In questa seconda parte dell’argomento PIWI si cercherà di tirare le fila di quanto già detto, per fissare al meglio le idee e gli opposti giudizi su questa tematica al fine di mettere giustapposto tutte le tessere del mosaico. Quando per i PIWI si parla di immunità bisogna specificare che questo concetto in ambito scientifico: è definito come “capacità di resistenza, innata o acquisita, di un organismo nei confronti di malattie”. Per essere più divulgativi, l’immunità al Sars – Covid 19 indotta dai vaccini non escludeva che il vaccinato dopo le dosi non potesse ammallarsi di Covid, ma diminuiva la probabililità di ricoveri in terapia intensiva o ospedaliera di 1:8). Ritornando ai PIWI si avranno livelli di resistenza che comportano un minor ricorso a trattamenti fitosanitari (-70% circa), che permette alla pianta di svolgere completamente il proprio ciclo annuale con migliori produzioni quanti-qualitative…
Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018.
Il primo fine, orientato al contenimento delle eccedenze cerealicole per evitarne il deprezzamento, è stato raggiunto, il numero dei beneficiari, le superfici ritirate dalla coltivazione e i fondi erogati son stati notevoli, come dimostrato dall’organismo pagatore ART€A. I controlli hanno tuttavia evidenziato alcuni impianti eseguiti su terreni privi dei requisiti colturali richiesti, non più agricoli da tanti anni, con conseguente decadenza dal regime d’aiuti. Circa il secondo punto, si sono raggiunti buoni risultati con la pioppicoltura da cellulosa nelle pianure alluvionali in impianti seguiti da aziende già esperte. Per quanto riguarda gli impianti di arboricoltura da legno con latifoglie miste pregiate (noci, ciliegi, farnie, frassini, ecc.), l’auspicato raggiungimento precoce del turno di utilizzazione non si è verificato; anche gli impianti accuratamente coltivati sono ben lontani dal raggiungere la maturità; in qualche caso si è praticato il diradamento intermedio, che ha interessato le specie secondarie, soprattutto l’ontano napoletano.
Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione…
Volendo parafrasare, o meglio “rubare” da un noto film, una frase ad effetto, e renderla funzionale a questo articolo, potremmo dire “La filiera corta non è un luogo, ma un popolo di agricoli”. I sistemi agricoli si sono evoluti, forse anche arricchiti, negli ultimi anni, sotto ogni aspetto. Si è assistito ad una maggiore articolazione di natura tecnica, organizzativa, ma anche relazioni (con il mercato del consumo in particolare), ed infine dal punto di vista etico, focalizzando l’attenzione sulla sostenibilità ambientale ed il benessere degli animali. Quindi, un sistema sempre più complesso, con maggiori difficoltà nella gestione delle attività agricole che sono chiamate ad essere sempre più organizzate, sostenibili e trasparenti. Vita non semplice. In tutto questo, tra le diverse opzioni (non volendo più parlare di opportunità), forse obbligate, troviamo il concetto di “filiera corta”.
Nicolò Passeri, Dottore Agronomo, libero professionista. Dottore di ricerca in “Economia e Territorio” presso l’Università degli Studi della Tuscia. Consulente per la certificazione prodotti biologici e analisi tecnico economiche dei processi produttivi. Collabora con l’Università degli Studi della Tuscia a progetti di ricerca su studi relativi alla valutazione della sostenibilità ambientale dei processi produttivi agricoli.
Donato Ferrucci (Torino 1964), Docente sistemi qualità e certificazione dei prodotti alimentari ITS Agroalimentare Roma/Viterbo. Agronomo, pubblicista, e Master in Diritto Alimentare. Responsabile Bioagricert srl per l’area Lazio/Abruzzo/Umbria/Marche. Per info: Google “Donato Ferrucci Agronomo”.