Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Si­mo­ne Ca­sel­li

aceto balsamico tradizionale di modenaAceto Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na Dop

L’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na, pro­dot­to nel­l’a­rea degli an­ti­chi do­mi­ni esten­si, co­sti­tui­sce una real­tà unica al mondo per mol­te­pli­ci fat­to­ri, quali il lun­ghis­si­mo in­vec­chia­men­to, le uve ti­pi­che col­ti­va­te da se­co­li nella zona di ori­gi­ne e il me­to­do di pro­du­zio­ne an­ti­co ed unico.

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Le Uve

Le uve usate: treb­bia­no (Mo­de­ne­se, di Spa­gna), lam­bru­sco (le 3 DOC: Gra­pa­ros­sa, di Sor­ba­ra, Sa­la­mi­no o Santa Croce) e lan­cel­lot­ta, ven­go­no la­scia­te sur­ma­tu­ra­re fino al­l’ul­ti­mo sole au­tun­na­le …que­ste, ca­ri­che di pro­fu­mi e ric­che di zuc­che­ri, ven­go­no pi­gia­te dol­ce­men­te, in modo sof­fi­ce, evi­tan­do che i vi­nac­cio­li, con­te­nu­ti nel­l’a­ci­no, ve­nen­do rotti ce­da­no tan­ni­ni grez­zi. Ri­ma­nen­do nella tra­di­zio­ne, come si ad­di­ce a que­sto no­bi­le pro­dot­to, il me­to­do mi­glio­re di pi­gia­tu­ra sa­reb­be l’an­ti­ca pra­ti­ca a piedi nudi. Come è na­tu­ra­le im­ma­gi­na­re que­sto è pos­si­bi­le e con­si­glia­bi­le so­la­men­te nel caso in cui si parli di una pro­du­zio­ne fa­mi­glia­re e per mo­de­ste quan­ti­tà di uva. Si­cu­ra­men­te è più in­di­ca­to uti­liz­za­re pi­gia­tri­ci a rulli di­stan­zia­ti fa­cen­do se­gui­re una tor­chia­tu­ra non ec­ces­si­va­men­te spin­ta.

trebbiano aceto vino
Grap­po­lo di Treb­bia­no

Il Mosto

Il mosto così ot­te­nu­to viene suc­ces­si­va­men­te cotto a fuoco di­ret­to e a cielo aper­to, fino ad ot­te­ne­re la con­cen­tra­zio­ne zuc­che­ri­na de­si­de­ra­ta. La sto­ria ci rac­con­ta di come in pas­sa­to la sor­gen­te di ca­lo­re fosse ali­men­ta­ta con legna e che il con­te­ni­to­re (cal­da­ia) in cui cuo­ce­va fosse di rame. Oggi alla legna si pre­fe­ri­sce il Gas per­ché ga­ran­ti­sce una mi­glio­re e più uni­for­me cot­tu­ra. Le cal­da­ie hanno le va­sche in ac­cia­io inos­si­da­bi­le, più sta­bi­le e si­cu­ro per la sa­lu­te viste le alte tem­pe­ra­tu­re rag­giun­te du­ran­te la cot­tu­ra. La pro­ce­du­ra, no­no­stan­te que­sti ag­gior­na­men­ti, è ri­ma­sta la me­de­si­ma che si è tra­man­da­ta sino ad oggi, di ge­ne­ra­zio­ne in ge­ne­ra­zio­ne, in­sie­me al­l’a­mo­re e alla pas­sio­ne per un qual­co­sa che non si può de­fi­ni­re sem­pli­ce­men­te “Ba­ri­le di Bal­sa­mi­co”, in quan­to te­sti­mo­ne del pas­sa­re del tempo e dei sen­ti­men­ti che ne hanno ac­com­pa­gna­to la sua ma­tu­ra­zio­ne. Ri­sul­ta ine­vi­ta­bi­le svia­re nel poe­ti­co anche se ci tro­via­mo di fron­te a sem­pli­ci tra­sfor­ma­zio­ni na­tu­ra­li.

La Cot­tu­ra

La cot­tu­ra del mosto è si­cu­ra­men­te un’al­tra fase fon­da­men­ta­le per l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na. Come per la ven­dem­mia e la suc­ces­si­va pi­gia­tu­ra, anche una cor­ret­ta cot­tu­ra per­met­te­rà al mosto di ar­ri­va­re al mo­men­to del­l’in­vec­chia­men­to senza spia­ce­vo­li in­con­ve­nien­ti.

Que­sta ope­ra­zio­ne, che deve av­ve­ni­re prima che si in­ne­schi­no le fer­men­ta­zio­ni, con­si­ste nel por­ta­re il li­qui­do (mosto crudo) con­te­nu­to nella vasca della cal­da­ia a tem­pe­ra­tu­ra pros­si­ma al­l’e­bol­li­zio­ne (circa 90°C). La cor­ret­ta tem­pe­ra­tu­ra si potrà ve­ri­fi­ca­re sia con l’u­ti­liz­zo di un ter­mo­me­tro (ade­gua­to alle alte tem­pe­ra­tu­re) o come si fa­ce­va in pas­sa­to con­trol­lan­do la su­per­fi­cie del li­qui­do che sarà ca­rat­te­riz­za­ta da moti con­vet­ti­vi che ge­ne­ra­no il ti­pi­co “gril­la­re” del mosto. A que­sto punto è ne­ces­sa­rio man­te­ne­re co­stan­te la tem­pe­ra­tu­ra (evi­tan­do così di tra­smet­te­re al mosto il sa­po­re amaro detto di “stri­no”) e me­dian­te un me­sto­lo schiu­ma­re la su­per­fi­cie eli­mi­nan­do le parti so­li­de, im­pu­ri­tà riaf­fio­ra­te.

Il tempo ne­ces­sa­rio per ot­te­ne­re un buon mosto cotto va nor­mal­men­te dalle 10 alle 16 ore con­se­cu­ti­ve di cot­tu­ra, al ter­mi­ne delle quali la con­cen­tra­zio­ne zuc­che­ri­na sarà in­tor­no ai 28-34° Babo. In que­sto caso pos­sia­mo par­la­re di mosto me­dia­men­te ri­dot­to, adat­to per i rin­cal­zi delle bat­te­rie in quan­to svi­lup­pe­rà, a se­gui­to della fer­men­ta­zio­ne al­co­li­ca, un buon li­vel­lo di aci­di­tà.
Un mosto che, a se­gui­to di cot­tu­ra, rag­giun­ga una con­cen­tra­zio­ne zuc­che­ri­na che va dai 24-26° Babo si de­fi­ni­rà poco ri­dot­to e avrà un alto va­lo­re di aci­di­tà.

Un’ul­ti­ma con­si­de­ra­zio­ne è da farsi per quei mosti che avran­no un va­lo­re di zuc­che­ri oltre i 34° Babo. Que­sti sono mosti molto ri­dot­ti che po­tran­no es­se­re usati per cor­reg­ge­re even­tual­men­te ec­ces­si di aci­di­tà, anche se va te­nu­to pre­sen­te che stia­mo pur sem­pre par­lan­do di Aceto. Una buona aci­di­tà Bal­sa­mi­ca è una cosa da au­spi­car­si.
Va detto che le di­ver­se con­cen­tra­zio­ni a cui verrà por­ta­to il no­stro mosto sono le­ga­te a esi­gen­ze per­so­na­li, det­ta­te dalla si­tua­zio­ne delle sin­go­le bat­te­rie, come dal grado zuc­che­ri­no delle uve rac­col­te. Sarà l’e­spe­rien­za del con­dut­to­re di ace­ta­ia a de­ter­mi­na­re i tempi più o meno lun­ghi.
Nor­mal­men­te il mosto crudo da cui par­ti­re­mo verrà ri­dot­to tra 1/3 e ½ della sua quan­ti­tà ini­zia­le.
La­scia­to poi raf­fred­da­re verrà fil­tra­to ed in­fi­ne messo a di­mo­ra nei ba­ri­li del­l’A­ce­ta­ia.

L’A­ce­ta­ia

Ti­pi­ca­men­te que­sto lo­ca­le è il luogo in cui l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na ri­ce­ve quel­le at­ten­zio­ni, nate da un sen­ti­men­to di pas­sio­ne e ri­spet­to­sa am­mi­ra­zio­ne, che gli per­met­te­ran­no di ma­tu­ra­re ed in­vec­chia­re in ma­nie­ra unica. L’A­ce­ta­ia è da sem­pre col­lo­ca­ta nel sot­to­tet­to di casa, poi­ché le con­di­zio­ni am­bien­ta­li, ca­rat­te­riz­za­te da una forte escur­sio­ne ter­mi­ca fra l’e­sta­te e l’in­ver­no, crea­no un per­fet­to mi­cro­cli­ma che fa­vo­ri­sce la vita e l’e­vo­lu­zio­ne dei mi­cror­ga­ni­smi (lie­vi­ti e ace­to­bat­te­ri) con­te­nu­ti, prima nel mosto cotto, poi nel­l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na.

In par­ti­co­la­re le alte tem­pe­ra­tu­re esti­ve con­sen­to­no ai lie­vi­ti e agli aceto bat­te­ri di la­vo­ra­re e at­tua­re le tra­sfor­ma­zio­ni fi­si­co-chi­mi­che. L’in­ver­no, in­ve­ce, per­met­te la de­can­ta­zio­ne del pro­dot­to, fa­vo­ren­do la di­sce­sa delle parti so­li­de ge­ne­ra­te­si du­ran­te la fase esti­va sul fondo del ba­ri­le crean­do quel se­di­men­to che anno dopo anno di­ver­rà la “madre” di un ot­ti­mo Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le.

Im­por­tan­te è al­tre­sì crea­re un’a­rea­zio­ne con­ti­nua, uno scam­bio di os­si­ge­no, vi­ta­le per gli aceto bat­te­ri nella fase di bios­si­da­zio­ne ace­ti­ca. Per que­sto gli ab­bai­ni dei sot­to­tet­ti o le fi­ne­stre non sono mai chiu­se, ma ri­man­go­no soc­chiu­se, so­prat­tut­to du­ran­te le belle gior­na­te di sole. Allo stes­so modo il foro nella parte alta del ba­ri­le (coc­chiu­me) è co­per­to da una sem­pli­ce garza man­te­nu­ta ferma dal tappo che non andrà a si­gil­la­re, ma ri­mar­rà leg­ger­men­te ruo­ta­to in modo, ap­pun­to, da fa­vo­ri­re lo scam­bio di os­si­ge­no.

La Bat­te­ria

L’in­sie­me dei va­sel­li, in cui è a ri­po­so il Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le, è de­no­mi­na­ta “BAT­TE­RIA”. Que­sta è for­ma­ta da al­me­no cin­que bot­ti­cel­le di legni e di­men­sio­ni di­ver­se, a sca­la­re. Per ciò che ri­guar­da i legni uti­liz­za­ti, ab­bia­mo la Ro­ve­re, il Ca­sta­gno, il Fras­si­no, il Gelso, l’A­ca­cia, il Ci­lie­gio e il Gi­ne­pro. Per que­st’ul­ti­mo va detto che il suo uti­liz­zo è molto pon­de­ra­to in quan­to, legno de­ci­sa­men­te spe­zia­to, dona al Tra­di­zio­na­le sa­po­ri e pro­fu­mi che per es­se­re ap­prez­za­ti nella loro pie­nez­za ri­chie­do­no un ade­gua­to in­vec­chia­men­to. Il con­si­glio che nor­mal­men­te viene dato è di te­ne­re il ba­ri­le di Gi­ne­pro fuori dalla bat­te­ria. Ali­men­tan­do­lo di­ret­ta­men­te, evi­tan­do i tra­va­si nor­ma­li.

Nel com­por­re una bat­te­ria la scel­ta del­l’es­sen­ze dei legni è fon­da­men­ta­le, quan­to ov­via­men­te la loro qua­li­tà (es. as­sen­za di nodi nelle doghe). Ge­ne­ral­men­te si tende a uti­liz­za­re legni più te­ne­ri, po­ro­si (Ci­lie­gio, Gelso) per le botti più gran­di (Testa della Bat­te­ria) poi­ché fa­vo­ri­sco­no l’e­va­po­ra­zio­ne at­tra­ver­so un buon scam­bio di os­si­ge­no, ne­ces­sa­rio nel mo­men­to delle fer­men­ta­zio­ni. Vi­ce­ver­sa per le botti più pic­co­le (Coda della Bat­te­ria) si usano legni duri (Ro­ve­re e Ro­bi­nia) che con il loro basso coef­fi­cien­te di eva­po­ra­zio­ne, bene si adat­ta­no alla fase di in­vec­chia­men­to del pro­dot­to. In­fi­ne nella parte cen­tra­le della Bat­te­ria i legni se­mi-du­ri (Ca­sta­gno, Fras­si­no) si oc­cu­pa­no della fase di ma­tu­ra­zio­ne.
Bi­so­gna pre­ci­sa­re che trat­tan­do­si di un pro­dot­to che vive di tra­di­zio­ne e che nel tra­man­dar­si di ge­ne­ra­zio­ne in ge­ne­ra­zio­ne, trova la sua ma­gi­ca for­mu­la di vita eter­na, non si pos­so­no de­fi­ni­re delle re­go­le ri­gi­de e in­fles­si­bi­li. Per que­sto mo­ti­vo non è im­pos­si­bi­le che nelle an­ti­che ace­ta­ie di fa­mi­glia, si pos­sa­no tro­va­re bat­te­rie com­po­ste da legni in se­quen­ze di­ver­se da quel­le ap­pe­na de­scrit­te.
La ca­pa­ci­tà di ogni bat­te­ria va vista ana­liz­zan­do sin­go­lar­men­te i vari ba­ri­li che la com­pon­go­no, so­li­ta­men­te il ba­ri­le di testa, il più gran­de di di­men­sio­ne, rag­giun­ge ca­pa­ci­tà di circa 50 lt men­tre il ba­ri­le di coda, il più pic­co­lo, di 10 lt.

Fino ad ora ab­bia­mo visto il modo per ot­te­ne­re il no­stro mosto cotto, ab­bia­mo ac­cen­na­to al luogo idea­le in cui met­te­re a di­mo­ra i ba­ri­li, de­scrit­to quali legni ca­rat­te­riz­zi­no le tre fasi (Fer­men­ta­zio­ni-Ma­tu­ra­zio­ne-In­vec­chia­men­to) che dal mosto cotto ci por­ta­no al­l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na, ora ve­dre­mo come è pos­si­bi­le av­via­re una nuova bat­te­ria.

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Bat­te­ria

Av­via­men­to di una Bat­te­ria

Pre­pa­ra­zio­ne delle Bot­ti­cel­le

La prima cosa da farsi è pre­pa­ra­re le bot­ti­cel­le nuove tra­mi­te una prima fase di pu­ri­fi­ca­zio­ne (Sgal­la­tu­ra) e la suc­ces­si­va di Ace­ti­fi­ca­zio­ne. In un primo mo­men­to, uti­liz­zan­do acqua bol­len­te e sale da cu­ci­na, si andrà a riem­pi­re il ba­ri­le la­scian­do­lo così per di­ver­se ore. Tra­scor­so que­sto pe­rio­do si vuo­te­rà il ba­ri­le ri­sciac­quan­do­lo con un buon aceto di vino bol­len­te in modo da le­va­re re­si­dui della prima so­lu­zio­ne. In un se­con­do mo­men­to quan­do il ba­ri­le sarà asciut­to lo si potrà col­lo­ca­re in Ace­ta­ia dove lo si riem­pi­rà al colmo con un buon aceto di vino dal­l’e­le­va­ta aci­di­tà (8-10­gra­di). In que­sta fase, che du­re­rà da 6 a 12 mesi, detta di Ace­ti­fi­ca­zio­ne le doghe del ba­ri­le si im­bi­bi­ran­no di aceto che andrà ul­te­rior­men­te a “la­va­re” i tan­ni­ni grez­zi del legno.

Ter­mi­na­te que­ste ope­ra­zio­ni la bat­te­ria è pron­ta per es­se­re av­via­ta e cu­sto­di­re il Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le. Non ri­ma­ne altro da fare che pro­cu­rar­si il mosto cotto (di cui ab­bia­mo par­la­to in pre­ce­den­za), at­ten­de­re il pe­rio­do del­l’an­no adat­to e de­ci­de­re il me­to­do di av­via­men­to più ido­neo, anche in fun­zio­ne delle “ri­cet­te” che si sono tra­man­da­te nel tempo al­l’in­ter­no della fa­mi­glia.

Pe­rio­do del­l’An­no

Il mo­men­to mi­glio­re è quel­lo che coin­ci­de con la fine del ri­po­so in­ver­na­le dei mi­cror­ga­ni­smi e la con­se­guen­te de­can­ta­zio­ne del pro­dot­to (ov­via­men­te per bat­te­rie già av­via­te). Vale a dire du­ran­te il pe­rio­do pri­ma­ve­ri­le (primi gior­ni di marzo). In­fat­ti è in que­sto pe­rio­do che le tem­pe­ra­tu­re ri­pren­do­no ad au­men­ta­re riat­ti­van­do la vita dei mi­cror­ga­ni­smi (lie­vi­ti e aceto bat­te­ri). Que­st’ul­ti­mi al di sotto dei 10°C vanno, per così dire in “le­tar­go”, fino a quan­do la tem­pe­ra­tu­ra non si ri­sta­bi­liz­ze­rà sui 15°C por­tan­do­li al ”ri­sve­glio” che cul­mi­ne­rà con un in­ten­sa at­ti­vi­tà mi­cro­bi­ca nei mesi di Lu­glio-Ago­sto con tem­pe­ra­tu­re che co­mun­que non do­vreb­be­ro sa­li­re oltre i 32-35°C, causa un ral­len­ta­men­to della loro at­ti­vi­tà.

Me­to­di di av­via­men­to

La fase che an­dia­mo a de­scri­ve­re è cer­ta­men­te molto im­por­tan­te e come tale rac­chiu­de in sé tutte le espe­rien­ze di chi, prima di noi, ha cu­sto­di­to, pren­den­do­se­ne cura, il Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le. Si potrà per tanto ca­pi­re quan­to, nel li­mi­te della tra­di­zio­ne, ri­sul­ti fa­ci­le avere delle “ri­cet­te” molto per­so­na­li. Ciò non to­glie che si pos­sa­no in­di­vi­dua­re delle linee guida per po­ter­si muo­ve­re se­con­do tra­di­zio­ne.

Un primo modo, pre­ve­de l’u­ti­liz­zo di mosto cotto me­dia­men­te ri­dot­to (30-32° Babo), con la fer­men­ta­zio­ne al­co­li­ca già av­via­ta e di aceto di mosto di buona qua­li­tà, ricco di lie­vi­ti e aceto bat­te­ri con aci­di­tà in­tor­no ai 5-6° ace­ti­ci. Una volta pron­te le bot­ti­cel­le, si pro­ce­de­rà im­met­ten­do al loro in­ter­no 2/3 di mosto cotto e ag­giun­gen­do, suc­ces­si­va­men­te, 1/3 di aceto di mosto, por­tan­do però il riem­pi­men­to dei ba­ri­li a ¾ della loro ca­pa­ci­tà. Ciò si­gni­fi­ca che in ogni sin­go­lo ba­ri­le ri­mar­rà una in­ter­ca­pe­di­ne di aria, ne­ces­sa­ria per la vita degli aceto bat­te­ri, che es­sen­do mi­cror­ga­ni­smi ae­ro­bi­ci, la­vo­ra­no in su­per­fi­cie a con­tat­to con l’os­si­ge­no. Viene con­si­glia­to di te­ne­re circa un quar­to della mi­sce­la im­mes­sa nei ba­ri­li, da usar­si l’an­no suc­ces­si­vo in pri­ma­ve­ra come rab­boc­co per tutte le bot­ti­cel­le. In que­sto modo si ar­ri­ve­rà ai tra­di­zio­na­li tra­va­si e rin­cal­zi a par­ti­re dal terzo anno; rin­cal­zo che av­ver­rà nel ba­ri­le di mag­gio­ri di­men­sio­ni con mosto cotto d’an­na­ta.

Un’al­tra pos­si­bi­li­tà per l’av­via­men­to con­si­ste nel­l’a­ve­re a di­spo­si­zio­ne una botte di di­men­sio­ni pari a 200-250 Lt. de­fi­ni­ta “Botte Madre”. Que­sta con­sen­ti­rà di avere del­l’ot­ti­mo pro­dot­to già ace­ti­fi­ca­to, che fun­ge­rà da in­ne­sto (in quan­to ricco di mi­cror­ga­ni­smi) per il mosto cotto, ne­ces­sa­rio per il rin­cal­zo an­nua­le. In que­sto se­con­do caso i tra­va­si po­tran­no ini­zia­re dal se­con­do anno. Men­tre da que­sto punto in poi per il rin­cal­zo della bot­ti­cel­la più gran­de della bat­te­ria, si uti­liz­ze­rà il pro­dot­to con­te­nu­to nella “Botte Madre”, che a sua volta sarà rab­boc­ca­ta con il mosto cotto già fer­men­ta­to.

Un ul­ti­mo me­to­do, tra quel­li più co­no­sciu­ti, è de­fi­ni­to come “me­to­do Vez­zel­li”. Uti­liz­zan­do del buon aceto di mosto, si riem­pio­no tutti i ba­ri­li a 4/5 della loro ca­pa­ci­tà. Si la­sce­rà pas­sa­re un anno e alla pri­ma­ve­ra suc­ces­si­va, uti­liz­zan­do come rin­cal­zo il mosto cotto, si por­te­ran­no i li­vel­li dei sin­go­li ba­ri­li a ¾ della loro ca­pa­ci­tà. Que­sto rin­cal­zo an­nua­le, di­ret­to, verrà ri­pe­tu­to per quat­tro anni, dopo i quali si pro­ce­de­rà con i nor­ma­li tra­va­si an­nua­li, di ba­ri­le in ba­ri­le, con un rin­cal­zo nel ba­ri­le di testa (di ca­pa­ci­tà mag­gio­re) di mosto cotto me­dia­men­te ri­dot­to.

In­ter­ven­ti in Ace­ta­ia: Pre­lie­vo – Tra­va­so – Rin­cal­zo

Ogni anno nel pe­rio­do suc­ces­si­vo alla ven­dem­mia e alla cot­tu­ra del mosto nelle vec­chie ace­ta­ie di fa­mi­glia giun­ge il mo­men­to dei “Tra­va­si” e “Rin­cal­zi”. In que­sta fase di vita del­l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na, che si ef­fet­tua dopo i fred­di del­l’in­ver­no, av­vie­ne un’o­pe­ra­zio­ne tanto sin­go­la­re quan­to unica; in­fat­ti gra­zie alle alte tem­pe­ra­tu­re esti­ve rag­giun­te in ace­ta­ia l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na si tra­sfor­ma, svi­lup­pa la ca­rat­te­ri­sti­ca aci­di­tà ed a se­gui­to di una eva­po­ra­zio­ne, au­men­ta la sua con­cen­tra­zio­ne zuc­che­ri­na di­mi­nuen­do la sua quan­ti­tà nel ba­ri­le. Quin­di si rende ne­ces­sa­rio un ri­pri­sti­no del li­vel­lo ini­zia­le di Aceto. Per fare ciò il con­dut­to­re di ace­ta­ia ini­zie­rà a tra­va­sa­re il pro­dot­to da un ba­ri­le al­l’al­tro, con molta cura e cau­te­la, par­ten­do con il pre­lie­vo dal se­con­do ba­ri­le ed im­met­ten­do la quan­ti­tà ne­ces­sa­ria nel primo (ba­ri­le di coda), pro­se­guen­do con lo stes­so cri­te­rio per le re­stan­ti bot­ti­cel­le. Al ter­mi­ne dei “Tra­va­si” il ba­ri­le di testa sarà a sua volta ri­por­ta­to a li­vel­lo con l’ag­giun­ta (“Rin­cal­zo”) di mosto cotto ot­te­nu­to dal­l’ul­ti­ma ven­dem­mia o ,nel caso vi sia, con­te­nu­to nella “Botte Madre”. L’im­por­tan­za di que­sta ope­ra­zio­ne è ba­si­la­re per­ché av­ven­ga­no nel Bal­sa­mi­co tutte quel­le tra­sfor­ma­zio­ni mi­cro­bi­che che lo por­te­ran­no ad as­su­me­re quel­le ca­rat­te­ri­sti­che ti­pi­che di ar­mo­nia di sa­po­ri ed ine­gua­glia­bi­le sin­fo­nia di pro­fu­mi.

Il pe­rio­do più con­so­no per que­ste ope­ra­zio­ni si può sta­bi­li­re, come lo si è fatto per l’av­via­men­to di una bat­te­ria, nei mesi suc­ces­si­vi l’in­ver­no, il primo pe­rio­do della pri­ma­ve­ra quan­do an­co­ra la tem­pe­ra­tu­ra non sia ri­sa­li­ta oltre i 10°C.

Le Fasi del Tra­di­zio­na­le: Fer­men­ta­zio­ne – Ma­tu­ra­zio­ne – In­vec­chia­men­to

A di­mo­ra nei ba­ri­li delle sin­go­le bat­te­rie, il pro­dot­to vivrà di­ver­si stadi prima di rag­giun­ge­re l’am­bi­to ri­co­no­sci­men­to di “Tra­di­zio­na­le”, ognu­no dei quali ca­rat­te­riz­za­to da par­ti­co­la­ri cir­co­stan­ze chi­mi­co fi­si­che.

Pos­sia­mo par­la­re di tre fasi di evo­lu­zio­ne, che si col­le­ga­no ad al­tret­tan­ti set­to­ri nella bat­te­ria: i primi due/tre ba­ri­li (quel­li di testa) si le­ga­no alla fase di Fer­men­ta­zio­ne ca­rat­te­riz­za­ta da una ricca pre­sen­za di lie­vi­ti e ace­to­bat­te­ri, vivi e in forze, ca­pa­ci ap­pun­to di quel­le tra­sfor­ma­zio­ni atte a crea­re la “base” di un ot­ti­mo Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le. Nella parte cen­tra­le av­vie­ne la Ma­tu­ra­zio­ne del­l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na, fase in cui i lie­vi­ti e gli aceto bat­te­ri, aven­do rag­giun­to ormai una buona ma­tu­ri­tà la­vo­ra­ti­va, se­con­do un pro­ces­so di au­to­li­si, ri­la­scia­no en­zi­mi. A que­st’ul­ti­mi pos­sia­mo at­tri­bui­re la fun­zio­ne di tra­sfor­ma­re gli ini­zia­li sa­po­ri e pro­fu­mi ti­pi­ci del mosto in fer­men­ta­zio­ne, in quel­li ca­rat­te­ri­sti­ci di un Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le. Nel­l’ul­ti­ma fase, quel­la del­l’In­vec­chia­men­to, quei sa­po­ri e pro­fu­mi ap­pe­na visti, rag­giun­ge­ran­no un li­vel­lo di ar­mo­nia tale da ri­sul­ta­re equi­li­bra­ti e, allo stes­so tempo, ric­chi in in­ten­si­tà, di una pie­nez­za e per­si­sten­za, av­vol­gen­ti sia al naso che al pa­la­to, la­scian­do poi la bocca pu­li­ta con una pia­ce­vo­le sen­sa­zio­ne bal­sa­mi­ca, agro-dol­ce. Que­st’ul­ti­me tra­sfor­ma­zio­ni av­ven­go­no nei ba­ri­li di coda (i più pic­co­li) e ne­ces­si­ta­no di un lungo pe­rio­do d’in­vec­chia­men­to che va da un mi­ni­mo di 12 anni per l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na IN­VEC­CHIA­TO o AF­FI­NA­TO e oltre 25 anni per l’A­ce­to Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na EX­TRA­VEC­CHIO. Solo al ter­mi­ne di que­sto in­vec­chia­men­to sarà pos­si­bi­le pre­le­va­re dalla bot­ti­cel­la più pic­co­la (ba­ri­le di coda) di ogni bat­te­ria una quan­ti­tà mas­si­ma di circa il 10-15% del con­te­nu­to to­ta­le di Aceto Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na.

Que­sto quan­ti­ta­ti­vo viene poi con­fe­ri­to ad un Con­sor­zio di Pro­dut­to­ri di Aceto Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na, dove esper­ti de­gu­sta­to­ri, così come pre­vi­sto dal di­sci­pli­na­re di pro­du­zio­ne D.O.P., dopo un’a­na­li­si or­ga­no­let­ti­ca ne at­te­ste­ran­no la qua­li­tà e ac­con­sen­ti­ran­no alla sua com­mer­cia­liz­za­zio­ne.
Que­st’ul­ti­ma fase, della fi­lie­ra pro­dut­ti­va, pre­ve­de che il pro­dot­to venga im­bot­ti­glia­to in una bot­ti­gliet­ta unica e bre­vet­ta­ta. Sol­tan­to in que­sta bot­ti­gliet­ta può tro­var­si il vero ed unico Aceto Bal­sa­mi­co Tra­di­zio­na­le di Mo­de­na.

Un ciclo pro­dut­ti­vo così cu­ra­to e ri­spet­to­so della tra­di­zio­ne dà ori­gi­ne ad un pro­dot­to fi­na­le al­tret­tan­to esclu­si­vo e pre­gia­to tale da non poter es­se­re pa­ra­go­na­to a nes­sun altro con­di­men­to ace­ti­co o aceto che si vo­glia.

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Ace­ta­ia Ca­sel­li – Spi­lam­ber­to (Mo­de­na)

Si­mo­ne Ca­sel­li ge­sti­sce l’A­ce­ta­ia Ca­sel­li a San Vito di Spi­lam­ber­to (Mo­de­na). Sito web:  www.​ace​taia​case​lli.​it

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