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di An­drea Ti­zia­nel, Ric­car­da Moser, Ila­ria Per­tot

Le pub­bli­ca­zio­ni di­vul­ga­ti­ve del Cen­tro Sa­fe­Crop
Il Cen­tro Sa­fe­Crop del­l’I­sti­tu­to Agra­rio di San Mi­che­le al­l’A­di­ge pro­muo­ve e di­vul­ga i ri­sul­ta­ti delle pro­prie at­ti­vi­tà di ri­cer­ca e spe­ri­men­ta­zio­ne, per mezzo di pub­bli­ca­zio­ni gra­tui­te de­di­ca­te al­l’im­pren­di­to­re agri­co­lo e al per­so­na­le tec­ni­co. I li­bret­ti pre­sen­ta­no gli ul­ti­mi ag­gior­na­men­ti sulla bio­lo­g­ia ed epi­de­mio­lo­gia di vari pa­to­ge­ni che in­te­res­sa­no la vite e la fra­go­la, le stra­te­gie a basso im­pat­to im­pie­ga­bi­li in agri­col­tu­ra bio­lo­g­i­ca e i ri­sul­ta­ti di al­cu­ne spe­ri­men­ta­zio­ni ef­fet­tua­te in Tren­ti­no e in altre re­gio­ni ita­lia­ne. At­tual­men­te sono di­spo­ni­bi­li le pub­bli­ca­zio­ni “Il mal del­l’e­sca della vite”, “L’oi­dio della vite”, “La pe­ro­no­spo­ra della vite” (II edi­zio­ne), “I mar­ciu­mi ra­di­ca­li della vite” (II edi­zio­ne) e “L’oi­dio della fra­go­la”. In ot­to­bre, in­fi­ne, usci­ran­no le pub­bli­ca­zio­ni “Le ti­gno­le della vite” e “La muffa gri­gia della vite”.

In­tro­du­zio­ne alla ma­lat­tia
L’oi­dio della fra­go­la, anche noto come “mal bian­co”, è una ma­lat­tia fun­gi­na che, a par­ti­re da poche sor­gen­ti d’i­no­cu­lo, si pro­pa­ga ra­pi­da­men­te nella col­tu­ra gra­zie alla mol­ti­tu­di­ne di spore pro­dot­te dal pa­to­ge­no. I danni pos­so­no es­se­re no­te­vo­li, in quan­to la co­lo­ra­zio­ne del frut­to col­pi­to può ri­sul­ta­re al­te­ra­ta e la sua con­ser­va­bi­li­tà ri­dot­ta con in­gen­ti per­di­te eco­no­mi­che. Que­sta ma­lat­tia è ti­pi­ca dei paesi me­di­ter­ra­nei e dei climi tem­pe­ra­ti asciut­ti, dove il fungo è fa­vo­ri­to nella sua ger­mi­na­zio­ne dal­l’as­sen­za di acqua. La col­ti­va­zio­ne della fra­go­la sotto tun­nel per­met­te di pro­teg­ge­re in modo ef­fi­ca­ce i frut­ti dalla muffa gri­gia e da nu­me­ro­se altre ma­lat­tie ma fa­vo­ri­sce nel con­tem­po l’in­sor­gen­za del­l’oi­dio, poi­chè si va ad eli­mi­na­re l’ef­fet­to ini­ben­te della piog­gia. La lotta al­l’oi­dio è quin­di di­ven­ta­ta l’a­spet­to più im­por­tan­te da stu­dia­re nella di­fe­sa fi­to­sa­ni­ta­ria della fra­go­la sotto tun­nel, com­por­tan­do un gros­so im­pe­gno per l’a­gri­col­to­re.
L’oi­dio della fra­go­la (Fra­ga­ria × ana­nas­sa Du­chen­se) è cau­sa­to da Po­do­sphae­ra apha­nis (pre­ce­den­te­men­te noto come Sphae­ro­the­ca ma­cu­la­ris f. sp. fra­ga­riae), un fungo ec­to­pa­ras­si­ta ob­bli­ga­to e spe­cia­liz­za­to, che quin­di ne­ces­si­ta della pian­ta di fra­go­la per so­prav­vi­ve­re.
L’oi­dio della fra­go­la, al pari di altri oidi, deve sver­na­re come mi­ce­lio nei tes­su­ti verdi della pian­ta (ri­man­do quie­scen­te in par­ti­co­la­re nelle gemme o nelle fo­glie che per­man­go­no vive in in­ver­no), op­pu­re me­dian­te i clei­sto­te­ci. I clei­sto­te­ci sono i corpi frut­ti­fe­ri de­ri­van­ti dalla ri­pro­du­zio­ne ses­sua­ta, hanno forma tonda di co­lo­re bian­ca­stro al­l’i­ni­zio e poi bruno scuro, quasi nero a ma­tu­ra­zio­ne com­ple­ta­ta (Fig. 1).

Asco in uscita da un cleistotecio in primavera
Fig. 1: Asco in usci­ta da un clei­sto­te­cio in pri­ma­ve­ra

Le asco­spo­re con­te­nu­te nei clei­sto­te­ci ger­mi­na­no, al pari dei co­ni­di (spore ases­sua­te che si pro­du­co­no du­ran­te l’e­sta­te), pro­du­cen­do un tu­bet­to di mi­ce­lio. Esso si al­lun­ga fin a for­ma­re uno sti­let­to di pe­ne­tra­zio­ne che, una volta su­pe­ra­ta la pa­re­te delle cel­lu­le della fo­glia, forma una strut­tu­ra (au­sto­rio) di forma al­lar­ga­ta e spe­cia­liz­za­ta ad as­sor­bi­re acqua, sali mi­ne­ra­li e so­stan­ze nu­tri­ti­ve dalla cel­lu­la, senza però cau­sar­ne di­ret­ta­men­te la morte. Il fungo pro­du­ce sulla su­per­fi­cie un mi­ce­lio denso (muffa bian­ca pol­ve­ru­len­ta) che a sua volta pro­du­ce nuovi au­sto­ri.

Sin­to­ma­to­lo­gia
Il pa­to­ge­no può col­pi­re fo­glie, pic­cio­li, sto­lo­ni, fiori e frut­ti. Sulle fo­glie le in­fe­zio­ni pre­co­ci sono ca­rat­te­riz­za­te da pic­co­le aree bian­che, dal­l’a­spet­to pol­ve­ro­so, che si ac­cre­sco­no in ge­ne­re sulla pa­gi­na in­fe­rio­re. In se­gui­to, se la pian­ta non è trat­ta­ta con fun­gi­ci­di, le mac­chie si al­lar­ga­no e com­pa­io­no anche sulla pa­gi­na su­pe­rio­re, fino a ri­co­pri­re l’in­te­ra la­mi­na fo­glia­re di una pol­ve­re bian­ca­stra (Fig. 2).

Macchie iniziali di oidio sulla pagina superiore della foglia
Fig. 2: Mac­chie ini­zia­li di oidio sulla pa­gi­na su­pe­rio­re della fo­glia

Col pro­gre­di­re del­l’in­fe­zio­ne, i bordi delle fo­glie in­fet­te si cur­va­no verso l’al­to, espo­nen­do la pa­gi­na in­fe­rio­re che spes­so è co­spar­sa di aree ros­sa­stre e ri­co­per­ta da un fungo bian­co gri­gia­stro. Le fo­glie in­fet­te poi ten­do­no a di­ven­ta­re color por­po­ra o rosse. Il mi­ce­lio bian­co si svi­lup­pa inol­tre sui pic­cio­li delle fo­glie e so­prat­tut­to sugli sto­lo­ni, che sono più sen­si­bi­li alla ma­lat­tia.
Il fungo può anche at­tac­ca­re fiori e frut­ti, su cui si può avere la com­par­sa della ti­pi­ca ef­flo­re­scen­za bian­ca­stra (Fig. 3).

Oidio: sintomi sui frutti
Fig. 3: Oidio: sin­to­mi su frut­to

Il fungo può de­ter­mi­na­re l’a­bor­to o la mal­for­ma­zio­ne dei fiori, men­tre sui frut­ti pro­du­ce un mi­ce­lio rado e dif­fu­so. I semi ten­do­no a spor­ge­re in modo ano­ma­lo ed il frut­to col­pi­to ri­sul­ta più molle, di co­lo­re meno in­ten­so, si con­ser­va meno del frut­to sano e tende a mar­ci­re.
Forti at­tac­chi al­l’ap­pa­ra­to fo­glia­re pos­so­no por­ta­re a ne­cro­si e de­fo­lia­zio­ne. Le per­di­te di pro­du­zio­ne sono per­ciò do­vu­te alle in­fe­zio­ni ai fiori ed ai frut­ti.

Mi­su­re pre­ven­ti­ve
È ne­ces­sa­rio pre­ve­ni­re lo svi­lup­po del­l’oi­dio an­zi­ché at­ten­de­re le prime in­fe­zio­ni. Dal mo­men­to in cui si ef­fet­tua la co­per­tu­ra con il tun­nel è ne­ces­sa­rio pre­sta­re mag­gio­re at­ten­zio­ne alla ma­lat­tia. I pe­rio­di a mag­gior ri­schio sono quel­li esti­vi, quan­do l’u­mi­di­tà re­la­ti­va è ele­va­ta. Le pian­te vanno pro­tet­te con i fun­gi­ci­di, pre­stan­do mag­gior at­ten­zio­ne quan­do sono nelle prime fasi di svi­lup­po. La fase pre­ce­den­te la fio­ri­tu­ra, quan­do si ha una forte pro­du­zio­ne di nuove fo­glie, è la più de­li­ca­ta per la di­fe­sa an­ti­oi­di­ca. Uno squi­li­bro di azoto ri­spet­to a fo­sfo­ro e po­tas­sio può in­dur­re una mag­gior sen­si­bi­li­tà nelle pian­te al­l’oi­dio, in quan­to fa­vo­ri­sce il lus­su­reg­gia­men­to fo­glia­re e ri­tar­da la ma­tu­ra­zio­ne dei tes­su­ti. È bene evi­ta­re in­fe­zio­ni agli sto­lo­ni od eli­mi­nar­li, per­ché sono più sen­si­bi­li alla ma­lat­tia e fun­go­no da “ser­ba­to­io” d’i­no­cu­lo. È con­si­glia­bi­le inol­tre ri­muo­ve­re le pian­te a fine ciclo o trat­tar­le anche dopo la rac­col­ta per evi­ta­re la pre­sen­za d’i­no­cu­lo che possa con­ti­nua­re a dif­fon­der­si. Poi­ché i clei­sto­te­ci sem­bra­no es­se­re una delle sor­gen­ti più im­por­tan­ti per l’i­no­cu­lo pri­ma­ve­ri­le, è ne­ces­sa­rio ve­ri­fi­ca­re la loro pre­sen­za sulle pian­ti­ne prima dello sver­na­men­to, man­te­nen­do alta, in loro pre­sen­za, l’at­ten­zio­ne nelle prime fasi col­tu­ra­li.

Si­ste­mi di sup­por­to alle de­ci­sio­ni e mo­del­li di pre­vi­sio­ne della ma­lat­tia Per ot­ti­miz­za­re l’im­pie­go dei fun­gi­ci­di, è im­por­tan­te ap­pli­car­li nel mo­men­to in cui pos­so­no espli­ca­re la mas­si­ma ef­fi­ca­cia nei con­fron­ti del pa­to­ge­no. Lo svi­lup­po e la vi­ru­len­za del­l’oi­dio di­pen­do­no, oltre che dalla pre­sen­za d’i­no­cu­lo, dalla sen­si­bi­li­tà va­rie­ta­le e dalle con­di­zio­ni am­bien­ta­li. Pre­ce­den­ti studi di­mo­stra­no che la tem­pe­ra­tu­ra e l’u­mi­di­tà sono i fat­to­ri chia­ve nel de­ter­mi­na­re lo svi­lup­po della ma­lat­tia. Sti­ma­re quan­do il pa­to­ge­no è at­ti­vo nella col­tu­ra per­met­te­rà di ri­dur­re l’im­pie­go dei fi­to­far­ma­ci.
La ri­cer­ca con­dot­ta al cen­tro Sa­fe­Crop ha per­mes­so di in­di­vi­dua­re un mo­del­lo di svi­lup­po di que­sta ma­lat­tia, in fun­zio­ne delle con­di­zio­ni am­bien­ta­li. Que­sto mo­del­lo è stato te­sta­to e va­li­da­to negli ul­ti­mi due anni for­nen­do ri­sul­ta­ti in­te­res­san­ti. Ul­te­rio­ri studi ed ana­li­si con­sen­ti­ran­no di mi­glio­ra­re tale mo­del­lo e farlo di­ve­ni­re uno stru­men­to utile per la pia­ni­fi­ca­zio­ne dei trat­ta­men­ti sulla fra­go­la per l’a­gri­col­to­re. Pa­ral­le­la­men­te si sta svi­lup­pan­do la ver­sio­ne com­pu­te­riz­za­ta del mo­del­lo. L’u­ten­te, in­se­ren­do al­cu­ni dati es­sen­zia­li (lo sta­dio fe­no­lo­gi­co, la dif­fu­sio­ne della ma­lat­tia in campo, ecc.) ri­chie­sti dal pro­gram­ma, ot­tie­ne un in­di­ce di ri­schio di dif­fu­sio­ne della ma­lat­tia. Il pro­gram­ma con­sen­te così di ot­ti­miz­za­re l’uso dei pro­dot­ti fi­to­sa­ni­ta­ri nella lotta al­l’oi­dio, in­di­can­do i pro­dot­ti e il mo­men­to d’ap­pli­ca­zio­ne.

Agri­col­tu­ra so­ste­ni­bi­le
Con­si­de­ran­do le pro­spet­ti­ve di svi­lup­po di nuove stra­te­gie di di­fe­sa, è im­por­tan­te ca­pi­re se sono so­ste­ni­bi­li. L’at­ten­zio­ne del ri­cer­ca­to­re è spes­so ri­vol­ta alla va­lu­ta­zio­ne della loro ef­fi­ca­cia nella pro­te­zio­ne con­tro le ma­lat­tie e nello stu­dio del mec­ca­ni­smo d’a­zio­ne degli agen­ti coin­vol­ti. Un aspet­to cru­cia­le, che tut­ta­via viene spes­so tra­scu­ra­to nella fase di ri­cer­ca di nuove stra­te­gie, è la va­lu­ta­zio­ne della so­ste­ni­bi­li­tà della loro po­ten­zia­le in­tro­du­zio­ne in un si­ste­ma di pro­te­zio­ne in­te­gra­ta e i pos­si­bi­li vin­co­li so­cio-eco­no­mi­ci le­ga­ti alla fase di ap­pli­ca­zio­ne nel­l’am­bien­te agra­rio.

La so­ste­ni­bi­li­tà si com­po­ne di tre di­men­sio­ni (Fig. 4): eco­no­mi­ca, am­bien­ta­le e so­cia­le.
1. La di­men­sio­ne eco­no­mi­ca ri­guar­da l’i­do­nei­tà a sal­va­guar­da­re una ca­pa­ci­tà pro­dut­ti­va in grado di sod­di­sfa­re i bi­so­gni cor­ren­ti e fu­tu­ri, at­tra­ver­so l’uso ef­fi­cien­te delle ri­sor­se na­tu­ra­li.
2. La di­men­sio­ne am­bien­ta­le con­cer­ne l’a­bi­li­tà di man­te­ne­re le ri­sor­se na­tu­ra­li in quan­ti­tà suf­fi­cien­te, ri­du­cen­do i pos­si­bi­li danni e fa­vo­ren­do al con­tem­po gli ef­fet­ti be­ne­fi­ci pro­dot­ti dal­l’at­ti­vi­tà agri­co­la sul­l’am­bien­te cir­co­stan­te
3. La di­men­sio­ne so­cia­le si ri­fe­ri­sce al­l’at­ti­tu­di­ne a man­te­ne­re un’e­qui­tà so­cia­le, alla ca­pa­ci­tà di sup­por­ta­re ade­gua­ta­men­te i pro­dut­to­ri da parte delle co­mu­ni­tà so­cia­li delle isti­tu­zio­ni e alla ca­pa­ci­tà di ri­dur­re il ri­schio per la sa­lu­te umana dei con­su­ma­to­ri, agri­col­to­ri e re­si­den­ti nelle aree agri­co­le.


Fig 4: Il con­cet­to di so­ste­ni­bi­li­tà

Per avere un’a­gri­col­tu­ra eco­com­pa­ti­bi­le è ne­ces­sa­rio in­di­vi­dua­re ed uti­liz­za­re tec­ni­che a minor im­pat­to am­bien­ta­le che siano in grado di ga­ran­ti­re il man­te­ni­men­to nel tempo della ca­pa­ci­tà pro­dut­ti­va di un agro-eco­si­ste­ma no­no­stan­te lo sfrut­ta­men­to al quale viene sot­to­po­sto e allo stes­so tempo siano com­pa­ti­bi­li con gli obiet­ti­vi di ef­fi­cien­za eco­no­mi­ca e ge­stio­na­le del­l’a­zien­da.

Per mi­su­ra­re la so­ste­ni­bi­li­tà eco­no­mi­ca di una stra­te­gia di di­fe­sa bi­so­gna sti­ma­re i ri­sul­ta­ti fi­na­li, va­lu­tan­do costi e be­ne­fi­ci ot­te­nu­ti con l’uso della stra­te­gia che si vuole ana­liz­za­re con quel­li che si sa­reb­be­ro po­tu­ti ot­te­ne­re con un altro me­to­do di di­fe­sa, ri­con­du­cen­do­li nella stes­sa strut­tu­ra di va­lu­ta­zio­ne. Tale stima è il primo passo ed anche il più im­por­tan­te per­ché i be­ne­fi­ci eco­no­mi­ci, eco­lo­gi­ci e so­cia­li de­ri­van­ti dalla stra­te­gia di di­fe­sa, pos­so­no es­se­re di­mo­stra­ti e pub­bli­ciz­za­ti e i dati ot­te­nu­ti pos­so­no giu­sti­fi­ca­re l’in­ve­sti­men­to eco­no­mi­co fatto dal­l’a­gri­col­to­re e por­ta­re a nuovi fi­nan­zia­men­ti che pos­sa­no così sup­por­ta­re nuovi pro­get­ti e ri­cer­che.

Sche­da della pub­bli­ca­zio­ne e in­di­ca­zio­ni per la ri­chie­sta
Il vo­lu­me “L’oi­dio della fra­go­la”, cu­ra­to dagli au­to­ri Ila­ria Per­tot, Ric­car­da Moser e Yigal Elad nasce da una ri­cer­ca con­dot­ta dal Cen­tro Sa­fe­Crop, in col­la­bo­ra­zio­ne con il Vol­ca­ni Cen­ter in Israe­le, orien­ta­ta a de­fi­ni­re le con­di­zio­ni ot­ti­ma­li di svi­lup­po della ma­lat­tia, il mi­glio­re mo­men­to d’in­ter­ven­to con­tro il pa­to­ge­no con i di­ver­si fun­gi­ci­di di­spo­ni­bi­li e le stra­te­gie di di­fe­sa più ef­fi­ca­ci e ad in­di­vi­dua­re nuove al­ter­na­ti­ve al con­trol­lo chi­mi­co.

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