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di Ni­co­lò Pas­se­ri

Frutti di Corniolo
Frut­ti di Cor­nio­lo (Cor­nio­le) (foto www.​agraria.​org)

In­tro­du­zio­ne ed in­qua­dra­men­to sto­ri­co
Il cor­nio­lo, co­no­sciu­to scien­ti­fi­ca­men­te come Cor­nus mas L., è una pian­ta che af­fon­da le sue ra­di­ci nella sto­ria e nella cul­tu­ra di mol­te­pli­ci ci­vil­tà, te­sti­mo­nian­do un le­ga­me pro­fon­do tra l’uo­mo e il regno ve­ge­ta­le.
Il cor­nio­lo è ori­gi­na­rio delle zone com­pre­se fra l’A­sia mi­no­re, l’I­ran e il Cau­ca­so. At­tual­men­te pre­sen­te allo stato spon­ta­neo su gran parte del­l’Eu­ro­pa cen­tra­le e Me­ri­dio­na­le.
Que­sto pic­co­lo al­be­ro de­ci­duo, ca­rat­te­riz­za­to da una im­pol­li­na­zio­ne au­to­fer­ti­le e da frut­ti che ma­tu­ra­no dal­l’e­sta­te al­l’au­tun­no, ha ac­com­pa­gna­to l’e­vo­lu­zio­ne umana non solo come ele­men­to pae­sag­gi­sti­co ma anche come fonte di nu­tri­men­to, stru­men­to di la­vo­ro e sim­bo­lo mi­to­lo­gi­co. La sua pre­sen­za è ben do­cu­men­ta­ta fin dal­l’an­ti­chi­tà: gli an­ti­chi greci e ro­ma­ni lo co­no­sce­va­no e lo ap­prez­za­va­no, tanto che ri­fe­ri­men­ti alla pian­ta ab­bon­da­no nella let­te­ra­tu­ra.
Il cor­nio­lo ri­ve­sti­va un ruolo sa­cra­le e sim­bo­li­co nel­l’an­ti­chi­tà, es­sen­do stret­ta­men­te as­so­cia­to a di­vi­ni­tà e leg­gen­de che ne sot­to­li­nea­no l’im­por­tan­za cul­tu­ra­le e spi­ri­tua­le. Se­con­do le cre­den­ze, que­sto al­be­ro era sacro ad Apol­lo, par­ti­co­lar­men­te sul monte Ida, che so­vra­sta la pia­nu­ra di Troia, dove un bosco di cor­nio­li era de­di­ca­to ad Apol­lo Kar­neios. La di­stru­zio­ne di parte di que­sto bosco sacro da parte dei Greci, in­ten­ti a co­strui­re il fa­mo­so ca­val­lo di Troia, avreb­be su­sci­ta­to l’ira di­vi­na. Per pla­ca­re Apol­lo ed espia­re il sa­cri­le­gio com­mes­so, gli El­le­ni isti­tui­ro­no la Kar­neia, una fe­sti­vi­tà ce­le­bra­ta per nove gior­ni nel mese di Kar­neios, cor­ri­spon­den­te al pe­rio­do tra ago­sto e set­tem­bre del ca­len­da­rio do­ri­co.
Anche la let­te­ra­tu­ra clas­si­ca fa eco a que­sta sa­cra­li­tà: Vir­gi­lio, ispi­ran­do­si a Eu­ri­pi­de, narra nel­l’E­nei­de di come, du­ran­te la guer­ra di Troia, Pria­mo inviò suo fi­glio Po­li­do­ro al re della Tra­cia, Po­li­me­sto­re, con un in­gen­te te­so­ro per pro­teg­ger­lo. Tut­ta­via, dopo la ca­du­ta di Troia, Po­li­me­sto­re uc­ci­se Po­li­do­ro per im­pa­dro­nir­si del­l’o­ro. Sulla tomba del gio­va­ne spun­ta­ro­no cor­nio­li, che Enea, nel suo viag­gio verso l’I­ta­lia, tentò di strap­pa­re per un sa­cri­fi­cio, sot­to­li­nean­do ul­te­rior­men­te il le­ga­me tra il cor­nio­lo e mo­men­ti di pro­fon­da ri­le­van­za sto­ri­ca e mi­to­lo­gi­ca.
L’u­ti­liz­zo del legno di cor­nio­lo, estre­ma­men­te duro e re­si­sten­te, era dif­fu­so tra an­ti­chi per­sia­ni, greci e ro­ma­ni per la fab­bri­ca­zio­ne di aste per gia­vel­lot­ti, lance e frec­ce, te­sti­mo­nian­do la ver­sa­ti­li­tà e il va­lo­re at­tri­bui­to a que­sta ri­sor­sa na­tu­ra­le. Una leg­gen­da ri­por­ta­ta da Plu­tar­co narra che Ro­mo­lo, uti­liz­zan­do una lan­cia di cor­nio­lo, la sca­gliò dal­l’A­ven­ti­no verso il Pa­la­ti­no per se­gna­re il con­fi­ne del fu­tu­ro cen­tro della città di Roma, sim­bo­leg­gian­do così la fon­da­zio­ne e l’e­span­sio­ne della città eter­na. Que­sti rac­con­ti evi­den­zia­no non solo l’im­por­tan­za ma­te­ria­le del cor­nio­lo nel­l’an­ti­chi­tà ma anche il suo pro­fon­do si­gni­fi­ca­to sim­bo­li­co e re­li­gio­so, in­trec­cia­to con la sto­ria, la mi­to­lo­gia e le pra­ti­che ri­tua­li di ci­vil­tà mil­le­na­rie.
Ovi­dio, nelle sue Me­ta­mor­fo­si, lo men­zio­na de­scri­ven­do un’e­tà del­l’o­ro in cui la terra, ver­gi­ne e in­con­ta­mi­na­ta, pro­du­ce­va spon­ta­nea­men­te doni pre­zio­si, tra cui le cor­nio­le, frut­ti pen­den­ti sugli aspri ro­ve­ti mon­ta­ni, sim­bo­li di un’ab­bon­dan­za na­tu­ra­le e ine­splo­ra­ta.
Nel corso del Me­dioe­vo, il cor­nio­lo trovò spa­zio negli orti dei mo­na­ste­ri del­l’Eu­ro­pa con­ti­nen­ta­le, te­sti­mo­nian­do il ruolo che que­ste isti­tu­zio­ni eb­be­ro nella con­ser­va­zio­ne delle co­no­scen­ze bo­ta­ni­che e agri­co­le in un’e­po­ca di gran­di tra­sfor­ma­zio­ni. Fu in­tro­dot­to in In­ghil­ter­ra nel XVI se­co­lo, dove eru­di­ti come Ge­rard lo men­zio­na­no nei loro scrit­ti, evi­den­zian­do la sua pre­sen­za nei giar­di­ni degli ap­pas­sio­na­ti di pian­te rare e de­li­ca­te. Que­sta dif­fu­sio­ne te­sti­mo­nia l’in­te­res­se cre­scen­te per la bo­ta­ni­ca e per le spe­cie ve­ge­ta­li eso­ti­che che ca­rat­te­riz­zò l’Eu­ro­pa ri­na­sci­men­ta­le e ba­roc­ca, un in­te­res­se che si tra­dus­se in un ar­ric­chi­men­to delle col­le­zio­ni bo­ta­ni­che e in un am­plia­men­to delle co­no­scen­ze scien­ti­fi­che.
Dal XVIII se­co­lo, il cor­nio­lo di­ven­ne una pre­sen­za co­mu­ne nei giar­di­ni in­gle­si, col­ti­va­to non solo per il suo va­lo­re or­na­men­ta­le ma anche per i suoi frut­ti, tal­vol­ta chia­ma­ti “cor­nio­li-pru­gne”. La sua po­po­la­ri­tà si este­se anche ai mer­ca­ti eu­ro­pei, dove alla fine del XIX se­co­lo era pos­si­bi­le tro­va­re i suoi frut­ti, par­ti­co­lar­men­te ap­prez­za­ti in Fran­cia e Ger­ma­nia e noti per es­se­re molto gra­di­ti dai bam­bi­ni. Que­sta fase della sto­ria del cor­nio­lo ri­flet­te un’e­po­ca in cui l’in­te­res­se per le pian­te da frut­to si in­trec­cia­va con le pra­ti­che di giar­di­nag­gio or­na­men­ta­le, evi­den­zian­do un le­ga­me sem­pre più stret­to tra l’uo­mo e l’am­bien­te na­tu­ra­le.
La sto­ria del cor­nio­lo è quin­di un viag­gio at­tra­ver­so epo­che e cul­tu­re, un rac­con­to che in­trec­cia mi­to­lo­gia, agri­col­tu­ra, bo­ta­ni­ca e pae­sag­gio. Que­sto al­be­ro, con i suoi frut­ti rossi si­mi­li a ci­lie­gie e il suo legno duro e re­si­sten­te, sim­bo­leg­gia la con­ti­nui­tà di un’e­re­di­tà na­tu­ra­le e cul­tu­ra­le che l’u­ma­ni­tà ha sa­pu­to con­ser­va­re e va­lo­riz­za­re nel corso dei se­co­li. La sua re­si­lien­za e la sua ca­pa­ci­tà di adat­tar­si a di­ver­si con­te­sti cli­ma­ti­ci e cul­tu­ra­li ne fanno un te­sti­mo­ne pri­vi­le­gia­to della sto­ria del­l’a­gri­col­tu­ra e della re­la­zio­ne del­l’uo­mo con il mondo ve­ge­ta­le, un le­ga­me che con­ti­nua a evol­ver­si in ri­spo­sta alle sfide del pre­sen­te e del fu­tu­ro.

Pianta di corniolo

Bo­ta­ni­ca ed in­qua­dra­men­to si­ste­ma­ti­co
Il Cor­nio­lo, si col­lo­ca al­l’in­ter­no della fa­mi­glia delle Cor­na­ceae, un grup­po di pian­te che com­pren­de al­be­ri, ar­bu­sti e, in al­cu­ni casi, erbe pe­ren­ni, di­stin­ti per la loro im­por­tan­za sia nel con­te­sto or­na­men­ta­le che in quel­lo eco­lo­gi­co. La bo­ta­ni­ca del cor­nio­lo ri­ve­la una com­ples­si­tà e una di­ver­si­tà che ri­flet­to­no l’a­dat­ta­bi­li­tà e la re­si­lien­za di que­sta spe­cie at­tra­ver­so dif­fe­ren­ti ha­bi­tat e con­di­zio­ni cli­ma­ti­che. Ca­rat­te­riz­za­to da una cre­sci­ta che può rag­giun­ge­re un’al­tez­za mas­si­ma di circa 7-8 metri, il cor­nio­lo si pre­sen­ta come un gros­so ce­spu­glio o come un al­be­ro a forma ovale, con una ra­mi­fi­ca­zio­ne che ini­zia nor­mal­men­te in vi­ci­nan­za del suolo. Que­sta strut­tu­ra gli con­fe­ri­sce non solo un par­ti­co­la­re va­lo­re este­ti­co ma anche una fun­zio­na­li­tà eco­lo­gi­ca, of­fren­do ri­fu­gio e nu­tri­men­to a di­ver­se spe­cie ani­ma­li.
Spon­ta­nea­men­te pre­sen­te in gran parte del­l’Eu­ro­pa cen­tra­le e me­ri­dio­na­le in Ita­lia il cor­nio­lo è dif­fu­so so­prat­tut­to nei bo­schi di la­ti­fo­glie, in zone so­leg­gia­te fino a oltre 1000 m sul li­vel­lo del mare. Ra­ra­men­te col­ti­va­to in piat­ti spe­cia­liz­za­ti for­ni­sce di­scre­te quan­ti­tà di cor­nio­la e con­su­ma­te sia come pro­dot­to fre­sco sia come tra­sfor­ma­to i frut­ti molto ric­chi di vi­ta­mi­na C ven­go­no uti­liz­za­ti nel­l’in­du­stria ali­men­ta­re e far­ma­ceu­ti­ca, men­tre il legno do­ta­to di ec­ce­zio­na­le du­rez­za.
Dal punto di vista bo­ta­ni­co, il cor­nio­lo si di­stin­gue per al­cu­ne ca­rat­te­ri­sti­che pe­cu­lia­ri che ne fa­ci­li­ta­no l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne e lo stu­dio. Le fo­glie sono di­spo­ste a cop­pie lungo i rami in modo op­po­sto. Le ve­na­tu­re mag­gio­ri delle fo­glie, che se­guo­no una trac­cia verso il mar­gi­ne fo­glia­re per poi unir­si e pro­se­gui­re pa­ral­le­le al mar­gi­ne verso l’a­pi­ce, sono in­di­ca­ti­ve della sua ap­par­te­nen­za al ge­ne­re Cor­nus. Que­ste fo­glie, di co­lo­re verde sa­ti­na­to du­ran­te l’e­sta­te, si tra­sfor­ma­no in au­tun­no as­su­men­do to­na­li­tà che va­ria­no dal rosso al gra­na­ta, con­tri­buen­do alla spet­ta­co­la­ri­tà del pae­sag­gio au­tun­na­le.
I fiori del cor­nio­lo, che sboc­cia­no pre­co­ce­men­te nella sta­gio­ne su rami an­co­ra privi di fo­glie, sono pic­co­li ma nu­me­ro­si, riu­ni­ti in in­fio­re­scen­ze che con­fe­ri­sco­no al­l’al­be­ro un aspet­to av­vol­to da un velo gial­lo. Que­sta fio­ri­tu­ra pre­co­ce, oltre ad es­se­re un adat­ta­men­to per sfrut­ta­re la luce so­la­re prima della com­par­sa del fo­glia­me nelle fo­re­ste, ha anche un im­por­tan­te ruolo nella rete di im­pol­li­na­zio­ne, at­ti­ran­do in­set­ti im­pol­li­na­to­ri in un pe­rio­do del­l’an­no in cui le ri­sor­se ali­men­ta­ri sono scar­se. Il frut­to del cor­nio­lo, si­mi­le per aspet­to e gusto a una ci­lie­gia, ma con una nota aci­du­la ca­rat­te­ri­sti­ca, ma­tu­ra in esta­te e au­tun­no, of­fren­do una ri­sor­sa ali­men­ta­re pre­zio­sa per la fauna sel­va­ti­ca in un mo­men­to cru­cia­le per la pre­pa­ra­zio­ne al pe­rio­do in­ver­na­le.
L’in­qua­dra­men­to si­ste­ma­ti­co del cor­nio­lo evi­den­zia la sua po­si­zio­ne al­l’in­ter­no della bio­di­v­er­si­tà ve­ge­ta­le e sot­to­li­nea l’im­por­tan­za di que­sta spe­cie non solo dal punto di vista eco­lo­gi­co ma anche per le sue im­pli­ca­zio­ni nella con­ser­va­zio­ne delle spe­cie ar­bo­ree e ar­bu­sti­ve. La com­pren­sio­ne della sua bo­ta­ni­ca e della sua eco­lo­gia è fon­da­men­ta­le per pro­muo­ve­re pra­ti­che di ge­stio­ne so­ste­ni­bi­le e per va­lo­riz­za­re il ruolo delle pian­te na­ti­ve nel man­te­ni­men­to degli equi­li­bri degli eco­si­ste­mi. In que­sto con­te­sto, il cor­nio­lo emer­ge come un esem­pio em­ble­ma­ti­co di come la di­ver­si­tà bio­lo­g­i­ca possa es­se­re pre­ser­va­ta e va­lo­riz­za­ta at­tra­ver­so la co­no­scen­za e il ri­spet­to delle di­na­mi­che na­tu­ra­li.

Pianta di Corniolo
Pian­ta di Cor­nio­lo

Cenni di tec­ni­ca col­tu­ra­le
La col­ti­va­zio­ne del Cor­nio­lo si in­se­ri­sce in un con­te­sto agri­co­lo che ri­chie­de una com­pren­sio­ne ap­pro­fon­di­ta delle sue esi­gen­ze bo­ta­ni­che e am­bien­ta­li per ga­ran­ti­re una cre­sci­ta ot­ti­ma­le e una pro­du­zio­ne frut­ti­fe­ra ab­bon­dan­te. No­no­stan­te sia una pian­ta no­te­vol­men­te re­si­sten­te e ca­pa­ce di adat­tar­si a di­ver­si tipi di suolo, vi sono al­cu­ne pra­ti­che col­tu­ra­li che pos­so­no si­gni­fi­ca­ti­va­men­te in­fluen­za­re il suo svi­lup­po e la qua­li­tà dei suoi frut­ti. La tec­ni­ca col­tu­ra­le del cor­nio­lo si fonda su al­cu­ni pi­la­stri fon­da­men­ta­li che in­clu­do­no la scel­ta del sito di im­pian­to, la ge­stio­ne del suolo, l’ir­ri­ga­zio­ne, la po­ta­tu­ra e la di­fe­sa dalle ma­lat­tie e dai pa­ras­si­ti.
La scel­ta del sito è cru­cia­le: il cor­nio­lo pre­di­li­ge po­si­zio­ni so­leg­gia­te o par­zial­men­te om­breg­gia­te, che fa­vo­ri­sco­no una fio­ri­tu­ra ab­bon­dan­te e una ma­tu­ra­zio­ne ot­ti­ma­le dei frut­ti. Seb­be­ne tol­le­ri una va­rie­tà di tipi di suolo, mo­stra una pre­fe­ren­za per quel­li ben dre­na­ti e leg­ger­men­te cal­ca­rei, con­di­zio­ni che ne sti­mo­la­no la cre­sci­ta e mi­glio­ra­no la resa frut­ti­fe­ra. La pian­ta è in grado di tol­le­ra­re pe­rio­di di sic­ci­tà una volta ben ra­di­ca­ta, ma una mo­de­ra­ta ir­ri­ga­zio­ne du­ran­te i mesi più caldi può con­tri­bui­re a man­te­ne­re l’u­mi­di­tà del suolo ne­ces­sa­ria per lo svi­lup­po dei frut­ti, spe­cial­men­te in fasi cri­ti­che come la fio­ri­tu­ra e l’i­ni­zio della frut­ti­fi­ca­zio­ne.
La po­ta­tu­ra rap­pre­sen­ta un altro aspet­to fon­da­men­ta­le nella col­ti­va­zio­ne del cor­nio­lo, es­sen­zia­le non solo per man­te­ne­re la forma de­si­de­ra­ta della pian­ta ma anche per ga­ran­ti­re una buona ae­ra­zio­ne tra i rami e fa­vo­ri­re l’e­spo­si­zio­ne alla luce, ele­men­ti che in­fluen­za­no po­si­ti­va­men­te la pro­du­zio­ne di frut­ti. Una po­ta­tu­ra cor­ret­ta ed equi­li­bra­ta sti­mo­la la pian­ta a pro­dur­re nuovi rami frut­ti­fe­ri, au­men­tan­do così la resa an­nua­le. La po­ta­tu­ra va ef­fet­tua­ta con cau­te­la, eli­mi­nan­do i rami vec­chi o ma­la­ti e quel­li che cre­sco­no trop­po vi­ci­ni tra loro, per pre­ve­ni­re lo svi­lup­po di ma­lat­tie fun­gi­ne do­vu­te al­l’ec­ces­si­va umi­di­tà.
No­no­stan­te la sua ro­bu­stez­za, il cor­nio­lo può es­se­re sog­get­to ad at­tac­chi di pa­ras­si­ti e ma­lat­tie. Tra le af­fe­zio­ni più ri­le­van­ti, si an­no­ve­ra l’an­trac­no­si, cau­sa­ta da fun­ghi ap­par­te­nen­ti al ge­ne­re Col­le­to­tri­chum, che si ma­ni­fe­sta con le­sio­ni ne­cro­ti­che sulle fo­glie, por­tan­do a de­fo­glia­zio­ne an­ti­ci­pa­ta e com­pro­mis­sio­ne del pro­ces­so fo­to­sin­te­ti­co. Que­sta ma­lat­tia, nota come Col­le­to­tri­chum acu­ta­tum, può in­fluen­za­re ne­ga­ti­va­men­te lo svi­lup­po della pian­ta e la ma­tu­ra­zio­ne dei frut­ti.
Un’al­tra pa­to­lo­gia fun­gi­na di ri­lie­vo è la sep­to­rio­si, cau­sa­ta da agen­ti pa­to­ge­ni del ge­ne­re Sep­to­ria, in par­ti­co­la­re Sep­to­ria cor­ni­co­la, che pro­vo­ca l’ap­pa­ri­zio­ne di mac­chie fo­glia­ri mar­ro­ni cir­con­da­te da un alone clo­ro­ti­co. Que­ste le­sio­ni in­ter­fe­ri­sco­no con la ca­pa­ci­tà della pian­ta di ef­fet­tua­re la fo­to­sin­te­si, ri­du­cen­do­ne la vi­ta­li­tà e la cre­sci­ta.
Tra i pa­ras­si­ti, l’a­fi­de, spe­ci­fi­ca­men­te Aphis sam­bu­ci, rap­pre­sen­ta una mi­nac­cia per il cor­nio­lo, nu­tren­do­si della sua linfa e po­ten­zial­men­te vei­co­lan­do virus fi­to­pa­to­ge­ni. La coc­ci­ni­glia, con spe­cie quali Pul­vi­na­ria re­ga­lis, si ali­men­ta an­ch’es­sa della linfa, la­scian­do sulla pian­ta una se­cre­zio­ne zuc­che­ri­na (me­la­ta) che fa­vo­ri­sce lo svi­lup­po di fun­ghi fu­lig­gi­no­si, come Cap­no­dium spp., ul­te­rior­men­te dan­no­si per la pian­ta.
Tut­ta­via, la sua re­si­sten­za na­tu­ra­le li­mi­ta la ne­ces­si­tà di in­ter­ven­ti chi­mi­ci, ren­den­do­lo una scel­ta idea­le per col­ti­va­zio­ni bio­lo­g­i­che o a basso im­pat­to am­bien­ta­le. La pre­ven­zio­ne, at­tra­ver­so pra­ti­che col­tu­ra­li ade­gua­te e l’os­ser­va­zio­ne at­ten­ta delle con­di­zio­ni della pian­ta, ri­ma­ne la stra­te­gia più ef­fi­ca­ce per man­te­ne­re il cor­nio­lo sano e pro­dut­ti­vo.
In sin­te­si, la col­ti­va­zio­ne del cor­nio­lo si av­va­le di tec­ni­che che ri­spet­ta­no e va­lo­riz­za­no le sue ca­rat­te­ri­sti­che na­tu­ra­li, pro­muo­ven­do un ap­proc­cio so­ste­ni­bi­le che be­ne­fi­cia sia l’am­bien­te sia i col­ti­va­to­ri. At­tra­ver­so la ge­stio­ne at­ten­ta delle pra­ti­che agro­no­mi­che, è pos­si­bi­le ot­ti­miz­za­re la pro­du­zio­ne di que­sta pre­zio­sa ri­sor­sa, con­tri­buen­do al con­tem­po alla bio­di­v­er­si­tà e alla bel­lez­za dei pae­sag­gi agra­ri.

Va­lo­riz­za­zio­ne e pro­spet­ti­ve
La va­lo­riz­za­zio­ne del Cor­nus mas, rap­pre­sen­ta un’op­por­tu­ni­tà si­gni­fi­ca­ti­va non solo per la di­ver­si­fi­ca­zio­ne dei pro­dot­ti agri­co­li ma anche per il ri­lan­cio di col­tu­re tra­di­zio­na­li che pos­so­no con­tri­bui­re alla so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le e allo svi­lup­po eco­no­mi­co lo­ca­le. I frut­ti del cor­nio­lo, con il loro gusto unico che bi­lan­cia dol­cez­za e aci­di­tà, of­fro­no un po­ten­zia­le ine­splo­ra­to per il set­to­re ali­men­ta­re, dalla pro­du­zio­ne di con­fet­tu­re, suc­chi e li­quo­ri alla loro uti­liz­za­zio­ne in piat­ti gour­met. Inol­tre, le pro­prie­tà nu­tri­zio­na­li e sa­lu­ti­sti­che dei frut­ti, ric­chi di vi­ta­mi­ne, an­ti­os­si­dan­ti e fibre, li ren­do­no par­ti­co­lar­men­te at­traen­ti per i con­su­ma­to­ri at­ten­ti alla sa­lu­te e al be­nes­se­re.
I frut­ti sono molto ric­chi in vi­ta­mi­na C, da 98 a 120 mg per 100 g di polpa, più di due volte la quan­ti­tà con­te­nu­ta negli agru­mi. Inol­tre, dalla polpa se ne pos­so­no ri­ca­va­re ge­la­ti­na, con­fet­tu­ra e con­di­men­ti per in­sa­po­ri­re le carni. Il frut­to era molto uti­liz­za­to nel me­dioe­vo come ali­men­to cu­ra­ti­vo e nella con­cia del pel­la­me non che nel­l’in­du­stria tin­to­rea per la lana, co­to­ne seta.
Oltre al­l’a­spet­to ali­men­ta­re, il cor­nio­lo ha un ruolo da pro­ta­go­ni­sta nel set­to­re del­l’or­ti­col­tu­ra or­na­men­ta­le. La sua fio­ri­tu­ra pre­co­ce, il fo­glia­me au­tun­na­le dai co­lo­ri vi­va­ci e i frut­ti de­co­ra­ti­vi lo ren­do­no una scel­ta pre­di­let­ta per giar­di­ni, par­chi e spazi verdi ur­ba­ni, con­tri­buen­do alla bio­di­v­er­si­tà e of­fren­do un ha­bi­tat pre­zio­so per la fauna sel­va­ti­ca. La cre­scen­te con­sa­pe­vo­lez­za ri­guar­do al­l’im­por­tan­za delle pian­te au­toc­to­ne nel pae­sag­gi­smo eco­lo­gi­co apre nuove pro­spet­ti­ve per la sua dif­fu­sio­ne e va­lo­riz­za­zio­ne.
La so­ste­ni­bi­li­tà rap­pre­sen­ta un altro aspet­to cru­cia­le nella va­lo­riz­za­zio­ne del cor­nio­lo. Es­sen­do una pian­ta re­si­sten­te e adat­ta­bi­le, ri­chie­de mi­no­ri in­ter­ven­ti di ge­stio­ne e trat­ta­men­ti fi­to­sa­ni­ta­ri ri­spet­to ad altre col­tu­re più in­ten­si­ve, po­si­zio­nan­do­si come una scel­ta van­tag­gio­sa per pra­ti­che agri­co­le bio­lo­g­i­che e a basso im­pat­to am­bien­ta­le. Que­sto aspet­to si al­li­nea con le cre­scen­ti ri­chie­ste di mer­ca­to per pro­dot­ti so­ste­ni­bi­li e trac­cia­bi­li, of­fren­do ai col­ti­va­to­ri l’op­por­tu­ni­tà di di­stin­guer­si in un set­to­re sem­pre più com­pe­ti­ti­vo.
Le pro­spet­ti­ve fu­tu­re per il cor­nio­lo in­clu­do­no la ri­cer­ca e lo svi­lup­po di va­rie­tà con ca­rat­te­ri­sti­che mi­glio­ra­te, come una mag­gio­re resa frut­ti­fe­ra, re­si­sten­za a ma­lat­tie e adat­ta­bi­li­tà cli­ma­ti­ca, non­ché l’e­splo­ra­zio­ne di nuovi uti­liz­zi dei suoi com­po­nen­ti in am­bi­ti quali la co­sme­ti­ca e la far­ma­ceu­ti­ca. La col­la­bo­ra­zio­ne tra isti­tu­ti di ri­cer­ca, as­so­cia­zio­ni agri­co­le e im­pre­se può ac­ce­le­ra­re que­sto pro­ces­so, con­tri­buen­do a crea­re una fi­lie­ra del cor­nio­lo so­li­da e in­te­gra­ta, ca­pa­ce di va­lo­riz­za­re ogni aspet­to della pian­ta.
In con­clu­sio­ne, il cor­nio­lo rap­pre­sen­ta un esem­pio em­ble­ma­ti­co di come la ri­sco­per­ta e la va­lo­riz­za­zio­ne di spe­cie ve­ge­ta­li tra­di­zio­na­li pos­sa­no ap­por­ta­re be­ne­fi­ci mul­ti­di­men­sio­na­li: dalla con­ser­va­zio­ne della bio­di­v­er­si­tà alla crea­zio­ne di nuove op­por­tu­ni­tà eco­no­mi­che, dal so­ste­gno a pra­ti­che agri­co­le so­ste­ni­bi­li al­l’ar­ric­chi­men­to del pa­tri­mo­nio cul­tu­ra­le e pae­sag­gi­sti­co. La sua va­lo­riz­za­zio­ne si in­se­ri­sce in un con­te­sto più ampio di rin­no­va­to in­te­res­se verso l’a­gro­bio­di­ver­si­tà e può fun­ge­re da mo­del­lo per la pro­mo­zio­ne di altre col­tu­re mi­no­ri, te­sti­mo­nian­do come l’in­no­va­zio­ne possa ra­di­car­si nella tra­di­zio­ne per in­di­riz­za­re il fu­tu­ro del­l’a­gri­col­tu­ra verso oriz­zon­ti so­ste­ni­bi­li e in­clu­si­vi.

Bi­blio­gra­fia
Cat­ta­bia­ni A., (1995), Flo­ra­rio. Miti, leg­gen­de e sim­bo­li di fiori e pian­te. Mon­da­do­ri Mi­la­no
Forte V. (1986), Com­pen­dio di Nuova Frut­ti­col­tu­ra, Eda­gri­co­le Bo­lo­gna.
Reich L., (1991), Frut­ti non co­mu­ni degni di at­ten­zio­ne, Eda­gri­co­le Bo­lo­gna.
Scor­ti­chi­ni M. (1990), Frut­ti da ri­sco­pri­re. Frut­ti mi­no­ri del­l’e­co­si­ste­ma me­di­ter­ra­neo, Eda­gri­co­le Bo­lo­gna.

Ni­co­lò Pas­se­ri, Dot­to­re Agro­no­mo, li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta. Dot­to­re di ri­cer­ca in “Eco­no­mia e Ter­ri­to­rio” pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia. Con­su­len­te per la cer­ti­fi­ca­zio­ne pro­dot­ti bio­lo­g­i­ci e ana­li­si tec­ni­co eco­no­mi­che dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi. Col­la­bo­ra con l’U­ni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia a pro­get­ti di ri­cer­ca su studi re­la­ti­vi alla va­lu­ta­zio­ne della so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi agri­co­li.

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