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Premessa

Storicamente le varie forme di gestione aggregata dei territori agricoli e forestali si sono presentate in più modalità gestionali nel corso dei secoli, basti pensare agli usi civici e ai diritti di legnatico delle varie frazioni montane che spesso, anche oggi, ritroviamo a livello catastale sottoforma di comunanze o comunalia a seconda delle aree del territorio nazionale in cui ci troviamo.
La Toscana in questo campo risulta in parte un’eccezione in quanto nel tempo si è persa la forma degli usi civici; i terreni a comune delle piccole frazioni venivano spesso frammentati in poderi per famiglie o proprietari terrieri, portando ad oggi ad avere un numero importante di proprietà private e di aree demaniali che caratterizzano l’intero territorio regionale. Con il susseguirsi delle generazioni e quindi delle successioni ereditarie, si è visto poi un sempre maggior numero di frazionamenti catastali, che ha portato a una frammentazione delle proprietà tale da rendere impossibile qualsiasi tentativo gestionale del territorio, sia da parte degli stessi privati che da parte degli enti pubblici a causa degli elevati costi e dell’impossibilità di contattare tutti i proprietari.
Anche questo è un fenomeno che ha caratterizzato gran parte dell’Appennino dagli anni 50 ad oggi, lo spopolamento delle campagne e l’emigrazione all’estero di alcuni proprietari ha portato spesso a una mancata volturazione di questi territori in fase di successione ereditaria o a comproprietà numerose con persone residenti in varie parti del globo e spesso irrintracciabili.
Abbiamo così di fronte a noi un Appennino catastalmente frammentato, con proprietari spesso sconosciuti o situazioni all’estremo in cui si rilevano per particelle nell’ordine delle centiare anche venti o più comproprietari. Tale situazione ha portato quindi ad un totale abbandono del territorio, manifestando nel medio-lungo periodo fenomeni di dissesto idrogeologico, abbandono delle infrastrutture viarie forestali e delle sistemazioni idrauliche.
La Val di Bisenzio non fa eccezione a questa casistica, anzi ne è un chiaro esempio, ed è qui che, anche sulla base anche dell’esperienza piemontese, è stato presentato il progetto di realizzare un’associazione fondiaria, affinché le proprietà frammentate potessero unirsi in un’unica figura e ridare una gestione unitaria e continua nel tempo al territorio.

Le Associazioni Fondiarie

Le prime Associazioni fondiarie, o AsFo, nascono sul territorio italiano nel 2012 in Piemonte, da allora, con il supporto anche delle istituzioni locali e regionali si sono sviluppate e diffuse arrivando ad essere 45 associazioni con in gestione oltre 3.000 ettari.
Si tratta di associazioni senza scopo di lucro, a cui possono iscriversi tutti i proprietari di terreni pubblici e privati, sono regolamentate da uno statuto e da regolamenti interni che determinano anche la composizione del consiglio direttivo e delle relative figure gestionali di supporto.
L’idea alla base di questo tipo di associazione riguarda appunto la gestione di più proprietà mediante il conferimento dei terreni, sia agricoli che forestali. I proprietari che si associano non perdono alcun diritto sulla loro proprietà, né l’associazione può ottenere l’usucapione dei terreni, rendendo quindi libera l’uscita dei soci alle condizioni statutarie e dei regolamenti interni associativi sottoscritti in fase di adesione.
La forza di queste associazioni è inoltre data dalla capacità di poter captare i terreni abbandonati, tramite procedure amministrative dettate dalla normativa nazionale in materia di proprietà e tutela del territorio, requisito fondamentale è la redazione di un piano di gestione che fissi degli obiettivi di recupero e gestione scanditi nel tempo.

L’Associazione fondiaria “Bosco dei Bardi”

L’associazione fondiaria “Bosco dei Bardi” con sede nel Comune di Vernio (PO), costituitasi il 27/11/2021 alla presenza di un notaio, risulta la prima esperienza in Toscana per un AsFo. La nascita di questo progetto avviene grazie al lavoro di un anno in cui, assieme al Comune di Vernio, sono state portate avanti iniziative pubblicitarie sottoforma di articoli, interviste ed incontri con la cittadinanza per raccogliere le manifestazioni di interesse. I risultati, ad oggi, possono essere ritenuti più che soddisfacenti, viste anche le condizioni sanitarie dello scorso inverno. L’associazione si è infatti costituita in presenza, con 14 proprietari firmatari, tra cui lo stesso Comune di Vernio partendo da una base di circa 30 ettari iniziali. Ma le adesioni non si sono fermate qui, in questi giorni, chi aveva manifestato l’interesse ad associarsi sta attualmente portando avanti l’adesione a socio. L’associazione ha quindi attualmente un complesso fondiario di poco più di 80 ettari. La risposta sul territorio è stata forte e vi sono i presupposti per raggiungere l’obiettivo dei 100 ettari in gestione entro il primo trimestre del 2022.
L’Assemblea costituente ha sottoscritto come obiettivi principali quello del miglioramento dei fondi e della loro fruibilità mediante azioni volte al mantenimento delle strade vicinali, interpoderali e dei sentieri, interventi necessari alla sicurezza idrogeologica e alla prevenzione degli incendi boschivi e, in generale, tutte quelle azioni volte al miglioramento delle potenzialità produttive dei terreni, compreso il recupero dei pascoli, dei seminativi e dei castagneti da frutto. Tali obiettivi saranno quindi inseriti all’interno di un piano di gestione forestale così da dare un cronoprogramma ben definito e fissare degli obiettivi da raggiungere nel medio-lungo periodo.
Altro obiettivo che si pone l’associazione è quello di sviluppare una rete sul territorio, in primis con le associazioni e con le scuole elementari, medie e ad indirizzo agrario, così da creare sinergie volte alla diffusione della conoscenza delle pratiche selvicolturali e delle tradizioni rurali del territorio e creare iniziative volte al sociale.

Uno sguardo al futuro

Le potenzialità dell’associazione fondiaria, come ben dimostrato anche dall’esperienza piemontese, non si fermano semplicemente a quanto detto sopra, ma con il progredire del tempo si possono, e devono, creare anche le condizioni per lo sviluppo di un’economia locale, sia mediante l’affitto dei terreni in gestione alle aziende agricole del luogo, sia favorire anche la formazione di nuove aziende sul territorio mediante i terreni recuperati e gestiti.
Facendo un ulteriore balzo in avanti, l’associazione dovrà cercare di svilupparsi in maniera tale da dare anche l’input sul territorio allo sviluppo di filiere locali, aggregando le varie realtà del territorio del mondo agricolo e forestale.Sicuramente il percorso che abbiamo iniziato sabato 27 a Vernio non è semplice, e richiede un forte impegno e lavoro sia da parte del futuro Consiglio Direttivo, che andrà ad insediarsi ad anno nuovo, sia da parte delle istituzioni del territorio e a livello regionale. Abbiamo la fortuna di avere a disposizione il modello piemontese già consolidato e che funziona, sia per noi come associazione, sia per la stessa Regione Toscana verso i modelli normativi già in essere. La stessa regione, inoltre, si è già mostrata in passato sensibile al tema della gestione collettiva dei territori montani promuovendo realtà come la Foresta Modello delle Montagne Fiorentine e la Comunità del Bosco del. Monte Pisano e come ribadito in vari interventi pubblici da un anno a questa parte, ha nei propri obiettivi politiche volte a favorire questo tipo di modelli.
Sarà inoltre fondamentale per la buona riuscita del progetto la possibilità di accedere ai bandi di finanziamento promossi da Mipaaf, Regione e PSR, senza i quali risulta difficile poter effettuare interventi consistenti e duraturi nel tempo e che vadano al di là della semplice manutenzione ordinaria e straordinaria.

 

Bartoli Luca: Dottore Forestale iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Prato, laureatosi all’Università degli Studi di Firenze, attualmente titolare dello Studio Forestale Bartoli in cui si occupa di progettazione e pianificazione forestale, due diligence del legno e verde urbano. Promotore dell’Associazione Fondiaria “Bosco dei Bardi”.

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