sce da que­sto la­vo­ro è bene au­men­ta­re il li­vel­lo di dia­lo­go e pro­gram­ma­zio­ne tra le scel­te sel­vi­col­tu­ra­li e la fat­ti­bi­li­tà ese­cu­ti­va del­l’in­ter­ven­to.

 

Sin­te­si della Tesi di Lau­rea Ma­gi­stra­le:
– Va­lu­ta­zio­ne della So­ste­ni­bi­li­tà delle Uti­liz­za­zio­ni in Bo­schi misti di Fag­gio (Fagus syl­va­ti­ca L.)
LAU­REAN­DO: Lo­ren­zo Mar­zia­li (E-mail: mar­zia­li.​lorenzo@​hotmail.​it)
RE­LA­TO­RE: Dott. Ro­dol­fo Pic­chio
Uni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia
DI­PAR­TI­MEN­TO DI SCIEN­ZE E TEC­NO­LO­GIE PER L’A­GRI­COL­TU­RA, LE FO­RE­STE, LA NA­TU­RA E L’E­NER­GIA – DAFNE
CORSO DI LAU­REA MA­GI­STRA­LE IN CON­SER­VA­ZIO­NE E RE­STAU­RO DEL­L’AM­BIEN­TE FO­RE­STA­LE E DI­FE­SA DEL SUOLO (LM-73)
CUR­RI­CU­LUM: RE­STAU­RO DEL­L’AM­BIEN­TE E DEL PAE­SAG­GIO

 

La coltivazione del noce

La col­ti­va­zio­ne del noce
Nuovi cri­te­ri di im­pian­ti e ge­stio­ne del suolo per pro­du­zio­ni di qua­li­tà
Eda­gri­co­le

Tutti gli aspet­ti le­ga­ti alla col­ti­va­zio­ne, le nuove tec­ni­che di al­le­va­men­to e po­ta­tu­ra, la ge­stio­ne del suolo e la rac­col­ta mec­ca­ni­ca
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