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di Federico Vinattieri

babirussa preistorico vivente
Babirussa (fonte foto: lamiapassioneperglianimali.weebly.com)

Da bambino collezionavo figurine di animali, che acquistavo in edicola e che applicavo su di un apposito album della edizione Panini di Modena.
Tra queste figurine, la più rara di tutte era quella del “Babirussa“, un animale che pareva essere uscito dal film “Avatar”, da un altro mondo, o da un’era antica, dall’aspetto che non aveva niente a che vedere con gli animali che già conoscevo.
Mah… Esisterà veramente questo animale? Mi chiedevo all’epoca.
Ebbene sì. Questa strana, anzi stranissima creatura esiste ancora oggi, anche se in pochissimi la conoscono.
Si chiama comunemente Babirussa, nome scientifico Babyrousa babyrussa (Linnaeus, 1758), appartiene alla classe dei mammiferi, all’ordine degli artiodattili e alla famiglia dei suidi.
Gli indigeni locali dicono essere un mezzo maiale e mezzo cervo. Proprio da qui deriva il suo nome, “babirusà” in lingua malese significa appunto “maiale-cervo“.
Animale veramente enigmatico.
Praticamente sconosciuto in occidente, ma laggiù, in Indonesia, in Malesia, è parte integrante della loro cultura locale.
Non è certamente uno dei mammiferi più eleganti e più attraenti, ma sicuramente il suo fascino è innegabile.
Si presume che si tratti di un mammifero autoctono, ma gli studi intrapresi fino ad oggi dai genetisti, non hanno portato a dati certi, pertanto il suo areale originario è attualmente sconosciuto. Si pensa che sia stato importato, in tempi antichi, sulle isole dove si trova oggi.
Attualmente l’habitat di questo animale è infatti localizzato esclusivamente su alcune isole indonesiane appartenenti all’arcipelago delle Molucche, ossia Mangole e Taliabu, Toggian, nel gruppo delle Sula, isole di Celebes e Buru.
Fino a pochi anni fa il suo areale comprendeva anche l’isola indonesiana di Sulawesi, a est del Borneo.
L’habitat ideale per i Babirussa è quindi rappresentato da aree ricoperte da foresta pluviale tropicale, dalle rive di fiumi e dagli stagni ricolmi di vegetazione acquatica e palustre.
Pare un maiale, a primo acchito, ma quando si osserva il suo muso, saltano subito all’occhio le sue evidentissime zanne ricurve, niente di paragonabile ai nostri suidi quindi. Sembra un essere intermedio, un famigerato “anello mancante” ritrovato, ma non è altro che una specie che ha sviluppato peculiarità uniche. Dal punto di vista genetico, sembra essere la copia moderna di un primitivo maiale europeo, estintosi circa trentacinque milioni di anni fa, i cui eredi si sono diffusi in tutti i continenti.
Quel che ha lasciato perplessi i naturalisti per secoli, è il fatto che, pur avendo tutte le sembianze generali di un cinghiale, questo mammifero presenta attinenze morfologiche con l’ippopotamo, e a livello anatomico presenta uno stomaco molto simile a quello degli ovini, quindi lo si può definire uno “pseudo-ruminante”.

babirussa cucciolo
Giovane Babirussa (fonte foto: Wikipedia)

La lunghezza totale del suo corpo varia da 85 cm a 110 cm, compresa la coda che misura circa 20-32 cm., il suo peso da adulto varia tra 45 e 100 kg. Quindi non è certo da considerare un animale piccolo. Dimensioni molto simili alle vare specie di suini selvatici europei.
Il colore della sua pelle può variare dal grigio al nocciola, ed è un ottimo mimetismo, perché permette di confondere facilmente la sua sagoma con la vegetazione circostante.
Sull’effettiva utilità del suo connotato più evidente, ossia le stranissime zanne, vi sono più versioni e più correnti di pensiero da parte degli studiosi.
La principale versione degli zoologi sostiene che le zanne non siano altro che un ornamento per richiamare la femmina, senza alcuna utilità pratica e quindi solo un segno distintivo, come una sorta di esternazione della propria mascolinità… la stessa funzione della coda a ruota del Pavone per intendersi.
Ma con questa versione non sono concordi alcuni etologi, che hanno ipotizzato una funzionalità di arma difensiva, per proteggersi da eventuali attacchi nei vari duelli tra maschi durante la stagione riproduttiva, come afferma nei suoi studi del 1981, il naturalista John McKinnon.
Ciò verrebbe confermato anche dal fatto che le femmine non presentano la medesima caratteristica… hanno sì anche loro le zanne sviluppate, ma molto meno rispetto ai maschi, non avendo loro esigenze difensive durante il periodo degli accoppiamenti.
Il dimorfismo sessuale pertanto è molto evidente in questa specie.
Altra ipotesi è quella dell’estremo sviluppo dei denti per far da “barriera protettiva” all’occhio, visto che il babirussa ama vivere tra le canne degli ambienti umidi.
Molto curiosa e divertente è una leggenda indigena, la quale asserisce che il babirussa utilizza le zanne per appendersi ai rami degli alberi durante la notte.

babirussa teschio
Teschio di Babirussa (fonte immagine: Wikipedia)

Ma vediamo di descrivere più nello specifico questa particolare caratteristica anatomica.
Le zanne sono composte da due copie di denti. La prima coppia è costituita semplicemente da canini inferiori estesi, mentre la seconda coppia è costituita da canini superiori, le cui radici, nel corso dell’evoluzione, hanno subito una mutazione ed hanno ruotato con il risultato che le zanne compiono un percorso semicircolare ed emergono ai lati del labbro superiore, ciò sembra confermare la versione della funzione di una sorta di protezione per gli occhi.
I canini estremamente sviluppati, particolarmente quelli superiori, si incurvano verso l’alto, sfondando il palato ed uscendo dalla parte superiore del muso curvandosi verso gli occhi fino a toccare addirittura la fronte. Unico caso nell’intero Regno animale.
Quali sono le principali abitudini di questa stranissima specie?
Intanto c’è da considerare che il Babirussa è principalmente un animale notturno, proprio come il nostro cinghiale, che trascorre quindi gran parte della giornata a dormire, e la notte invece pascola in orde più o meno numerose, che raramente oltrepassano i 15 individui.
La sua alimentazione è molto varia, come tutti i suidi. E’ un onnivoro per antonomasia. Ingurgita di tutto, da qualunque tipo di frutto, a qualunque tipo di insetto, dai funghi alle bacche, dalle foglie ai germogli… non disdegna neanche le carcasse se se le trova davanti… un vero e proprio spazzino naturale.
Vive quasi sempre in prossimità di corsi d’acqua o di laghi, dove è più facile trovare cibo fresco.
Principalmente è un trottatore, ma si diletta abbastanza spesso anche nel nuoto. A vederlo nuotare sembra quasi, per colore e per movenze, un piccolo Hippopotamus.

Al contrario di quanto si possa pensare, non è una specie molto prolifica. La sua gestazione dura circa 150 giorni e normalmente nascono uno-due piccoli, in rarissimi casi arriva a tre nati.
Non è neanche una specie molto longeva, poiché vive all’incirca 20-25 anni.
Come ahimè accade sempre, l’uomo ha avuto il suo ruolo da protagonista nello sterminio di questa specie, cacciato per la sua carne, molto apprezzata in quelle zone, riducendo il Babirussa a reale rischio di estinzione.
A causa della caccia incontrollata per decenni, la specie è stata ridotta a soli 4.000 individui reduci.
Oggi è ufficialmente dichiarata “specie protetta”, ma nonostante ciò, la caccia non si è mai fermata.
Gli adulti vengono tutt’oggi ricercati per soddisfare le abitudini alimentari della popolazione, ed i suinetti vengono molte volte addomesticati e portati nei paesi come veri e propri animali domestici, sottraendo riproduttori preziosi alla specie in natura.
Poi c’è il fatto della loro poca prolificità, che non aiuta certo l’incremento demografico.
In buona sostanza, se le condizioni attuali non cambiano in tempi brevi, preso anche il Babirussa diventerà l’ennesima meraviglia perduta per sempre.

Osservando le foto del Babirussa, che si possono facilmente trovare in rete, viene da riflettere sul fatto che probabilmente non mi capiterà mai di vedere dal vivo questo particolarissimo animale.
Sarebbe un vero peccato dover mostrare ai nostri figli, vecchi album di figurine ricolme di immagini di animali strani, che però, con molta probabilità, non esisteranno più.

Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.ithttp://lupi.difossombrone.ithttp://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>

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