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di Pa­squa­le D’An­cic­co

Da al­cu­ni anni R.A.C. (Razze Au­toc­to­ne Cam­pa­ne), Club di al­le­va­to­ri ama­to­ria­li, è im­pe­gna­to nel re­cu­pe­ro delle razze da fat­to­ria e da cor­ti­le au­toc­to­ne della Cam­pa­nia, ad un passo dal­l’e­stin­zio­ne e quel­le poco dif­fu­se; molte di que­ste razze sono state re­cu­pe­ra­te  e sono sulla via della ri-dif­fu­sio­ne, altre sono sulla via del re­cu­pe­ro men­tre per al­cu­ne ab­bia­mo solo se­gna­la­zio­ni di so­prav­vi­ven­za, ossia av­vi­sta­men­ti o se­gna­la­zio­ni, a volte anche da parte di terzi, che de­vo­no es­se­re an­co­ra ve­ri­fi­ca­te o ap­pro­fon­di­te.

La vacca Ali­fa­na

vacca alifana mucca razza autoctona campania
Vac­che Ali­fa­ne, pro­prie­ta­rio Lu­cia­no Di Meo

Sto­ria

Chia­ma­ta anche vacca del mar­che­se, con que­sto nome viene in­di­ca­ta dalle per­so­ne an­zia­ne del luogo una po­po­la­zio­ne di vac­che pre­sen­te nel­l’al­to ca­ser­ta­no, più pre­ci­sa­men­te dalle cam­pa­gne di Alife a Ca­iaz­zo; vacca a tri­pli­ce at­ti­tu­di­ne: da la­vo­ro, da carne (i ma­schi rag­giun­go­no i 6\7 quin­ta­li, le fem­mi­ne poco meno e da latte (rie­sco­no a pro­dur­re anche 12\13 litri di latte al gior­no); i vi­tel­li hanno la ca­rat­te­ri­sti­ca di esser già bian­chi dalla na­sci­ta.
Vi sono foto sto­ri­che che raf­fi­gu­ra­no tali vac­che dal­l’i­ni­zio del ‘900, ma la col­lo­ca­zio­ne sto­ri­ca del­l’o­ri­gi­ne sa­reb­be an­co­ra più re­mo­ta, di­fat­ti pare vi siano de­scri­zio­ni e di tali vac­che in al­cu­ni libri del 1600, cu­sto­di­ti nella bi­blio­te­ca della dio­ce­si di Ca­iaz­zo.
Per ciò che con­cer­ne le ori­gi­ni, pro­ba­bil­men­te l’A­li­fa­na de­ri­va da in­cro­ci tra Chia­ni­na e l’e­stin­ta Po­do­li­ca cam­pa­na.

vacca alifana foto
Foto del 1936, col­le­zio­ne fa­mi­glia Audi

Se­gna­la­zio­ne

Venni a sa­pe­re del­l’e­si­sten­za di tale vacca quan­do mi recai pres­so un agri­tu­ri­smo a Ca­stel Cam­pa­gna­no (CE) per vi­sio­na­re al­cu­ni ma­ia­li ca­ser­ta­ni, il pro­prie­ta­rio di tale agri­tu­ri­smo af­fer­ma­va esi­stes­se una razza lo­ca­le di vac­che a manto bian­co; presi la no­ti­zia con scet­ti­ci­smo, abi­tua­to a pe­sa­re bene le pa­ro­le delle per­so­ne nel campo dei re­cu­pe­ri e delle razze an­ti­che, visto che spes­so viene spac­cia­to ot­to­ne per oro, tut­ta­via pochi mesi dopo mi recai pres­so un altro agri­tu­ri­smo, a Ru­via­no (CE) pre­ci­sa­men­te “La mas­se­ria dei Tria­niel­li”, dove il pro­prie­ta­rio Lu­cia­no Di Meo ef­fet­ti­va­men­te al­le­va­va di­ver­si capi di que­ste vac­che bian­che, e dopo un po’ di ri­cer­che sto­ri­co\scien­ti­fi­che, e gra­zie anche alla fon­da­men­ta­le con­su­len­za del dot­tor Ales­sio Zanon, po­tem­mo af­fer­ma­re che l’A­li­fa­na non solo era esi­sti­ta, ma è tut­t’o­ra viva e ve­ge­ta sep­pu­re ri­dot­ta allo stato di re­li­quia.

vacca alifana vitellino
Vi­tel­li­no Ali­fa­no, pro­prie­ta­rio Lu­cia­no di Meo.

Il tac­chi­no Bian­co di Avel­li­no

tacchino bianco avellino campania
Tac­chi­na Bian­ca di Avel­li­no, foto di Pa­squa­le D’An­cic­co

Sto­ria

Tac­chi­no ti­pi­co del­l’Ir­pi­nia che un tempo po­po­la­va le aie e le cam­pa­gne del­l’Ap­pen­ni­no me­ri­dio­na­le, da Lu­ce­ra ad Avel­li­no e Sa­ler­no, dove in par­ti­co­la­re nel­l’a­gro-no­ce­ri­no e Ce­ri­gno­la pare si con­tas­se­ro bran­chi di di 700\800 capi che ve­ni­va­no al­le­va­ti esclu­si­va­men­te per il con­su­mo per­so­na­le o per esser ven­du­ti nei mer­ca­ti lo­ca­li.
Il piu­mag­gio si pre­sen­ta­va per lo più bian­co con rare mac­chie nere pre­sen­ti anche sulle re­mi­gan­ti.
Ot­ti­mo pa­sco­la­to­re, il tac­chi­no Bian­co di Avel­li­no si pre­sta­va be­nis­si­mo al­l’al­le­va­men­to al­l’a­per­to gra­zie alla sua spic­ca­ta ru­sti­ci­tà.
Razza leg­ge­ra, il peso dei ma­schi si ag­gi­ra­va sui 6\7 kg, men­tre le fem­mi­ne rag­giun­ge­va­no i 3\4 kg.

tacchina bianca avellino
Tac­chi­na Bian­ca di Avel­li­no, foto di Pa­squa­le D’An­cic­co

Se­gna­la­zio­ne

Du­ran­te un viag­gio di la­vo­ro nel ter­ri­to­rio Ir­pi­no e più pre­ci­sa­men­te nei pres­si di  Mon­tel­la (AV), tran­si­tai vi­ci­no ad al­cu­ne vec­chie mas­se­rie di cam­pa­gna, ove notai in lon­ta­nan­za dei tac­chi­ni dal piu­mag­gio bian­co, mi fer­mai e dopo es­ser­mi pre­sen­ta­to al pro­prie­ta­rio notai su­bi­to che aveva dei  tac­chi­ni che cor­ri­spon­de­va­no alla de­scri­zio­ne  sto­ri­ca del tac­chi­no di Avel­li­no; pur­trop­po solo una fem­mi­na cor­ri­spon­de­va in toto alla co­lo­ra­zio­ne ori­gi­na­le, tut­ta­via non mi persi d’a­ni­mo e ac­qui­stai la tac­chi­na, una volta  a casa la misi in un re­cin­to con un tac­chi­no ma­schio bian­co spe­ran­do che la prole ere­di­tas­se la co­lo­ra­zio­ne della madre, pur­trop­po la fem­mi­na de­po­se poche uova e tutte chia­re, con ogni pro­ba­bi­li­tà aveva un tu­mo­re al­l’ap­pa­ra­to ri­pro­dut­ti­vo, e morì pochi mesi dopo; tut­ta­via la pre­sen­za di que­sto esem­pla­re mi fa bene spe­ra­re, visto che i geni va­ga­no ma non spa­ri­sco­no, sulla so­prav­vi­ven­za di altri capi nel ter­ri­to­rio Ir­pi­no.

tacchino bianco avellino razza autoctona
Il­lu­stra­zio­ne di Ales­sio Zanon

La Sco­da­ta

Sto­ria

Men­zio­na­ta  dal Pa­scal (sto­ri­co del­l’a­vi­col­tu­ra), gli venne de­scrit­ta du­ran­te il pe­rio­do in cui sog­gior­nò a Ca­ser­ta da al­cu­ne per­so­ne an­zia­ne del luogo. Ca­rat­te­ri­sti­che di que­sto razza erano, oltre al­l’as­sen­za di coda, le ot­ti­me carni ed il fatto di esser un’ec­cel­len­te ova­io­la, la pre­sen­za di tarsi gial­li e la cre­sta si­mi­le al­l’I­ta­lia­na.
Il testo ori­gi­na­le “Di­ver­si vec­chi della con­tra­da ove sog­gior­nai per vario tempo (cir­con­da­rio di Ca­ser­ta) ri­cor­da­no una gal­li­na sco­da­ta a tarsi gial­li e cre­sta e bar­gi­gli quasi come l’i­ta­lia­na (Fig. 6). Essi af­fer­ma­no che la carne era molto su­pe­rio­re a quel­la della ita­lia­na, pur re­stan­do inal­te­ra­ta la pre­ro­ga­ti­va della fe­ta­zio­ne ab­bon­dan­te.”

gallina scodata razza
Il­lu­stra­zio­ne del Pa­scal

Se­gna­la­zio­ne

Qual­che anno fa un mio co­no­scen­te al­le­va­to­re di polli, fu ospi­te per qual­che gior­no nella re­si­den­za di cam­pa­gna di al­cu­ni suoi amici, an­ch’es­si ap­pas­sio­na­ti di polli, nel giro di per­lu­stra­zio­ne pres­so la te­nu­ta notò al­cu­ni polli che ave­va­no le ca­rat­te­ri­sti­che della Sco­da­ta, riu­scì a fo­to­gra­far­ne uno; tut­ta­via non riu­scì a cat­tu­rar­ne nes­su­no e altri ten­ta­ti­vi di cat­tu­ra fu­ro­no vani visti la sel­va­ti­ci­tà dei polli e la va­sti­tà della pro­prie­tà di que­sti suoi amici, tut­ta­via ci siamo ri­pro­mes­si di tor­na­re in que­sta re­si­den­za per nuovi ten­ta­ti­vi di ri­cer­che e ma­ga­ri cat­tu­ra.

gallina scodata foto razza autoctona campania
Gallo sco­da­to, foto di Tho­mas Del Greco.

La capra di Ca­ser­ta

Sto­ria

Si sa del­l’e­si­sten­za di que­sta capra gra­zie ad un in­da­gi­ne del­l’As­so­na­pa (As­so­cia­zio­ne Na­zio­na­le della Pa­sto­ri­zia) che tut­ta­via ne im­mor­ta­lò solo al­cu­ni esem­pla­ri senza svol­ge­re un vero e pro­prio stu­dio sulla po­po­la­zio­ne e la razza.

capra caserta
Capra di Ca­ser­ta (foto As­so­na­pa).

Se­gna­la­zio­ne

Per le mie ri­cer­che mi reco spes­so nel parco del Ma­te­se, area na­tu­ra­le pro­tet­ta che si di­vi­de tra il Mo­li­se  e la Cam­pa­nia, ove vi è la pos­si­bi­li­tà di fare im­por­tan­ti sco­per­te e ri­tro­va­men­ti, in quan­to è una delle poche zone quasi im­ma­co­la­te dal pro­gres­so in Cam­pa­nia; du­ran­te una di que­ste spe­di­zio­ni notai dalle parti di Guar­dia­re­gia (CB) un grup­po di capre che cor­ri­spon­de­va­no al fe­no­ti­po delle ca­ser­ta­ne, tut­ta­via avevo il cel­lu­la­re sca­ri­co e avevo un certa fret­ta di rien­tra­re, per cui non mi po­tet­ti fer­ma­re per ap­pro­fon­di­re la cosa. Il se­con­do av­vi­sta­men­to av­ven­ne men­tre mi stavo re­can­do in Abruz­zo, per far vi­si­ta ad un col­le­ga al­le­va­to­re di fa­gia­ni, al­lor­ché notai nei pres­si di Prata (CE) un greg­ge di capre, e fra le tante vi erano al­cu­ni capi che cor­ri­spon­de­va­no alla Capra di Ca­ser­ta, mi fer­mai, scat­tai al­cu­ne foto e feci qual­che do­man­da al­l’al­le­va­to­re. Un terzo “av­vi­sta­men­to”, inol­tre, se cosi pos­sia­mo chia­mar­lo, av­ven­ne men­tre vi­sio­nai un do­cu­men­ta­rio sui pa­sto­ri del Ma­te­se ed uno di que­sti pa­sto­ri al­le­va­va  qual­che capo della Capra in que­stio­ne; in con­clu­sio­ne pos­sia­mo af­fer­ma­re che la Capra di Ca­ser­ta dun­que co­sti­tui­sce una vera e pro­pria po­po­la­zio­ne, sep­pur se ne con­ti­no ad ora po­chis­si­mi esem­pla­ri, ed oc­cu­pa l’a­rea­le ap­pen­ni­ni­co del con­fi­ne tra Cam­pa­nia e Mo­li­se.

capra di caserta foto
Capra di Ca­ser­ta, foto di Pa­squa­le D’An­cic­co

L’A­si­no di Ca­stel Mor­ro­ne

Sto­ria

L’a­si­no di Ca­stel Mor­ro­ne trae il suo nome dal­l’o­mo­ni­mo paese con­fi­nan­te con la città di Ca­ser­ta. Razza asi­ni­na a ri­schio di estin­zio­ne, ha le sue ori­gi­ni nella pro­vin­cia del­l’ex Terra di la­vo­ro (basso Lazio, ver­san­te San­ni­ta della Cam­pa­nia e zona di Ve­na­fro nel Mo­li­se). La ta­glia era media con al­tez­za al gar­re­se al­l’in­cir­ca 130 cm ed aveva un manto color mo­rel­lo/bigio  con fo­ca­tu­re bian­che in­tor­no agli occhi, bian­co pure il muso con apice nero, testa gran­de, orec­chie molto svi­lup­pa­te e por­ta­te ar­cua­te, zoc­co­li molto alti; gra­zie alla grop­pa larga e mu­sco­lo­sa ve­ni­va uti­liz­za­to in cam­pa­gna, per ca­val­ca­tu­ra, soma e tra­spor­to di ca­ri­chi medi, di­fat­ti la sua par­ti­co­la­re con­for­ma­zio­ne fi­si­ca lo ren­de­va adat­to a ter­re­ni col­li­na­ri e pie­tro­si; le cause della sua ra­re­fa­zio­ne sono da at­tri­bui­re alla pro­gres­si­va mec­ca­niz­za­zio­ne del­l’at­ti­vi­tà agri­co­la, al­l’ab­ban­do­no delle cam­pa­gne in con­se­guen­za dello svi­lup­po in­du­stria­le del mez­zo­gior­no; inol­tre nu­me­ro­si capi pe­ri­va­no a causa di re­si­dua­ti bel­li­ci (mine  e bombe ine­splo­se) che si rin­ve­ni­va­no nelle cam­pa­gne, in più tal­vol­ta per ren­de­re di nuovo pro­dut­ti­vi i ter­re­ni e bo­ni­fi­car­li da que­sti re­si­dua­ti, gli asini ve­ni­va­no spes­so im­mo­la­ti per fare esplo­de­re tali or­di­gni.

asino castelmorrone
Asino di Ca­stel Mor­ro­ne (foto Col­le­zio­ne pri­va­ta Fa­mi­glia Audi).

Se­gna­la­zio­ne

Re­cen­te­men­te l’as­so­cia­zio­ne sto­ri­co cul­tu­ra­le Capo di Lupo parte in­te­gran­te del­l’o­mo­ni­ma azien­da agri­co­la sita in Val­le­ma­io (FR), è ve­nu­ta a co­no­scen­za di tale asino gra­zie ad una cir­co­la­re del 1993 del Mi­ni­ste­ro del­l’a­gri­col­tu­ra e e delle fo­re­ste in cui ve­ni­va men­zio­na­ta pro­prio que­sta razza di asini. Le ri­cer­che hanno pre­vi­sto la con­sul­ta­zio­ne di  vari Enti che tut­ta­via hanno sa­pu­to dare poche e con­fu­se in­di­ca­zio­ni, tran­ne il cen­tro ip­pi­co a Santa Maria Capua Ve­te­re (CE) che si è sco­per­to es­se­re stato sta­zio­ne di monta del­l’a­si­no di Ca­stel Mor­ro­ne fino alla metà degli anni ’80; svol­gen­do in­da­gi­ni sul ter­ri­to­rio, in par­ti­co­la­re nel co­mu­ne ca­ser­ta­no che porta il nome del­l’a­si­no (ossia Ca­stel Mor­ro­ne) le ri­cer­che hanno fa­vo­ri­to il ri­tro­va­men­to di una fem­mi­na di circa 15 anni che pre­sen­ta­va i ca­rat­te­ri fe­no­ti­pi­ci esat­ti; tut­ta­via non fu pos­si­bi­le ac­qui­sta­re tale capo in quan­to gli an­zia­ni pro­prie­ta­ri erano molto af­fe­zio­na­ti al­l’a­ni­ma­le e lo uti­liz­za­va­no tut­to­ra per la­vo­ri in cam­pa­gna. Né l’as­so­cia­zio­ne né io ab­bia­mo avuto il tempo di pro­se­gui­re que­sta ri­cer­ca, per­tan­to non sap­pia­mo se  l’a­si­na in que­stio­ne abbia avuto prole e\o siano sono pre­sen­ti altri asini sul ter­ri­to­rio tut­ta­via que­sto ri­tro­va­men­to ci rende più ot­ti­mi­sti sulla vi­cen­da e ci siamo ri­pro­mes­si (tempo per­met­ten­do) di svol­ge­re altre ri­cer­che il prima pos­si­bi­le.

asino castelmorrone femmina asina
Asino di Ca­stel Mor­ro­ne fem­mi­na (foto An­to­ni­no De San­tis).

Con­clu­sio­ni

Di que­ste razze che ho de­scrit­to fi­no­ra ab­bia­mo dun­que no­ti­zie, se­gna­la­zio­ni, av­vi­sta­men­ti, ri­tro­va­men­ti fatui; que­sti ani­ma­li si sono pre­ser­va­ti gra­zie al­l’i­so­la­men­to di ta­lu­ni paesi di mon­ta­gna, alla pre­sen­za di al­le­va­men­ti di nic­chia, ad an­zia­ni che cu­sto­di­sco­no ani­ma­li ge­lo­sa­men­te, tut­ta­via que­sti ani­ma­li sono ad un passo (se non oltre) dal­l’e­stin­zio­ne e se nes­su­no si muo­ve­rà (Isti­tu­zio­ni ed Enti com­pre­si) pre­sto di que­sti ani­ma­li l’u­ni­co ri­cor­do che avre­mo sarà una  sbia­di­ta fo­to­gra­fia.

Pa­squa­le D’An­cic­co, pre­si­den­te Razze Au­toc­to­ne Cam­pa­ne e con­si­glie­re AIFAO.

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