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di Gemma Navarra, Erika Verdiani

Sfoglia la Rivista TerrAmica

I cavalli sono pascolatori selettivi e molto attenti, se lasciati pascolare liberi difficilmente mangiano piante per loro tossiche. Da puledri imparano a selezionare le piante pascolando insieme alla madre. In contesti forzati però, come il paddock o lunghe soste in cui il cavallo viene tenuto legato, i cavalli possono cedere alla tentazione di mangiare anche piante tossiche per fame o anche solo per noia. Per questo è importante che il cavaliere sappia riconoscere le piante più pericolose per evitare incidenti. Fondamentale è non legare il cavallo vicino a piante tossiche perché, annoiandosi durante la sosta, potrebbe decidere di sgranocchiare quello che ha intorno anche se non ha un buon sapore. In bosco le piante più pericolose sono il tasso (Taxus baccata) e il maggiociondolo (Laburnum anagyroides), mentre in contesti antropizzati sono tossiche numerose piante ornamentali come oleandro (Nerium oleander), lauroceraso (Prunus laurocerasus) e bosso (Buxus sp).  Nel paddock il cavallo opera una selezione pascolando le piante a lui gradite e lasciando quelle di cattivo sapore; con il tempo rimangono solo quelle sgradite che spesso sono proprio quelle tossiche. Per precauzione sarebbe opportuno sradicare le specie tossiche. Alcune erbe tossiche che si possono trovare nei prati sono: belladonna (Atropa belladonna), elleboro (Helleborus foetidus), stramonio (Datura stramonium), senecione di San Giacomo (Jacobea vulgaris), ghittaione (Agrostemma githago), giusquiamo (Hyoscyamus niger).


Cavallo legato in sicurezza lontano da piante velenose

Oltre alle piante velenose ci sono anche piante moderatamente tossiche che normalmente i cavalli mangiano in piccole quantità senza arrivare ad intossicarsi. Queste specie, come ad esempio le felci e la robina (Robinia pseudoacacia), non costituiscono un pericolo per il cavallo a meno che non vengano mangiate regolarmente e in grandi quantità. Tenere un cavallo in un paddock popolato da queste specie è un serio rischio per la sua salute. Inoltre anche alcune piante edibili possono costituire un pericolo per il cavallo: il trifoglio (Trifolium sp.) e l’erba medica (Medicago sativa) sono specie di cui è ghiotto, ma se ingerite in grandi quantità possono essere seriamente pericolose e provocare coliche anche mortali.

È importante anche controllare sempre la qualità dell’acqua a disposizione del cavallo, non farlo bere in corsi d’acqua che potrebbero essere inquinati e controllare che i punti di abbeveramento nel paddock siano puliti. Bidoni e vasche devono essere controllati e puliti regolarmente poiché l’acqua stagnante può sviluppare alghe e larve di insetti, e bacche velenose (come quelle del sambuco) possono cadere nell’acqua inquinandola. Può succedere che piccoli animali muoiano nell’acqua nel tentativo di bere, per questo consigliamo di mettere delle tavolette di legno galleggianti su cui possano appoggiarsi uccellini e lucertole.

L’avvelenamento può presentare sintomi molto diversi a seconda della tipologia di tossine assunte dal cavallo. È importantissimo riconoscere quanto prima i sintomi per intervenire tempestivamente chiamando il veterinario.

Tasso (Taxus baccata)

Nel tasso sono velenose foglie, rami e corteccia. La dose letale può essere anche molto piccola. Il veleno ha effetto paralizzante e il cavallo muore in poco tempo per arresto cardiaco. I primi sintomi sono mancanza di coordinamento, difficoltà respiratorie e convulsioni. Purtroppo non ci sono cure, quindi è fondamentale prevenire l’avvelenamento cercando di tenere lontani i nostri cavalli da questa pianta.

Il tasso è diffuso in tutta Italia anche se non è comune. In bosco si trova sottoforma di arbusto, spesso associato a faggio, acero e agrifoglio, ad altitudini tra i 300 ai 1400 m sul livello del mare. Talvolta viene usato per siepi ornamentali nei giardini. È una conifera amante dell’ombra che quindi si trova nel sottobosco. Si presenta come un arbusto sempreverde, con aghi non pungenti verde scuro disposti a spirale intorno ai rametti, il tronco è tozzo e ramoso fin dalla base, con corteccia sottile bruno-rossiccia che si sfoglia. Produce bacche rosse, che sono l’unica parte non velenosa della pianta.


Taxus baccata

Maggiociondolo (Laburnum anagyroides)

Tutta la pianta è tossica, in particolare i semi, e può provocare gravi avvelenamenti anche con esiti mortali. I sintomi sono convulsioni e difficoltà respiratorie.

Il maggiociondolo si trova nei boschi di querce tra gli 0 e gli 800 m sul livello del mare, è presente in tutta l’Italia peninsulare. Si presenta come un piccolo albero con corteccia liscia e rami pendenti, le foglie sono trifogliate e a maggio produce dei bellissimi fiori gialli a grappoli.


Fioritura di Maggiociondolo

Oleandro (Nerium oleander)

Tutte le parti della pianta sono tossiche. Le tossine agiscono a livello del cuore, provocandone un eccitamento eccessivo. In alcune zone d’Italia questa pianta viene chiamata “ammazza cavallo” o “ammazza asino”. È una pianta molto usata per decorare giardini, mentre in natura si trova in ambienti sassosi o sabbiosi, lungo torrenti e fiumi. Si presenta come un cespuglio sempreverde con foglie lucide e allungate e fiori dai colori sgargianti.


Oleandro

Stramonio (Datura stramonium)

È una pianta di sapore amaro non gradita ai cavalli che però cresce spesso nei paddock poiché ha bisogno di terreni ricchi di azoto (sostanza sempre molto presente a causa delle deiezioni dei cavalli). È un’erba altamente tossica che colpisce il sistema nervoso provocando deliri, allucinazione, convulsioni, paralisi ed in fine la morte. È un’erba annuale con foglie grandi e dall’odore sgradevole, i fiori sono bianchi e appariscenti.


Datura stramonium

Senecione di San Giacomo (Jacobeae vulgaris)

È un’erba di cattivo sapore che però diventa gradevole da secca; se ingerita colpisce rapidamente il fegato. Il segno più caratteristico dell’avvelenamento da senecione è la perdita di peso nonostante la regolare alimentazione; se non curato in tempo il cavallo colpito può anche morire. A causa della sua pericolosità, in alcuni paesi esistono delle sanzioni per i proprietari dei terreni che favoriscono il diffondersi di questa erba nei pascoli. È un’erba perenne diffusa nei prati e ai margini dei boschi, da 0 a 1500 m sul livello del mare, con fiori gialli a stella.


Senecione di San Giacomo

 

Sitografia

agraria.org
floraitaliae.actaplantarum.org
vitainmaneggio.altervista.org
equistrianinsights.it

Nelle foto i cavalli del Centro Ippico il Bosco di Rincine.

 

» Ar­ti­co­lo trat­to dalla Ri­vi­sta Ter­rA­mi­ca – num. 8 Gen­na­io 2018 «

Gemma Na­var­ra, lau­rea­ta in Scien­ze fo­re­sta­li ed am­bien­ta­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Fi­ren­ze, è Guida Eque­stre Am­bien­ta­le.

Erika Ver­dia­ni Lau­rean­da in Scien­ze Fo­re­sta­li e guida Eque­stre Am­bien­ta­le.

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