Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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Stra­ni e me­ra­vi­glio­si uc­cel­li abi­ta­no nelle fo­re­ste plu­via­li nelle terre dei mari del sud; al­cu­ni osten­ta­no li­vree tea­tra­li, altri pre­pa­ra­no “pa­di­glio­ni” per le pa­ra­te nu­zia­li, con an­nes­si giar­di­ni


 di Giu­lia­no Rus­si­ni


Nella giun­gla della Pa­pua­sia Nuova Gui­nea, ricca di frut­ti e di in­set­ti, come nella fo­re­sta plu­via­le che orla le coste del­l’Au­stra­lia set­ten­trio­na­le e nor­doc­ci­den­ta­le, abi­ta­no nu­me­ro­se spe­cie di uc­cel­li stra­ni e vi­va­ce­men­te co­lo­ra­ti.
Molte fa­mi­glie di uc­cel­li sono esclu­si­ve di que­ste re­gio­ni (en­de­mi­che) e i loro mem­bri de­ri­va­no da an­te­na­ti che in­va­se­ro que­ste terre, pro­ve­nen­do dal­l’A­sia.
Ne sono esem­pi gli uc­cel­li del Pa­ra­di­so (Pa­ra­di­sei­dae), gli uc­cel­li giar­di­nie­ri e i ca­sua­ri, che si sono evo­lu­ti quan­do la fo­re­sta tro­pi­ca­le era assai più este­sa.


Vi­sto­se pa­ra­te


Gli uc­cel­li del pa­ra­di­so sono fa­mo­si per il ma­gni­fi­cen­te piu­mag­gio del ma­schio, men­tre la fem­mi­na pre­sen­ta una li­vrea eclis­sa­ta, sin­to­ma­ti­co di un di­mor­fi­smo ses­sua­le per­ma­nen­te.
Le loro penne ven­go­no an­co­ra oggi uti­liz­za­te dalle po­po­la­zio­ni tri­ba­li della Nuova Gui­nea per le ac­con­cia­tu­re del capo; per que­sta ra­gio­ne fu­ro­no espor­ta­te anche per la mo­di­ste­ria oc­ci­den­ta­le fino al 1921, quan­do fi­nal­men­te que­sto com­mer­cio ebbe fine.
Ne esi­sto­no 42 spe­cie, di cui 40 sono pro­prie del­l’Au­stra­lia e della Nuova Gui­nea; le altre due vi­vo­no nelle vi­ci­ne isole Mo­luc­che e Mar­che­si.
Tra que­ste spe­cie tro­via­mo una di­stri­bu­zio­ne bio­geo­gra­fi­ca, di tipo al­ti­tu­di­na­le.
In­fat­ti, l’Uc­cel­lo del pa­ra­di­so della Prin­ci­pes­sa Ste­fa­nia (Astra­pia ste­pha­niae) e le altre spe­cie del ge­ne­re Astra­pia (ad esem­pio Astra­pia splen­di­dis­si­ma), sono re­pe­ri­bi­li solo a 1.500 m d’al­ti­tu­di­ne; ciò non rese af­fat­to fa­ci­le la vita ai bio­lo­gi or­ni­to­lo­gi, quan­do sup­po­nen­do­ne l’e­si­sten­za da leg­gen­de delle lo­ca­li po­po­la­zio­ne, ne co­min­cia­ro­no la ri­cer­ca.
Le altre spe­cie di uc­cel­li del pa­ra­di­so, come Pa­ra­di­sea (Pa­ra­di­sea apoda), Pa­ra­di­sea di Raggi (Pa­ra­di­sea rag­gia­na), Pa­ra­di­sea mi­no­re (Pa­ra­di­sea minor), come anche uc­cel­li non af­fe­ren­ti a quel­li del pa­ra­di­so, ma sem­pre en­de­mi­ci di que­ste aree geo­gra­fi­che, i Ca­sua­ri­for­mi (Ca­sua­ri­for­mes), vi­vo­no so­la­men­te a li­vel­li più bassi.
L’ac­cop­pia­men­to degli uc­cel­li del pa­ra­di­so è pre­ce­du­to da una pa­ra­ta-esi­bi­zio­ne della sgar­gian­te li­vrea del ma­schio.


Paradisea raggiana
Pa­ra­di­sea rag­gia­na – Giar­di­no Zoo­lo­gi­co “Jar­din de Plan­tes et Mu­séum Na­tio­nal de Hi­stoi­re Na­tu­rel­le” Pa­ri­gi (foto Giu­lia­no Rus­si­ni)


Nelle spe­cie in cui i ma­schi hanno co­lo­ri par­ti­co­lar­men­te sgar­gian­ti, i due sessi s’in­con­tra­no so­la­men­te nel pe­rio­do della ri­pro­du­zio­ne.
Il ma­schio fa la sua pa­ra­ta e si ac­cop­pia con la fem­mi­na che ha con­qui­sta­to; que­st’ul­ti­ma poi vola via, co­strui­sce il nido dove de­po­ne le uova e al­le­va i pic­co­li da sola.
Al­cu­ni ma­schi del pa­ra­di­so pre­pa­ra­no mi­nu­zio­sa­men­te (me­dian­te sche­mi eco-eto­lo­gi­ci in­na­ti) l’a­rea per la pa­ra­ta; il ma­schio della spe­cie Di­phyl­lo­des ma­gni­fi­cus ri­pu­li­sce il suolo dalle fo­glie, dai de­tri­ti e dai ra­met­ti sotto l’al­be­ro su cui si posa e strap­pa il fo­glia­me dai rami, co­sic­ché la luce del sole può fil­tra­re, ma­gni­fi­can­do i co­lo­ri della sua li­vrea.
Il ma­schio adul­to della pa­ra­di­sea di raggi fa la sua pa­ra­ta sui rami in­fe­rio­ri degli al­be­ri.
Cia­scun ma­schio di que­sta spe­cie oc­cu­pa un pro­prio po­sa­to­io par­ti­co­la­re e ini­zia l’e­si­bi­zio­ne chi­nan­do­si in avan­ti e sol­le­van­do le ali, fin­ché si toc­ca­no sul dorso, poi inar­ca il corpo sino a por­ta­re il capo più in basso delle zampe e batte ra­pi­da­men­te le ali, spie­gan­do le lun­ghe piume dei fian­chi.
Le spe­cie più sin­go­la­ri degli uc­cel­li del pa­ra­di­so af­fe­ri­sco­no al ge­ne­re Pa­ra­di­sea: pre­sen­ta­no lun­ghe piume co­lo­ra­te.
Ad esem­pio, Pa­ra­di­sea apoda è rosso bruna, con capo gial­lo e verde scuro, con lun­ghe piume gial­le, sof­fi­ci come trine, ri­ca­den­ti dai fian­chi e coda con due penne nere, fi­li­for­mi e lun­ghis­si­me.
I ma­schi di que­sta spe­cie si esi­bi­sco­no in pa­ra­te di grup­po, coor­di­nan­do e sin­cro­niz­zan­do i loro mo­vi­men­ti e spie­gan­do in­sie­me le penne al cul­mi­ne del­l’e­si­bi­zio­ne.
Que­sti grup­pi fu­ro­no de­fi­ni­ti “lek” dal bio­lo­go or­ni­to­lo­go Wal­ter Lio­nel Ro­th­schild, che fu colui che per primo sco­prì que­sti splen­di­di uc­cel­li nel 1898, du­ran­te le sue spe­di­zio­ni in que­ste re­gio­ni.
I “lek” sono grup­pi che fanno parte di una stra­te­gia ri­pro­dut­ti­va co­mu­ne anche ad altre spe­cie di uc­cel­li; più ma­schi in una de­ter­mi­na­ta area si riu­ni­sco­no di­nan­zi una fem­mi­na re­cet­ti­va e si esi­bi­sco­no nelle loro danze nu­zia­li: chi su­sci­te­rà più in­te­res­se, si ac­cop­pie­rà con la fem­mi­na. Pos­so­no aver­si fe­no­me­ni di po­lian­dria, cioè la fem­mi­na può ac­cop­piar­si con più di un ma­schio; in real­tà la po­li­ga­mia (po­lian­dria, po­li­gi­nia), ha una ori­gi­ne molto com­ples­sa in que­sti uc­cel­li, poi­ché sem­bre­reb­be coin­vol­ge­re anche aspet­ti del­l’e­co­lo­gia ali­men­ta­re della spe­cie e rap­por­ti costo/be­ne­fi­cio, in ter­mi­ni ri­pro­dut­ti­vi.
Il nome scien­ti­fi­co di que­sta fa­mi­glia d’uc­cel­li, Pa­ra­di­sei­di (Pa­ra­di­sei­dae), de­ri­va dalle spe­cie più gran­di, le cui pelli fu­ro­no tra le prime ad es­se­re im­por­ta­te in Eu­ro­pa.
Que­ste pelli non ave­va­no i piedi e que­sto portò a pen­sa­re (con­fer­ma­ta dalla loro bel­lez­za) che que­sti uc­cel­li fos­se­ro crea­tu­re del Pa­ra­di­so.
Una delle prime spe­cie sco­per­te dal Ro­th­schild porta per­ciò que­sto nome: Pa­ra­di­sea apoda.
Stret­ta­men­te af­fi­ni ai Pa­ra­di­sei­di, sono gli uc­cel­li giar­di­nie­ri, an­ch’es­si di­scen­den­ti di un an­ti­co grup­po ori­gi­na­rio del­l’A­sia su­do­rien­ta­le.
Gli uc­cel­li giar­di­nie­ri con­ta­no 18 spe­cie, tutte del­l’Au­stra­lia e della Nuova Gui­nea.


Que­sti uc­cel­li hanno li­vree più mo­de­ste e so­brie dei Pa­ra­di­sei­di ma il loro com­por­ta­men­to
ri­pro­dut­ti­vo così com­ples­so com­pen­sa que­sto aspet­to.
L’ha­bi­tat degli uc­cel­li giar­di­nie­ri si esten­de dalle fo­re­ste della Nuova Gui­nea, site a 2.400-2.700 m di al­tez­za sopra il li­vel­lo del mare, fino alla fo­re­sta plu­via­le del bas­so­pia­no au­stra­lia­no e ai sob­bor­ghi delle città.
Tra le nu­me­ro­si spe­cie tro­via­mo quel­le del ge­ne­re Pti­lo­no­rhyn­chus, come Pti­lo­no­rhyn­chus vio­la­ceus, del ge­ne­re Chla­my­de­ra, tra cui tro­via­mo Chla­my­de­ra nu­cha­lis, Chla­my­de­ra lu­ter­ba­chi, Chla­my­de­ra cer­vi­ni­ven­tris, men­tre nel ge­ne­re Am­blyor­nis tro­via­mo Am­blyor­nis inor­na­tus, Am­blyor­nis ma­c­gre­go­riae, Am­blyor­nis su­ba­la­ris, in­fi­ne nel ge­ne­re Prio­no­du­ra tro­via­mo ad esem­pio Prio­no­du­ra new­to­nia­na.
I ma­schi di que­sti uc­cel­li co­strui­sco­no (da cui il nome ap­pro­pria­to) giar­di­ni che de­co­ra­no con fiori, bac­che, sa­li­va, fo­glie, ciot­to­li, con­chi­glie, ossa, in­set­ti morti, esu­vie di ser­pen­ti e ma­nu­fat­ti umani: come tappi di bot­ti­glie, fogli di al­lu­mi­nio, cuc­chiai­ni da caffè.
Al­cu­ne spe­cie co­lo­ra­no il giar­di­no con car­bo­ne di legna ma­sti­ca­to, erbe o frut­ti; altre tra­pian­ta­no in­te­ri tap­pe­ti di mu­schi.
I giar­di­ni sono luo­ghi di pa­ra­ta in cui i ma­schi at­ti­ra­no quan­te più fem­mi­ne pos­so­no.
Spes­so nella fo­re­sta si pre­sen­ta­no, agli occhi dei bio­lo­gi, veri e pro­pri viali, for­ma­ti da file pa­ral­le­le di ba­ston­ci­ni posti in ver­ti­ca­le, sia co­stru­zio­ni a ca­pan­na at­tor­no a un palo cen­tra­le.
Ad esem­pio, il ma­schio di Chla­my­de­ra nu­cha­lis pre­pa­ra un viale con due file pa­ral­le­le di ba­ston­cel­li, ri­cur­vi verso l’in­ter­no, men­tre il nido del Chla­my­de­ra lu­ter­ba­chi ha in­ve­ce quat­tro file pa­ral­le­le di ba­ston­cel­li pie­ga­ti verso l’e­ster­no.
Altri co­strui­sco­no nel giar­di­no, delle ca­pan­ne di fog­gia di­ver­sa.
Il ma­schio di Prio­no­du­ra new­to­nia­na fa una pi­ra­mi­de, quel­lo di Am­blyor­nis ma­c­gre­go­riae ha la forma di una co­lon­na av­vol­ta da una siepe di mu­schio, altri am­blior­ni­di co­strui­sco­no una ca­pan­na con giar­di­no e stac­cio­na­ta.


Uccello Giardiniere
Uc­cel­lo Giar­di­nie­re (Jean Dorst “La Vie des oi­seaux”, 1971, Édi­tions Ren­con­tre, Lau­san­ne)


Spes­so que­ste opere d’ar­te, di­sta­no qual­che metro uno dal­l’al­tra, co­sic­ché le fem­mi­ne, come ad una mo­stra con stand, le os­ser­va­no e scel­go­no se­con­do i loro gusti quel­la che gli piace di più e quin­di il ma­schio con cui ac­cop­piar­si, poi­ché rap­pre­sen­ta per loro quel­lo più ef­fi­cien­te, con gli al­le­li mi­glio­ri.
Con­clu­dia­mo que­sto ar­ti­co­lo, par­lan­do dei più gros­si uc­cel­li di que­ste re­gio­ni me­ra­vi­glio­se, sono i ca­sua­ri, uc­cel­li che pos­so­no ar­ri­va­re a 1,50 m di al­tez­za, pe­san­do fino a 50 kg; in­sie­me allo struz­zo e al­l’e­mù (che ap­par­tie­ne allo stes­so grup­po dei ca­sua­ri­fo­mi) e al nandù su­da­me­ri­ca­no, sono gli uc­cel­li più gros­si del pia­ne­ta: uc­cel­li non vo­la­to­ri, cor­ri­do­ri (ra­ti­ti), per­ché privi di un ca­re­na (per que­sto detti aca­re­na­ti), dove negli uc­cel­li vo­la­to­ri, in­ve­ce, è molto svi­lup­pa­ta es­sen­do il punto di at­tac­co dei mu­sco­li alari, atti al volo.
Ne esi­sto­no tre spe­cie: il Cau­sa­rio co­mu­ne (Ca­sua­rius ca­sua­rius), il Ca­sua­rio di Ben­nett (Ca­sua­rio ben­net­ti) e il Ca­sua­rio uniap­pen­di­co­la­to (Ca­sua­rius unap­pen­di­cu­la­tus).
Sono i gi­gan­ti del­l’a­vi­fau­na delle fo­re­ste tro­pi­ca­li au­stra­la­sia­ti­che, le ali sono for­ma­te da nudi e ri­gi­di ca­la­mi che, in­sie­me con gli elmi ossei, che ne ri­co­pro­no il capo, per­met­to­no loro di cor­re­re a testa bassa nel bush e sot­to­bo­sco, senza im­pi­gliar­si o fe­rir­si.
I ma­schi in­cu­ba­no le uova de­po­ste dalle fem­mi­ne sul ter­re­no e al­le­va­no i pic­co­li.
Il ca­sua­rio co­mu­ne e il ca­sua­rio uniap­pen­di­co­la­to, hanno sul collo ca­run­co­le car­no­se co­lo­ra­te (ros­so-aran­cio­ne-gial­lo).
Sono uc­cel­li ag­gres­si­vi, ve­lo­ci (pos­so­no rag­giun­ge­re anche i 50 km/h) e pe­ri­co­lo­si.
Pos­so­no uc­ci­de­re anche un es­se­re umano quan­do spa­ven­ta­ti e in­fu­ria­ti, sono anche ot­ti­mi nuo­ta­to­ri.
Sono ani­ma­li dif­fi­ci­li da ve­de­re poi­ché se ne stan­no (dato il ca­rat­te­re so­li­ta­rio e schi­vo) chiu­si nel folto della ve­ge­ta­zio­ne.
Uno stu­dio fatto negli anni ’60 del se­co­lo scor­so da bio­lo­gi bri­tan­ni­ci ha ri­ve­la­to che nel pe­rio­do della de­po­si­zio­ne delle uova, essi oc­cu­pa­no ter­ri­to­ri che si esten­do­no da 125 a oltre 500 ha; si nu­tro­no di frut­ti, bac­che, fun­ghi, ma non di­sde­gna­no in­set­ti e pic­co­li ret­ti­li.
C’è da dire che, anche du­ran­te gli ac­cop­pia­men­ti (ge­ne­ral­men­te in di­cem­bre), sia il ma­schio che la fem­mi­na sono molto ag­gres­si­vi, anche tra di loro.


Casuario
Ca­sua­rio – Jar­din Exo­ti­que de Sa­na­ry, Fran­cia (foto Giu­lia­no Rus­si­ni)


Que­sto è stato solo un pic­co­lo rias­sun­to del­l’im­men­sa bio­di­v­er­si­tà or­ni­to­lo­gi­ca che si trova in que­ste terre; lo stes­so lo si po­treb­be dire per altre clas­si di ani­ma­li, come anche per altri con­ti­nen­ti quali quel­lo Afri­ca­no, Ame­ri­ca­no, Asia­ti­co e in parte per quel­lo Eu­ro­peo.
E’ im­pos­si­bi­le che an­co­ra oggi, que­sti aspet­ti pos­sa­no ge­ne­ra­re l’in­te­res­se so­la­men­te nei bio­lo­gi, per la loro pro­fes­sio­ne o negli ap­pas­sio­na­ti di Na­tu­ra e cul­tu­ra.
Que­sti ani­ma­li, come tutti gli altri pre­sen­ti in tutti gli eco­si­ste­mi del pia­ne­ta Terra, non sono solo opere d’ar­te della Bio­lo­g­ia che ab­bel­li­sco­no il no­stro pia­ne­ta, ma sono ele­men­ti es­sen­zia­li per il man­te­ni­men­to del­l’in­te­gri­tà della “Bio­sfe­ra”; rap­pre­sen­tan­do uno di quei nu­me­ro­si rami di quel­l’al­be­ro che è la bio­sfe­ra, come di­chia­ra­to con un esem­pio dal bio­lo­go E.O. Wil­son nel 1970, dalla cui per­di­ta sem­pre più mar­ca­ta, so­prag­giun­ge la sua morte e in ul­ti­ma ana­li­si anche la no­stra “estin­zio­ne”.


Giu­lia­no Rus­si­ni è lau­rea­to in Scien­ze Bio­lo­g­i­che al­l’U­ni­ver­si­tà La Sa­pien­za di Roma, con spe­cia­liz­za­zio­ne in bo­ta­ni­ca e zoo­lo­gia; suc­ces­si­va­men­te ha con­se­gui­to in UK e Fran­cia la spe­cia­liz­za­zio­ne in et­no­bio­geo­gra­fia. La­vo­ra come cu­ra­to­re al Giar­di­no Eso­ti­co di Hen­daye, Fran­cia. (e-mail: rus­si­ni­giu­lia­no@​yahoo.​it).


 






Etologia

Eto­lo­gia
Cause del com­por­ta­men­to ani­ma­le. Ge­ne­ti­ca, fi­sio­lo­gia e se­le­zio­ne na­tu­ra­le. Mi­gra­zio­ni, so­cia­li­tà, sesso. Im­prin­ting, fit­ness
Ema­nue­le Coco – Giun­ti edi­zio­ni


Sche­de com­men­ta­te da una serie di ac­cu­ra­te im­ma­gi­ni fun­zio­na­li, per­met­to­no di tro­va­re con fa­ci­li­tà gli ar­go­men­ti d’in­te­res­se. Glos­sa­ri es­sen­zia­li e ta­vo­le rias­sun­ti­ve…
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