di Fausto Del Pin e Giorgia Ietri
Cavallo Norico (foto Fausto Del Pin e Giorgia Ietri)
Il Norico è considerato come il rappresentante più tipico del gruppo occidentale dei cavalli addomesticati, dato che questo cavallo ha una quantità di sangue orientale minima e le sue caratteristiche cronologiche risultano più vicine a quelle della varietà di “diluvium” Equus robustus. Questo cavallo ha preso il nome dall’antica provincia romana Noricum che oggi si individua tra i nostri paesi alpini di oggi e il Danubio, l’attuale Austria, e più in basso il Tirolo. Si conoscono numerosi ceppi di cavallo Norico, come Norico della Carinzia, Pinzgau e Steiermark.
Solamente il Pinzgau e rimasto il più puro con la maggior parte delle forme massicce. Il Pinzgau e stato incrociato nelle valli remote del Pinzgau, Pangau e Lungau in Austria, distanti dalle principali vie di interconnessione tra il nord e sud. Durante il consolidamento della Razza il Pinzgauer fu scelto come un prototipo nel quale tutti gli altri tipi di Norico locali vennero convertiti grazie ad accoppiamenti costanti per molte generazioni con gli stalloni del Pinzgau . Ora il Norico e noto in Austria anche come il “Cavallo di Pinzgau”.
Suchanka, un autore della “Noriker monografie equine”, ha espresso l’opinione che il cavallo Norico prende le sue origini dal antico cavallo romano che esisteva già in Italia nel secondo secolo a.C. poi comparso anche nelle regioni alpine. Questo ipotesi non e verificata ed e improbabile. Le scoperte numerose di crani dei cavalli di diluvium selvatici nei paesi alpini, e in contrasto con le scoperte molto esigue di teschi del “cavallo romano” in Italia, inoltre secondo dati storici sull’esistenza di cavalli selvatici nelle valli svizzere, appare molto plausibile che nelle Alpi esistesse più probabilmente un centro di addomesticamento isolato del tipo occidentale, e dalle stesse Alpi lungo gli Appennini questo cavallo più pesante arrivo in Italia.
Il frequente ricorrere nelle fonti antiche di questo tema sottintende un’attività economica, quella dell’allevamento equino, particolarmente apprezzata dai contemporanei; attività che da semplice fonte economica primaria divenne, nel corso del tempo, fonte competitiva di ricchezza nell’ambito degli scambi e delle relazioni commerciali fra Europa e Italia.
Per citare un esempio, in seguito alla conclusione delle guerre istriche, il regulus dei Galli transalpini Cincibilo, assieme a Carni, Giapidi ed Istri, inviò, nel 171 a.C., un’ambasceria a Roma per lamentare che il console Caio Cassio Longino aveva intrapreso, di sua iniziativa, una spedizione per raggiungere la Macedonia via terra, e che, dopo aver ottenuto la loro collaborazione (probabilmente in base ai patti esistenti), li aveva trattati come nemici (pro hostibus), saccheggiando i loro territori.
Anche in questa occasione, il senato deprecò il comportamento del console, che fu richiamato a Roma, e inviò ambasciatori al di là delle Alpi con doni per i reguli, in modo da ristabilire le buone relazioni. In occasione della medesima ambasceria a Roma, i notabili gallici chiesero il permesso ai Romani di acquistare dai Veneti fino ad un massimo di dieci cavalli di razza a testa e di esportarli nel Norico.
La nostra regione, terra di Celti e Carni, fu da sempre zona di scambio e transito. Dall’VIII sec. a.C., ai Veneti si aggiunsero popoli Celtici, i Carni, e ben presto si integrarono fra di loro, costituendo nuovi insediamenti nell’attuale Friuli e in tutta la pianura Padana orientale.
Già dal 600 a.C. si possono riscontrare presunte tracce di cavalli robusti legate ai Celti, che, come ben noto, sono stati i padri della ferratura.
In Italia il Norico venne ulteriormente incrociato col cavallo Orientale proveniente dall’Italia meridionale. Con i Fenici, e più tardi con cultura greca, le statue equestri già nel 5° secolo a.C. mostrano i cavalli di tipo Orientale divenuti contemporanei. Dell’antico cavallo romano si può vedere ancora, per esempio, a Roma la statua di Marco Aurelio a cavallo o il cavallo dell’imperatore romano Commodo. Nelle raccolte del Vaticano si trovano dipinti che dimostrano equamente un incrocio dell’Orientale col cavallo occidentale, ma con ovvio predominio delle caratteristiche del tipo Orientale.
E lo stesso incrocio è stato rifatto in Italia dalla fine del Medioevo; esempi si trovano sia negli affreschi di Raffaello, sia nei dipinti di Ruben, Vandyke, Rembrandt ed altri. Esistono dei dati storici ai tempi di Carlo Magno (768 – 814) che documentano la procreazione di un cavallo pesante nelle Alpi e la conseguente esistenza di una razza individuale. Non è casuale che sin dal Medioevo fino all’inizio del periodo moderno, nella regione alpina e nell’Italia settentrionale siano stati eseguiti degli incroci con cavalli provenienti dal Sud Italia.
Mentre a Napoli il Norico venne incrociato con lo spagnolo puro, in Sicilia e in Sardegna con l’arabo puro si sono create una serie di altre realtà equine. Attorno al 1000, le esigenze delle gastaldie e degli amministratori della curia patriarcale favorivano certe colture agricole, in genere venivano richiesti canoni fissi in vino, merce di facile vendita e prestigiosa per la cantina patriarcale, in frumento, anch’esso molto commerciabile, in avena indispensabile alle stalle signorili. L’avena non doveva essere molto coltivata e probabilmente serviva solo alle scuderie patriarcali e/o signorili per cui la coltivazione veniva imposta ma non divenne oggetto di grande coltura; tuttavia con l’estendersi dei commerci nel XIII secolo il cavallo assunse un ruolo decisivo; a Gemona si contavano circa un migliaio di cavalli per il trasporto di merci; non sappiamo con certezza se in questo secolo i cavalli venissero usati nell’aratura al posto dei buoi, comunque il valore di un cavallo non sembra particolarmente elevato, esso veniva equiparato a 166 giornate lavorative. La conservazione della vecchia razza norica del tipo occidentale ed alpino e rimasta nelle mani dell’arcidiocesi di Salisburgo che mantenne e migliorò il cavallo Norico con gli stalloni italiano-spagnoli in Riess. In seguito vennero usati Clydesdales importati, Holsteiners Normanni e finalmente per ultimi gli stalloni belgi. I primi documenti scritti risalgono addirittura al 1574.
L’arcivescovo Jakob von Kuen consigliò già allora di selezionare la razza solamente in purezza e instaurò una prima stazione di monta pubblica.
Nel 1688 fu emanata un’ordinanza, considerata la base della selezione programmata per la purezza del cavallo Norico. Essa vietava l’uso di stalloni che non fossero stati visionati de un’apposita commissione e considerati puri.
Quando lo stato subentrò all’arcidiocesi di Salisburgo sul programma di procreazione nel 1803, si prefissò la meta di fissare e migliorare le caratteristiche del Norico come cavallo appropriato per l’uso in agricoltura nei paesi Alpini. Si è tentato nel tempo di eliminare le deficienze note e di rendere questo cavallo più accettabile e proporzionato anche per gli altri paesi. Il Norico aveva caratteristiche biologiche e semplicità di custodia estremamente apprezzabili, la robustezza e la resistenza nel lavoro sul terreno di montagna. Quando venne stabilito il registro genealogico, vennero determinati i primi limiti minimi e massimi di misurazione biometrica; l’altezza minima per cavalle venne ammessa a 160 cm, e la massima a 178 cm. La circonferenza del torace di 25 cm più dell’altezza, la circonferenza della tibia anteriore di 22 cm. Il peso dello stallone al 3 anno e mezzo non doveva essere al di sotto dei 700 kg, e il peso degli stalloni maturi sopra i 5 anni doveva fissarsi tra i 750 e gli 800 kg (K. Shultz).
Nel 1897 sono state fondate le prime associazioni di allevatori di questa razza.
La razza norica ha dato origine a delle linee di sangue tramite le quali ha fissato le caratteristiche biometriche; le più note sono: Max, Dietrich, Diamant, Agras, Falkenstein, Opal, Samson, Saalfelder, Weidermoser, Michael, Nero, Norbert, Lubin, Brandelhofer. Tutte queste linee escluso il Brandelhofer, avevano solo sangue Norico. Le linee italiane attualmente si sono estinte ed avevano nomi come Rapetto, Bello, Futa ed altri. Più tardi chiaramente, le richieste agli allevatori sono cambiate e nello sforzo di fare del Norico nazionale un cavallo più commerciabile, lo stato fu costretto a fare concessioni in merito alla purezza del sangue della razza, di conseguenza l’estetica del Norico inizio a modificarsi.
Molte insufficienze nel vecchio cavallo Norico, erano dovute in parte dalle condizioni aspre di procreazione e in parte a causa di lavoro duro per il quale veniva usato intensamente. Viaggiando in collina i cavalli dovevano trattenere i carichi con i propri arti sia in salita che in discesa. Inoltre venivano attaccati ai carri in giovane eta deformandoli causa gli sforzi. Nelle zone montane i pascoli per i puledri, sebbene abbastanza grandi, erano in quota nelle vette Alpine più alte con cibo scarso e con un periodo di vegetazione piuttosto corto. I cavalli come ora venivano portati dalle valli alle malghe in montagna. Da giugno a meta agosto circa, rimanevano in quota poi li riportavano a valle dove per tutto l’inverno i puledri venivano messi nelle stalle ed alimentati solamente con fieno. Mente in pianura venivano nutriti a fieno e pascolo per maggior parte dell’anno e solo fieno nei mesi freddi.
Il colore più comune del Norico del vecchio tipo era per la maggior parte baio, baio scuro o nero, i maculati come il tiger esibivano colorazioni con chiazze nere su mantello bianco una sorta di “dalmata” o un mantello albino ereditato dai predecessori italiani spagnoli.
Questo tipo di colore divento una caratteristica legata alla tradizione locale nascevano solo pochi individui.
La pezzatura perfetta come oggi non riusciva di sovente. Questi cavalli venivano di solito tenuti dalle personalità del paese, sindaci, vescovi, dottori ecc.
Un colore frequente era anche il sauro con il manto scuro come il colorito di una castagna e la criniera bionda.
I cavalli bai nascono con un colore castano con gli arti bianchi che anneriscono con il tempo divenendo quasi neri o marrone scuro.
Dato che i puledri Norici del vecchio tipo erano molto più difficili convertire in denaro dei puledri belgi, gli allevatori Alpini decisero di riformare il cavallo con una fattezza contemporanea ed ad una forma che maturando in fretta assomigli a tanto quanto possibile al cavallo belga. Questo fu realizzato in periodo di tempo relativamente corto migliorando le condizioni dei giovani soggetti, e incrociando individui di un cavallo con la corsa simile a quella del belga. Dalle linee prima menzionate vennero usate principalmente per la costituzione della forma nuova del Norico quattro: Vulkan, Diamant, Nero e Samson.
La forma nuova del Norico non differisce molto dal belga. E’ un cavallo alto tra i 160–170 cm, e 700-800 kg in peso, ovvero più largo, corto e più rotondo, con testa massiccia e pesante su di un collo corto, torace profondo, gambe più corte con ossa forti ma con forme abbastanza asciutte come nelle vecchia struttura. Così strutturato il Norico fece riprendere le vendite. Restava solo un quesito, se in queste forme nuove il Norico avrebbe mantenuto i suoi vantaggi biologici: modestia (poco esigente) e la capacita importantissima di camminare in montagna con terreno difficile, in con cibo
spesso scarso e la sua particolare capacita di gestione. Il risultato fu soddisfacente si ottenne un temperamento docile e relativamente più facile da gestire rispetto al belga sul quale spesso al tempo vennero fatti commenti sfavorevoli. Un’altra qualità del Norico era la longevità e grazie a questa le cavalle accoppiate per la prima volta a tre anni, continuano ad avere puledri a 20-25 anni di età.
Nel periodo barocco diventarono molto ricercati i cavalli colorati. Le scuderie vaticane si rifornivano di cavalli norici grigi testa di moro con sfumature blu e i tiger.
Anche i tobiani con particolare pezzature venivano sfoggiati come complemento alla moda di allora.
Tra l’800 e il 900, gli stalloni di Norico vennero attaccati a due o tre paia a carri pesanti e provvedevano ai collegamenti e i trasporti tra paesi Alpini e i porti sulla linea costiera dell’Adriatico, di conseguenza si diffuse come cavallo da lavoro sia nelle zone montane sia in pianura. Ancora oggi si hanno le cartine con i percorsi, per noi la più significativa e quella che unisce Salisburgo a Gemona del Friuli .
Nelle mie inchieste e risultato che venisse usato nei lavori più svariati, il più ricorrente nella bassa friulana lo ricorda legato ai trasporti pesanti della ghiaia o sabbia sia raccolta dai fiumi o dalle cave. Non da poco e la bonifica di tutta la bassa friulana con Mussolini, con riferimento particolare alla Snia viscosa.
Tra le terre friulane e quelle venete a meta dell’800 si iniziò una selezione altrettanto importante, che anche attraverso l’uso del Norico diede vita ad un’altra razza di cavallo da tiro: il TPR “tiro pesante rapido” più basso e tarchiato come cavallo un po’ più vivace e più adatto ai terreni argillosi e paludosi.
Il Norico venne allevato anche in Baviera meridionale e incrociato con gli stalloni normanni generando l’Oberlander. Oggi l’ Oberlander ha molto del sangue freddo del Norico ed e solamente un poco più piccolo ed agile .
Attualmente le linee rimaste sono cinque e la struttura e pressoché uguale in tutte anche se in zone a bassissima popolazione si tende ad identificare delle differenze. Le linee “una sorta di cognome” si tramandano da padre in figlio. La prima lettera del nome del padre diventa la prima lettera del nome del figlio. Es: toni vulcan genera taurus vulcan. Se nasce una puledra prende la prima lettera del nome dalla madre es: tessa nero accoppiata con mario vulcan genera tina vulcan.
Tutte le pezzature o i manti si possono trovare in qualsiasi linea ma i tiger sono predominanti nella elmar. Sempre i tiger più raramente sono presenti comunque anche nelle altre linee e nei libri geologici non e raro trovare uno stallone vulcan pezzato (tobiano) o maculato (tiger).
I cavalli norici vengono attualmente adoperati per la maggior parte per uso sportivo soprattutto negli attacchi, sia nell’ambito di gare sia in campo turistico, o nei boschi e comunque per una Sana Attività di Salvaguardia Culturale austriaca e italiana. Qui in Friuli i capi sono rimasti molto esigui ed e raro vedere questi cavalli d’altri tempi ed e facile incappare in cavalli poco selezionati che deprezzano il valore estetico della razza anche se si nota una contro tendenza.
Nella zona di torviscosa si sono trovate grazie alla conservazione del CID numerose foto di questi cavalli che presenti in gran numero prestavano servizio presso la SNIA viscosa. La Snia nel periodo di Mussolini ha utilizzato un gran numero di cavalli e ha iniziato l’importazione degli stalloni bretoni con i quali ha iniziato a fare degli incroci per adattare i cavalli a terreni particolarmente difficili. Dai racconti degli anziani e vanto parlare dei “ferraijulŝ” maniscalchi abilissimi a ferrare i cavalli a cado. Con l’avvento della meccanizzazione, i norici e i derivati vennero venduti agli zingheri o ai contadini del luogo. Un fatto curioso fu che i cavalli che abituati all’orario dell’industria di allora quando sono passati di proprietà, nelle zone limitrofe continuavano a seguire i vecchi orari cadenzati dalla sirena della Snia lì vicino “quasi dovessero timbrare il cartellino” e si rifiutavano di lavorare se non agli orari che avevano imparato. Le foto sono precedenti al 1941.
Foto gentilmente fornite dal dal museo di Torviscosa CID
Archivio storico parziale su www.primiditorviscosa.it
Il cavallo Norico oggi
Negli ultimi decenni con la meccanizzazione, si e ridotta drasticamente la consistenza del cavallo Norico. Questa razza equina deve le sue principali caratteristiche all’ambiente sobrio e a tratti difficile nel quale cresce. Le fattrici partoriscono spesso al pascolo, con temperature ancora rigide i cavalli sopportano temperature dai +30 ai –25 C. Animale frugale nell’alimentazione, resistente alle malattie ed ha una sicurezza nelle andature anche sui terreni più sconnessi. Sia aggiungono inoltre un buon carattere, un’alta fertilità assieme ad un’ottima produzione di latte che gli austriaci a loro dire vendono a caro prezzo sopra i 9 € al litro.
Qui di seguito si elencano i dati ricevuti dal registro italiano del cavallo Norico.
Parametri morfologici:
Cavallo brachimorfo da montagna con baricentro basso, diametri trasversi sviluppati, sicurezza nelle andature e buon senso d’equilibrio.
Armonia fra il treno anteriore ben sviluppato con collo giustamente inclinato, muscoloso e garrese evidente e una linea dorso-lombare elastica e sostenuta; groppa ampia, muscolosa e doppia.
Appiombi corretti e andature corrette regolari, ampie con sufficiente impulso.
Testa asciutta, espressiva, spesso camusa.
Parametri attitudinali:
– resistenza alle malattie
– fertilità
– longevità
– frugalità
– carattere docile
– nevrilità sufficiente
– attitudini polivalenti
– buona attitudine al tiro
– buona attitudine alla produzione di latte
Dati biometrici indicativi:
Stalloni, a 30 mesi:
– altezza al garrese: da 157 cm
– circonferenza stinco: 23 – 25 cm
– perimetro torace: 195 – 215 cm
Fattrici, a 3 anni:
– altezza al garrese: da 152 cm
– circonferenza stinco: 21 – 24 cm
– perimetro torace: 190 – 205 cm
Genealogia:
– Stalloni: minimo 3 generazioni di ascendenza accertate in Italia (in Austria vengono riportate le discendenze fino alla quarta generazione).
– Fattrici: minimo 2 generazioni di ascendenza accertate in Italia (in Austria vengono riportate le discendenze fino alla quarta generazione).
Cavallo Norico (foto Fausto Del Pin e Giorgia Ietri)
Fausto Del Pin e Giorgia Ietri, friulani, sono appassionati e allevatori del cavallo Norico.