Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

il loro fu­tu­ro…, ini­zia da un cor­ret­to con­fron­to sulle “sfide”!

di Luigi An­drea Bram­bil­la

Mostra di capre alpine a Croveo
Mo­stra di capre al­pi­ne a Cro­veo 2007 – VCO-Pie­mon­te (foto Luigi A. Bram­bil­la)

In­tro­du­zio­ne
L’im­por­tan­za, se pur an­co­ra trop­po a li­vel­lo con­cet­tua­le, del­l’al­le­va­men­to delle razze zoo­tec­ni­che in pe­ri­co­lo di estin­zio­ne, rende dif­fi­ci­le pen­sa­re a un fu­tu­ro della zoo­tec­nia senza le no­stre razze au­toc­to­ne. Tut­ta­via, nel set­to­re ca­pri­no e nelle razze al­pi­ne in par­ti­co­la­re, le sfide che at­ten­do­no que­sta spe­cie sono mol­te­pli­ci e im­pe­gna­ti­ve.
Se mo­men­ta­nea­men­te si tra­la­scia la sfida più ovvia, quel­la eco­no­mi­ca, che co­mun­que di­vi­de so­ste­ni­to­ri e non delle capre lo­ca­li, in quan­to i primi ven­go­no in­di­ca­ti come  en­fa­tiz­za­to­ri del ruolo delle capre lo­ca­li nel­l’e­co­no­mia zoo­tec­ni­ca al­pi­na del fu­tu­ro, senza però chia­ri­re come, quan­do e dove que­sto av­ver­rà, le re­stan­ti pro­ble­ma­ti­che met­to­no co­mun­que e ul­te­rior­men­te a dura prova le no­stre razze.
Le dif­fi­col­tà in­fat­ti, che ca­rat­te­riz­za­no il set­to­re ca­pri­no delle razze lo­ca­li, sono spes­so af­fron­ta­te con prin­ci­pi e me­to­di spe­ri­men­ta­ti sulle razze se­le­zio­na­te, senza ag­giun­ge­re nulla se non un certo adat­ta­men­to al grup­po di stal­le in cui si va ad ope­ra­re e non alle con­di­zio­ni com­ples­si­ve della razza. Que­sto ap­proc­cio cul­tu­ra­le, cioè tra­sfe­ri­re co­no­scen­ze a chi è ve­nu­to dopo, in que­sto caso solo in ter­mi­ni di in­te­res­se isti­tu­zio­na­le, e che è stato mo­del­lo per pa­rec­chi anni, an­dreb­be sgre­to­la­to/de­mo­li­to.  An­dreb­be oggi co­strui­to un nuovo mo­del­lo di pen­sie­ro. Il set­to­re delle capre lo­ca­li al­pi­ne e le pro­ble­ma­ti­che an­nes­se, an­dreb­be in­fat­ti con­si­de­ra­to come un qual­co­sa di unico, di nuovo e a sé. In que­sto modo e in ma­nie­ra rea­li­sti­ca, il loro fu­tu­ro e le loro sfide, sta­reb­be­ro fi­nal­men­te nella ca­pa­ci­tà di “in­ven­tar­si” qual­co­sa di nuovo, di at­ten­di­bi­le e ap­pli­ca­bi­le nella real­tà.

In­di­ci di Sal­va­guar­dia, In­di­ca­to­ri di Po­ten­zia­li­tà
Fra i dif­fe­ren­ti stru­men­ti che l’Ue ha messo a punto in tutti que­sti anni per te­ne­re sotto con­trol­lo l’an­da­men­to del­l’a­gri­col­tu­ra nei di­ver­si paesi e i ri­spet­ti­vi ef­fet­ti delle Po­li­ti­che Agri­co­le Co­mu­ni­ta­rie, il più im­por­tan­te, ma anche il più di­scus­so, è si­cu­ra­men­te quel­lo degli in­di­ci. Essi sono delle ela­bo­ra­zio­ni di dati di campo, più o meno com­ples­se, in grado di co­sti­tui­re uno stru­men­to di ana­li­si dello stato reale e delle sue evo­lu­zio­ni nei di­ver­si set­to­ri agri­co­li.
Nel caso delle razze ca­pri­ne al­pi­ne lo­ca­li è in­con­tro­ver­ti­bi­le la to­ta­le as­sen­za di in­for­ma­zio­ni ca­pil­la­ri e con­fron­ta­bi­li. Cioè in grado di de­fi­ni­re in ogni mo­men­to lo stato reale, la sua evo­lu­zio­ne e il rap­por­to fra le razze e le re­la­ti­ve real­tà eco­no­mi­che. Una sorta di os­ser­va­to­rio per­ma­nen­te, in que­sto caso man­can­te.
Ecco per­ché la prima sfida, nel pros­si­mo fu­tu­ro, potrà es­se­re il ten­ta­ti­vo di stu­dia­re e teo­riz­za­re l’ap­pli­ca­zio­ne di ap­po­si­ti in­di­ci. È in­fat­ti il ten­ta­ti­vo di idea­re un si­ste­ma snel­lo e a costi ri­dot­ti che mi­glio­ri l’at­tua­le si­ste­ma di mo­ni­to­rag­gio dello stato di sal­va­guar­dia che ri­sul­ta molto su­per­fi­cia­le e la­scia­to alla li­be­ra ini­zia­ti­va lo­ca­le, se non del tutto as­sen­te.
Anche se è un campo an­co­ra ine­splo­ra­to, è pro­po­ni­bi­le, per ora in linea teo­ri­ca/con­cet­tua­le, pen­sa­re al­l’i­dea­zio­ne di ade­gua­ti “In­di­ci di Sal­va­guar­dia” (IS).
In ta­bel­la se ne pro­pon­go­no al­cu­ni al fine di porre le basi per un la­vo­ro fu­tu­ro che evol­va nel reale cal­co­lo di in­di­ci che siano in­di­ca­to­ri og­get­ti­vi, tra­spa­ren­ti e di age­vo­le uso.

In ta­bel­la si pro­po­ne, con­cet­tual­men­te, una sud­di­vi­sio­ne per grup­pi, degli In­di­ci di Sal­va­guar­dia.

 Tipo

 Ca­rat­te­ri­sti­che di prin­ci­pio

 In­di­ci di Ero­sio­ne  Do­vran­no dare pre­ci­se in­di­ca­zio­ni sullo stato di ero­sio­ne ge­ne­ti­ca in base, per esem­pio, alla pre­sen­za nel greg­ge di altre razze oltre a quel­la da sal­va­guar­da­re. O se in­di­ca­to­ri di ero­sio­ne ter­ri­to­ria­le, do­vran­no dare in­for­ma­zio­ni sul reale pe­ri­co­lo per la pre­sen­za di con­so­li­da­te real­tà al­le­va­to­ria­li di razze po­ten­zial­men­te com­pe­ti­ti­ve ri­spet­to a quel­la/e lo­ca­le/i.
Ero­sio­ne ge­ne­ti­ca=uso si­ste­ma­ti­co di ri­pro­dut­to­ri di razze dif­fe­ren­ti da quel­la sotto tu­te­la.
 In­di­ci di In­qui­na­men­to  Do­vran­no ri­por­ta­re in­di­ca­zio­ni del li­vel­lo, e quin­di di pe­ri­co­lo, di uti­liz­zo (con­ven­zio­nal­men­te spo­ra­di­co) di ri­pro­dut­to­ri estra­nei alla razza lo­ca­le.
 In­di­ci Al­le­va­to­ria­li  At­tra­ver­so l’os­ser­va­zio­ne del greg­ge do­vran­no dare l’in­di­ca­zio­ne del li­vel­lo di at­ten­zio­ne del­l’al­le­va­to­re alla sal­va­guar­dia.
 In­di­ci Am­mi­ni­stra­ti­vi  È’ op­por­tu­no che ab­bia­no la fi­na­li­tà di dare la mi­su­ra del­l’in­te­res­se delle am­mi­ni­stra­zio­ni lo­ca­li verso la sal­va­guar­dia delle razze ca­pri­ne da tu­te­la­re. (es. n. e qua­li­tà delle ini­zia­ti­ve lo­ca­li).
 In­di­ci Tec­ni­ci  Anche in que­sto caso do­vran­no per­met­te­re la ve­ri­fi­ca della di­men­sio­ne del­l’at­ten­zio­ne delle strut­tu­re tec­ni­che lo­ca­li verso le azio­ni di sal­va­guar­dia, e del loro re­ce­pi­men­to da parte degli al­le­va­to­ri.
 In­di­ci sullo stato  Con­si­sto­no nel­l’i­dea­re pa­ra­me­tri (dati) che una volta rac­col­ti in modo con­ti­nua­ti­vo diano la pos­si­bi­li­tà di mo­ni­to­ra­re lo stato di tu­te­la della razza ri­spet­to alle po­li­ti­che di sal­va­guar­dia messe in atto. In­di­ci non solo ba­sa­ti sulla nu­me­ro­si­tà degli ani­ma­li o delle stal­le.

Lo scopo quin­di degli IS e quel­lo di co­sti­tui­re uno stru­men­to di in­ter­pre­ta­zio­ne dello stato di tu­te­la della sin­go­la razza o di tutte quel­le al­l’in­ter­no di spe­ci­fi­che aree lo­ca­li, fino ad una ag­gre­ga­zio­ne al­l’in­ter­no dello spa­zio al­pi­no. Gli scopi pos­so­no es­se­re mol­te­pli­ci, com­pre­so quel­lo di at­tua­re con­cor­da­te mo­di­fi­che agli in­ter­ven­ti di tu­te­la o, idear­ne dei nuovi. Nes­sun in­ter­ven­to di “po­li­zia” di sal­va­guar­dia!, ri­cor­dia­mo che un ar­go­men­to di gran­de at­tua­li­tà  nel­l’am­bi­to della Po­li­ti­ca Agri­co­la Co­mu­ne, è l’heal­th check, in­te­so ap­pun­to come stru­men­to di va­lu­ta­zio­ne sullo stato di sa­lu­te della po­li­ti­ca agri­co­la. Anche le razze lo­ca­li ca­pri­ne al­pi­ne avreb­be­ro bi­so­gno di un vero e pro­prio con­trol­lo di sa­lu­te per­ma­nen­te.

Sem­pre par­lan­do di ini­zia­ti­ve da at­tua­re in fa­vo­re della sal­va­guar­dia, qua­lo­ra il ter­ri­to­rio fosse an­co­ra ine­splo­ra­to da que­sto punto di vista, la rac­col­ta di dati per il cal­co­lo degli IS ri­sul­te­reb­be dif­fi­col­to­sa/di­spen­dio­sa e si­cu­ra­men­te poco utile. A que­sto pro­po­si­to quin­di, po­treb­be es­se­re con­ve­nien­te ef­fet­tua­re studi pre­ven­ti­vi con degli ap­po­si­ti “In­di­ca­to­ri di Po­ten­zia­li­tà di Sal­va­guar­dia”. L’ob­biet­ti­vo po­treb­be es­se­re la rac­col­ta di tutte quel­le in­for­ma­zio­ni di base che per­met­te­reb­be di co­no­sce­re le pos­si­bi­li­tà di azio­ni di sal­va­guar­dia in un spe­ci­fi­co ter­ri­to­rio (punti di forza/de­bo­lez­za), ren­den­do più ef­fi­cien­te ed ef­fi­ca­ce qual­sia­si in­ter­ven­to pro­gram­ma­to. A mag­gior ra­gio­ne, in un’a­zio­ne pre­ven­ti­va-esplo­ra­ti­va (bud­get ri­dot­ti), gli in­di­ca­to­ri do­vran­no es­se­re idea­ti per la rac­col­ta di in­for­ma­zio­ni a costo pra­ti­ca­men­te zero.

In­di­ci di mi­glio­ra­men­to
Altro tipo di pro­ble­ma­ti­ca ma an­co­ra più im­pe­gna­ti­va della pre­ce­den­te, po­treb­be es­se­re quel­la di pen­sa­re a degli in­di­ci con fi­na­li­tà di “mi­glio­ra­men­to” della razza. Per esem­pio: degli “In­di­ci di Mi­glio­ra­men­to in Con­di­zio­ni di Sal­va­guar­dia” (IMCS). La con­di­zio­ne di sal­va­guar­dia ob­bli­ga al­l’i­dea­zio­ne di in­di­ci spe­ci­fi­ci con fi­na­li­tà dif­fe­ren­ti a se­con­do del grado di tu­te­la rag­giun­to dalla razza in cui si va ad ope­ra­re.
Men­tre gli IS, de­vo­no avere l’ob­biet­ti­vo di es­se­re prin­ci­pal­men­te uno stru­men­to di mo­ni­to­rag­gio, anche se uti­liz­za­bi­li per la messa in campo o l’ag­giu­sta­men­to di scel­te stra­te­gi­co po­li­ti­co-am­mi­ni­stra­ti­ve di tu­te­la, gli IMCS do­vran­no in­ve­ce es­se­re loro stes­si stru­men­to di azio­ne. In que­sto spe­ci­fi­co caso, in­fat­ti, an­dran­no stu­dia­ti tutti quei ca­rat­te­ri che si in­ten­de­rà mi­glio­ra­re nelle razze ca­pri­ne lo­ca­li. Andrà idea­to un cor­ret­to e cor­ri­spon­den­te si­ste­ma di va­lu­ta­zio­ne at­tra­ver­so in­di­ci di ve­ri­fi­ca che pos­sa­no es­se­re ag­gre­ga­bi­li per il cal­co­lo del l’IMCS.
Prima di ad­den­trar­ci in que­sto campo dalle mol­te­pli­ci im­pli­ca­zio­ni, è do­ve­ro­sa un pre­mes­sa. Quan­do si parla di razze ca­pri­ne al­pi­ne lo­ca­li il con­cet­to di at­ti­tu­di­ne pro­dut­ti­va deve es­se­re ine­qui­vo­ca­bil­men­te le­ga­to alla pro­du­zio­ne di latte anche, e so­prat­tut­to, nelle con­di­zio­ni di al­le­va­men­to pa­sto­ra­le. Non si deve in­fat­ti con­fon­de­re l’o­rien­ta­men­to pro­dut­ti­vo azien­da­le con l’at­ti­tu­di­ne della razza. Il primo è le­ga­to in­fat­ti alle scel­te degli al­le­va­to­ri che, in con­di­zio­ni par­ti­co­la­ri, oggi molto fre­quen­ti sul­l’Ar­co Al­pi­no, de­ci­do­no di uti­liz­za­re le capre  per la sola pro­du­zio­ne di carne da ca­pret­to e di carne da ani­ma­li a fine car­rie­ra. L’at­ti­tu­di­ne in­ve­ce è una pre­ci­sa pre­di­spo­si­zio­ne mor­fo-fun­zio­na­le a pro­dur­re latte o carne in spe­ci­fi­che con­di­zio­ni am­bien­ta­li. La capra al­pi­na è così co­sti­tu­zio­nal­men­te e per de­fi­ni­zio­ne da latte, e non da carne in senso stret­to.
Se si vuole ap­pro­fon­di­re le ti­po­lo­gie al­l’in­ter­no della ge­stio­ne del­l’al­le­va­men­to (orien­ta­men­to pro­dut­ti­vo), que­ste pos­so­no es­se­re di due ca­te­go­rie di pre­va­len­za. La prima: –pre­va­len­za latte, quan­do il red­di­to ot­te­ni­bi­le dalla carne di ca­pret­to e di capre a fine car­rie­ra è tra­scu­ra­bi­le per im­por­tan­za eco­no­mi­ca. La se­con­da: –pre­va­len­za carne, è in­ve­ce la pro­du­zio­ne di latte ad es­se­re tra­scu­ra­bi­le. Que­sto può av­ve­ni­re per di­ver­si mo­ti­vi: -ri­dot­to nu­me­ro di ani­ma­li munti ri­spet­to al to­ta­le del greg­ge, -per uso del latte non di­ret­ta­men­te in­di­riz­za­to alla crea­zio­ne di red­di­to (ali­men­ta­zio­ne per in­gras­so vi­tel­li), -per il ri­dot­to pe­rio­do di munta (messa in asciut­ta an­ti­ci­pa­ta degli ani­ma­li).
Sul­l’Ar­co Al­pi­no va co­mun­que ri­le­va­to che esi­ste la pre­sen­za di razze ca­pri­ne o linee mor­fo­lo­gi­che, per esem­pio nel­l’am­bi­to del­l’Al­pi­na Co­mu­ne, che spes­so sono as­so­cia­te a un tipo fun­zio­na­le per la pro­du­zio­ne da carne. Va al­tre­sì detto però, che fre­quen­te­men­te que­sti grup­pi di ani­ma­li sono il ri­sul­ta­to di scel­te e cre­den­ze al­le­va­to­ria­li em­pi­ri­che, per la ri­cer­ca di ani­ma­li a ri­dot­tis­si­ma pro­du­zio­ne di latte (spes­so in­suf­fi­cien­te anche per l’a­li­men­ta­zio­ne del ca­pret­to) e che con­sen­ta una messa in asciut­ta an­ti­ci­pa­ta, ra­pi­da e senza com­pli­ca­zio­ni. Le scel­te in que­sto senso tal volta però sono ac­com­pa­gna­te dalla mag­gior espres­sio­ne di ca­rat­te­ri ma­sco­li­ni poco at­ti­nen­ti con una cor­ret­ta scel­ta degli ani­ma­li. Non di­men­ti­chia­mo che le ca­rat­te­ri­sti­che di pre­gio di que­sti sog­get­ti, molto spes­so de­can­ta­te dagli al­le­va­to­ri come in­fluen­ti sulla mag­gior pro­du­zio­ne di carne e ru­sti­ci­tà, an­dreb­be­ro co­mun­que ve­ri­fi­ca­te scien­ti­fi­ca­men­te. Se que­sto però, nel caso della pre­di­spo­si­zio­ne a pro­dur­re carne, sa­reb­be sem­pli­ce da at­tua­re at­tra­ver­so uno stu­dio di con­fron­to fra rese alla ma­cel­la­zio­ne, tra­la­scia­mo gli in­di­ci di con­ver­sio­ne che sono co­mun­que im­por­tan­ti se pro­prio vo­glia­mo par­la­re di razze da carne, per con­fron­ta­re in­ve­ce la ru­sti­ci­tà fra que­ste linee mor­fo­lo­gi­che e quel­le nor­mal­men­te ri­scon­tra­bi­li nelle le razze ad at­ti­tu­di­ne latte in con­te­sti pa­sto­ra­li,  la cosa si com­pli­ca. La ru­sti­ci­tà, come verrà espo­sto di se­gui­to, è in­fat­ti an­co­ra da de­fi­ni­re in ter­mi­ni di va­lu­ta­zio­ne mor­fo-fun­zio­na­le, pur ri­sul­tan­do un fat­to­re di fon­da­men­ta­le im­por­tan­za in que­sti si­ste­mi al­le­va­to­ria­li. 
Così, e alla luce degli at­tua­li e dif­fe­ren­ti stru­men­ti di “mi­glio­ra­men­to” delle razze ca­pri­na nelle razze lo­ca­li, e non solo Na­zio­na­li, pos­so­no es­se­re pro­po­sti tre or­di­ni di ca­rat­te­ri ap­prez­za­bi­li nelle capre al­pi­ne. –Ca­rat­te­ri mor­fo­lo­gi­ci este­ti­ci di razza (CME); –Ca­rat­te­ri mor­fo­lo­gi­ci co­sti­tu­zio­na­li; (CMC);  –Ca­rat­te­ri mor­fo­lo­gi­ci fun­zio­na­li (CMF).
Ca­rat­te­ri Mor­fo­lo­gi­ci Este­ti­ci di Razza CME: sono tutti quei ca­rat­te­ri fa­cil­men­te iden­ti­fi­ca­bi­li (qua­li­ta­ti­vi-vi­si­bi­li) che in­di­vi­dua­no una razza (ca­rat­te­ri di po­po­la­zio­ne) e che ser­vo­no a va­lu­ta­re l’ap­par­te­nen­za del sin­go­lo sog­get­to alla razza stes­sa at­tra­ver­so la cor­ri­spon­den­za allo stan­dard. L’in­co­gni­ta è che il più delle volte gli stan­dard con­ten­go­no ca­rat­te­ri mor­fo­lo­gi­ci este­ti­ci de­si­de­ra­bi­li di cui non si co­no­sce la tra­smis­si­bi­li­tà. Que­sto crea fa­ci­li er­ro­ri che si con­cre­tiz­za­no con il ten­ta­ti­vo, spes­so inu­ti­le, di fis­sa­re que­sti ca­rat­te­ri nelle ge­ne­ra­zio­ni suc­ces­si­ve e con spes­so l’ag­gra­van­te di in­di­car­li come di­scri­mi­nan­ti per l’ap­par­te­nen­za alla razza. Non meno im­por­tan­te è l’as­so­lu­ta di­so­mo­ge­nei­tà de­scrit­ti­va degli stes­si stan­dard che al­cu­ne volte ra­sen­ta l’in­com­ple­tez­za e l’im­pre­ci­sio­ne.
Più com­pli­ca­ta è l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne dei CME di di­stin­zio­ne per quel­le po­po­la­zio­ni a in­di­vi­dua­zio­ne ter­ri­to­ria­le so­prat­tut­to se po­li­cro­ma­ti­che. In que­sto caso spe­ci­fi­co sarà in­di­spen­sa­bi­le apri­re una seria di­scus­sio­ne. Va in­fat­ti ve­ri­fi­ca­to se sia con­cet­tual­men­te cor­ret­to ri­pro­por­re oggi, nei ter­mi­ni del pas­sa­to, l’in­di­vi­dua­zio­ne ter­ri­to­ria­le come di­scri­mi­nan­te di ap­par­te­nen­za ad una razza.
Oggi in­fat­ti, non esi­ste più la con­di­zio­ne prin­ci­pa­le di iso­la­men­to ter­ri­to­ria­le (spie­ga­zio­ne at­tua­le di de­ri­va ge­ne­ti­ca). Per­tan­to il ter­mi­ne “in­di­vi­dua­zio­ne ter­ri­to­ria­le” po­treb­be es­se­re in­te­gra­to con un con­cet­to mo­der­no di “le­ga­me ter­ri­to­ria­le” o “le­ga­me al ter­ri­to­rio”, al quale però è ne­ces­sa­rio at­tri­bui­re un si­gni­fi­ca­to di sal­va­guar­dia ben pre­ci­so e ob­biet­ti­vo. Per esem­pio at­tra­ver­so un cor­ret­to ap­proc­cio ai CME e agli scam­bi di ani­ma­li fra ter­ri­to­ri con­fi­nan­ti.
Di non minor im­por­tan­za, inol­tre, è la ne­ces­si­tà di ap­pro­fon­di­re il con­cet­to di iso­la­men­to ter­ri­to­ria­le come ori­gi­ne di una razza ca­pri­na, spes­so uti­liz­za­to per og­get­ti­var­ne il ri­co­no­sci­men­to.  In­fat­ti non si può non te­ne­re conto della teo­ria re­vi­sio­ni­sta sul­l’an­tro­po­lo­gia al­pi­na ormai con­so­li­da­ta da 20/30 anni. Que­sta, oggi, in­ter­pre­ta la sto­ria della co­mu­ni­tà delle alpi non più come stret­ta­men­te chiu­se, come fa­ce­va­no gli an­tro­po­lo­gi del pas­sa­to, ma anzi aper­ta per la pre­sen­za di fre­quen­ti mi­gra­zio­ni sta­gio­na­li tem­po­ra­nee. In que­sto modo una aper­tu­ra non solo eco­no­mi­ca, ma anche cul­tu­ra­le e con tutta pro­ba­bi­li­tà in grado di in­fluen­za­re i sa­pe­ri agro-pa­sto­ra­li com­pre­so, è ipo­tiz­za­bi­le, lo scam­bio di ani­ma­li delle pic­co­le spe­cie.
Ca­rat­te­ri Mor­fo­lo­gi­ci Co­sti­tu­zio­na­li CMC: sono l’in­sie­me di quei ca­rat­te­ri an­ch’es­si ap­prez­za­bi­li dal­l’os­ser­va­zio­ne di­ret­ta del­l’a­ni­ma­le e che lo iden­ti­fi­ca­no se­con­do la sua at­ti­tu­di­ne ad in­te­ra­gi­re con l’am­bien­te in cui viene/deve es­se­re al­le­va­to (es. ap­piom­bi, linea dor­sa­le, cor­ret­ta pro­por­zio­ne fra an­te­rio­re e po­ste­rio­re, e così via). In altre pa­ro­le tutti i ca­rat­te­ri iden­ti­fi­ca­ti­vi del­l’at­ti­tu­di­ne pro­dut­ti­va. In­fat­ti, anche in que­sto caso vi pos­so­no es­se­re ani­ma­li più o meno cor­ri­spon­den­ti allo stan­dard at­ti­tu­di­na­le ti­pi­co di quel­la razza. Ri­cor­dia­mo, che più razze pos­so­no avere il me­de­si­mo idea­le di at­ti­tu­di­ne co­sti­tu­zio­na­le a cui ten­de­re e quin­di pos­se­de­re dei mo­del­li di strut­tu­ra si­mi­li. La va­lu­ta­zio­ne in que­sto caso si basa sul­l’os­ser­va­zio­ne delle dif­fe­ren­ti re­gio­ni del corpo e la stima della giu­sta pro­por­zio­na­li­tà fra di esse in modo da sup­por­ta­re la fun­zio­na­li­tà pro­dut­ti­va.
La ri­cer­ca di una cor­ret­ta pro­por­zio­na­li­tà fra i CMC, in modo da ten­de­re ad una in­te­ra­zio­ne po­si­ti­va con l’am­bien­te di al­le­va­men­to, in­fluen­za ne­ces­sa­ria­men­te anche la <<Re­si­sten­za Co­sti­tu­zio­na­le>>.
Que­sto re­cen­te con­cet­to al­le­va­to­ria­le, o di mi­glio­ra­men­to, sti­mo­la a pro­por­re una nuova serie di ca­rat­te­ri iden­ti­fi­ca­bi­li come: Ca­rat­te­ri della Re­si­sten­za Co­sti­tu­zio­na­le (CRC). Essi, oltre com­pren­de­re il ca­rat­te­re -re­si­sten­za alle ma­lat­tie (molto di­bat­tu­to nel bio­lo­g­i­co), si com­po­ne dei ca­rat­te­ri che in­fluen­za­no -ru­sti­ci­tà e -fru­ga­li­tà. Qua­lo­ra non uti­liz­zas­si­mo que­sti due ag­get­ti­vi come si­no­ni­mi, in ma­nie­ra del tutto gram­ma­ti­cal­men­te le­ci­ta, pos­sia­mo iden­ti­fi­ca­re nella fru­ga­li­tà una certa ca­pa­ci­tà di adat­ta­men­to delle capre lo­ca­li alle di­spo­ni­bi­li­tà fo­rag­ge­re. Espres­sio­ne, que­sta, anche delle ri­dot­te esi­gen­ze ali­men­ta­ri in certe con­di­zio­ni al­le­va­to­ria­li e di una più o meno spic­ca­ta ca­pa­ci­tà com­por­ta­men­ta­le nella ri­cer­ca del pa­sco­lo. Men­tre alla ru­sti­ci­tà pos­sia­mo ab­bi­na­re tutto ciò che rende l’a­ni­ma­le più adat­to alle con­di­zio­ni am­bien­ta­li ge­ne­ra­li (clima/oro­gra­fia-mor­fo­lo­gia del ter­ri­to­rio).
La giu­sta espres­sio­ne dei ca­rat­te­ri CMC e CRC si re­la­zio­na po­si­ti­va­men­te con l’e­spres­sio­ne dei Ca­rat­te­ri Mor­fo­lo­gi­ci Fun­zio­na­li, di se­gui­to espo­sti.
Ca­rat­te­ri Mor­fo­lo­gi­ci Fun­zio­na­li (CMF): sono tutti quei ca­rat­te­ri, qua­li-quan­ti­ta­ti­vi, iden­ti­fi­ca­ti­vi dell’in­di­riz­zo pro­dut­ti­vo della razza (at­ti­tu­di­ne fun­zio­na­le vera e pro­pria) o dell’orien­ta­men­to pro­dut­ti­vo al­le­va­to­ria­le di razza. Que­sta sot­ti­le dif­fe­ren­za serve a spie­ga­re che, come già ri­por­ta­to, men­tre le razze ca­pri­ne al­pi­ne sono da latte tutte in­di­stin­ta­men­te (in­di­riz­zo pro­dut­ti­vo della razza), il loro uti­liz­zo può av­ve­ni­re in­ve­ce in via esclu­si­va per la sola carne, per esem­pio: da ca­pret­to/ca­pret­to­ne o da ani­ma­li a fine car­rie­ra (orien­ta­men­to pro­dut­ti­vo al­le­va­to­ria­le). In que­st’ul­ti­mo caso (pre­va­len­za carne), i ca­rat­te­ri va­lu­ta­bi­li do­vreb­be­ro es­se­re quel­li di una cor­ret­ta con­for­ma­zio­ne delle sin­go­le re­gio­ni zoo­gno­sti­che. Non va co­mun­que di­men­ti­ca­to che è in­di­spen­sa­bi­le una cor­ret­tez­za di ar­mo­nia fra scel­te di mi­glio­ra­men­to dei ca­rat­te­ri di in­di­riz­zo/at­ti­tu­di­ne e di orien­ta­men­to (evi­ta­re de­ge­ne­ra­zio­ni al­le­va­to­ria­li). In pa­ro­le po­ve­re le razze ca­pri­ne al­pi­ne non pos­so­no di­ven­ta­re delle razze da carne vere e pro­prie (es. razza ca­pri­na Boer), o co­mun­que que­sta pos­si­bi­li­tà è an­co­ra tutta da va­lu­ta­re sotto l’a­spet­to fi­sio­lo­gi­co, mor­fo-fun­zio­na­le ed eco­no­mi­co. Non di­men­ti­chia­mo in­fat­ti, che in con­di­zio­ni pa­sto­ra­li, la pro­du­zio­ne di carne da ca­pret­to è molto in­fluen­za­ta dalla ca­pa­ci­tà ma­ter­na di con­sen­ti­re un giu­sto e van­tag­gio­so in­cre­men­to in peso gior­na­lie­ro dei ca­pret­ti stes­si e que­sto è con­di­zio­na­to forse più dalla ge­ne­ro­si­tà ma­ter­na di pro­dur­re latte che altro. La pro­du­zio­ne di carne a fine car­rie­ra in­ve­ce è più le­ga­ta ad una forma di ru­sti­ci­tà, come espres­sio­ne della ca­pa­ci­tà di man­te­ne­re un certo grado di svi­lup­po mu­sco­la­re (car­no­si­tà) anche dopo di­ver­se lat­ta­zio­ni, che non ad una at­ti­tu­di­ne/spe­cia­liz­za­zio­ne vera e pro­pria di pro­dur­re carne. Di­scor­so a parte po­treb­be esser fatto per la ca­te­go­ria ca­pret­to­ne (gio­va­ni ma­schi ca­stra­ti a fine al­peg­gio). In que­sto caso però, le po­ten­zia­li­tà eco­no­mi­che di al­le­va­men­to non giu­sti­fi­che­reb­be­ro dei ra­gio­na­men­ti in­di­riz­za­ti alla idea­zio­ne di un si­ste­ma di va­lu­ta­zio­ne che in­fluen­zi le scel­te al­le­va­tao­ria­li per in­cre­men­ta­re in ma­nie­ra evi­den­te la pro­du­zio­ne di carne del sin­go­lo sog­get­to (de­via­zio­ne da razza da latte a razza da carne vera e pro­pria).
Per quan­to ri­guar­da i CMF le­ga­ti al­l’at­ti­tu­di­ne verso la pro­du­zio­ne di latte il più im­por­tan­te e più con­si­de­ra­to è la mor­fo­lo­gia della mam­mel­la.
In de­fi­ni­ti­va non di­men­ti­chia­mo che qual­sia­si essi siano (es. tutti i ca­rat­te­ri di­ret­ta­men­te o in­di­ret­ta­men­te con­nes­si con la mam­mel­la), sono sem­pre e co­mun­que fe­no­ti­ci­pi.
Così, la sfida alla quale il mondo scien­ti­fi­co e tec­ni­co è oggi chia­ma­to a ri­spon­de­re, è quel­la di riu­sci­re a idea­re degli in­di­ci (al­cu­ne pro­po­ste sono ap­pun­to IS e IMCS), at­ten­di­bi­li, sem­pli­ci e a ri­dot­ti costi di ap­pli­ca­zio­ne (cal­co­lo), e che sod­di­sfi­no gli ob­biet­ti­vi di sal­va­guar­dia delle razze ca­pri­ne al­pi­ne. Nel caso spe­ci­fi­co di quel­li pro­po­sti come “In­di­ci di Mi­glio­ra­men­to in Con­di­zio­ni di Sal­va­guar­dia”, è in­di­spen­sa­bi­le che ten­ga­no conto, a se­con­do del li­vel­lo di tu­te­la, del giu­sto rap­por­to fra tutti gli or­di­ni dei ca­rat­te­re senza l’e­sa­spe­ra­zio­ne di uno sugli altri. Il ri­schio in­fat­ti è quel­lo di in­se­gui­re for­ma­li­smi este­ti­ci (pre­va­len­te im­por­tan­za dei CME), tra­scu­ran­do i più im­por­tan­ti mo­del­li co­sti­tu­zio­na­li (CMC -at­ti­tu­di­ne-), op­pu­re per­se­gui­re ir­re­spon­sa­bil­men­te il mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co con l’u­ni­ci­tà di scel­ta ba­sa­ta sui CMF da in­se­ri­re uni­ta­men­te ai Con­trol­li fun­zio­na­li in piani di va­lu­ta­zio­ne e se­le­zio­ne ge­ne­ti­ca. Uno stile, que­sto, sul tipo razze co­smo­po­li­te, ma che spes­so è inap­pli­ca­bi­le in razze a li­mi­ta­ta dif­fu­sio­ne.
A fron­te di que­sto ten­ta­ti­vo di ve­de­re le razze ca­pri­ne lo­ca­li con oc­chio di­ver­so e ori­gi­na­le, è spe­ra­bi­le che ciò sia di sti­mo­lo al cam­bia­men­to del­l’at­tua­le ap­proc­cio, po­trem­mo dire cul­tu­ra­le, alle pro­ble­ma­ti­che già ci­ta­te. Il fine pra­ti­co sarà così l’a­per­tu­ra di un dif­fi­ci­le, ma in­te­res­san­te di­bat­ti­to per la pro­po­si­zio­ne di una cor­ret­ta re­vi­sio­ne, o nuova idea­zio­ne, del­l’at­tua­le si­ste­ma di Va­lu­ta­zio­ne Mor­fo­lo­gi­ca delle razze ca­pri­ne lo­ca­li iscrit­te al Re­gi­stro Ana­gra­fi­co.

In­di­ci di be­nes­se­re ani­ma­le
Spes­so per un “esa­spe­ra­to” de­si­de­rio di ru­ra­li­tà, l’al­le­va­men­to ca­pri­no pa­sto­ra­le viene im­ma­gi­na­to, in una vi­sio­ne er­ro­nea, in con­di­zio­ne di ot­ti­ma “na­tu­ra­li­tà”. Que­sto non è sem­pre vero so­prat­tut­to nei pe­rio­di di sta­bu­la­zio­ne. Così, per ade­guar­si alle più ele­men­ta­ri e at­tua­li re­go­le in ma­te­ria di be­nes­se­re ani­ma­le, sarà op­por­tu­no che la sal­va­guar­dia tenga conto in fu­tu­ro dei più mo­der­ni in­di­ci di “wel­fa­re qua­li­ty” (es. in­di­ci di ca­pa­ci­tà al­le­va­to­ria­le a sod­di­sfa­ci­men­to del be­nes­se­re ani­ma­le). Que­sti in­di­ci sono già in uso in al­cu­ne spe­cie zoo­tec­ni­che, anche se per ora esclu­si­va­men­te re­la­zio­na­ti alle sole per­for­man­ce pro­dut­ti­ve (si­ste­mi con­ven­zio­na­li). Anche per que­sto ar­go­men­to il di­bat­ti­to si ar­ric­chi­sce su cosa si vo­glia ve­ra­men­te in­ten­de­re per be­nes­se­re ani­ma­le in con­di­zio­ni di al­le­va­men­to. Esi­ste quin­di la ne­ces­si­tà di stu­dia­re un nuovo si­ste­ma di in­di­ci che tenga conto del si­ste­ma di al­le­va­men­to (con­ven­zio­na­le e tra­di­zio­na­le) delle capre al­pi­ne.

Le sfide delle po­po­la­zio­ni lo­ca­li
Fin qui sono state pro­po­ste molte ar­go­men­ta­zio­ni le­ga­te alle razze ca­pri­ne già uf­fi­cia­li (ri­co­no­sci­men­to a li­vel­lo Mi­ni­ste­ria­le). Più com­ples­se, e ad uno sta­dio pre­ce­den­te, sono in­ve­ce quel­le ri­guar­dan­ti tutte quel­le po­po­la­zio­ni lo­ca­li ca­pri­ne che an­co­ra oggi non pos­sie­do­no gli stru­men­ti per rap­por­tar­si ine­qui­vo­ca­bil­men­te e de­fi­ni­ti­va­men­te al­l’Al­pi­na Co­mu­ne (Al­pi­na Lo­ca­le), o even­tual­men­te co­sti­tui­re en­ti­tà di sal­va­guar­dia a sé.
At­tual­men­te è in­fat­ti im­por­tan­te apri­re un con­fron­to su quale senso deve avere, o si vuole dare, al di­stac­co di una po­po­la­zio­ne ca­pri­na al­pi­na, ad in­di­vi­dua­zio­ne ter­ri­to­ria­le, dalla razza Al­pi­na Co­mu­ne.  
In pa­ro­le più sem­pli­ci la te­ma­ti­ca di fu­tu­ra di­scus­sio­ne potrà es­se­re: an­dre­mo a con­si­de­ra­re l’Al­pi­na Co­mu­ne (o Lo­ca­le) un pre­zio­so ba­ci­no da cui at­tin­ge­re nuove razze solo dopo uno stu­dio re­spon­sa­bi­le e con fine di sal­va­guar­dia, o un ri­fu­gio di tutto ciò che non si rie­sce a uf­fi­cia­liz­za­re in­di­vi­dual­men­te e spes­so in ma­nie­ra pu­ra­men­te spe­cu­la­ti­va?
Pro­ble­ma­ti­ca, que­sta, che se verrà se­ria­men­te af­fron­ta­ta scri­ve­rà un im­por­tan­te passo della sto­ria della sal­va­guar­dia della spe­cie ca­pri­na in ter­ri­to­rio al­pi­no.
Ecco per­ché esi­ste prima di tutto la ne­ces­si­tà che vi sia un se­re­no con­fron­to di al­cu­ne po­po­la­zio­ni  a pos­si­bi­le ri­co­no­sci­men­to uf­fi­cia­le con l’im­pe­gna­ti­vo sco­glio dei “costi so­cia­li” per di­ven­ta­re una razza da sal­va­guar­da­re. Costi que­sti, giu­sti­fi­ca­bi­li solo se a monte esi­ste una reale ne­ces­si­tà di tu­te­la a fa­vo­re di una bio­di­v­er­si­tà, è bene pre­ci­sa­re, che può es­se­re si di qual­sia­si “na­tu­ra”: cul­tu­ra­le, bio­lo­g­i­ca, anche eco­no­mi­ca, ma non me­ra­men­te cam­pa­ni­li­sti­ca.
A ti­to­lo esem­pli­fi­ca­ti­vo in ta­bel­la si pro­po­ne un breve elen­co dei fat­to­ri che in­fluen­za­no il “costo so­cia­le” per as­sur­ge­re allo sta­tus uf­fi­cia­le di razza ca­pri­na al­pi­na.

Ta­bel­la 1: il costo per di­ven­ta­re razza ca­pri­na al­pi­na uf­fi­cia­le

 – ese­cu­zio­ne di una cor­ret­ta in­for­ma­zio­ne e for­ma­zio­ne di sal­va­guar­dia su tutto il ter­ri­to­rio di al­le­va­men­to della razza da tu­te­la­re, e a tutti i li­vel­li -non solo al­le­va­to­ria­le. Tra­smet­te­re un co­di­ce col­let­ti­vo di tu­te­la;
– cor­ret­ta ste­su­ra e re­spon­sa­bi­le ade­sio­ne ad uno spe­ci­fi­co stan­dard di razza;
– ade­sio­ne ai pro­gram­mi di ge­stio­ne se­con­do i prin­ci­pi di sal­va­guar­dia delle po­po­la­zio­ni a ri­dot­ta nu­me­ro­si­tà, se pre­sen­ti. Al­tri­men­ti la ne­ces­si­tà di idear­ne degli ap­po­si­ti;
-pe­ri­co­lo di sot­tra­zio­ne di base ge­ne­ti­ca e ter­ri­to­ria­le al­l’Al­pi­na Co­mu­ne o Al­pi­na Lo­ca­le, con pro­gres­si­va fram­men­ta­zio­ne del pa­tri­mo­nio ca­pri­no al­pi­no;
– ini­zia­le dif­fi­col­tà a re­pe­ri­re ri­pro­dut­to­ri, non solo per scar­si­tà nu­me­ri­ca, ma anche per azio­ni in­di­vi­dua­li­sti­che a sca­pi­to di quel­le col­let­ti­ve con con­se­guen­te au­men­to im­mo­ti­va­to dei prez­zi di mer­ca­to (freno alla cre­sci­ta nu­me­ri­ca);
– flo­ri­do mer­ca­to di ri­pro­dut­to­ri non cor­ri­spon­den­ti ai ca­no­ni di bel­lez­za dei ca­rat­te­ri CME CMC (frode vo­lon­ta­ria ai danni dei neo­fi­ti), e ai ca­no­ni dei CMF (frode in­vo­lon­ta­ria, con­si­de­ran­do la pos­si­bi­li­tà di tra­smis­sio­ne dei ca­rat­te­ri alla di­scen­den­za);
– ina­de­gua­tez­za dei li­vel­li dei prez­zi dei ri­pro­dut­to­ri per la to­ta­le im­pre­ve­di­bi­li­tà di tra­smis­sio­ne di ca­rat­te­ri qua­li­ta­ti­vi e quan­ti­ta­ti­vi (frode in­vo­lon­ta­ria), con con­se­guen­te di­saf­fe­zio­ne da parte di al­le­va­to­ri sto­ri­ci;
-non cor­ri­spon­den­za del prez­zo di mer­ca­to dei ri­pro­dut­to­ri se con­fron­ta­to con il “va­lo­re” mor­fo­lo­gi­co (co­sti­tu­zio­na­le fun­zio­na­le) del sog­get­to. Dif­fu­sio­ne di ri­pro­dut­to­ri peg­gio­ra­to­ri.
– esplo­sio­ne di varie forme di con­flit­tua­li­tà a sca­pi­to di un mo­del­lo di sal­va­guar­dia col­let­ti­vo (unico mo­del­lo pro­po­ni­bi­le). Anche que­sto può es­se­re mo­ti­vo di di­saf­fe­zio­ne da parte di al­le­va­to­ri sto­ri­ci;
– costo per il sup­por­to am­mi­ni­stra­ti­vo-tec­ni­co-scien­ti­fi­co per la ge­stio­ne della razza in con­di­zio­ni di tu­te­la.

Con­clu­sio­ni
In un mo­men­to dove gli en­tu­sia­smi verso la ru­ra­li­tà e i pro­dot­ti le­ga­ti ad essa, pos­so­no es­se­re mi­na­ti da nuove “mode” in campo agri­co­lo, il di­bat­ti­to fu­tu­ro dovrà chia­ri­re quali siano le linee guida di sal­va­guar­dia delle capre lo­ca­li in modo da og­get­ti­va­re il ri­co­no­sci­men­to di pos­si­bi­li po­po­la­zio­ni al­pi­ne, equi­li­bra­re il li­vel­lo di tu­te­la di quel­le già ri­co­no­sciu­te, raf­for­za­re l’i­do­nei­tà delle razze ca­pri­ne lo­ca­li al­l’al­le­va­men­to tra­di­zio­na­le pa­sto­ra­le non solo in forma spe­cu­la­ti­va,  sman­tel­la­re l’in­di­vi­dua­li­smo ti­pi­co dei si­ste­mi con­ven­zio­na­li e raf­for­za­re, anche eco­no­mi­ca­men­te, l’at­tua­le sen­si­bi­li­tà verso que­ste pro­ble­ma­ti­che fa­cen­do chia­rez­za di mer­ca­to sulla iden­ti­fi­ca­zio­ne delle di­ver­se ti­po­lo­gie pro­dut­ti­ve.
Un gran­de aiuto può es­se­re dato dal con­so­li­da­men­to di un cor­ret­to pen­sie­ro ideo­lo­gi­co di sal­va­guar­dia. Di con­tro, l’as­sen­za di una cor­ret­ta “ideo­lo­gia”, può crea­re una po­li­ti­ca tec­ni­co-eco­no­mi­ca del “tutto su­bi­to, qui ed ora” e di sola im­ma­gi­ne. Cioè senza nes­sun li­mi­te e fine del pen­sa­re nel lungo pe­rio­do. Con il ri­schio così, di non es­se­re in grado di crea­re le con­di­zio­ni per una at­ti­vi­tà ru­ra­le sta­bi­le e in grado di rea­gi­re alla vo­la­ti­li­tà dei con­su­mi di moda.

Luigi An­drea Bram­bil­la, lau­rea­to in Scien­ze Agra­rie con in­di­riz­zo zoo­tec­ni­co al­l’U­ni­ver­si­tà di Mi­la­no, ha ma­tu­ra­to la sua espe­rien­za la­vo­ra­ti­va nel campo della tu­te­la delle razze ca­pri­ne al­pi­ne, svol­gen­do nu­me­ro­si la­vo­ri di ri­cer­ca, coor­di­nan­do dif­fe­ren­ti pro­get­ti di sal­va­guar­dia, con­tri­buen­do alla ste­su­ra di al­cu­ni stan­dard di razza. At­tual­men­te è esper­to di razza (Re­gi­stri Ana­gra­fi­ci As­so­na­pa-RO­MA), per al­cu­ne razze ovi-ca­pri­ne al­pi­ne. Cur­ri­cu­lum vitae >>>

 Macrolibrarsi.it Libri on line

Ac­qui­sta on­li­ne
“L’al­le­va­men­to della capra”

Razze di capre, ge­stio­ne, pro­du­zio­ne e tra­sfor­ma­zio­ne del latte
Gio­van­ni De Luca – Eda­gri­co­le

image_pdfimage_print

Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •