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di Cristiano Papeschi e Linda Sartini

Sfoglia la Rivista TerrAmica
Esiste una malattia chiamata “Pseudorabbia” che può colpire i cani e che, in questi ultimi tempi, sta facendo parlare di sé per via di alcuni casi che recentemente si sono verificati nel nostro Paese. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Il Morbo di Aujeszky, anche noto con il nome di Pseudorabbia, è una patologia caratteristica dei suidi, in particolare del maiale domestico e del cinghiale, che può colpire anche altre specie animali, soprattutto il cane.
Si tratta di una patologia di natura virale (Suid Herpesvirus 1 – SHV-1) che circola comunemente all’interno della popolazione serbatoio ed è per questo oggetto di profilassi vaccinale nei suini d’allevamento.
Purtroppo, però, occasionalmente può avvenire il contagio inter-specifico, ovvero tra i suidi e altre specie domestiche, che determina segni clinici molto caratteristici negli altri animali.


I cani da caccia sono quelli più a rischio

La malattia nei suidi

Il maiale domestico viene comunemente considerato come il serbatoio della patologia in quanto è spesso in grado di ospitare l’infezione e perpetuarla tra i co-specifici.
La trasmissione, in questa specie, può verificarsi sia per via orizzontale (ad es. accoppiamento o contatto tra animali infetti) che per via verticale (dalla madre ai suinetti attraverso la placenta o il latte), pertanto il virus, se presente, può diffondersi anche rapidamente all’interno di un allevamento.
Nel suino (e nel cinghiale), l’infezione può dare esito diverso da un punto di vista clinico a seconda del ceppo virale (più o meno aggressivo) e dell’età dei soggetti colpiti.
In moltissimi casi la malattia decorre in maniera subclinica o asintomatica, pertanto gli animali infetti potrebbero addirittura non mostrare sintomi particolari. Nei suinetti privi di immunità, la Malattia di Aujeszky può manifestarsi sotto forma di grave encefalite con segni neurologici (tremori, spasmi, convulsioni, ecc.), febbre, sintomi respiratori (tosse e starnuti) e gastroenterici (vomito o costipazione) e la mortalità, negli animali giovanissimi, è piuttosto elevata.
Nei soggetti all’ingrasso la patologia determina per lo più lesioni a carico dell’apparato respiratorio che possono evolvere in polmonite, soprattutto in seguito all’intervento di agenti batterici secondari. Nelle scrofe è comune l’insorgenza di problematiche di natura riproduttiva come aborto ed ipofertilità mentre nel verro possono verificarsi alterazioni nella produzione spermatica.
Per i suini, al fine di limitare le perdite economiche e la diffusione della malattia causata dal Suid Herpesvirus 1, viene eseguita la vaccinazione preventiva.


Cinghiale

La Malattia di Aujeszky nelle altre specie animali

Questa malattia venne osservata e descritta per la prima volta agli inizi del 1800. Risale proprio a quell’epoca la denominazione di “Pseudorabbia”, in quanto i segni clinici che si manifestavano nelle specie diverse dal suino facevano ricordare alcuni aspetti sintomatologici tipici della rabbia.
Possono essere interessate dall’infezione diverse altre specie animali, quali ad esempio i bovini, i cavalli, gli ovi-caprini, la volpe, il visone, il gatto e, soprattutto, il cane, ma la lista potrebbe essere ancora molto lunga.
Di seguito tratteremo la patologia nel cane, il vero obiettivo di questo articolo, considerando, però, che i sintomi descritti sono sovrapponibili a quelli che potrebbero manifestarsi anche nelle altre specie animali. La malattia di Aujeszky è soggetta a denuncia obbligatoria ma è doveroso sottolineare che non rappresenta un pericolo per l’uomo, il quale non sembra essere sensibile al virus e, di conseguenza, al contagio.
Quindi, in conclusione, il Morbo di Aujeszky non è considerato una zoonosi.

La pseudorabbia nel cane

Perché vogliamo parlare della Pseudorabbia nel cane? Perché nel mese di dicembre in Emilia Romagna, l’ultimo caso segnalato in ordine di tempo, sono giunti a morte almeno 6 cani a causa della Malattia di Aujeszky. Sempre nello stesso periodo e nella medesima regione sarebbero risultati positivi al virus numerosi cinghiali abbattuti durante la caccia.

Modalità di trasmissione

La trasmissione dai suidi al cane avviene principalmente in due modi: per consumo di carne e frattaglie crude di maiale o cinghiale infetto oppure per contatto diretto (soprattutto attraverso il morso o altro tipo di lesione), cosa che avviene di frequente nell’ambito dell’attività venatoria, ma anche accidentalmente per incontri ravvicinati tra cani di proprietà durante le escursioni o soggetti da tartufi durante la stagione della raccolta.

Purtroppo, a differenza di quanto avviene per i suini da allevamento, non esistono presidi immunizzanti (vaccini) per i cani, pertanto l’unico sistema di impedire il contagio per i soggetti a rischio è quello di evitare proprio la somministrazione di carne e frattaglie durante la macellazione domestica o post-abbattimento e di prestare molta attenzione durante le uscite in campagna o durante la caccia.

I segni clinici nel cane

Una volta avvenuta l’infezione, il tempo di incubazione della malattia nel cane è di solo pochi giorni.
Le manifestazioni iniziali possono essere confuse con molte altre patologie in quanto l’animale mostra stanchezza, anoressia (rifiuto del cibo) ed apatia (indifferenza agli stimoli esterni). Successivamente compaiono difficoltà respiratoria, ipersalivazione, vomito e diarrea ma soprattutto un fortissimo prurito che induce l’animale a grattarsi e a mordere sé stesso fino anche ad arrecarsi lesioni e mutilazioni molto gravi. Lo stadio finale si manifesta con incoordinazione motoria, spasmi muscolari, paralisi progressiva e morte.  Il cane infetto non rappresenta un pericolo per l’essere umano e neanche per gli altri cani, in quanto non è in grado di trasmettere a sua volta l’infezione, ma l’esito per il soggetto colpito è inevitabilmente la morte, che sopraggiunge dopo pochi giorni dalla comparsa dei sintomi.

Conclusioni

Sono molte le famiglie che hanno il piacere di vivere in campagna e, perché no, di allevare, tra le altre cose, anche uno o più maiali per il consumo domestico.
È importante consultare il proprio veterinario di fiducia riguardo la profilassi immunizzante nei suini domestici sia per la protezione degli stessi che dei cani di proprietà presenti all’interno della fattoria.
Per ragioni sanitarie generali, oltre che per la patologia appena trattata, è sempre buona regola evitare di somministrare ai cani o ai gatti carne cruda di qualunque specie.
Qualora un cane manifestasse i segni clinici della malattia di Aujeszky, anche magari a seguito di un incontro fortuito con un cinghiale, è necessario consultare immediatamente un veterinario.

» Articolo tratto dalla Rivista TerrAmica num. – Gennaio 2020 «

Cristiano Papeschi, laureato in Medicina Veterinaria e specializzato in Tecnologia e Patologia degli avicoli, del coniglio e della selvaggina. Curriculum vitae >>>

Linda Sartini, laureata in Medicina Veterinaria e specializzata in ispezione degli alimenti di origine animale

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