Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

di Gian­nan­drea Men­ci­ni

Vigneto prosecco
Vi­gne­ti del Pro­sec­co

L’I­sti­tu­to Su­pe­rio­re per la Pro­te­zio­ne e la Ri­cer­ca Am­bien­ta­le (ISPRA) che svol­ge isti­tu­zio­nal­men­te im­por­tan­ti at­ti­vi­tà di con­su­len­za e sup­por­to tec­ni­co scien­ti­fi­co al Mi­ni­ste­ro del­l’Am­bien­te e della Si­cu­rez­za ener­ge­ti­ca, si è oc­cu­pa­to spes­so, at­tra­ver­so nu­me­ro­si qua­der­ni di­vul­ga­ti­vi, della bio­di­v­er­si­tà in campo agri­co­lo.
Que­sto im­por­tan­te or­ga­no scien­ti­fi­co ha sot­to­li­nea­to che l’in­ten­si­fi­ca­zio­ne pro­dut­ti­va ha ap­por­ta­to “pro­ble­mi di im­po­ve­ri­men­to e d’in­qui­na­men­to del suolo, ri­schi sa­ni­ta­ri e una per­di­ta di di­ver­si­tà eco­lo­gi­ca. Inol­tre, è ve­nu­to a man­ca­re lo stret­to le­ga­me tra col­ti­va­zio­ni e al­le­va­men­ti, utile nel­l’ap­pli­ca­zio­ne delle pra­ti­che di le­ta­ma­zio­ne, del ri­ci­clo dei re­si­dui col­tu­ra­li e delle ro­ta­zio­ni. L’uso poi dei di­ser­ban­ti ha ri­dot­to la pre­sen­za di ve­ge­ta­zio­ne spon­ta­nea e la sem­pli­fi­ca­zio­ne degli am­bien­ti ha de­ter­mi­na­to la scom­par­sa o l’al­lon­ta­na­men­to di spe­cie fau­ni­sti­che le­ga­te a de­ter­mi­na­te col­ti­va­zio­ni. Il dif­fon­der­si delle forme na­niz­zan­ti, a causa della ne­ces­si­tà di ri­spon­de­re a pre­ci­si cri­te­ri com­mer­cia­li e re­qui­si­ti agro­no­mi­ci, ha di fatto por­ta­to a un au­men­to ec­ces­si­vo della pro­dut­ti­vi­tà. L’ab­ban­do­no del­l’a­gri­col­tu­ra tra­di­zio­na­le o del­l’al­le­va­men­to in col­li­na e in mon­ta­gna, ha cau­sa­to dis­se­sti idro­geo­lo­gi­ci per la man­ca­ta ma­nu­ten­zio­ne del ter­ri­to­rio”.
A fron­te di que­ste pre­oc­cu­pan­ti con­si­de­ra­zio­ni, ISPRA ha so­ste­nu­to che “la bio­di­v­er­si­tà, sia ve­ge­ta­le sia ani­ma­le, può es­se­re vista anche come pro­ces­so evo­lu­ti­vo e di re­la­zio­ne fra di­ver­si­tà am­bien­ta­li e cul­tu­ra­li che com­por­ta­no una gran­de va­rie­tà di pro­dot­ti agri­co­li e ga­stro­no­mi­ci con­nes­si a un ter­ri­to­rio spe­ci­fi­co: sal­va­re la bio­di­v­er­si­tà si­gni­fi­ca, quin­di, sal­va­re un pa­tri­mo­nio ge­ne­ti­co, eco­no­mi­co, so­cia­le e cul­tu­ra­le di straor­di­na­rio va­lo­re, fatto di ere­di­tà con­ta­di­ne e ar­ti­gia­ne non sem­pre scrit­te, ma ric­che e com­ples­se. La scom­par­sa di va­rie­tà o di razze si tra­du­ce in una ri­nun­cia ai sa­po­ri au­ten­ti­ci le­ga­ti al ter­ri­to­rio e alla cul­tu­ra del­l’uo­mo che ha sa­pu­to se­le­zio­na­re nel tempo que­sto va­rie­ga­to in­sie­me di sa­po­ri e sa­pe­ri.”
Da que­ste im­por­tan­ti va­lu­ta­zio­ni, ri­por­ta­te in rap­por­ti non scrit­ti da qual­che ong o as­so­cia­zio­ne di parte, ma da un im­por­tan­te ente pub­bli­co di ri­cer­ca sot­to­po­sto alla vi­gi­lan­za del Mi­ni­stro del­l’am­bien­te, è ini­zia­ta una mia ana­li­si di­ve­nu­ta poi un libro d’in­chie­sta, sullo svi­lup­po delle mo­no­cul­tu­re nelle terre alte che co­pro­no, vale la pena ri­cor­dar­lo, il 76,6% del no­stro ter­ri­to­rio. La mia at­ten­zio­ne si è sof­fer­ma­ta in par­ti­co­la­re sullo svi­lup­po del pro­sec­co nel nor­de­st, delle mele nella Val di Non e dei noc­cio­le­ti nel cen­tro Ita­lia, in par­ti­co­la­re nel vi­ter­be­se.

Noccioleti in produzione
Noc­cio­le­ti im­pian­ta­ti in pros­si­mi­tà di Or­vie­to

Si trat­ta di col­tu­re in­ten­si­ve che hanno por­ta­to in quei luo­ghi im­por­tan­ti ri­co­no­sci­men­ti com­mer­cia­li, oc­cu­pa­zio­ne e ric­chez­za nel ter­ri­to­rio, ma anche cri­ti­ci­tà di na­tu­ra am­bien­ta­le e so­cia­le, con una parte anche con­si­sten­te della po­po­la­zio­ne che ha pro­te­sta­to per que­sto pro­li­fe­ra­re di col­tu­re ora­mai in­du­stria­li.
In­fat­ti, oltre a cau­sa­re una per­di­ta della pro­mi­scui­tà agri­co­la nel no­stro ter­ri­to­rio ricco di bio­di­v­er­si­tà, le col­tu­re spe­cia­liz­za­te ri­chie­do­no anche ine­vi­ta­bil­men­te l’uso della chi­mi­ca con con­se­guen­ze non tra­scu­ra­bi­li per l’am­bien­te cir­co­stan­te.
In ge­ne­ra­le, sulla base dei dati ri­ca­va­ti da Ispra fra il 2017 e il 2018 e pub­bli­ca­ti nel Rap­por­to na­zio­na­le pe­sti­ci­di nelle acque (2020), di­mi­nui­sco­no a li­vel­lo na­zio­na­le le ven­di­te di pro­dot­ti fi­to­sa­ni­ta­ri per unità di su­per­fi­cie agri­co­la uti­liz­za­ta (SAU) – la media na­zio­na­le cor­ri­spon­de a 4,3 kg/ha – ma si col­lo­ca­no net­ta­men­te al di sopra di que­sto va­lo­re il Ve­ne­to, la pro­vin­cia au­to­no­ma di Tren­to, la Cam­pa­nia, l’E­mi­lia Ro­ma­gna e il Friu­li-Ve­ne­zia Giu­lia. Inol­tre, in Ve­ne­to e Friu­li-Ve­ne­zia Giu­lia nelle acque su­per­fi­cia­li le so­stan­ze più fre­quen­te­men­te ri­scon­tra­te sono er­bi­ci­di, il gli­fo­sa­to e il suo prin­ci­pa­le me­ta­bo­li­ta AMPA. Pure nelle acque sot­ter­ra­nee gli er­bi­ci­di tia­zi­ni­ci e i loro me­ta­bo­li­ti sono tra le so­stan­ze più rin­ve­nu­te.
Que­sti dati sono in parte con­fer­ma­ti anche dal suc­ces­si­vo Rap­por­to Ispra pub­bli­ca­to nel 2022 e re­la­ti­vo agli anni 2019-2020. Qui si legge che “nelle acque su­per­fi­cia­li, la fre­quen­za del su­pe­ra­men­to degli SQA (Stan­dard di Qua­li­tà Am­bien­ta­le) ha un au­men­to re­go­la­re, rag­giun­gen­do il va­lo­re mas­si­mo nel 2020. Le so­stan­ze che mag­gior­men­te con­tri­bui­sco­no a de­ter­mi­na­re i su­pe­ra­men­ti sono il gli­fo­sa­to e il me­ta­bo­li­ta AMPA.” Inol­tre, scri­ve sem­pre Ispra, “il rap­por­to tra le ven­di­te e la SAU for­ni­sce un’in­di­ca­zio­ne della pres­sio­ne sul ter­ri­to­rio eser­ci­ta­ta dai pe­sti­ci­di. Nel nord del Paese le pres­sio­ni sul ter­ri­to­rio agri­co­lo sono mag­gio­ri che al Cen­tro-Sud. Le re­gio­ni che nel 2020 su­pe­ra­no il va­lo­re na­zio­na­le sono: Ve­ne­to, Tren­to, Emi­lia-Ro­ma­gna, Friu­li-Ve­ne­zia Giu­lia, Cam­pa­nia, Bol­za­no, Pie­mon­te, Si­ci­lia e Lazio”. Sarà una ca­sua­li­tà pro­ba­bil­men­te, ma le col­tu­re spe­cia­liz­za­te da me stu­dia­te, come fa­cil­men­te in­tui­bi­le, ri­ca­do­no nelle re­gio­ni ap­pe­na ri­cor­da­te.
D’al­tron­de quan­do si punta sul­l’u­ni­for­mi­tà delle pro­du­zio­ni, ov­ve­ro quel­le spe­cia­liz­za­te, gio­co­for­za si va nella di­re­zio­ne di ri­dur­re la bio­di­v­er­si­tà e allo stes­so tempo si scon­for­ta­no i pro­dut­to­ri agri­co­li a col­ti­va­re quei pro­dot­ti che il mer­ca­to è stato in­dot­to a non ri­chie­de­re.
Ma non tutto è ne­ga­ti­vo, anzi! Ci sono di­ver­si esem­pi vir­tuo­si nel no­stro Paese che vanno in una di­re­zio­ne so­ste­ni­bi­le del­l’a­gri­col­tu­ra, at­ten­ta alla sto­ria ru­ra­le del pro­prio ter­ri­to­rio, ri­du­cen­do se non eli­mi­nan­do del tutto l’uso dei fi­to­far­ma­ci. Que­ste azien­de, que­ste per­so­ne, le ho in­con­tra­te nel mio “cam­mi­no” e mi hanno tra­smes­so utili in­for­ma­zio­ni e belle sen­sa­zio­ni.
Nel Ve­ne­to, pre­ci­sa­men­te a So­spi­ro­lo nella Val­bel­lu­na, ho in­con­tra­to vi­ti­col­to­ri come Adria­no e Giu­lia, due sor­ri­den­ti gio­va­ni che vi­vo­no ar­mo­nio­sa­men­te in que­sto idil­lia­co luogo e che non si sono fatti se­dur­re dal pro­sec­co, ar­ri­va­to anche in que­sta val­la­ta. Adria­no ha im­pian­ta­to circa un et­ta­ro a vi­gne­to nel 2013, si trat­ta­va in gran parte di Pa­va­na, uva au­toc­to­na, e di Bian­chet­ta va­rie­tà sem­pre lo­ca­le dif­fu­sa so­prat­tut­to nel Fel­tri­no. Suc­ces­si­va­men­te, delle due au­toc­to­ne ha te­nu­to la rossa ed è pas­sa­to a una va­rie­tà non lo­ca­le re­si­sten­te alle ma­lat­tie in modo tale da non fare trat­ta­men­ti. Si trat­ta di vi­ti­gni Piwi, in­cro­ci fatti in Ger­ma­nia poi al­cu­ni in Sviz­ze­ra e nel Nord Eu­ro­pa. I due gio­va­ni sono con­ten­ti, vi­vo­no in mezzo alla na­tu­ra e hanno un loro mer­ca­to so­prat­tut­to lo­ca­le.
Pas­san­do in Tren­ti­no, nel­l’al­ta Val di Non, a dif­fe­ren­za della media e bassa val­la­ta, gra­zie alla mo­bi­li­ta­zio­ne del­l’as­so­cia­zio­ne “Alta val di Non – Fu­tu­ro So­ste­ni­bi­le” e dei pro­dut­to­ri bio­lo­g­i­ci “Amici della terra”, non si in­con­tra la mo­no­col­tu­ra delle mele. Qui, gra­zie a un’a­zio­ne con­giun­ta fra po­po­la­zio­ne, sin­da­ci e as­so­cia­zio­ni, sono state in­tro­dot­te delle mo­di­fi­che nella nor­ma­ti­va di at­tua­zio­ne dei Piani Re­go­la­to­ri, per evi­ta­re la frut­ti­col­tu­ra in­ten­si­va, ov­ve­ro l’in­fra­strut­tu­ra­zio­ne in cam­pa­gna. Ora nella alta val­la­ta hanno pun­ta­to nelle pro­du­zio­ni bio­lo­g­i­che e nella loro dif­fe­ren­zia­zio­ne: ce­rea­li, or­tag­gi, zoo­tec­nia e api­col­tu­ra. Inol­tre, è at­ti­vo un pro­fi­cuo rap­por­to con i GAS (Grup­pi di Ac­qui­sto So­li­da­le) e si è va­lo­riz­za­to il bel­lis­si­mo pae­sag­gio e la bio­di­v­er­si­tà del­l’am­bien­te cir­co­stan­te in­cen­ti­van­do la pre­sen­za di un tu­ri­smo con­sa­pe­vo­le ed emo­zio­na­le.

Meleto
Me­le­ti in val di Non

In Mo­li­se, pre­ci­sa­men­te nel Co­mu­ne di Ca­stel del Giu­di­ce, pro­vin­cia di Iser­nia, c’è un paese che ri­na­sce e sta vin­cen­do lo spo­po­la­men­to con po­li­ti­che ba­sa­te sulla va­lo­riz­za­zio­ne del ter­ri­to­rio e la pro­du­zio­ne di mele as­so­lu­ta­men­te bio­lo­g­i­che e ap­pli­can­do con in­tel­li­gen­za una eco­no­mia agri­co­la di­ver­si­fi­ca­ta e so­ste­ni­bi­le.  Una co­mu­ni­tà ri­ge­ne­ra­ta che ha co­no­sciu­to una in­no­va­zio­ne so­cia­le che l’ha por­ta­ta ad ab­brac­cia­re l’i­dea di un’im­pre­sa com­par­te­ci­pa­ta e so­prat­tut­to bio­lo­g­i­ca in grado di, pa­ra­fra­san­do le pa­ro­le del suo Sin­da­co Lino Gen­ti­le, apri­re gli occhi e com­pren­de­re non­ché va­lo­riz­za­re il gran­de pa­tri­mo­nio am­bien­ta­le che la na­tu­ra le aveva re­ga­la­to. Anche in que­sto caso, il pae­sag­gio con lo svi­lup­po dei me­le­ti è stato tra­sfor­ma­to ma qui, ri­spet­to al Tren­ti­no, i campi ispi­ra­no un senso di na­tu­ra­lez­za, met­ten­do in ri­sal­to la ri­na­sci­ta di un pa­no­ra­ma che re­cu­pe­ra i campi ab­ban­do­na­ti e ri­ge­ne­ra un’e­co­no­mia pri­ma­ria sto­ri­ca­men­te ra­di­ca­ta nel ter­ri­to­rio.

Castel del Giudice
Ca­stel del Giu­di­ce

Ecco quin­di che ri­ten­go ormai ine­vi­ta­bi­le che in pre­vi­sio­ne delle gran­di tra­sfor­ma­zio­ni eco­lo­gi­che e cli­ma­ti­che in parte già in atto, la no­stra agri­col­tu­ra dovrà es­se­re sem­pre di più in­te­res­sa­ta a ca­pi­ta­liz­za­re le qua­li­tà e le spe­ci­fi­ci­tà dei pro­dot­ti lo­ca­li, con pro­du­zio­ni di­ver­si­fi­ca­te e at­ten­te al ri­spet­to am­bien­ta­le, alla con­ser­va­zio­ne della bio­di­v­er­si­tà e ai va­lo­ri cul­tu­ra­li e so­cia­li del ter­ri­to­rio.

Gian­nan­drea Men­ci­ni, ve­ne­zia­no, gior­na­li­sta e scrit­to­re, si oc­cu­pa di sto­ria del­l’am­bien­te e del ter­ri­to­rio. Ha pub­bli­ca­to nu­me­ro­si saggi, libri e ar­ti­co­li, dove ha rac­con­ta­to i pro­ble­mi della sal­va­guar­dia di Ve­ne­zia e del vi­ve­re in mon­ta­gna. Con il suo ul­ti­mo Libro “Pa­sco­li di Carta. Le mani sulla mon­ta­gna” Kel­ler­mann Edi­to­re (2021), dove ha in­da­ga­to le spe­cu­la­zio­ni pre­sen­ti negli al­peg­gi ita­lia­ni, la co­sid­det­ta “mafia dei pa­sco­li”, è stato pre­mia­to a Leg­gi­mon­ta­gna Tol­mez­zo (UD) 2021, se­gna­la­to al pre­mio Itas – Libro di Mon­ta­gna, Tren­to 2021, e vin­ci­to­re per la se­zio­ne saggi d’in­chie­sta del pre­mio In­ter­na­zio­na­le Città di Como 2022.

Libro BIO avversità Gian­nan­drea Men­ci­ni

 

BIO Av­ver­si­tà

Il vizio delle mo­no­col­tu­re nelle terre alte

 

Kel­ler­mann Edi­to­re

 

image_pdfimage_print

Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •