Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Ales­san­dra Bruni


Le api sono in­set­ti che, oltre ad avere un im­por­tan­te ruolo in na­tu­ra, pos­seg­go­no la ca­pa­ci­tà di or­ga­niz­zar­si e rap­por­tar­si fra di loro in ma­nie­ra par­ti­co­lar­men­te af­fa­sci­nan­te.
Basti pen­sa­re che in una co­lo­nia di­ver­se mi­glia­ia di api ope­ra­ie coo­pe­ra­no per la co­stru­zio­ne del nido, per il bot­ti­na­men­to e l’al­le­va­men­to della co­va­ta; sono pro­prio le ne­ces­si­tà della prole e quel­le del­l’in­sie­me so­cia­le a sti­mo­la­re pre­fe­ren­ze ed adat­ta­men­ti, ne­ces­si­tà che danno modo di ca­pi­re quan­to e come le ri­sor­se ven­go­no uti­liz­za­te ed im­ma­gaz­zi­na­te.
L’uo­mo, nel tempo, ha im­pa­ra­to ad al­le­va­re que­sti straor­di­na­ri in­set­ti per sfrut­tar­ne le pro­du­zio­ni, ri­sor­se tut­t’og­gi in­so­sti­tui­bi­li e di no­te­vo­le im­por­tan­za; dai pro­dot­ti del­l’al­vea­re de­ri­va­no in­fat­ti ali­men­ti dal­l’al­to va­lo­re bio­lo­g­i­co e nu­tri­zio­na­le, me­di­ci­na­li per la cura di al­cu­ne pa­to­lo­gie e nu­me­ro­si pre­pa­ra­ti de­sti­na­ti a vari set­to­ri del­l’in­du­stria.
Per ini­zia­re il loro al­le­va­men­to è ne­ces­sa­rio co­no­scer­ne al­me­no al­cu­ne ca­rat­te­ri­sti­che, stu­dia­re le basi della loro vita so­cia­le ed im­pa­ra­re le prin­ci­pa­li tec­ni­che api­sti­che.


Ape bottinatrice
Ape bot­ti­na­tri­ce (foto di Ro­me­ro Ca­ru­ce­ru)


Clas­si­fi­ca­zio­ne si­ste­ma­ti­ca


L’ape mel­li­fe­ra (Apis Mel­li­fe­ra L.) è un ime­not­te­ro ap­par­te­nen­te alla fa­mi­glia degli apidi, è ori­gi­na­ria del­l’A­fri­ca ed at­tra­ver­san­do la Fran­cia si è dif­fu­sa in tutta Eu­ro­pa. L’A.​mellifera è la spe­cie più al­le­va­ta ma al ge­ne­re Apis ap­par­ten­go­no altre tre spe­cie:


  • Apis dor­sa­ta F. o “Ape gi­gan­te”, per le sue no­te­vo­li di­men­sio­ni (come quel­le di un ca­la­bro­ne); è dif­fu­sa in India, In­do­ci­na e In­do­ma­le­sia.
  • Apis flo­rea F. o “Ape nana”, di di­men­sio­ni in­fe­rio­ri della mel­li­fe­ra, è dif­fu­sa nelle stes­se zone della pre­ce­den­te spe­cie.
  • Apis in­di­ca F.​molto si­mi­le alla mel­li­fe­ra,ma­leg­ger­men­te più pic­co­la; dif­fu­sa in India, Cina e Si­be­ria.

Mor­fo­lo­gia e fi­sio­lo­gia


Ope­ra­ia


Il corpo del­l’a­pe ope­ra­ia adul­ta è ri­ve­sti­to da uno stra­to pro­tet­ti­vo, prov­vi­sto di se­to­le e peli ed è for­ma­to da tre parti, la testa, il to­ra­ce, l’ad­do­me. La testa e il to­ra­ce sono net­ta­men­te di­stin­ti dal­l’ad­do­me.
Il net­ta­re viene aspi­ra­to at­tra­ver­so l’ap­pa­ra­to boc­ca­le e, pas­san­do at­tra­ver­so la fa­rin­ge pro­se­gue nel­l’e­so­fa­go, un con­dot­to a forma di tu­bi­ci­no che at­tra­ver­sa il to­ra­ce e si im­met­te in una sorta di sacca detta in­glu­vie o borsa me­la­ria.
Le zampe po­ste­rio­ri pre­sen­ta­no un in­ca­vo detto ce­stel­la, luogo di ac­cu­mu­lo del pol­li­ne bot­ti­na­to sui fiori, delle spaz­zo­le, se­to­le ri­gi­de con cui l’ape trat­tie­ne il pol­li­ne e se ne pu­li­sce il corpo im­brat­ta­to.
Il pun­gi­glio­ne è uno sti­let­to den­tel­la­to con i denti ri­vol­ti al­l’in­die­tro e rap­pre­sen­ta un’im­por­tan­te arma di di­fe­sa.

I fuchi sono di di­men­sio­ni più co­spi­cue del­l’a­pe e sono più tozzi, le loro ali su­pe­ra­no l’ad­do­me e hanno occhi com­po­sti più gran­di e con­ti­gui. La li­gu­la è molto corta e quin­di non pos­so­no rac­co­glie­re il net­ta­re. Non hanno il pun­gi­glio­ne.
La re­gi­na ha la lun­ghez­za del corpo mag­gio­re del­l’o­pe­ra­ia e del fuco e anche la lar­ghez­za del to­ra­ce è mag­gio­re, la lun­ghez­za della li­gu­la è più corta del­l’o­pe­ra­ia e il pun­gi­glio­ne è li­scio.


Ciclo di svi­lup­po


Le fasi di svi­lup­po che pre­ce­do­no l’età adul­ta sono eti­chet­ta­te con il ter­mi­ne di co­va­ta e si di­stin­guo­no in uovo, larva e pupa.












































Sta­dio

Tempo tra­scor­so in gior­ni


Du­ra­ta dello sta­dio in gior­ni


Co­va­ta di­so­per­co­la­ta


 


 


Uovo


da 0 a 3


3


gio­va­ne larva ar­cua­ta


da 3 a 6


3


larva con le estre­mi­tà che si toc­ca­no


da 6 a 9


3


Co­va­ta oper­co­la­ta


 


 


larva al­lun­ga­ta sotto l’o­per­co­lo


da 9 a 13


4


pupa con occhi non pig­men­ta­ti


da 13 a 17


4


pupa con occhi pig­men­ta­ti


da 17 a 21


4


To­ta­le


 


21


Fonte: Con­tes­si, A. (2010)


Vita so­cia­le


Le caste si sud­di­vi­do­no in casta ste­ri­le (le ope­ra­ie) e in casta fe­con­da (la re­gi­na).
Da un uovo fe­con­da­to può svi­lup­par­si in­di­stin­ta­men­te un’o­pe­ra­ia o una re­gi­na, dato che le no­te­vo­li dif­fe­ren­ze sono do­vu­te alla dieta a cui le larve ven­go­no sot­to­po­ste du­ran­te il loro svi­lup­po. Una larva di ape ope­ra­ia dopo es­se­re stata ali­men­ta­ta per tre gior­ni con pappa reale, vede cam­bia­re la sua dieta in un misto di miele e pol­li­ne; la re­gi­na, in­ve­ce, segue una dieta esclu­si­va­men­te a base di pappa reale. Se le larve di tre gior­ni ve­nis­se­ro pre­le­va­te dalle loro celle e tra­pian­ta­te in celle reali da­reb­be­ro luogo a re­gi­ne nor­ma­li (nel­l’al­le­va­men­to in­ve­ce, per ori­gi­na­re re­gi­ne par­ti­co­lar­men­te pro­li­fi­che, si pre­fe­ri­sce co­mun­que par­ti­re dal­l’uo­vo). In que­sto caso ec­ce­zio­na­le la qua­li­tà del cibo mo­di­fi­ca la mor­fo­lo­gia, l’a­na­to­mia e la fi­sio­lo­gia di un in­di­vi­duo. Una co­lo­nia è co­sti­tui­ta ti­pi­ca­men­te da: ope­ra­ie, fuchi e re­gi­na.
Ogni mem­bro ha un com­pi­to pre­ci­so da svol­ge­re, in re­la­zio­ne alla pro­pria età e non è ca­pa­ce in­di­vi­dual­men­te di so­prav­vi­ve­re ma ne­ces­si­ta del so­ste­gno di tutta la co­lo­nia. Ogni co­lo­nia ha una sola re­gi­na, tran­ne du­ran­te e dopo un pe­rio­do va­ria­bi­le di pre­pa­ra­zio­ne alla scia­ma­tu­ra e so­sti­tu­zio­ne.


Larve all'interno delle cellette
Larve al­l’in­ter­no delle celle


Ruoli del­l’o­pe­ra­ia


I com­pi­ti del­l’a­pe ope­ra­ia si di­vi­do­no in :


  • pu­li­zia del­l’ar­nia e dei telai
  • nu­tri­zio­ne della co­va­ta
  • as­si­sten­za alla re­gi­na
  • voli di orien­ta­men­to
  • co­stru­zio­ne dei favi
  • ven­ti­la­zio­ne del­l’ar­nia
  • tra­sfor­ma­zio­ne del net­ta­re in miele e con­ser­va­zio­ne dello stes­so
  • pro­te­zio­ne del­l’al­vea­re



































Com­pi­ti


Tempo tra­scor­so in gior­ni dalla na­sci­ta


Du­ra­ta in gior­ni


ape pu­li­tri­ce


da 0 a 3


3


ape nu­tri­ce


da 3 a 10


7


ape ce­ra­io­la


da 10 a 16


6


ape ma­gaz­zi­nie­ra


da 16 a 20


4


ape guar­dia­na


da 20 a 21


1


ape bot­ti­na­tri­ce di cui il 10% è ape esplo­ra­tri­ce


da 21 a 42


21


To­ta­le


 


42


Fonte: Con­tes­si, A. (2010)


Im­pol­li­na­zio­ne


La mor­fo­lo­gia del­l’a­pe é stret­ta­men­te le­ga­ta al­l’im­pol­li­na­zio­ne: l’in­set­to é ri­co­per­to di peli i quali, du­ran­te le vi­si­te ai fiori, si riem­pio­no to­tal­men­te di gra­nu­li di pol­li­ne tra­spor­tan­do, così, i ga­me­ti ma­schi­li ai pi­stil­li ed as­si­cu­ran­do la ri­pro­du­zio­ne della vita e la bio­di­v­er­si­tà. L’im­pol­li­na­zio­ne ope­ra­ta dai pro­nu­bi è fat­to­re in­di­spen­sa­bi­le per nu­me­ro­se col­tu­re.
Ogni bot­ti­na­tri­ce vi­si­ta mi­glia­ia di fiori al gior­no pre­le­van­do molto pol­li­ne per la co­va­ta.


At­trez­za­tu­re di al­le­va­men­to


L’arnia è il ri­co­ve­ro ar­ti­fi­cia­le dove vi­vo­no le api e con­si­ste in una cas­set­ta di legno con al­l’in­ter­no il fondo, una ca­me­ra di al­le­va­men­to con i telai dove le api co­strui­sco­no i favi, il me­la­rio ed il tetto. In Ita­lia viene im­pie­ga­to il mo­del­lo Da­dant-Blatt o Da­dant mo­di­fi­ca­ta a se­con­da del fondo pre­sen­te, del nu­me­ro di te­lai­ni e della pre­sen­za o meno del por­ti­chet­to.
Per evi­ta­re che la re­gi­na salga nel me­la­rio (la parte del­l’ar­nia dove viene pre­le­va­to il miele dal­l’a­pi­col­to­re) e vi de­pon­ga le uova, viene in­se­ri­ta tra que­sto ed il nido (la parte in­ve­ce de­di­ca­ta al­l’al­le­va­men­to della co­va­ta da parte della fa­mi­glia) la gri­glia esclu­di-re­gi­na; può es­se­re in ac­cia­io o pla­sti­ca ed im­pe­di­sce il pas­sag­gio della re­gi­na e dei fuchi men­tre è fa­cil­men­te at­tra­ver­sa­ta dalle api.
Al mo­men­to della smie­la­tu­ra l’api­scam­po è un at­trez­zo utile che con­sen­te di li­be­ra­re i me­la­ri dalle api.


Con­si­ste in un pan­nel­lo in legno do­ta­to di un di­spo­si­ti­vo che per­met­te il pas­sag­gio delle api in una sola di­re­zio­ne, viene im­pie­ga­to per con­vo­gliar­le dal me­la­rio al nido sfrut­tan­do la loro ca­rat­te­ri­sti­ca di scam­biar­si tra que­sti due siti; in que­sto modo nel giro di 24/48 ore è pos­si­bi­le li­be­ra­re il me­la­rio.


Ma­te­ria­le per l’a­pi­col­to­re


Viene im­pie­ga­ta una tuta in­te­ra o spez­za­ta (ca­mi­ciot­to) unita ad una ma­sche­ra e guan­ti in pelle con copri brac­cio per evi­ta­re che le api pos­sa­no pe­ne­tra­re al­l’in­ter­no. Per ef­fet­tua­re una vi­si­ta è in­di­spen­sa­bi­le l’im­pie­go dell’af­fu­mi­ca­to­re il quale con­si­ste in un ci­lin­dro me­tal­li­co do­ta­to di due fori in cui av­vie­ne la com­bu­stio­ne di juta, car­to­ne o legno es­sic­ca­to.


Attrezzatura per le visite in apiario
At­trez­za­tu­ra base per le vi­si­te in apia­rio (foto www.​agraria.​org)


La leva serve ad apri­re l’ar­nia tra­mi­te il di­stac­co e il sol­le­va­men­to del co­pri­fa­vo, eli­mi­na­re i col­le­ga­men­ti di cera tra un te­la­io e l’al­tro, i co­sid­det­ti “ponti”, al­za­re i telai ed eli­mi­na­re gli ec­ces­si di cera e gli ac­cu­mu­li di pro­po­li.
La spaz­zo­la può es­se­re im­pie­ga­ta in di­ver­se oc­ca­sio­ni per li­be­ra­re i favi dalle api ed e’ co­sti­tui­ta da un asse in legno prov­vi­sta di se­to­le.
Al­l’in­ter­no del­l’ar­nia ci sono i telai o fogli cerei, sot­ti­li la­mi­ne di cera pre­stam­pa­ti a forma di celle esa­go­na­li su ambo i lati, fis­sa­ti su un’in­te­la­ia­tu­ra di legno; hanno la fun­zio­ne di fa­ci­li­ta­re le api do­ven­do se­cer­ne­re meno cera e que­sto si tra­du­ce in minor con­su­mo di miele.
Il dia­fram­ma è un pan­nel­lo uti­liz­za­to per re­strin­ge­re lo spa­zio a di­spo­si­zio­ne della fa­mi­glia; viene im­pie­ga­to quan­do que­st’ul­ti­ma non è ab­ba­stan­za forte da co­pri­re e poter ri­scal­da­re l’in­te­ro vo­lu­me del­l’ar­nia e può es­se­re in legno, pla­sti­ca o ma­so­ni­te.
Per for­ni­re nu­tri­men­to alle api in pe­rio­di par­ti­co­la­ri di ca­ren­za viene im­pie­ga­to il nu­tri­to­re, ester­no (più usato) o a tasca. Quel­lo ester­no con­si­ste in un re­ci­pien­te fo­ra­to po­si­zio­na­to tra il co­pri­fa­vo e il tetto del­l’ar­nia, men­tre il nu­tri­to­re a tasca viene messo al posto di un te­la­io e riem­pi­to di sci­rop­po (non è molto usato per­ché fa­vo­ri­sce il sac­cheg­gio).


Flora api­sti­ca


L’I­ta­lia per la sua par­ti­co­la­re con­fi­gu­ra­zio­ne geo­gra­fi­ca pre­sen­ta una no­te­vo­le va­rie­tà di spe­cie mel­li­fe­re, fra le quali si col­lo­ca­no:
l’a­ca­cia (620 kg miele/ha), il ca­sta­gno (310 kg miele/ha) e gli agru­mi (60 kg miele/ha)


In­stal­la­zio­ne di un apia­rio


Nella scel­ta del luogo ove si­ste­ma­re un apia­rio vi sono nu­me­ro­si fat­to­ri in­di­spen­sa­bi­li ai quali ne­ces­si­ta un’at­ten­ta va­lu­ta­zio­ne:


  • Oc­cor­re va­lu­ta­re la di­stan­za dal­l’a­bi­ta­zio­ne e quan­ti­fi­ca­re il costo degli spo­sta­men­ti in rap­por­to alla resa
  • Oc­cor­re de­ter­mi­na­re la quan­ti­tà di fonti net­ta­ri­fe­re e pol­li­ni­fe­re e la loro di­stan­za dal luogo di in­stal­la­zio­ne.
  • Nelle zone mon­ta­ne, è im­por­tan­te po­si­zio­na­re l’a­pia­rio in basso ri­spet­to alle fonti di rac­col­ta in modo da fa­ci­li­ta­re le api ed an­da­re ca­ri­che in di­sce­sa.
  • Oc­cor­re sce­glie­re un luogo ri­pa­ra­to dai venti do­mi­nan­ti, in luo­ghi asciut­ti e so­leg­gia­ti al­me­no al mat­ti­no.
  • Utili sono gli al­be­ri ed ar­bu­sti nelle vi­ci­nan­ze del­l’a­pia­rio scel­te con molta pro­ba­bi­li­tà dalle api nel pe­rio­do di scia­ma­tu­ra, men­tre sono dan­no­se le pian­te o l’er­ba alta che osta­co­la­no il pre­del­li­no d’en­tra­ta.
  • Oc­cor­ro­no di­spo­ni­bi­li­tà idri­che nel rag­gio d’a­zio­ne delle bot­ti­na­tri­ci e quin­di as­si­cu­rar­si che ve ne siano op­pu­re for­nir­le con ab­be­ve­ra­toi.
  • Avere ac­ces­si­bi­li­tà con i mezzi.
  • Con­trol­la­re se vi siano altri apia­ri nelle im­me­dia­te vi­ci­nan­ze.

Vi­si­te


Vanno ef­fet­tua­te quan­do è bel tempo, nelle ore più calde e me­glio se in as­sen­za di vento. In­fi­la­ta la tuta pos­sia­mo ac­cen­de­re l’af­fu­mi­ca­to­re uti­liz­zan­do car­to­ne on­du­la­to, tes­su­to na­tu­ra­le o cor­tec­cia di pino e aghi; cal­zia­mo ma­sche­ra e guan­ti. Sol­le­via­mo il co­pri­fa­vo con la leva e im­me­dia­ta­men­te in­tro­du­cia­mo qual­che sbuf­fo di fumo, do­po­di­ché pog­gia­mo a terra il co­pri­fa­vo. Af­fu­mi­chia­mo dai lati del­l’ar­nia in di­re­zio­ne cen­tra­le in modo da far en­tra­re tutte le api pre­sen­ti sopra i favi nel nido, ini­zia­mo così l’e­stra­zio­ne del primo favo rom­pen­do pre­ce­den­te­men­te con la leva i ponti di cera co­strui­ti tra un favo e l’al­tro. I favi ai lati estre­mi con­ten­go­no solo miele e rap­pre­sen­ta­no la ri­ser­va ali­men­ta­re del­l’al­vea­re, una sorta di di­spen­sa; men­tre pog­gia­mo il primo favo a lato del­l’ar­nia, pro­ce­den­do con il se­guen­te, lo spo­stia­mo al posto vuoto del pre­ce­den­te e così via. L’af­fu­mi­ca­to­re ci aiu­te­rà in tutte que­ste fasi. Ogni favo de­v’es­se­re stu­dia­to ac­cu­ra­ta­men­te per in­di­vi­dua­re:


  • quan­ta co­va­ta è pre­sen­te, se è com­pat­ta o spar­sa
  • lo stato di sa­lu­te delle api, se vi sono o no api morte, api con ali sfran­gia­te o celle fo­ra­te
  • pre­sen­za di celle reali
  • la re­gi­na

La re­gi­na, se­gui­ta in ogni mo­vi­men­to dal suo cor­teo, ge­ne­ral­men­te si trova nei favi più in­ter­ni del­l’ar­nia ed è im­por­tan­te as­si­cu­rar­ci che ci sia. Ri­mes­si nella stes­sa po­si­zio­ne tutti i telai ri­po­si­zio­nia­mo il primo che era stato pog­gia­to al­l’e­ster­no del­l’ar­nia e chiu­dia­mo il co­pri­fa­vo.


Il corteo delle api intorno alla regina
Le api for­ma­no una “corte” in­tor­no alla re­gi­na (foto www.​agraria.​org)


Smie­la­tu­ra


La smie­la­tu­ra con­si­ste nel­l’e­stra­zio­ne del miele dai favi; per ese­gui­re que­sta ope­ra­zio­ne in modo co­mo­do senza dover spaz­zo­la­re via le molte api che si tro­ve­ran­no in ogni te­lai­no, basta in­tro­dur­re dopo il tra­mon­to l’a­pi­scam­po fa­cen­do­lo com­ba­cia­re per­fet­ta­men­te tra il me­la­rio e il nido. Dopo 36-48 ore si potrà to­glie­re il me­la­rio privo di molte delle api pre­sen­ti pre­ce­den­te­men­te. Pre­le­va­ti i favi di miele oper­co­la­ti, cioè ri­ve­sti­ti da una mem­bra­na di cera im­per­mea­bi­le, si por­ta­no in un lo­ca­le ido­neo che ri­spet­ti le norme igie­ni­che se­con­do la legge n. 283 del 30 apri­le 1962 (e suc­ces­si­ve mo­di­fi­che e in­te­gra­zio­ni).
Quan­do il miele è pron­to per es­se­re estrat­to si pro­ce­de con l’in­tro­du­zio­ne dei telai nello smie­la­to­re. Dopo es­se­re stato fil­tra­to at­tra­ver­so un se­tac­cio, il miele è pron­to per pas­sa­re nel de­can­ta­to­re (o ma­tu­ra­to­re) dove ci re­ste­rà per 15-20 gior­ni circa in at­te­sa della se­pa­ra­zio­ne di even­tua­li corpi estra­nei.


Pro­dot­ti delle api


Miele


Il miele de­ri­va da una tra­sfor­ma­zio­ne del net­ta­re me­dian­te ag­giun­ta di en­zi­mi.
Il net­ta­re giun­ge nella borsa me­la­ria, una di­la­ta­zio­ne del­l’e­so­fa­go dove viene ac­cu­mu­la­to, dopo di che le bot­ti­na­tri­ci al rien­tro nel­l’al­vea­re ri­gur­gi­ta­no il con­te­nu­to alle api di casa che prov­ve­do­no ad ag­giun­ger­ci altri en­zi­mi (tra­mi­te il fe­no­me­no della tro­fal­las­si).


Pappa reale


E’ il pro­dot­to della se­cre­zio­ne delle ghian­do­le ipo­fa­rin­gee e man­di­bo­la­ri delle api ope­ra­ie che si svi­lup­pa­no dai 5 ai 14 gior­ni della fase adul­ta. E’ una so­stan­za to­tal­men­te di ori­gi­ne ani­ma­le e co­sti­tui­sce l’u­ni­co ali­men­to per le api re­gi­ne e l’a­li­men­to di tutte le larve per i primi tre gior­ni di vita.
Ha un aspet­to ge­la­ti­no­so di co­lo­re bian­co-gri­gia­stro e un sa­po­re acido e acre. Il pH è com­pre­so tra 3,7 e 5 ed è so­lu­bi­le solo par­zial­men­te in acqua.


Pro­po­li


So­stan­za di pro­ve­nien­za e com­po­si­zio­ne varia, rac­col­ta dalle api sulle gemme e sulla cor­tec­cia di di­ver­se spe­cie come: piop­po, abete rosso, pino, abete bian­co, su­si­no, quer­cia, olmo, sa­li­ce, ip­po­ca­sta­no, fras­si­no, ecc.


Pol­li­ne


Il pol­li­ne, di ori­gi­ne ve­ge­ta­le, è co­sti­tui­to da una mol­ti­tu­di­ne di gra­nu­li (cel­lu­le ri­pro­dut­ti­ve ma­schi­li della pian­ta) con­te­nu­ti nei sac­chi pol­li­ni­ci delle an­te­re dei fiori; il co­lo­re varia a se­con­da della spe­cie bo­ta­ni­ca vi­si­ta­ta.


Cera


Men­tre gli altri in­set­ti rea­liz­za­no il nido con i ma­te­ria­li che tro­va­no nel­l’am­bien­te le api pro­du­co­no da sole il ma­te­ria­le da co­stru­zio­ne: la cera. E’ una so­stan­za gras­sa, in­te­ra­men­te di ori­gi­ne ani­ma­le, se­cre­ta dalle ghian­do­le se­ri­ce­re fun­zio­nan­ti nelle ope­ra­ie di età com­pre­sa tra i 10 ed i 16 gior­ni. Per pro­dur­re 1 kg di cera oc­cor­ro­no dai 9 ai 12 Kg di miele e la mag­gior pro­du­zio­ne si ha du­ran­te il pe­rio­do pri­ma­ve­ri­le.


Ve­le­no


So­stan­za pro­dot­ta dalle ghian­do­le ve­le­ni­fe­re del­l’ad­do­me ed espul­sa con l’a­iu­to del pun­gi­glio­ne; con­si­ste in un li­qui­do acido, in­co­lo­re e lim­pi­do, di na­tu­ra col­loi­da­le con sa­po­re pun­gen­te, amaro, aro­ma­ti­co, so­lu­bi­le in acqua e in­so­lu­bi­le in al­cool.


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Ales­san­dra Bruni, di­plo­ma­ta pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze e lau­rea­ta in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie pres­so la Fa­col­tà di Agra­ria di Fi­ren­ze con tesi dal ti­to­lo “Im­por­tan­za del­l’a­pe nella pro­du­zio­ne di miele di me­la­ta e nel­l’im­pol­li­na­zio­ne di pian­te fo­re­sta­li”. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






Apicoltura da manuale

Api­col­tu­ra da ma­nua­le
Con il ca­len­da­rio dei la­vo­ri
Zelig – Re­main­ders – 2005

Ma­nua­le pra­ti­co, nuo­vis­si­mo, con im­ma­gi­ni di qua­li­tà, con le tec­ni­che di al­le­va­men­to più mo­der­ne. Gli ul­ti­mi ri­tro­va­ti per la di­fe­sa. La pro­dut­ti­vi­tà mag­gio­re nel ri­spet­to della na­tu­ra. Le tec­ni­che di estra­zio­ne più ef­fi­ca­ce…
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