Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Mauro Ber­tuz­zi


De­fi­ni­zio­ne ed evo­lu­zio­ne


Il ter­mi­ne pesce viene co­mu­ne­men­te uti­liz­za­to per in­di­ca­re tutto ciò che pro­vie­ne dal­l’am­bien­te ac­qua­ti­co, nella real­tà però, dal punto di vista scien­ti­fi­co, il nome pesce, sta ad in­di­ca­re tutti i ver­te­bra­ti ac­qua­ti­ci do­ta­ti di bran­chie e pinne; di­stin­gui­bi­li per la loro strut­tu­ra fi­si­ca, dai mol­lu­schi e dai cro­sta­cei.
Fin dagli al­bo­ri del­l’u­ma­ni­tà, que­sto “ver­te­bra­to ac­qua­ti­co”, ha rap­pre­sen­ta­to un’im­por­tan­te e so­prat­tut­to va­ria­bi­lis­si­ma fonte di so­sten­ta­men­to. Vi sono delle teo­rie che fanno ri­sa­li­re alla pre­sen­za di primi in­se­dia­men­ti umani nelle im­me­dia­te vi­ci­nan­ze di mari o corsi d’ac­qua, per­ché il pesce, fa­cil­men­te cat­tu­ra­bi­le, rap­pre­sen­ta­va la più im­por­tan­te forma di cibo.
Nel corso del tempo l’uo­mo ha poi im­pa­ra­to a sfrut­ta­re al me­glio i pro­dot­ti it­ti­ci, e pro­prio nel­l’ul­ti­mo se­co­lo si sono anche svi­lup­pa­te po­li­ti­che della pesca, ca­pa­ci da una parte di au­men­ta­re la quan­ti­tà del pe­sca­to e dal­l’al­tra hanno cer­ca­to di pre­ser­va­re pesci trop­po gio­va­ni e ri­spet­ta­re i tempi di ri­pro­du­zio­ne.
Tut­ta­via sono mi­liar­di gli es­se­ri umani che di­pen­do­no dal mare e dalle sue “pe­cu­lia­ri­tà”, per­tan­to nel corso degli anni, per sva­ria­ti mo­ti­vi, fra cui una po­li­ti­ca glo­ba­le as­so­lu­ta­men­te non ade­gua­ta, hanno por­ta­to ad un im­po­ve­ri­men­to dei mari e dei fiumi; pur­trop­po so­la­men­te negli ul­ti­mi de­cen­ni si è ar­ri­va­ti ad avere una “co­scien­za eco­lo­gi­ca” e a ca­pi­re anche l’im­por­tan­za della bio­di­v­er­si­tà ac­qua­ti­ca, isti­tuen­do in que­sto modo, ri­ser­ve di pesca, in­cen­ti­van­do al­le­va­men­ti di ac­qua­col­tu­ra e proi­ben­do l’uso di reti a stra­sci­co se non per par­ti­co­la­ri pro­dot­ti it­ti­ci. An­co­ra oggi vi sono però zone del mondo, ed in par­ti­co­lar modo al­cu­ne na­zio­ni, che di­pen­do­no da spe­cie ma­ri­ne per la quasi to­ta­li­tà della loro dieta ali­men­ta­re, de­ter­mi­nan­do per que­sto mo­ti­vo, una pesca molto in­ten­sa, così da sfrut­ta­re sem­pre più la quasi to­ta­li­tà del mare mon­dia­le, con­cor­ren­do in que­sto modo a por­ta­re l’e­stin­zio­ne di al­cu­ne spe­cie ma­ri­ne come de­ter­mi­na­ti squa­li, ce­ta­cei (mam­mi­fe­ri a ri­schio di estin­zio­ne) e il pesce palla (fugu); pe­ral­tro que­st’ul­ti­mo se non trat­ta­to a do­ve­re, a causa della pre­sen­za di neu­ro­tos­si­na e te­tra­do­tos­si­na in al­cu­ni suoi or­ga­ni, se in­ge­ri­to, può por­ta­re alla morte.


L’im­por­tan­za nu­tri­zio­na­le


Il pesce da sem­pre ha rap­pre­sen­ta­to un tas­sel­lo fon­da­men­ta­le nel­l’a­li­men­ta­zio­ne del­l’uo­mo, di­ven­tan­do con il pas­sa­re del tempo, sem­pre di più un cibo car­di­ne della dieta, que­sto gra­zie alle sue ot­ti­me qua­li­tà nu­tri­zio­na­li do­vu­te a pro­tei­ne di alto va­lo­re bio­lo­g­i­co, acidi gras­si in­sa­tu­ri (tra cui gli ome­ga-3), sali mi­ne­ra­li (fo­sfo­ro, iodio, se­le­nio), vi­ta­mi­ne (A, D e B) e la ri­dot­ta quan­ti­tà di tes­su­to con­net­ti­vo (ele­va­ta di­ge­ri­bi­li­tà). Tutto ciò ha fatto si che que­sto ali­men­to, sia di­ven­ta­to molto im­por­tan­te dal punto di vista nu­tri­zio­na­le per gran parte dei re­gi­mi ali­men­ta­ri di tutto il mondo.


Clas­si­fi­ca­zio­ne bio­lo­g­i­ca, nu­tri­zio­na­le e di con­ser­va­zio­ne


In base a cri­te­ri di­ver­si, il pesce può es­se­re clas­si­fi­ca­to in di­ver­si modi:



  • bio­lo­g­i­co, in fun­zio­ne del­l’ha­bi­tat dove vive;

nu­tri­zio­na­le in re­la­zio­ne al con­te­nu­to di gras­si pre­sen­ti nelle carni;
con­ser­va­zio­ne a se­con­da delle mo­da­li­tà uti­liz­za­te.
Dal punto di vista bio­lo­g­i­co in fun­zio­ne del­l’ha­bi­tat si pos­so­no così sud­di­vi­de­re:



  • pesci di mare: vi­vo­no in mare aper­to e rap­pre­sen­ta­no la gran parte delle spe­cie esi­sten­ti; 

pesci di acqua dolce: vi­vo­no nei fiumi op­pu­re nei laghi (acque dolci) e rap­pre­sen­ta­no una parte mi­ni­ma delle varie spe­cie esi­sten­ti;
pesci di acque miste: vi­vo­no in am­bien­ti in cui esi­ste una me­sco­lan­za tra i due tipi di acqua, per esem­pio in cor­ri­spon­den­za delle foci dei fiumi o nelle la­gu­ne co­stie­re;
pesci mi­gra­to­ri: che com­pio­no delle mi­gra­zio­ni pas­san­do parte della loro vita in acque dolci e parte in quel­le sa­la­te.
In re­la­zio­ne alle ca­rat­te­ri­sti­che nu­tri­zio­na­li ed in par­ti­co­la­re in base al con­te­nu­to di gras­si pre­sen­ti nelle carni, si di­stin­guo­no:



  • pesci magri: ca­rat­te­riz­za­ti da un con­te­nu­to di gras­si in­fe­rio­re al 3% (so­glio­la, orata, rombo, mer­luz­zo, luc­cio, pa­lom­bo, cer­nia);

pesci se­mi­gras­si: con un te­no­re di li­pi­di del 3-9%: (ac­ciu­ga, den­ti­ce, carpa, tonno, trota, pesce spada, sar­di­na, tri­glia, sa­ra­go, ce­fa­lo);
pesci gras­si: che con­ten­go­no più del 9% di li­pi­di (an­guil­la, sgom­bro, sal­mo­ne).
Que­st’ul­ti­ma è una sud­di­vi­sio­ne em­pi­ri­ca, in quan­to il con­te­nu­to di gras­si pre­sen­ti nelle carni, può va­ria­re molto sia in fun­zio­ne del­l’e­tà che del ciclo bio­lo­g­i­co della spe­cie.
In fun­zio­ne del tipo di con­ser­va­zio­ne si pos­so­no così rag­grup­pa­re:



  • pesce fre­sco: ali­men­to che non ha su­bi­to pro­ces­si di con­ge­la­zio­ne o sur­ge­la­zio­ne; per­tan­to per es­se­re così clas­si­fi­ca­to, la carne deve avere una con­si­sten­za soda, com­pat­ta ed avere bran­chie rosse e sca­glie lu­cen­ti, l’oc­chio poi deve es­se­re vivo e l’o­do­re deve es­se­re gra­de­vo­le e non in­ten­so. Il pesce fre­sco va con­ser­va­to nella parte più fred­da del fri­go­ri­fe­ro e con­su­ma­to entro 24-48 ore mas­si­mo (se ben con­ser­va­to ed in re­la­zio­ne alla spe­cie) dal­l’ac­qui­sto per ap­prez­zar­ne al me­glio le pro­prie­tà or­ga­no­let­ti­che e nu­tri­zio­na­li;

pesce con­ge­la­to: ali­men­to ot­te­nu­to me­dian­te un pro­ce­di­men­to at­tra­ver­so il quale la parte cen­tra­le del pro­dot­to rag­giun­ge la tem­pe­ra­tu­ra di –18°C; ester­na­men­te viene poi pro­tet­to da uno stra­to di ghiac­cio chia­ma­to glas­sa­tu­ra che lo pre­ser­va dal­l’os­si­da­zio­ne. Per la con­ser­va­zio­ne oc­cor­re pre­sta­re at­ten­zio­ne alle mo­da­li­tà che sono in­di­ca­te nella con­fe­zio­ne;
pesce sur­ge­la­to: ali­men­to che viene sot­to­po­sto ad un trat­ta­men­to di ab­bat­ti­men­to della tem­pe­ra­tu­ra che porta il pro­dot­to in poco tempo alla T di -18°C in tutte le sue parti. Anche in que­sto caso è pre­vi­sta la glas­sa­tu­ra e le in­di­ca­zio­ni per la sua con­ser­va­zio­ne de­vo­no es­se­re an­ch’es­se il­lu­stra­te in eti­chet­ta. Se la con­ser­va­zio­ne viene ef­fet­tua­ta in ma­nie­ra cor­ret­ta, il pesce sur­ge­la­to pre­ser­va in­tat­te le sue pro­prie­tà or­ga­no­let­ti­che e rap­pre­sen­ta una buona al­ter­na­ti­va al pro­dot­to fre­sco.
pesce con­ser­va­to: ali­men­to che me­dian­te una serie di tec­ni­che di­ver­se, viene mo­di­fi­ca­to sia dal punto di vista nu­tri­zio­na­le che di con­ser­va­zio­ne:



  • sa­la­tu­ra, può es­se­re ef­fet­tua­ta sia a secco che in umido, si uti­liz­za per ac­ciu­ghe, sar­di­ne, sgom­bri, mer­luz­zi;

es­sic­ca­zio­ne, può av­ve­ni­re sia na­tu­ral­men­te per espo­si­zio­ne al­l’a­ria op­pu­re ar­ti­fi­cial­men­te in ap­po­si­te ca­me­re, viene uti­liz­za­ta so­prat­tut­to per la con­ser­va­zio­ne di pesci magri;



  • af­fu­mi­ca­tu­ra, il pesce viene sa­la­to, es­sic­ca­to e poi in­tri­so con fumo de­ri­van­te dalla com­bu­stio­ne del legno; è un trat­ta­men­to che si usa per sal­mo­ne, arin­ghe, sar­di­ne e mer­luz­zo;

in­sca­to­la­men­to, alla carne viene ag­giun­to l’o­lio op­pu­re una so­lu­zio­ne sa­li­na dopo es­se­re stato pre­ce­den­te­men­te la­va­to, cotto e asciu­ga­to; uti­liz­za­to per tonno, sar­di­ne, alici e sgom­bro.


L’am­bien­te e i re­la­ti­vi pro­ble­mi


La pesca in­ten­si­va svi­lup­pa­ta negli ul­ti­mi se­co­li ad opera del­l’uo­mo, è stata una delle prin­ci­pa­li cause che hanno messo in pe­ri­co­lo la vita dei pesci nelle acque. L’ec­ces­si­vo pe­sca­to, in­fat­ti, ha por­ta­to al col­las­so di al­cu­ne spe­cie it­ti­che (chia­ma­te stock), che negli ul­ti­mi anni, non più sono in grado di ri­pro­dur­si tanto ve­lo­ce­men­te da rim­piaz­za­re gli esem­pla­ri sot­trat­ti. In que­sto modo si è ge­ne­ra­ta un’e­stin­zio­ne com­mer­cia­le, che oltre a cau­sa­re pro­ble­mi am­bien­ta­li ha com­por­ta­to l’e­stin­zio­ne di al­cu­ni stock it­ti­ci non più in grado di so­ste­ne­re una pesca eco­no­mi­ca­men­te van­tag­gio­sa.
In al­cu­ne na­zio­ni tro­pi­ca­li, av­vie­ne spes­so una cat­tu­ra in­di­scri­mi­na­ta per l’ac­qua­rio­fi­lia, prin­ci­pal­men­te per spe­cie che non si ri­pro­du­co­no in cat­ti­vi­tà o per le quali l’al­le­va­men­to è meno con­ve­nien­te della pesca. Se nelle acque dolci il pro­ble­ma è meno evi­den­te, lungo le bar­rie­re co­ral­li­ne que­sto pro­ble­ma è molto vi­si­bi­le, in quan­to molti pe­sca­to­ri lo­ca­li usano spruz­za­re una so­lu­zio­ne di cia­nu­ro per stor­di­re i pesci e di con­se­guen­za cat­tu­rar­li; que­sta pra­ti­ca oltre a met­te­re a ri­schio la vita del pesce, spes­so pro­vo­ca la moria di po­li­pi dei co­ral­li che si tro­va­no nelle im­me­dia­te vi­ci­nan­ze.
Anche l’in­tro­du­zio­ne di spe­cie estra­nee al­l’in­ter­no di un ha­bi­tat ma­ri­no “eco­lo­gi­ca­men­te in ar­mo­nia”, co­sti­tui­sce un pe­ri­co­lo per le spe­cie it­ti­che già pre­sen­ti; uno dei casi più stu­dia­ti ed ecla­tan­ti, fu l’in­tro­du­zio­ne nel Lago Vit­to­ria in Afri­ca del per­si­co del Nilo (Lates ni­lo­ti­cus). Que­sto pre­da­to­re in­se­ri­to vo­lon­ta­ria­men­te nel lago, per so­ste­ne­re la pesca delle po­po­la­zio­ni lo­ca­li, causò in se­gui­to alla fuo­riu­sci­ta di al­cu­ni esem­pla­ri dagli sta­gni in cui ve­ni­va­no al­le­va­ti e stu­dia­ti, l’e­li­mi­na­zio­ne di tutte le po­po­la­zio­ni di ci­cli­di en­de­mi­che (spe­cie it­ti­che pre­sen­ti in Afri­ca) ed esclu­si­ve del lago Vit­to­ria, cau­san­do danni sia al­l’e­co­si­ste­ma, sia alle po­po­la­zio­ni umane; dopo l’in­tro­du­zio­ne della spe­cie, si os­ser­vò un calo di circa l’80% del pe­sca­to. Inol­tre, il per­si­co eli­mi­nò anche i pre­da­to­ri na­tu­ra­li di un mol­lu­sco che co­sti­tui­sce uno degli ospi­ti in­ter­me­di dei pla­tel­min­ti (or­ga­ni­smi pre­sen­ti in am­bien­te ma­ri­no) re­spon­sa­bi­li della schi­sto­so­mia­si, una ma­lat­tia mor­ta­le per l’uo­mo se non cu­ra­ta in tempo.
Tra i pe­ri­co­li na­tu­ra­li dei pesci, vi pos­so­no es­se­re dei casi di pa­ras­si­to­si da parte di cro­sta­cei, mol­lu­schi e vermi; inol­tre, vi pos­so­no es­se­re anche molte ma­lat­tie che tanto quan­to tutte le altre clas­si ani­ma­li e ve­ge­ta­li, pos­so­no col­pi­re anche que­sti ani­ma­li ac­qua­ti­ci che, tut­ta­via, in na­tu­ra è dif­fi­ci­le os­ser­va­re, in quan­to la se­le­zio­ne na­tu­ra­le fa sì che que­sti pesci ma­la­ti, spes­so ven­ga­no eli­mi­na­ti dai lo pre­da­to­ri na­tu­ra­li
Un’al­tra mi­nac­cia alle po­po­la­zio­ni it­ti­che viene dal­l’in­qui­na­men­to delle acque; nel corso del­l’ul­ti­mo se­co­lo l’ec­ces­si­va in­du­stria­liz­za­zio­ne, l’au­men­to della po­po­la­zio­ne e il con­se­guen­te au­men­to degli sca­ri­chi di vario tipo, ha crea­to forti di­sa­gi tra i pesci che se nel mi­glio­re dei casi ab­ban­do­na­no il loro ha­bi­tat, nel peg­gio­re ven­go­no uc­ci­si ve­lo­ce­men­te da so­stan­ze ve­le­no­se o can­ce­ro­ge­ne. Ciò com­por­ta anche il ri­schio di av­ve­le­na­re l’in­te­ro eco­si­ste­ma in cui vi­vo­no e di ve­de­re in al­cu­ni casi mo­ri­re l’in­te­ro corso d’ac­qua per eu­tro­fiz­za­zio­ne, non­ché au­men­ta­re con­si­de­re­vol­men­te i con­se­guen­ti ri­schi di ca­rat­te­re am­bien­ta­le e sa­ni­ta­rio.
Meno fre­quen­ti ma ec­ces­si­va­men­te di­sa­stro­se, sono le per­di­te di pe­tro­lio in mare do­vu­te ad in­ci­den­ti alle pe­tro­lie­re o agli oleo­dot­ti. Il com­bu­sti­bi­le per le sue ca­rat­te­ri­sti­che chi­mi­co fi­si­che, tende a ri­co­pri­re dap­pri­ma la su­per­fi­cie e il fondo poi, sof­fo­can­do in que­sto modo con una pe­san­te e tos­si­ca col­tre nera, tutta la flora e la fauna ma­ri­na. Pur­trop­po in caso di in­ci­den­ti di que­sta gra­vi­tà, solo dopo de­cen­ni la vita ri­pren­de ri­go­glio­sa, spes­so però con de­fe­zio­ni di al­cu­ne spe­cie che muo­io­no de­fi­ni­ti­va­men­te, de­ter­mi­nan­do così di­se­qui­li­bri nelle ca­te­ne ali­men­ta­ri con con­se­guen­ti danni per tutto l’e­co­si­ste­ma.


Mauro Ber­tuz­zi, lau­rea­to in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie pres­so la Fa­col­tà di Agra­ria di Mi­la­no, è Pre­si­den­te del col­le­gio pro­vin­cia­le di Mi­la­no e Lodi degli Agro­tec­ni­ci e Agro­tec­ni­ci Lau­rea­ti. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






Pesci e crostacei

Pesci e Cro­sta­cei
Ri­cet­te e con­si­gli per l’ac­qui­sto, la con­ser­va­zio­ne e la cot­tu­ra
Hen­ning See­hu­sen – L’Ai­ro­ne

Pesci e cro­sta­cei sono par­ti­co­lar­men­te ric­chi di pro­tei­ne, vi­ta­mi­ne, sali mi­ne­ra­li e mi­croe­le­men­ti. In­tro­dot­to dif­fu­sa­men­te l’ar­go­men­to, que­sta guida ana­liz­za ben 50 spe­cie…
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