Nel corpo di una pianta tutte le membrane fanno parte del simplasto, delimitato dal plasmalemma (Fig. 2). In una cellula a completo sviluppo, attiva fisiologicamente, contornata da parete come quella di un parenchima, il volume è occupato per massima parte da un solo vacuolo (anche fino al 90%) e, in turgore, ha una pressione idrostatica interna rilevante (es. 0,44 MPa; 4,4 Bar), superiore anche a quella della gomma di un’auto (es.0,25MPa). Sono di quest’ordine le pressioni che il simplasto di una cellula esercita col plasmalemma sulla sua parete. Per effetto della pressione vacuolare, citoplasma e i relativi organuli che contiene sono compressi in sottile strato contro la parete. Tra gli organuli, il reticolo endoplasmatico (RE) è un labirinto di tubuli di membrana interconnessi con tratti espansi a cisterna, altri appiattiti a fogli, in continuo divenire con formazione di nuovi tubuli, crescita e fusione di quelli esistenti, sede di sintesi e liberazione di proteine, di lipidi e di omeostasi del Ca2+; proteine ponte lo legano al citoscheletro…

Umberto Mazzucchi è stato professore ordinario di Patologia Vegetale alla Università degli Studi di Bologna dal 1989 al 2010. Docente del corso di Patologia Vegetale e di alcuni corsi specialistici di materie fitopatologiche, ha svolto ricerche sulle interazioni ospite-patogeno nel processo infettivo e sulla risposta immunitaria delle piante. Pensionato dal 2010, come professore dell’Alma Mater ha svolto seminari occasionali e cicli di lezioni in corsi ufficiali della Università di Bologna.

Il tono scherzoso che a fine giugno si udiva nei tanti cortili del paesone, ancora sul finire degli anni Sessanta, dava l’idea di una beffarda magia della Natura: “S’et catà, i sires gialdi?” (cosa hai raccolto, le ciliegie gialle?). Oggi come allora siamo a Miradolo Terme, borgata pavese ai piedi dei Colli Banini, a circa 40 Km a sud di Milano e a 10 Km a nord del Po. Qui è terra di uva, ciliegie (appunto), zucche e piselli; fino a qualche decennio fa le vallate che scendono verso meridione erano l’habitat fiorente del pruno “goccia d’oro” (Famiglia Rosaceae) formato mignon. In effetti i suoi frutti sono grandi quanto una ciliegia durona e maturano a fine giugno, con l’inizio dell’estate. Oggi, anche a causa dei tanti abbandoni dei piccoli (e piccolissimo) poderi che per generazioni avevano assicurato il minimo sostentamento di tante famiglie, la “goccia d’Oro” miradolese è una di quelle varietà del genere Prunus in via di estinzione…

C.Maurizio Scotti, editorialista agrindustria, agroalimentare.

Monoculture

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che svolge istituzionalmente importanti attività di consulenza e supporto tecnico scientifico al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, si è occupato spesso, attraverso numerosi quaderni divulgativi, della biodiversità in campo agricolo. Questo importante organo scientifico ha sottolineato che l’intensificazione produttiva ha apportato “problemi di impoverimento e d’inquinamento del suolo, rischi sanitari e una perdita di diversità ecologica. Inoltre, è venuto a mancare lo stretto legame tra coltivazioni e allevamenti, utile nell’applicazione delle pratiche di letamazione, del riciclo dei residui colturali e delle rotazioni. L’uso poi dei diserbanti ha ridotto la presenza di vegetazione spontanea e la semplificazione degli ambienti ha determinato la scomparsa o l’allontanamento di specie faunistiche legate a determinate coltivazioni…

Giannandrea Mencini, veneziano, giornalista e scrittore, si occupa di storia dell’ambiente e del territorio. Ha pubblicato numerosi saggi, libri e articoli, dove ha raccontato i problemi della salvaguardia di Venezia e del vivere in montagna. Con il suo ultimo Libro “Pascoli di Carta. Le mani sulla montagna” Kellermann Editore (2021), dove ha indagato le speculazioni presenti negli alpeggi italiani, la cosiddetta “mafia dei pascoli”, è stato premiato a Leggimontagna Tolmezzo (UD) 2021, segnalato al premio Itas – Libro di Montagna, Trento 2021, e vincitore per la sezione saggi d’inchiesta del premio Internazionale Città di Como 2022.

Carciofo

Tra le sfide che caratterizzano la società moderna, alcune sono orientate alla sostenibilità delle filiere produttive alimentari e ad una prospettiva di recupero e riutilizzo delle risorse disponibili. Secondo le stime riportate dalle principali Organizzazioni Mondiali (ONU, FAO, ecc.), emerge che, ad oggi, circa 2 milioni di tonnellate di cibo prodotto non vengono consumate, ma rappresentano prodotti di scarto, rendendo quindi il problema dello spreco alimentare importante sotto 2 punti di vista: lo smaltimento di quei prodotti che non vengono trasformati e la perdita di cibo consumabile (Testa et al., 2014). Dai dati relativi alla situazione alimentare nel Mondo, emerge che il livello di gravità è tale che la mortalità legata alla sovralimentazione è pari a 29 milioni, mentre sono 36 milioni le persone che non hanno accesso all’approvvigionamento e ad un sostentamento alimentare adeguato…

Ilenia Bravo, Ilenia Colamatteo, Enrica Iannucci, Patrizia Papetti – Dipartimento di Economia e Giurisprudenza. Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

L’arsenico (As) è un elemento tossico onnipresente: può inquinare il suolo, l’acqua ed essere assimilato dalle piante. L’uomo, attraverso il consumo di acqua o cibo contaminati, può essere esposto a gravi rischi per la salute. Per queste ragioni, risulta utile analizzare il contenuto di arsenico in una delle colture di maggior interesse alimentare: il frumento. In particolare, è interessante valutare come le lavorazioni del terreno e le tecniche di fertilizzazione influenzano l’“uptake” di As nei vari caratteri morfologici della pianta. Le lavorazioni del terreno messe a confronto sono state l’aratura, la vangatura e la rippatura; le tecniche di fertilizzazione sono state rispettivamente concimazione organica e minerale. Dai risultati ottenuti si rileva che le lavorazioni del suolo influiscono sul contenuto di arsenico nella radice, nella foglia e nella cariosside della coltura di frumento…

Lorenzo Boccale – Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali – Università degli Studi della Tuscia Via S. Camillo de Lellis – 01100 Viterbo, Italy
Emanuele Radicetti – Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie e Forestali – Università degli Studi di Ferrara Via Luigi Borsari, n. 46 – 44121 Ferrara, Italy
Roberto Mancinelli – Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali – Università degli Studi della Tuscia Via S. Camillo de Lellis – 01100 Viterbo, Italy
Papetti Patrizia – Dipartimento di Economia e Giurisprudenza, Laboratorio di Analisi merceologiche e Territoriali (LAMeT), Università di Cassino e del Lazio meridionale, Via Sant’Angelo, Località Folcara, Cassino 03043, Italy.

In questa seconda parte dell’argomento PIWI si cercherà di tirare le fila di quanto già detto, per fissare al meglio le idee e gli opposti giudizi su questa tematica al fine di mettere giustapposto tutte le tessere del mosaico. Quando per i PIWI si parla di immunità bisogna specificare che questo concetto in ambito scientifico: è definito come “capacità di resistenza, innata o acquisita, di un organismo nei confronti di malattie”. Per essere più divulgativi, l’immunità al Sars – Covid 19 indotta dai vaccini non escludeva che il vaccinato dopo le dosi non potesse ammallarsi di Covid, ma diminuiva la probabililità di ricoveri in terapia intensiva o ospedaliera di 1:8). Ritornando ai PIWI si avranno livelli di resistenza che comportano un minor ricorso a trattamenti fitosanitari (-70% circa), che permette alla pianta di svolgere completamente il proprio ciclo annuale con migliori produzioni quanti-qualitative…

Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018.

I vitigni resistenti vengono anche indicati con il termine PIWI, l’acronimo del tedesco Pilzwiderstandfähig, ossia resistente alle crittogame Oidio e Peronospora e al freddo, ridotta sensibilità a Botrite e Marciume acido, bisogna specificare che resistente non significa immune e le resistenze variano in base alla varietà. I PIWI si ottengono con incroci tra varietà di Vitis vinifera con una piccola parte di altre Vitis di origine Americana, Asiatica ecc. da cui riceve i geni di resistenza alle principali malattie fungine con 95% e oltre di Vitis vinifera, meno del 5% di altre varietà di Vitis; nelle ultime varietà arriva fino al 99%…

Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018.

In ambito sportivo, la storia dell’utilizzo delle piante medicinali a scopo terapeutico, ovvero dal miglioramento delle prestazioni fisiche alla riduzione della fatica, risale a tempi antichissimi proprio perché quest’ultime sono da sempre state considerate come immancabili risorse medicamentose della storia umana. A titolo esemplificativo, già all’interno della Bibbia venivano riportati l’issopo, per le sue proprietà toniche, l’artemisia, per alleggerire la fatica ed infine il cedro del Libano, utilizzato contro i dolori articolari. Ad oggi, la continua crescita del mercato mondiale in merito all’utilizzo degli integratori alimentari, finalizzati al miglioramento della performance sportiva, impone una riflessione su quale sia il loro effettivo ruolo nella vita di un atleta. Inoltre, con il nuovo trend del “naturale”, la curva del mercato inerente all’utilizzo di tali strumenti, ha subìto una grande inclinazione verso un’integrazione a base di piante medicinali..

Sunto ed aggiornamento dell’elaborato di tesi in Farmacognosia – Corso di Laurea in Farmacia, Sapienza Università di Roma.
Relatore: Prof.ssa Annabella Vitalone – Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia “Vittorio Erspamer”, Sapienza Università di Roma.
Studente: Dott.ssa Carolina Muzi. Email: caromuzi97@gmail.com

mele ritrovate

L’affermarsi della frutticoltura specializzata ed intensiva ha consistentemente modificato nella seconda metà del XX secolo l’assortimento varietale dei fruttiferi, sia per la sostituzione delle varietà locali con cultivar avanzate e di elevata produttività e standardizzazione, sia per l’abbandono di molte specie minori, un tempo inserite nei sistemi a conduzione tradizionale come integrazione delle produzioni principali e del consumo domestico. Il patrimonio frutticolo autoctono si è quindi andato assottigliando, nell’ambito di un processo di erosione genetica che coinvolge complessivamente la produzione agricola. All’opposto, la domanda crescente di ruralità da parte dei cittadini ha posto le premesse per un arricchimento progressivo dell’attività agricola con una valutazione multidimensionale che include variabili di valore e fattori quali-quantitativi.

Marco Di Fulvio a partire dal 1984 è partner di primaria società di consulenza, con responsabilità di project manager per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie nel settore chimico-farmaceutico e per l’internazionalizzazione delle attività aziendali. E’ titolare di brevetti di formulazioni, metodi di somministrazione e complessi chimici per la realizzazione di prodotti di auto-cura derivati da estratti botanici.

Ogni specie vegetale è dotata di centinaia di NLR codificate da altrettanti geni, risultato della pressione selettiva esercitata nel tempo dagli effettori dei patogeni (es. 160 in A. thaliana, 398 nella patata, 445 nel riso, 235 nel pomodoro, 930 nel melo, 355 nella vite, 355 nel pesco, etc, ( 17 ); le TNL sono assenti in molti genomi delle monocotiledoni. Le cellule animali sono meno dotate. Tradizionalmente le NLR più note sono quelle coinvolte nelle interazioni ospite-patogeno incompatibile e in particolare quelle responsabili dei riconoscimenti di effettori scatenanti la reazione di ipersensibilità [HR; Hypersensitive Reaction] ovvero le conseguenze del contatto tra i prodotti dei geni R di alta resistenza della cellula (cioè appropriate NLR) e i prodotti di geni di avirulenza di patogeni (cioè particolari effettori). In realtà le ricerche dell’ultimo ventennio hanno messo in luce progressivamente come il ruolo che le NLR svolgono nella risposta immunitaria sia assai sofisticato e si integri perfettamente con le risposte di primo livello potenziandolo…

Umberto Mazzucchi è stato professore ordinario di Patologia Vegetale alla Università degli Studi di Bologna dal 1989 al 2010. Docente del corso di Patologia Vegetale e di alcuni corsi specialistici di materie fitopatologiche, ha svolto ricerche sulle interazioni ospite-patogeno nel processo infettivo e sulla risposta immunitaria delle piante. Pensionato dal 2010, come professore dell’Alma Mater ha svolto seminari occasionali e cicli di lezioni in corsi ufficiali della Università di Bologna.

Intervento pubblico per l'olivicoltura cilentana

Nel 1956 il professore Ferdinando Palladino diede alle stampe un piccolo opuscolo dal titolo Aspetti e problemi dell’agricoltura cilentana, in cui vennero descritte le condizioni di vita della popolazione cilentana e il grado di sviluppo dei settori agricolo e zootecnico di quel territorio. Centrale nell’analisi dello studioso fu la denuncia dell’isolamento spaziale, fattore di limitazione sia per il miglioramento delle condizioni sociali delle comunità cilentane, sia per la connessione dei mercati che risultavano per tale motivo quasi del tutto autoreferenziali. Alla deprecabile condizione dei collegamenti si aggiungeva un’attività agricola e zootecnica caratterizzata da una conduzione di tipo familiare e votata all’autoconsumo….

Dario Salvatore, dottorando in Storia all’Università degli Studi di Salerno è borsista nell’ambito del Progetto “NOBILI CILENTANI: Applicazione del metodo nobile ad alcune produzioni zootecniche cilentane – PNR 2014–2020” del dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno.
Michele Cerrato, Ricercatore confermato presso l’Università degli Studi di Salerno presso il dipartimento di Farmacia dove ha le cattedre di Economia e politica Agraria.