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di Fer­nan­do Co­me­gna

Vacca Rendena
Vacca Ren­de­na (foto An­drea Col­li­ni)

Fin dai tempi dei miei sog­gior­ni esti­vi nella Te­nu­ta dello Stato La Torre di Feu­doz­zo, Sta­zio­ne d’Al­peg­gio del Trat­tu­ro de­ma­nia­le Ce­la­no-Fog­gia, dove mio padre svol­ge­va l’at­ti­vi­tà di ca­sa­ro, ubi­ca­ta nel­l’A­gro di Ca­stel di San­gro (AQ). Poi du­ran­te la fre­quen­ta­zio­ne della suc­cur­sa­le del­l’I­TAS  Ga­ri­bal­di di Roma, di­ven­ta­to Via Pre­ne­sti­na Km 14,  sono stato sem­pre af­fa­sci­na­to dai bo­vi­ni, e ho sem­pre pro­va­to in­te­res­se a sco­prir­ne l’o­ri­gi­ne. Pur­trop­po né i trat­ta­ti di zoo­tec­nia, né i pro­fes­so­ri, po­te­ro­no ot­tem­pe­ra­re la mia cu­rio­si­tà, fino a quan­do capii che con In­ter­net avrei po­tu­to tro­va­re una fonte di non poco conto, che mi avreb­be per­mes­so di ri­sa­li­re agli an­ti­chi pre­de­ces­so­ri di que­sti gros­si er­bi­vo­ri. Ho tro­va­to però, per la no­te­vo­le mole d’in­for­ma­zio­ni una gran con­fu­sio­ne, a cui ho messo or­di­ne e ne ho ri­ca­va­to que­sta mia in­ter­pre­ta­zio­ne. La clas­si­fi­ca­zio­ne che segue con­cre­tiz­za ciò che vo­glio so­ste­ne­re.

 

Da studi, ri­cer­che geo­lo­gi­che, sto­ri­che e ge­ne­ti­che ri­sul­ta es­ser­ci un an­te­na­to del­l’an­ti­co Uro, il Bos Pla­ni­frons (Lep­to­bos in­di­cus?), e la sua culla d’o­ri­gi­ne è l’In­dia del Mio­ce­ne, circa due mi­lio­ni di anni fa. Esso era un bo­vi­de molto più gran­de di tutti gli altri, sia di quel­li at­tua­li, che di quel­li estin­ti, ed è il vero e unico ca­po­sti­pi­te delle po­po­la­zio­ni bo­vi­ne e ze­bui­ne mo­der­ne.
Da que­sto nel pe­rio­do Plei­sto­ce­ni­co, un mi­lio­ne di anni fa (?), si di­stin­se­ro due tipi di Bos, il Bos Pri­mi­ge­nius Pri­mi­ge­nius, Uro eu­ro­peo ed il Bos Pri­mi­ge­nius No­ma­di­cus, Uro asia­ti­co, que­sti co­lo­niz­ze­ran­no in di­ver­se on­da­te mi­gra­to­rie, nel primo caso il con­ti­nen­te eu­ro­peo, nel se­con­do parte del con­ti­nen­te asia­ti­co, India e Medio Orien­te. Col tempo se né ori­gi­ne­rà anche un terzo il Bos Opi­stho­no­mus, Uro afri­ca­no o mau­ri­ta­no, ma non è chia­ro il pe­rio­do in cui si è evi­den­zia­to, né se è un di­scen­den­te di­ret­to del Pla­ni­frons, o una mu­ta­zio­ne del No­ma­di­cus, sta di fatto che il suo area­le è l’A­fri­ca Set­ten­trio­na­le e che lo se­pa­ra dal­l’In­dia, l’a­rea­le del No­ma­di­cus. 
Si­cu­ro è in­ve­ce il pe­rio­do, circa sei­cen­to­mi­la anni fa, in cui ha avuto ori­gi­ne, sem­pre dal No­ma­di­cus, il Bos Pri­mi­ge­nus In­di­cus, da cui di­scen­de lo Zebù e le po­po­la­zio­ni ze­bui­ne at­tua­li. Un’al­tra data certa è l’ar­ri­vo in Eu­ro­pa del Pri­mi­ge­nius, circa due­cen­to­cin­quan­ta mila anni fa, da qui al­l’ad­do­me­sti­ca­zio­ne ne pas­se­ran­no al­tret­tan­ti, av­ve­nu­ta que­sta nella Mez­za­lu­na Fer­ti­le solo die­ci­mi­la anni or­so­no, quin­di in un arco di tempo così lungo pos­so­no es­se­re suc­ces­si even­ti di tutti i tipi.
Un ani­ma­le par­ti­to dal­l’In­dia, che si tra­sfor­ma, cam­bia non solo il nome Pri­mi­ge­nius, No­ma­di­cus, Opi­stho­no­mus, ma il cra­nio, la sche­le­tra­tu­ra, le di­men­sio­ni, dando ori­gi­ne a be­stia­mi molto dif­fe­ren­ti da quel­li ori­gi­na­li. Tra i prin­ci­pa­li, la di­stin­zio­ne dal Pri­mi­ge­nius di due nuovi Bos, che più pic­co­li e man­sue­ti, si pre­sta­ro­no più del sel­vag­gio Uro al­l’ad­do­me­sti­ca­men­to, que­sti sono il Bos Tau­rus Bra­chi­ce­ros (corna a brac­cia), si pensa ne sia una mu­ta­zio­ne na­tu­ra­le o forse in­dot­ta da un uomo pri­mi­ti­vo, e il Bos Tau­rus Fron­to­sus (pic­co­la spor­gen­za, corno, al cen­tro della fron­te), di que­sto si pensa in­ve­ce sia l’in­cro­cio tra i due, forse anche que­sto aiu­ta­to dal­l’uo­mo. 
Da que­sti due tori, di­scen­de­ran­no le po­po­la­zio­ni bo­vi­ne di tutta Eu­ro­pa, ec­cet­to zone delle pe­ni­so­le ibe­ri­ca, ita­lia­na e bal­ca­ni­ca. Le zone non in­te­res­sa­te da que­sti, sa­ran­no co­lo­niz­za­te da un di­scen­den­te del No­ma­di­cus, che in que­sto pe­rio­do, vale a dire al tempo della ri­vo­lu­zio­ne neo­li­ti­ca, viene pre­sen­ta­to sem­pre come un Uro Afro-Asia­ti­co, a dif­fe­ren­za del­l’an­ti­co No­ma­di­cus, nato in India e pro­pa­ga­to­si poi nel Medio Orien­te, iden­ti­fi­ca­to come Uro pret­ta­men­te Asia­ti­co. 
La cosa fa­reb­be sup­por­re che l’O­pi­stho­no­mus abbia rein­con­tra­to, in Medio Orien­te il No­ma­di­cus e con esso abbia dato ori­gi­ne a un Uro di­ver­so da en­tram­bi, iden­ti­fi­ca­to poi come Uro Afro-Asia­ti­co, No­ma­di­cus per­ché più si­mi­le a que­st’ul­ti­mo. Que­sto, è l’Uro delle Step­pe, del­l’Al­to­pia­no della Po­do­lia, da cui di­scen­de il Bos Tau­rus Ma­cro­ce­rus (corna gran­di), ca­po­sti­pi­te del ceppo Po­do­li­co. Que­sti, ar­ri­va­to per mi­gra­zio­ne so­prat­tut­to a se­gui­to di quel­le umane, dal Nord del­l’A­dria­ti­co e dal­l’A­fri­ca, si è svi­lup­pa­to sulla pe­ni­so­la ita­lia­na, crean­do di­ver­se po­po­la­zio­ni.
A que­sto punto viene da pen­sa­re che que­sti Bos trat­ta­ti, sono tutti estin­ti per la cac­cia, il me­tic­cia­men­to, la con­san­gui­nei­tà, ma hanno crea­to po­po­la­zio­ni nuove, da cui in due­cen­to anni la mo­der­na zoo­tec­nia, ha sta­bi­li­to, e a volte to­tal­men­te cam­bia­to i con­no­ta­ti e fis­sa­to i stan­dard di razza delle di­ver­se spe­cie bo­vi­ne. Solo uno ha avuto la for­tu­na di evi­ta­re non solo la cac­cia, di cui sono sem­pre stati vit­ti­ma, ma in spe­cial modo il me­tic­cia­men­to, a cui sono stati sem­pre espo­sti, il Bos p.​Primige­nius. In Ita­lia pre­sen­te fino al­l’e­po­ca clas­si­ca, una man­dria era an­co­ra esi­sten­te nel XVI sec. nelle fo­re­ste della Po­lo­nia, l’ul­ti­mo esem­pla­re fem­mi­na è stato ab­bat­tu­to cento anni dopo, con esso fi­ni­va una sto­ria lunga mi­lio­ni di anni, gli altri Bos fi­no­ra ac­cen­na­ti sono tutti estin­ti na­tu­ral­men­te e non sa­reb­be la prima volta, a causa di un uomo pri­mi­ti­vo, il quale non sa­pe­va a cosa an­da­va in­con­tro, al con­tra­rio del­l’uo­mo di oggi, che con­sa­pe­vol­men­te, por­tan­do­si die­tro mi­lio­ni di in­no­cen­ti crea­tu­re, va in­con­tro al­l’au­to­di­stru­zio­ne. Il me­tic­cia­men­to, quin­di, poi la cac­cia che non si in­di­riz­za­va verso i me­tic­ci, che quasi sem­pre ave­va­no un pa­dro­ne, ma verso i sog­get­ti sil­ve­stri, che di­mi­nui­va­no fino alla con­san­gui­nei­tà, na­sci­ta di sog­get­ti de­bo­li non più adat­ti alla dura vita sel­vag­gia, ma solo al­l’al­le­va­men­to do­me­sti­co. In que­sta ma­nie­ra, si stan­no estin­guen­do nu­me­ro­se spe­cie sel­va­ti­che, al gior­no d’og­gi, in ogni an­go­lo del Pia­ne­ta.
Da due di­scen­den­ti del­l’U­ro Pri­mi­ge­nio, ab­bia­mo visto, avran­no ori­gi­ni la mag­gior parte dei bo­vi­ni d’Eu­ro­pa, esclu­so parte di quel­la me­di­ter­ra­nea, e oggi i più dif­fu­si del mondo. Dal Bra­chi­ce­rus, de­ri­va­no quel­le bo­vi­ne che oggi pre­sen­ta­no un treno po­ste­rio­re mag­gio­re di quel­lo an­te­rio­re, con at­ti­tu­di­ne pre­va­len­te­men­te per il latte, come la Bruna, la Jer­sey e, anche se ha una sto­ria par­ti­co­la­re la Fri­so­na. Dal Fron­to­sus quel­le altre che pre­sen­ta­no  uno svi­lup­po mu­sco­la­re equi­li­bra­to, ar­mo­ni­co, at­ti­tu­di­ne sia per la carne che per il latte, man­tel­lo molte volte chiaz­za­to, la Sim­men­thal e l’He­re­ford este­re e la Reg­gia­na, la Ro­ma­gno­la e la Gri­gia ita­lia­ne, sono le rap­pre­sen­tan­ti in­di­scus­se. 
Dal­l’U­ro Afro-Asia­ti­co, No­ma­di­cus, hanno ori­gi­ne le po­po­la­zio­ni Ru­sti­co-Po­do­li­che, con svi­lup­po mag­gio­re, in masse mu­sco­la­ri del treno an­te­rio­re, gli ani­ma­li mo­der­ni hanno uno svi­lup­po equi­li­bra­to. Da que­ste  hanno avuto ori­gi­ne, tra quel­le  giun­te dal­l’A­dria­ti­co, la Mar­chi­gia­na in­di­ca­ta a volte come an­te­na­ta della Chia­ni­na, la Chia­ni­na, gli eco­ti­pi Cal­va­na e Pe­ru­gi­na, la Po­do­li­ca e i suoi vari eco­ti­pi, rari od estin­ti l’I­stria­na, la Ve­ne­ta, l’A­bruz­ze­se e la Mo­li­sa­na, più dif­fu­si la Pu­glie­se, la Lu­ca­na e la Ca­la­bre­se, tra quel­le giun­te dal­l’A­fri­ca, dalla Tu­ni­sia, la Mo­di­ca­na, la Ci­ni­sa­ra e la Sarda, dal Ma­roc­co la Ma­rem­ma­na e la Gar­fa­gni­na. La Mo­di­ca­na non si pre­sen­ta, però come una clas­si­ca Ru­sti­co-Po­do­li­ca, ha in­fat­ti il man­tel­lo di co­lo­re rosso vi­nac­cia, come la Ci­ni­sa­ra ha il man­tel­lo nero, que­ste razze si­ci­lia­ne pos­so­no es­ser­si ori­gi­na­te al­lo­ra dal­l’U­ro Afri­ca­no o Mau­ri­ta­no, que­sti mi­ste­ri pos­so­no es­se­re sve­la­ti solo da un’ac­cu­ra­ta ri­cer­ca ge­ne­ti­ca.
E’ evi­den­te che que­ste an­ti­che po­po­la­zio­ni o razze pro­ve­nien­ti dal­l’A­fri­ca non ap­par­ten­go­no al ceppo Po­do­li­co, per­ché è in­ve­ro­si­mi­le, che par­ten­do dal Medio Orien­te, per rag­giun­ge­re l’I­ta­lia at­tra­ver­so l’A­fri­ca, si possa pas­sa­re per le step­pe ucrai­ne. E’ anche vero, però che la di­stan­za ge­ne­ti­ca, l’u­ni­ca di cui sono al cor­ren­te oltre alla Ro­ma­gno­la,  tra Ma­rem­ma­na e Po­do­li­ca è mi­ni­ma, hanno un an­te­na­to in co­mu­ne il No­ma­di­cus, come la ca­rat­te­ri­sti­ca ru­sti­ci­tà e fru­ga­li­tà, e il man­tel­lo fro­men­ti­no del vi­tel­lo, ca­rat­te­ri­sti­ca anche del­l’Au­ro­chs ri­co­sti­tui­to, che tende poi ad im­bian­chir­si fino a di­ven­ta­re bian­co, gri­gio o del tutto nero, se­con­do i casi. E’ più ap­pro­pria­to, quin­di, per in­ten­der­le tutte, de­fi­nir­le Ru­sti­co-Po­do­li­che.
Tra que­ste, ri­cor­dia­mo in­fi­ne i due eco­ti­pi della Mo­di­ca­na, la Mez­za­li­na e la Mon­ta­ni­na in Si­ci­lia, la Sarda e la Mo­di­ca­no-Sar­da in Sar­de­gna, quasi ri­dot­te al­l’e­stin­zio­ne, pe­ri­co­lo che cor­ro­no anche altre bo­vi­ne ti­pi­che del­l’I­ta­lia. Vit­ti­me prima della mo­to­riz­za­zio­ne, ora della glo­ba­liz­za­zio­ne, sono in con­tra­zio­ne, molte ri­dot­te a stato di re­li­quia, re­si­sto­no in quel­le zone mar­gi­na­li, che solo loro rie­sco­no a va­lo­riz­za­re.
Dopo l’ar­ri­vo degli an­ti­chi Au­ro­ch­sen, Bos p.​Primige­nius, pre­sen­ti in Ita­lia da epo­che re­mo­te,  l’in­va­sio­ne, tren­ta­mi­la anni fa di Zebù pro­ve­nien­ti dal­l’In­dia, che in­cro­cian­do­si col­l’an­ti­co Uro Eu­ro­peo die­de­ro ori­gi­ne alle po­po­la­zio­ni bo­vi­ne del Pie­mon­te, poi la com­par­sa della Val­do­sta­na  Bian­ca e Nera o Ca­sta­na, Bra­chi­ce­ra, che con la cu­gi­na sviz­ze­ra He­rens, rap­pre­sen­ta­no il ceppo che po­po­la­va un tempo, prima delle in­va­sio­ni bar­ba­ri­che, tutto l’ar­co al­pi­no. 
Quin­di la ve­nu­ta set­te­mi­la anni fa, di po­po­la­zio­ni bo­vi­ne e si­cu­ra­men­te se­mi-ad­do­me­sti­ca­te, le Ru­sti­co-Po­do­li­che, che oc­cu­pe­ran­no tutta l’I­ta­lia Pe­nin­su­la­re, di­fat­ti non ab­bia­mo sugli Ap­pen­ni­ni  be­stia­mi au­toc­to­ni di tipo Bra­chi­ce­rus o Fron­to­sus, ec­cet­to la Reg­gia­na. Le altre che tro­via­mo sulle Alpi, ori­gi­na­te tutte dal Fron­to­sus, al­cu­ne ri­dot­te a poche cen­ti­na­ia, sono state por­ta­te dai bar­ba­ri, nei tempi più re­cen­ti dai mer­can­ti di be­stia­me, orien­ta­ti in mag­gio­ran­za verso be­stia­mi di tipo Bra­chi­ce­ro, per­ché mi­glio­re la resa in latte. L’in­gres­so di que­ste po­po­la­zio­ni bo­vi­ne brade, o già se­mi-ad­do­me­sti­ca­te, ori­gi­na­te­si dal No­ma­di­cus, che non è mai stato pre­sen­te in Ita­lia, con­tra­ria­men­te al Pri­mi­ge­nius, pre­sen­te in Ita­lia fino al­l’e­po­ca clas­si­ca, do­vet­te­ro già da al­l’o­ra sta­bi­li­re le aree di in­fluen­za delle mo­der­ne razze Ru­sti­che. 
Tor­nia­mo un at­ti­mo in­die­tro, per me­glio fo­ca­liz­za­re, i primi passi d’av­vi­ci­na­men­to di que­sti an­ti­chi ani­ma­li al­l’uo­mo, i primi bo­vi­di ad es­se­re ad­do­me­sti­ca­ti fu­ro­no quel­li a corna lun­ghe, Bos Tau­rus Ma­cro­ce­rus. Un’i­po­te­si ac­cre­di­ta­ta c’in­for­ma poi, che in Asia oc­ci­den­ta­le esi­ste­va­no be­stia­mi con corna corte, Bos Tau­rus Bra­chi­ce­rus, l’e­vo­lu­zio­ne del neo­li­ti­co Uro Pri­mi­ge­nio. Que­sti ini­zia­ro­no cin­que­mi­la anni fa, par­ten­do dal­l’A­sia Mi­no­re e dal sud-est del­l’Eu­ro­pa ad in­va­de­re tutta l’Eu­ro­pa e l’A­fri­ca, qual­vol­ta vi­ven­do in­sie­me, qual­vol­ta mi­schian­do­si con esso, a volte rim­piaz­zan­do il primo tipo, il Bos p.​Primige­nius. Forse aiu­ta­to da un uomo pri­mi­ti­vo, per­ché ani­ma­li più pic­co­li e man­sue­ti, quin­di più adat­ti al­l’ad­do­me­sti­ca­men­to.
Da un in­cro­cio di que­sti, Bra­chi­ce­rus x Pri­mi­ge­nius, pren­de­rà forma, nell’ età del bron­zo il Bos Tau­rus Fron­to­sus, con esso si svi­lup­pe­ran­no un gran nu­me­ro di po­po­la­zio­ni bo­vi­ne del­l’Eu­ro­pa con­ti­nen­ta­le, che sa­ran­no le pro­ge­ni­tri­ci delle mo­der­ne razze al­pi­ne ita­lia­ne.
Ve­dia­mo­le: la Bur­li­na delle Pre­al­pi ve­ne­te è giun­ta dal Mar del Nord con le mi­gra­zio­ni dei Cim­bri, anche le Pez­za­te Rosse, Friu­la­na, Val­do­sta­na , d’O­ro­pa, pro­ven­go­no dal Mar del Nord por­ta­te però dai Bur­gun­di. Di color fro­men­ti­no la Pon­tre­mo­le­se in To­sca­na, la Reg­gia­na in Emi­lia, la Var­ze­se o Mon­ta­na così de­no­mi­na­ta in Lom­bar­dia, Ca­bel­lot­ta in Li­gu­ria, Ot­to­ne­se in Emi­lia e Tor­to­ne­se in Pie­mon­te, ri­dot­te in stato di “razze re­li­quia”, pro­ven­go­no sem­pre dal Mar del Nord, por­ta­te in Ita­lia da bar­ba­ri, forse Lon­go­bar­di. Al­cu­ne so­prav­vi­vo­no solo negli ap­po­si­ti cen­tri messi a di­spo­si­zio­ne dagli enti pre­po­sti per il man­te­ni­men­to della bio­di­v­er­si­tà, enti che un tempo, anni ses­san­ta im­po­ne­va­no l’in­cro­cio in­du­stria­le o di so­sti­tu­zio­ne. Tante razze si sono sal­va­te o non si sono dra­sti­ca­men­te ri­dot­te, per­ché gli al­le­va­to­ri di pro­pria ini­zia­ti­va di­sat­ten­de­va­no le di­spo­si­zio­ni mi­ni­ste­ria­li, esem­pi ecla­tan­ti sono la Ren­de­na, la Ca­ban­ni­na, la Gar­fa­gni­na, la Gri­gia ed altre. 
In se­gui­to ab­bia­mo nel Tren­ti­no la Gri­gia Al­pi­na, co­mu­ne anche al­di­là delle Alpi, la Gri­gia Val d’A­di­ge, quasi si­mi­le alla prima e la Ren­de­na una de­ri­va­zio­ne della Bruna. La Ca­ban­ni­na in Li­gu­ria, di ta­glia ri­dot­ta, il più pic­co­lo toro ita­lia­no, gli è molto si­mi­le, ma non sono ben chia­re le ori­gi­ni. Mai que­ste bo­vi­ne si sono in­cro­cia­te con i be­stia­mi Ru­sti­co-Po­do­li­ci, ec­cet­to la Bian­ca Val­pa­da­na o Mo­de­ne­se, in­cro­cio di sog­get­ti fro­men­ti­ni, Reg­gia­na, Fron­to­sus, ceppo ibe­ri­co, con sog­get­ti Po­do­li­ci del­l’Ap­pen­ni­no Emi­lia­no-Ro­ma­gno­lo. Il ceppo ibe­ri­co è forse usato per in­di­ca­re una linea di vac­che rosse, come le linee Li­mou­si­ne o le Rosse del Bal­ti­co o per in­di­ca­re bo­vi­ne eu­ro­pee in­cro­cia­te con l’Uro afri­ca­no o mau­ri­ta­no, Bos Ho­pi­stho­no­mus, ma sono solo ipo­te­si. 
Qui bi­so­gna spe­ci­fi­ca­re che la Ro­ma­gno­la, ar­ri­va­ta in Ita­lia con i bar­ba­ri d’A­gi­nul­fo, mor­fo­lo­gi­ca­men­te è la clas­si­ca Po­do­li­ca, il vi­tel­lo alla na­sci­ta è di co­lo­re fro­men­ti­no, gli adul­ti bian­co-gri­gi, è una bo­vi­na ru­sti­ca, ma al­l’e­sa­me del DNA ha di­mo­stra­to di es­se­re ge­ne­ti­ca­men­te più vi­ci­na ai be­stia­mi di tipo Fron­to­sus del Nord Eu­ro­pa che ai Ru­sti­co-Po­do­li­ci ita­lia­ni. Lo stes­so, si può af­fer­ma­re della Pie­mon­te­se, ru­sti­ca, fru­ga­le, man­tel­lo gri­gio, vi­tel­lo fro­men­ti­no, sem­bre­reb­be una Ru­sti­co-Po­do­li­ca, ma, come ab­bia­mo già visto, è in­ve­ce un in­cro­cio tra Uro eu­ro­peo e Zebù, quin­di si è di­mo­stra­ta ge­ne­ti­ca­men­te vi­ci­na al Bra­chi­ce­rus e al Fron­to­sus. Siamo di fron­te, dun­que, ad una vera razza au­toc­to­na ita­lia­na, vale a dire ge­ne­ra­ta dal Bos p.​Primige­nius, l’al­tra au­toc­to­na è la Val­do­sta­na Bian­ca e Nera o Ca­sta­na, ma non è di­ret­ta­men­te im­pa­ren­ta­ta con l’Au­ro­chs, bensì con un suo di­scen­den­te il Bos Tau­rus Bra­chi­ce­rus. 
In­cro­cio in­du­stria­le tra Bra­chi­ce­ro x Ru­sti­co-Po­do­li­co sono la Mucca Pi­sa­na, l’A­ge­ro­le­se dei tempi pre-uni­ta­ri e re­cen­te­men­te la Bruna Pu­glie­se, im­mis­sio­ne di Bruna, Jer­sey o Fri­so­na su sog­get­ti Ru­sti­co-Po­do­li­ci. 
Per con­clu­de­re, anche se i be­stia­mi Ru­sti­co-Po­do­li­ci fa­reb­be­ro pen­sa­re ai be­stia­mi pri­mi­ge­ni degli an­ti­chi Uro eu­ro­pei, Au­ro­ch­sen, Bos p.​Primige­nius, i primi ad es­ser­se­ne dif­fe­ren­zia­ti e quin­di evo­lu­ti­va­men­te più vi­ci­ni, siamo ades­so si­cu­ri che le no­stre Ru­sti­co-Po­do­li­che sono be­stia­mi ge­ne­ra­ti dal No­ma­di­cus e non dal  Pri­mi­ge­nius, tra di loro c’è solo un an­te­na­to in co­mu­ne il Bos Pla­ni­frons. Se si vorrà ri­co­sti­tui­re il Pri­mi­ge­nius, come è stato fatto, bi­so­gna ri­cor­re­re a quel­le po­po­la­zio­ni che hanno avuto ori­gi­ne dal Bra­chi­ce­rus e dal Fron­to­sus, suoi di­scen­den­ti. 
Le Ru­sti­co-Po­do­li­che, anche se la loro sel­va­ti­ci­tà, fru­ga­li­tà, la re­cal­ci­tran­za alla sta­bu­la­zio­ne fissa e il man­tel­lo fro­men­ti­no del vi­tel­lo, fa­reb­be­ro sup­por­re il con­tra­rio, non hanno nulla a che ve­de­re con il Bos Pri­mi­ge­nius Pri­mi­ge­nius, ma di­scen­do­no dal Bos Pri­mi­ge­nius No­ma­di­cus.
A me­no­chè, non ci siano stati in­cro­ci oc­ca­sio­na­li e vi sia trac­cia nei be­stia­mi Ru­sti­co-Po­do­li­ci mo­der­ni del­l’an­ti­co Uro eu­ro­peo, come l’al­tez­za del Chia­ni­no, il toro di mag­gior mole ed al­tez­za del mondo, l’a­spet­to del Ma­rem­ma­no, la fru­ga­li­tà della Po­do­li­ca e le sem­bian­ze nel­l’e­co­ti­po Istria­no. Que­sti se­gre­ti pos­so­no es­ser­ci sve­la­ti, ri­pe­to, solo da un’ac­cu­ra­ta ri­cer­ca ge­ne­ti­ca.

Fer­nan­do Co­me­gna,  Istrut­to­re Am­bien­te del Co­mu­ne di Roma e Pe­ri­to Agra­rio del Co­mu­ne e della Pro­vin­cia di Roma.

Zootecnia biologica

Zoo­tec­nia bio­lo­g­i­ca
Va­len­ti­na Fer­ran­te – Eda­gri­co­le

I pro­dot­ti del­l’a­gri­col­tu­ra bio­lo­g­i­ca stan­no ri­scuo­ten­do un forte in­te­res­se da parte del con­su­ma­to­re e gli al­le­va­to­ri di bo­vi­ni si in­ter­ro­ga­no sulla pos­si­bi­li­tà di pro­dur­re carne e latte che possa fre­giar­si del­l’ap­pel­la­ti­vo “bio­lo­g­i­co”.  Ac­qui­sta on­li­ne >>>

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