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di Gennaro Pisciotta

Peste Suina Africana

Differenza tra Peste Suina Classica e Peste Suina Africana
Sono due malattie infettive che colpiscono i suini (suini, cinghiali e suidi selvatici europei), con agenti eziologici di due virus diversi. La P.S.C. ha come responsabile un virus a RNA a singola elica, appartenente alla famiglia Flaviviridae, genere Pestivirus, mentre nella P.S.A, è un virus a dsDNA a doppio filamento, appartenente alla famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus.
Il quadro sintomatologico nelle forme acute è uguale nelle due malattie e per tale motivo, appena si riscontrano sintomi sospetti nei suini allevati, è necessario informare il servizio veterinario competente per il territorio al fine di procedere con gli opportuni accertamenti diagnostici.

Peste Suina Classica
Questa forma infettiva rappresenta la più diffusa malattia dei suini, molto temuta dagli allevatori per i danni che arreca e per la persistenza negli ambienti ove penetra; sono ugualmente recettivi gli animali di ogni razza ed età. Di solito è attraverso l’introduzione di suini aventi la malattia in incubazione, o portatori, che i1 contagio viene importato nelle porcilaie indenni. La trasmissione del contagio agli individui sani avviene tramite le urine che contengono il virus.
La malattia si manifesta con movenze rallentate e inappetenza, con febbre che sale tra il 4°- 8° giorno, con ambascia e rigurgiti, abbondante secrezione mucosa e congiuntivite, diarrea con tracce ematiche, mentre gli arti anteriori presentano la caratteristica “andatura a forbice”, iperemia (congestione del flusso sanguigno) della cute, aborto nelle scrofe. Caratteristica diagnostica è i1 grande polimorfismo dei reperti, per cui spesso è necessario estendere gli esami dei suini malati per avere un quadro completo. È fondamentale una adeguata profilassi igienico-sanitaria e le vaccinazioni dei suinetti.

P.S.A – Peste Suina Africana
L’agente eziologico della P.S.A., come detto, è il virus ASFV (dall’inglese African Swine Fever Virus), a DNA a doppio filamento. Si replica nel citoplasma (N.d.R. parte della cellula all’interno della membrana  costituita da una matrice fluida in cui sono dispersi organuli)  delle cellule infette e non è patogeno per l’uomo e per altre specie animali. È incapace di indurre risposte immunizzanti, il che rende difficilissimo la preparazione di un vaccino.

Virione del genere Asfivitrus
Virione del genere Asfivitrus, famiglia Asfarviridae (Fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Virus_della_peste_suina_africana)

La Peste Suina Africana, detta anche Malattia di Montgomery, è una malattia del XX secolo comparsa quando l’equilibrio ecologico tra l’ospite naturale ed il virus si è rotto con l’introduzione di suini europei da parte di coloni in Africa con effetti catastrofici.
Nell’Africa sub-sahariana la peste suina africana è endemica. Nel 2007 si sono verificati focolai infettivi in Georgia, Armenia, Azerbaigian nonché Russia europea, Ucraina e Bielorussia. Da questi paesi la malattia si è diffusa all’Unione europea: nel 2014 sono stati segnalati i primi casi in Lituania, Polonia, Lettonia ed Estonia; nel 2017 la malattia è stata segnalata in Repubblica Ceca e in Romania; nel 2018 è comparsa in Ungheria, Romania, Bulgaria e Belgio. In Italia è presente dal 1978 (primo accertamento in Sardegna).  Questa patologia non zoonosica coinvolge suini, cinghiali e suidi selvatici europei.

Focolai di PSA
Focolai di P.S.A. nel 2020 (Fonte https://suinicoltura.edagricole.it/featured/peste-suina-africana-quali-armi-per-contrastarla/

I sintomi principali negli animali colpiti sono:

  • febbre
  • perdita di appetito
  • debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
  • difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
  • costipazione
  • aborti spontanei
  • emorragie interne con emissione di sangue nelle feci
  • emorragie evidenti su orecchie e fianchi

Purtroppo fino ad ora non si è dimostrato di pratica utilità nessun presidio terapeutico o profilattico vaccinale, quindi la lotta al momento attuale viene condotta esclusivamente con l’applicazione rigorosa di misure dirette e severe di Polizia Veterinaria, atte a circoscrivere i focolai infettivi e ad estinguerli il più rapidamente possibile attraverso l’abbattimento immediato di tutti i suini colpiti dall’infezione o anche solo sospetti di contaminazione. Le norme europee sono molto severe al riguardo e, al fine di eradicare e controllare la diffusione della malattia, prevedono:

  • l’abbattimento dei suini domestici in cui è stato riscontrato il focolaio, come già detto;
  • il blocco delle movimentazioni e commercializzazione al di fuori dell’area infetta, compresa l’esportazione, dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree focolaio;
  • gli animali morti o uccisi vengono bruciati o interrati.

I danni difatti sono impressionanti poiché può causare anche la morte al 100% dei suini colpiti, contro la P.S.A. Come detto, non sono disponibili vaccini efficaci in quanto il virus non stimola la produzione anticorpi neutralizzanti e non vi sono farmaci veterinari disponibili, per eradicare la patologia bisogna mettere in atto in primis la prevenzione che si può per abbrivio elencare nei seguenti punti:

  • non portare in Italia dalle zone infette (del nostro o di altri Paesi dell’Unione Europea o Paesi Terzi) prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, che non siano etichettati con bollo sanitario ovale;
  • smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali;
  • non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali;
  • informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale.

Trasmissione PSA
(fonte https://www.emergenzacinghiali.org/psa-e-suidi/)

Criticità e proposte di risoluzione:

  • La concreta applicabilità, negli specifici contesti territoriali, delle modifiche indicate all’approccio gestionale andrà preventivamente valutata dal punto di vista pratico-logistico, sia in termini di accettazione da parte del mondo venatorio sia in termini di sostenibilità nel medio e lungo periodo. A ciò si aggiunga anche la probabile resistenza del mondo venatorio all’introduzione di correttivi sostanziali all’attuale assetto del prelievo, basata anche su motivazioni di carattere etico, come nel caso del prelievo dei piccoli o delle femmine. Tale confronto consentirà inoltre di costruire un ambito di collaborazione stabile tra soggetti pubblici deputati alla gestione e associazioni venatorie, indispensabile per affrontare l’attività di informazione e formazione del mondo venatorio che costituisce uno dei pilastri della strategia di contrasto alla PSA, sia in fase preventiva che reattiva.
  • La realizzazione delle attività di controllo del cinghiale all’interno delle aree protette nazionali e regionali presenta differenze sostanziali rispetto alle aree venabili, anche per effetto di un diverso quadro normativo nel quale, ad esempio, è prevista esplicitamente la possibilità di coinvolgere il mondo venatorio, in particolare per le aree protette regionali. A partire da ciò e considerando che in molte aree protette le attività di controllo sono svolte direttamente dal personale di vigilanza dell’ente gestore, si rileva la necessità di affrontare eventuali criticità inerenti l’applicazione delle misure di gestione faunistica ai fini del controllo della PSA all’interno delle aree protette, in quelle di grandi dimensioni, anche attraverso un confronto tecnico tra gli enti gestori.
  • Ai fini del raggiungimento di una generalizzata riduzione delle densità di cinghiale e stante l’attuale assetto normativo e di organizzazione degli ex corpi di Polizia Provinciale, va sottolineata la necessità, per le aree non ricomprese nei parchi nazionali e regionali, di valutare eventuali modifiche normativa volta a creare le condizioni più idonee per l’attuazione di piani di controllo faunistico in grado di incidere significativamente sulla demografia delle popolazioni di cinghiale

Bibliografia e Sitografia

  • Il Nuovo Tassinari – VI Edizione – Reda 2021
  • Dialma Balasini –Zootecnia Speciale – Edagricole 2000
  • Falaschini – Vivarelli – A.F. Falaschini – Zootecnia Speciale – Edizioni Agricole Bologna 1977
  • Ministero della Sanità – Peste Suina Africana
  • Ministero della Sanità – Manuale delle emergenze di P.S.A. in popolazioni di suini selvatici -2022
  • Nicola Mazzaracchio – Rapporto di Lavoro del Gruppo di Ricerca sulla P.S.A. 1968
  • Dipartimento federale dellʼinterno DFI Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria USAV Salute degli animali- PSA 2022
  • Francesco Mariottini DVM – P.S.A. Aggiornamenti epidemiologici e diffusione del virus nel continente europeo
  • N.A.S. – Peste suina africana – pubblicazione Regolamento (UE) 2023/594P.S.A.- comunicazioni ai soci – aprile 23
  • Classyfarm – biosicurezza nella specie suina: manuale esplicativo controllo ufficiale stabulati a bassa capacità
  • Sitografia varia della U.E. e del Ministero della Sanita inerente la P.S.A. in continuo aggiornamento

Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018. Curriculum vitae >>>

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