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Di Gemma Na­var­ra

Ca­rat­te­ri­sti­che ge­ne­ra­li ed at­tua­li im­pie­ghi del più eco­lo­gi­co 4×4 di sem­pre

TerrAmica - Rivista Associazione di Agraria.org

Il mulo (Equus mulus) è l’i­bri­do in­ter­spe­ci­fi­co tra ca­val­la e asino in cui si fon­do­no l’e­ner­gia e la po­ten­za mu­sco­la­re del ca­val­lo con la ru­sti­ci­tà e la so­brie­tà del­l’a­si­no. Que­sto ani­ma­le, dalla po­ten­za e re­si­sten­za straor­di­na­rie, ha ri­ve­sti­to un’im­por­tan­za so­cia­le, eco­no­mi­ca, cul­tu­ra­le e sto­ri­ca fon­da­men­ta­le in Ita­lia, ac­com­pa­gnan­do l’uo­mo nel la­vo­ro agri­co­lo, nella pro­du­zio­ne di legna da ar­de­re e car­bo­ne, nel tra­spor­to ed in guer­ra. Oggi, con l’av­ven­to dei mezzi mec­ca­ni­ci, il mondo ru­ra­le di cui il mulo è stato pro­ta­go­ni­sta per cen­ti­na­ia di anni ha cam­bia­to volto. Il nu­me­ro di muli pre­sen­ti sul no­stro ter­ri­to­rio è in forte calo (ap­pe­na 6.266 in­di­vi­dui at­tual­men­te iscrit­ti al­l’a­na­gra­fe equi­na con­tro i 401.000 in­di­vi­dui iscrit­ti nel 1952) e con esso si as­si­ste alla scom­par­sa delle nu­me­ro­se razze au­toc­to­ne, equi­ne ed asi­ni­ne, se­le­zio­na­te per la pro­du­zio­ne mu­lat­tie­ra.
Mor­fo­lo­gi­ca­men­te il mulo ha ca­rat­te­ri in­ter­me­di tra asino e ca­val­lo, con pre­do­mi­nan­za del primo per quan­to ri­guar­da la testa, il collo, la strut­tu­ra degli arti e dei piedi; ere­di­ta in­ve­ce dalla madre i ca­rat­te­ri re­la­ti­vi allo svi­lup­po sche­le­tri­co e quin­di alla sta­tu­ra.

mulo razze confronto

– CON­FRON­TO VI­SI­VO –

Ro­ma­na (a si­ni­stra) D-Max (a de­stra)
Razza Mula di ori­gi­ne ita­lia­na
CAIT­PR x Mar­ti­na Fran­ca
Ca­val­lo Agri­co­lo Ita­lia­no da
Tiro Pe­san­te Ra­pi­do
Al­tez­za al gar­re­se 162 cm 157 cm
Cir­con­fe­ren­za dello stin­co 24 cm 25,5 cm
Peso 507 kg 589 kg

Dal con­fron­to di due sog­get­ti, una mula ed un ca­val­lo bra­chi­mor­fi, con strut­tu­ra e mole si­mi­li, si può no­ta­re come la mula abbia testa più gros­sa, orec­chie più lun­ghe, grop­pa in­cli­na­ta, piedi più pic­co­li e stret­ti, arti più asciut­ti (cir­con­fe­ren­za dello stin­co in­fe­rio­re) e mu­sco­la­tu­ra meno svi­lup­pa­ta (peso in­fe­rio­re). Tutti ca­rat­te­ri ti­pi­ci ere­di­ta­ti dal padre asino.

Pur aven­do stes­sa forza ed ener­gia, il mulo, in con­fron­to al ca­val­lo, ha più re­si­sten­za al la­vo­ro ed alle pri­va­zio­ni, ha mi­no­ri esi­gen­ze di ri­co­ve­ro e go­ver­no, è meno sog­get­to alle ma­lat­tie e può es­se­re ge­sti­to più fa­cil­men­te anche da per­so­ne poco esper­te gra­zie alla sua in­do­le do­ci­le.
Di ca­rat­te­re sen­si­bi­le e pru­den­te, è ge­ne­ro­so se trat­ta­to con ri­spet­to; le pro­ver­bia­li ca­par­bie­tà e ri­lut­tan­za de­ri­va­no in­fat­ti dal­l’in­sof­fe­ren­za alle co­stri­zio­ni. Ha passo si­cu­ro ed af­fi­da­bi­le, anche su sen­tie­ri im­per­vi e dif­fi­ci­li.
L’i­bri­do in­ver­so tra ca­val­lo stal­lo­ne e asina è il bar­dot­to, che tende in­ve­ce ad ere­di­ta­re i di­fet­ti di en­tram­be le spe­cie. I muli e i bar­dot­ti sono ste­ri­li pur aven­do gli or­ga­ni ses­sua­li nor­mal­men­te svi­lup­pa­ti e ma­ni­fe­stan­do l’i­stin­to ad ac­cop­piar­si.
Molti pen­sa­no che per ot­te­ne­re un buon mulo basti in­cro­cia­re una qual­sia­si ca­val­la con un asino e che ven­ga­no im­pie­ga­te le ca­val­le fat­tri­ci meno belle o ad­di­rit­tu­ra ta­ra­te, che sa­reb­be­ro ina­dat­te per la pro­du­zio­ne di ca­val­li. Ov­via­men­te come in quel­la di ogni altro ani­ma­le, nella pro­du­zio­ne del mulo en­tra­no in gioco le stes­se leggi bio­lo­g­i­che e di ere­di­ta­rie­tà, per cui la scel­ta dei ri­pro­dut­to­ri ri­chie­de la mas­si­ma at­ten­zio­ne. L’a­si­no stal­lo­ne e la ca­val­la fat­tri­ce de­vo­no avere de­ter­mi­na­ti re­qui­si­ti di sta­tu­ra, di peso, di strut­tu­ra sche­le­tri­ca, di con­for­ma­zio­ne e di ca­rat­te­re. I cri­te­ri di scel­ta va­rie­ran­no a se­con­da del tipo di mulo che si de­si­de­ra ot­te­ne­re. Esem­pi di ti­po­lo­gie di muli ita­lia­ni sono gli im­po­nen­ti pu­glie­si, de­ri­va­ti da in­cro­ci tra asini di Mar­ti­na Fran­ca e ca­val­le Mur­ge­si; i più pic­co­li ed agili to­sca­ni, de­ri­va­ti dal­l’in­cro­cio di asini Amia­ti­ni e ca­val­le Tol­fe­ta­ne; molto usate sono inol­tre fat­tri­ci di Ca­val­lo Agri­co­lo Ita­lia­no da Tiro Pe­san­te Ra­pi­do che, in­cro­cia­te con asini lo­ca­li, ge­ne­ra­no muli dalla strut­tu­ra po­ten­te e ro­bu­sta molto adat­ta alla soma.
mulo soma esbosco legna
At­tual­men­te in Ita­lia i muli ven­go­no im­pie­ga­ti come ani­ma­li da soma (spe­cial­men­te nel­l’e­sbo­sco di legna da ar­de­re) o come ani­ma­li da com­pa­gnia. Quel­lo di esbo­sco a soma tra­di­zio­na­le è un me­to­do meno pro­dut­ti­vo ri­spet­to ad altri più mo­der­ni (trat­to­ri con gab­bie, ri­si­ne e te­le­fe­ri­che) ma pre­sen­ta dei van­tag­gi che, in al­cu­ni casi, lo ren­do­no an­co­ra il me­to­do più ra­zio­na­le. L’e­sbo­sco a soma con i muli at­tual­men­te è uti­liz­za­to per la legna da ar­de­re e si­mi­li as­sor­ti­men­ti lun­ghi 1-1,5 m, su ter­re­ni non ac­ces­si­bi­li a mezzi mec­ca­ni­ci a causa della pen­den­za o del­l’ac­ci­den­ta­li­tà. È adat­to per tagli di de­bo­le in­ten­si­tà come le con­ver­sio­ni dei cedui ad alto fusto, men­tre nei tagli di forte in­ten­si­tà non può com­pe­te­re eco­no­mi­ca­men­te con l’e­sbo­sco mec­ca­niz­za­to. Il mag­gio­re in­con­ve­nien­te le­ga­to a que­sto tipo di si­ste­ma è quel­lo le­ga­to ai costi ed al tempo ne­ces­sa­rio per la ge­stio­ne degli ani­ma­li du­ran­te tutti i gior­ni del­l’an­no. Que­sto aspet­to è poco com­pa­ti­bi­le con lo stile di vita at­tua­le e poche per­so­ne sono an­co­ra di­spo­ni­bi­li a la­vo­ra­re con i muli. L’im­pie­go di mezzi di la­vo­ro più mo­der­ni, come ri­si­ne e trat­to­ri con gab­bie, rende il la­vo­ro in bosco più flui­do, più pro­dut­ti­vo e più eco­no­mi­co. Co­mun­que, oltre agli an­zia­ni meno di­spo­ni­bi­li ai cam­bia­men­ti, anche per al­cu­ni gio­va­ni la pas­sio­ne per que­sto me­to­do di la­vo­ro, spes­so tra­smes­sa da tra­di­zio­ni fa­mi­lia­ri, può pre­va­le­re sui di­sa­gi e, in al­cu­ni casi, gli ani­ma­li ven­go­no an­co­ra man­te­nu­ti ed af­fian­ca­ti a mezzi mec­ca­ni­ci. Il van­tag­gio prin­ci­pa­le nel­l’im­pie­go dei muli è la fa­ci­le or­ga­niz­za­zio­ne del can­tie­re ope­ra­ti­vo non es­sen­do ne­ces­sa­rio pre­di­spor­re piste di esbo­sco. In­fat­ti i no­stri bo­schi sono prov­vi­sti di una fitta rete di stra­del­li, fa­cil­men­te re­cu­pe­ra­bi­li, de­ri­va­ti dal­l’u­ti­liz­zo di que­sto me­to­do di esbo­sco da cen­ti­na­ia se non mi­glia­ia di anni.
Inol­tre è un me­to­do a un basso im­pat­to am­bien­ta­le che dan­neg­gia mi­ni­ma­men­te suolo e so­pras­suo­lo e non emet­te so­stan­ze in­qui­nan­ti. Que­sto lo rende in­te­res­san­te in si­tua­zio­ni in cui la so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le è un va­lo­re im­por­tan­te, come in par­chi e ri­ser­ve na­tu­ra­li.

mulo muli soma esbosco legna da ardere bosco ceduo
Pos­sia­mo con­si­de­ra­re in via di spe­ri­men­ta­zio­ne l’im­pie­go dei muli negli sport eque­stri. Gra­zie alle loro ca­rat­te­ri­sti­che pe­cu­lia­ri di re­si­sten­za ed adat­ta­bi­li­tà, sem­bra­no ot­te­ne­re buoni ri­sul­ta­ti nel trek­king eque­stre, nel­l’en­du­ran­ce e nel trek­king so­meg­gia­to. I muli ri­man­go­no però ani­ma­li poco co­no­sciu­ti, dal­l’in­do­le om­bro­sa ed una fi­si­ci­tà par­ti­co­la­re. Il loro ruolo nel­l’e­qui­ta­zio­ne e nel­l’e­co­tu­ri­smo ri­ma­ne quin­di li­mi­ta­to alle espe­rien­ze con­dot­te da pochi ama­to­ri e cu­rio­si.

Nelle fo­to­gra­fie muli e ca­val­li di Va­len­ti­no Cheli at­tual­men­te im­pe­gna­ti nel­l’e­sbo­sco di legna da ar­de­re in Mu­gel­lo (FI).

Ar­ti­co­lo trat­to dalla Ri­vi­sta Ter­rA­mi­ca – num. 4 Gen­na­io 2016.

Gemma Na­var­ra, lau­rea­ta in Scien­ze fo­re­sta­li ed am­bien­ta­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Fi­ren­ze, è Guida Eque­stre Am­bien­ta­le di primo li­vel­lo.

L'asino che cura L’a­si­no che cura
Pro­spet­ti­ve di ono­te­ra­pia
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