di Marco Salvaterra

Pascolo ai piedi delle Dolomiti  di Brenta
Rendena non è soltanto la  valle trentina che divide i massicci granitici dell’Adamello-Presanella dalle  guglie dolomitiche del Brenta, ma è anche una delle storiche razze bovine  italiane.  Forte, rustica e adatta  all’alpeggio, viene allevata per produrre carne di qualità e latte  particolarmente adatto alla trasformazione in formaggi tipici, tra cui la famosa  “Spressa DOP delle Giudicarie”. 
  Su un totale di circa  13.000 capi allevati in Italia,  7.000  (di cui 4.093 vacche) sono i capi iscritti al Libro Genealogico diffusi  prevalentemente nelle province di Padova, Trento, Vicenza e Verona.  Soggetti di razza Rendena sono allevati e  sottoposti ai controlli funzionali anche in allevamenti di Lombardia,  Emilia-Romagna e Liguria.

Cenni storici
  Le origini della razza Rendena vanno collegate alle vicende storiche  delle popolazioni della Val Rendena, in provincia di Trento. L’allevamento  bovino nella zona risale a periodi antichissimi. Basti pensare che le prime documentazioni sul tipo di bovini  allevati sono datate all’inizio del XVIII secolo.  Sono anni in cui varie epidemie, tra cui la  peste, si sovrappongono con le loro devastazioni alle guerre e alle carestie,  provocando enormi difficoltà alle popolazioni locali già povere di per sé.  Accanto alle epidemie che aggredivano l’uomo, altre falcidiavano il bestiame  per cui gli abitanti, al fine di ricostruire i propri armenti, erano  periodicamente costretti ad importare bovini da altre regioni.
  Nel 1712 si sarebbe  verificata la prima consistente importazione documentata di bovini acquistati  prevalentemente in alcune vallate svizzere. Non si trattò di una importazione  di bovini bruni, bensì di soggetti riferibili ad uno dei tipi di bovini allora  allevati nella Svizzera meridionale, scelti probabilmente dagli allevatori  rendenesi per una certa affinità con le caratteristiche del loro bestiame  indigeno.
  Il bestiame importato si  fuse armonicamente, per affinità di tipo e di caratteristiche produttive, con  il bestiame indigeno, presente da secoli nelle vallate del Trentino  occidentale. Le importazioni di bovini dalla Svizzera cessarono probabilmente  prima della fine del XVIII secolo, essendo venuta meno la necessità di ricorrere  ad ulteriori ripopolamenti. 
  Documenti del tempo  confermano infatti che le epidemie del bestiame si erano arrestate intorno a  metà Settecento e che a tale periodo aveva fatto seguito un’epoca di relativo  benessere e tranquillità, durante la quale le popolazioni locali  poterono riprendere le loro attività di  allevamento e di commercio del bestiame con la pianura, in particolare con la  Lombardia.
  Nel corso dell’Ottocento,  in zona la razza raggiunse una consistenza valutata in più di sedicimila capi.  L’indirizzo produttivo si basava sulla produzione di latte e sull’allevamento  di giovani animali da rimonta che venivano esportati verso altre aree di  allevamento del Regno d’Italia (giovenche gravide venivano acquistate in  numerose province del nord ma anche a Firenze e Roma).
  La situazione della razza  Rendena peggiorò a partire dai primi del ‘900 quando tesi scriteriate che ne  promuovevano l’incrocio di sostituzione con la Bruna ne ridussero la  consistenza fino a poche migliaia di capi. Il merito della sopravvivenza della  Rendena è da attribuire a quegli allevatori trentini e veneti che, forti delle  loro convinzioni, continuarono clandestinamente a riprodurre la loro razza in  purezza andando incontro, a volte, anche a conseguenze penali. Le discriminazioni  nei confronti della Rendena e dei suoi allevatori cessarono nel 1978 quando il  Ministero dell’Agricoltura e Foreste su richiesta della regione Veneto ne  autorizzò l’allevamento in purezza. Da qui seguirono una serie di passaggi che  portarono, nel 1981,  alla costituzione  dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Rendena. L’A.N.A.R.E. si  occupa del miglioramento genetico e della valorizzazione dei prodotti della  razza, e fa parte della Federazione Europea degli Allevatori delle Razze Bovine  del Sistema Alpino (F.E.R.B.A.).
Caratteri morfologici e produttivi
  Caratteristico è il  mantello liscio e uniforme con variazioni di colore castano, più scuro nei  maschi dove può essere quasi nero. Peculiari della razza sono anche i peli  color avorio all’interno dei padiglioni auricolari, la striscia dorso lombare  più chiara, le corna leggere, bianche alla base e nere in punta e l’orlatura  chiara del musello di colore ardesia. 
  Raggiunge un’altezza al  garrese di circa 130 cm e un peso  mediamente di  500-550 kg.
  Le produzioni medie di  latte superano i 46 quintali (in montagna) e i 60 quintali (aziende di pianura)  con buone percentuali di grasso e proteine. Questi livelli produttivi sono  decisamente inferiori a quelli delle razze cosmopolite (Frisona e Bruna)  allevate da decenni negli allevamenti intensivi da latte. Ma il gap produttivo  tra la Rendena e le razze lattifere specializzate tende ad invertirsi in  condizioni di allevamento più “sfavorevoli”: l’elevata capacità della Rendena  di sfruttare i pascoli, la rusticità e la frugalità la rendono particolarmente  adatta in allevamenti dove viene praticato l’alpeggio; da sottolineare,  inoltre, che la salvaguardia ambientale in molte aree di montagna non può  prescindere dall’allevamento di razze rustiche che direttamente (pascolo) e  indirettamente (sfalcio prati) contribuiscono  significativamente alla  tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico, anche a fini turistici. 
  La Rendena quindi, grazie alle sue caratteristiche è una razza che ben si  presta ai fini della tutela ambientale e per la valorizzazione di alcune  produzioni casearie tipiche; molto probabilmente senza le attività   praticate da questa razza e dai suoi allevatori  la Val Rendena,  l’altopiano di Asiago e molte altre aree marginali oggi si troverebbero in  gravi condizioni di degrado ambientale.
Giovenche di razza Rendena. Sfilata e…dintorni
  Da diversi  anni si svolge a Pinzolo in alta Val Rendena (TN) una originalissima  manifestazione, in occasione del rientro delle mandrie bovine dagli alpeggi.  L’evento si pone come obiettivo quello di valorizzare l’identità storica,  culturale, ambientale e zootecnica della popolazione della Val Rendena e della  sua omonima razza. Per una settimana, sul finire dell’estate, valligiani e  turisti vengono invitati a rivivere le radici contadine della popolazione che  per lunghi secoli, prima del boom del turismo invernale, vide nella zootecnia  uno dei pochissimi fattori di sussistenza possibili su un territorio tanto  difficile quanto ammirabile come quello delle montagne rendenesi.
Ancora  oggi, nella sola Val Rendena si contano circa 1500 capi bovini dell’omonima  razza, la maggior parte dei quali sono condotti, durante l’estate, ai numerosi  alpeggi diffusi sul territorio. L’annuale elezione della “Reginetta di Pinzolo”,  ossia la miglior giovenca scelta dai giudici esperti tra le oltre 150 candidate  che ogni anno partecipano al concorso, perpetua nel tempo l’identità contadina  della popolazione Rendenese che, pur velocemente cambiata negli usi e costumi,  con la sfilata delle giovenche mostra fiera ai suoi ospiti quanto di meglio la  nostra tradizione è riuscita a portare avanti fino ad oggi. 

Sfilata  delle giovenche lungo le vie di Pinzolo
Fonti
- “Razza Rendena” – Andrea Collini http://www.rivistadiagraria.org/
 - Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Rendena – ANARE http://www.anare.it/
 - “Giovenche di Razza Rendena” http://www.giovenchedirendena.it/
 - “La razza bovina Rendena: una risorsa per la montagna” – Italo Gilmozzi ANARE http://www.sozooalp.it/
 - “La razza Rendena in Italia” Bertoja Gianluca, Moranda Manuel http://www.ordiniveterinaripiemonte.it/
 
Marco Salvaterra, laureato in Scienze agrarie presso la Facoltà di Agraria di Bologna, insegna Estimo ed Economia agraria all’Istituto Tecnico Agrario di Firenze. Curriculum vitae >>>
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 Atlante delle razze  autoctone           Questo libro si propone di contribuire a diffondere ed  accrescere la consapevolezza del ruolo insostituibile svolto dall’allevamento  delle razze autoctone in Italia…  | 
					






