di Nicolò Passeri
Introduzione e Contesto
La certificazione L.E.A.F. ha origine dalla crescente necessità di armonizzare le pratiche agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e trasparenza produttiva. Essa nasce come risposta a un panorama agricolo sempre più esposto alle pressioni normative e alle aspettative di mercato, volto a fornire un sistema di attestazione basato su criteri tecnici rigorosi.
L’obiettivo principale è garantire che le aziende agricole adottino metodi di produzione responsabili, ottimizzando l’uso delle risorse naturali – come suolo, acqua ed energia – e minimizzando l’impatto ambientale. In questo contesto, la certificazione si configura come uno strumento strategico per differenziare le imprese che operano in modo sostenibile e per favorire una maggiore resilienza del settore agricolo.
Il ruolo della sostenibilità nell’agricoltura moderna è ormai un imperativo strategico.
Le sfide legate al cambiamento climatico, alla degradazione del suolo e alla scarsità delle risorse idriche richiedono un approccio integrato che coniughi produttività e tutela ambientale.
La sostenibilità non rappresenta più un valore accessorio, bensì un criterio fondamentale per la competitività e la resilienza aziendale.
In questo quadro, le aziende agricole sono chiamate a implementare processi e tecnologie innovative che permettano di ridurre gli sprechi, ottimizzare i consumi e rigenerare le risorse, creando un ciclo virtuoso che risponde alle esigenze ambientali e di mercato contemporanee.
Ispirazione e Principi Fondamentali
L’ispirazione alla gestione integrata e all’approccio circolare costituisce il fondamento metodologico della certificazione L.E.A.F. . Questo approccio si basa sulla sinergia tra tecnologie innovative e pratiche agronomiche tradizionali, mirate a creare un sistema produttivo in cui ogni input venga utilizzato in maniera ottimale e ogni residuo trasformato in risorsa. La circolarità, in questo senso, non solo favorisce il recupero delle risorse, ma contribuisce anche alla resilienza e alla rigenerazione dell’ecosistema.
Tale filosofia, orientata alla sostenibilità, si riflette nella necessità di pianificare e implementare sistemi di gestione che integrino l’uso efficiente delle risorse con la tutela dell’ambiente.
I principi dell’Integrated Farm Management (IFM) sono concepiti per promuovere pratiche rigenerative a beneficio dell’intero sistema agricolo. Questi principi prevedono la riduzione degli inquinanti, la minimizzazione dei rifiuti e l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e idrica, elementi essenziali per un’agricoltura sostenibile. L’obiettivo è creare un modello operativo in cui le azioni positive per il clima e l’ambiente si traducano in un aumento della produttività e in una maggiore qualità dei prodotti. In questo contesto, il modello IFM diventa il paradigma operativo che guida l’implementazione di misure volte a preservare la biodiversità e a rigenerare il territorio, in linea con le indicazioni normative (punto 1.6 dello Standard L.E.A.F. v. 16.1).
Ambito di Applicazione dello Standard (v. 16.1)
Lo standard L.E.A.F. si applica in maniera omnicomprensiva a tutte le attività e i settori operativi di un’azienda agricola. Tale applicazione non si limita alla produzione primaria, ma si estende anche alle attività di trasformazione, distribuzione e gestione delle risorse complementari.
L’obiettivo è garantire un impatto ambientale minimo lungo l’intera filiera produttiva, attraverso l’adozione di pratiche che rispettino gli standard di sostenibilità e la normativa cogente.
Per ottenere la certificazione, le aziende devono conformarsi a requisiti obbligatori – definiti come “Punti di Controllo Essenziali” – che rappresentano il minimo necessario per l’adesione allo standard.
Contestualmente, è previsto l’adozione di procedure e pratiche “Consigliate” che, se implementate, possono contribuire a un miglioramento ulteriormente significativo delle performance ambientali.
Tale doppia articolazione consente una flessibilità operativa, in quanto le aziende possono adattare le proprie strategie alle specificità del territorio e del sistema produttivo, garantendo comunque il rispetto dei criteri minimi di sostenibilità stabiliti dallo standard L.E.A.F. .
Struttura Organizzativa dello Standard
La struttura organizzativa dello standard L.E.A.F. è concepita per garantire una copertura completa e sistematica di tutte le attività aziendali, suddividendo i requisiti in capitoli tematici che spaziano dalla pianificazione strategica alla gestione operativa delle risorse.
La documentazione è organizzata in sezioni distinte – quali la pianificazione, la gestione del suolo, la salute delle colture, il controllo delle sostanze inquinanti, la gestione degli allevamenti, l’efficienza energetica, la gestione delle risorse idriche, e la salvaguardia del paesaggio – ciascuna delle quali definisce obiettivi specifici e procedure operative.
Questa suddivisione consente alle aziende di focalizzare le proprie attività su aspetti tecnici specifici, garantendo al contempo un approccio integrato che coordina e ottimizza le diverse funzioni produttive e gestionali.
In particolare, il ruolo dei Piani di Gestione integrati è fondamentale: tali piani costituiscono documenti operativi che raccolgono le attività di monitoraggio, le strategie di intervento e gli obiettivi misurabili per ciascuna area tematica.
Essi non solo delineano le procedure per la gestione quotidiana delle risorse (ad esempio, mappatura del suolo, pianificazione delle rotazioni colturali, gestione dei nutrienti), ma fungono anche da strumento di coordinamento trasversale, integrando le azioni relative all’efficienza energetica, alla tutela delle risorse idriche e alla salvaguardia del paesaggio.
La sinergia tra i vari piani consente di individuare e attuare azioni correttive in maniera tempestiva, in linea con i requisiti fondamentali dello standard (vedi Standard L.E.A.F., capitolo 1 e 2).
Strumenti Operativi e Metodologie
Tra gli strumenti e le metodologie per supportare, la certificazione L.E.A.F. si avvale del L.E.A.F. Sustainable Farming Review che rappresenta il fulcro degli strumenti di autovalutazione: si tratta di una piattaforma online che consente alle aziende di monitorare le performance ambientali e gestionali attraverso indicatori quantitativi e qualitativi.
Questa piattaforma permette di raccogliere dati relativi a consumi energetici, uso delle risorse idriche, qualità del suolo e biodiversità, facilitando l’identificazione di aree critiche e l’adozione di azioni correttive.
Parallelamente, il sistema prevede l’adozione di metodologie di monitoraggio e audit ambientali strutturati, basati su controlli periodici e l’uso di sensori e strumenti di misurazione smart.
Gli audit documentati sono finalizzati a verificare la conformità alle procedure standard e a garantire un miglioramento continuo.
La documentazione, inclusi report, registri e schede di monitoraggio, diventa la base per fornire una tracciabilità completa degli interventi e per attestare la conformità ai requisiti normativi (ad es. punto 1.6 dello Standard L.E.A.F.).
Tali strumenti consentono un approccio basato su evidenze scientifiche, integrando dati in tempo reale e analisi retrospettive per migliorare l’efficienza complessiva dell’azienda.
Piani di Gestione Specifici
L’attuazione dei principi della s
ostenibilità richiede la definizione e l’adozione di piani di gestione specifici, che traducano in azioni operative i concetti teorici dello standard.Il Piano di Gestione del Suolo, ad esempio, include la mappatura dettagliata delle aree coltivate, la valutazione delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche del terreno, e la definizione di strategie per prevenire l’erosione, migliorare la struttura e aumentare la sostanza organica.
Parallelamente, il Piano Integrato di Gestione dei Nutrienti stabilisce i requisiti per un uso efficiente degli input, tramite test periodici del suolo, monitoraggio dei livelli nutrizionali e interventi mirati a garantire la sostenibilità degli input agricoli.
Inoltre, il Piano per la Salute e Protezione delle Colture definisce le procedure di Integrated Pest Management (IPM), stabilendo criteri per la selezione di varietà resistenti, rotazioni colturali e monitoraggio costante delle infestazioni, al fine di ridurre l’uso di fitofarmaci e minimizzare l’impatto ambientale. Il Piano per l’Efficienza Energetica e quello per la Gestione delle Risorse Idriche integrano, invece, soluzioni tecnologiche innovative – quali l’adozione di impianti fotovoltaici, sensori di umidità e sistemi di irrigazione a goccia – che consentono di ridurre i consumi e le emissioni, ottimizzando il funzionamento complessivo dell’azienda.
Infine, il Piano di Conservazione e Valorizzazione del Paesaggio, unitamente alle strategie per la gestione dei sottoprodotti e dei rifiuti, si focalizza sulla protezione degli habitat naturali, sulla promozione della biodiversità e sull’integrazione delle strutture aziendali nel contesto paesaggistico.
Questi piani specifici, riveduti annualmente, sono fondamentali per assicurare un approccio olistico e integrato alla sostenibilità, conforme ai requisiti del sistema L.E.A.F. alle best practice internazionali.
Audit, Verifica e Miglioramento Continuo
Il sistema L.E.A.F. prevede un quadro di controllo basato su procedure di audit documentato e monitoraggio della conformità, fondamentali per assicurare l’aderenza ai criteri ambientali e operativi. Le aziende devono implementare audit periodici, condotti sia internamente che da enti terzi accreditati, per analizzare in dettaglio il rispetto dei Punti di Controllo.
Tali audit implicano la raccolta sistematica di dati relativi a consumi, emissioni, qualità del suolo e delle risorse idriche, nonché l’analisi comparativa dei risultati ottenuti con le performance attese.
Questi processi di aggiornamento garantiscono l’adattamento della politica alle evoluzioni normative e tecnologiche, promuovendo un miglioramento continuo e la resilienza aziendale nel tempo.
Conclusioni e Prospettive Future
L’adozione dello standard L.E.A.F. porta numerosi benefici, quali la riduzione dell’impatto ambientale, il miglioramento della qualità del suolo e dell’acqua e un incremento della trasparenza nelle pratiche produttive, perché questi sono obiettivi dello standard, misurati e temporizzati con cadenza almeno annuale.
Tuttavia, le sfide future restano notevoli: l’adeguamento continuo alle normative emergenti, l’implementazione di tecnologie sempre più sofisticate per il monitoraggio ambientale e la necessità di sviluppare ulteriori strategie per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
In prospettiva, l’ulteriore sviluppo di modelli predittivi e sistemi di gestione in tempo reale, uniti a una maggiore integrazione tra le diverse componenti del sistema agricolo, rappresenterà la chiave per una trasformazione sostenibile e duratura del settore, ovvero della prossima v. 17 dello standard per cui si è conclusa la prima fase di condivisione con gli stakeholders.
Nicolò Passeri, Dottore Agronomo, libero professionista. Consulente per imprese agricole ed agroalimentari in ambito tecnico legale. Svolge analisi economico-estimative e di marketing dei processi produttivi. Supporta le imprese nella valorizzazione in filiera delle produzioni e nello sviluppo e dei sistemi di certificazione volontari e regolamentati. Docente presso ITS Academy Agroalimentare.