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di Donatella De Giorgi e Arturo Baglivo

Amanita proxima ed Amanita ovoidea, entità separate o complesso di specie?

Negli ultimi venti anni abbiamo più volte raccolto ed osservato Amanita ovoidea  (Buillard: Fries) Link, specie estremamente frequente ed abbondante nelle pinete litoranee e nei boschi misti mediterranei, ed Amanita proxima Dumée specie relativamente rara rispetto alla ovoidea e presente con rapporto stimato ovoidea/proxima di 75 a 1 .
Ovoidea e proxima sono due specie fungine di facile determinazione appartenenti al genere Amanita sottogenere Amidella che è caratterizzato da una crescita delle specie prevalentemente meridionale mediterranea, da spore amiloidi, talora da un lieve arrossamento della carne, dal margine del cappello liscio e non striato e da una volva sacciforme membranosa spessa; le caratteristiche macroscopiche consentono il più delle volte una loro agevole determinazione, almeno negli esemplari tipici.
Amanita ovoidea si presenta di grandi dimensioni e il suo cappello bianco può raggiungere sino a trenta cm di diametro. L’anello burroso si osserva al margine del cappello o sulle lamelle sotto forma di fiocchi burrosi, il gambo è bianco come la volva. Amanita proxima per contro è tipicamente più piccola con una volva ocracea ed un anello persistente. In ultimo ed importantissimo Amanita proxima è specie velenosa.
Alcuni autori sulla base di queste differenze hanno separato, correttamente a nostro avviso, le due specie: la presenza di concentrazioni elevate di norleucina in proxima comporta una grave sindrome a latenza ritardata (Sindrome proximien o norleucinica), con danno renale generalmente reversibile.
Amanita ovoidea è spesso raccolta e consumata in varie realtà italiane, conosciuta con svariati nomi dialettali da “lardariu” a “farinaccio” attualmente ne viene sconsigliato il consumo e talvolta è stato lanciato l’allarme, anche su siti internet a carattere divulgativo, che anche ovoidea potrebbe essere responsabile di intossicazioni: a tutt’oggi nessun lavoro scientifico accreditato considera velenosa la specie (Flesh & Saviuc 2004, Diaz 2005, Berger e Guss 2005). E’ perciò possibile che le intossicazioni attribuite vox populi e senza riscontro scientifico ad ovoidea siano in realtà da ascrivere ad Amanita proxima quando si presenta in forme massicce e robuste evocanti ovoidea pur se sempre con differenze morfologiche visibili e rilevabili da un occhio allenato. Questi casi che sembrano essere di transizione tra le due specie giustificano le perplessità di Bon e Courtequisse che la considerano varietà di ovoidea. Nelle ultime raccolte abbiamo avuto il piacere di osservare contemporaneamente le due specie stigmatizzando i caratteri differenziali che consentono la differenziazione macroscopica. Solo uno studio sequenziale del DNA ci potrà chiarire definitivamente la loro filogenesi  e se si tratta di un’unica entità per il momento è corretto considerarle entità differenti.

Amanita ovoidea  (Buillard: Fries) Link

Amanita ovoidea
Amanita ovoidea (Buillard: Fries) Link (foto Arturo Baglivo)

Cappello: (8-30 cm) massiccio e carnoso, prima emisferico poi piano margine sempre liscio sovente appendicolato da residui cremosi di velo parziale; cuticola biancastra eccedente asciutta lucente priva di residui di velo generale.
Gambo: (8-20 x 2-4 cm) robusto cilindrico con bulbo ovoide più o meno sviluppato e radicante bianco decorato da fioccosità cremose facilmente asportabili, pieno.
Anello: bianco fragile burroso, evanescente.
Volva: membranosa ampia persistente bianca talvolta macchiata di ocra in vecchiaia.
Carne: bianca immutabile compatta con odore tipico sgradevole.
Habitat: Specie termofila molto diffusa sia sotto Conifera che sotto latifoglia.
Note: si distingue dalle amanite bianche mortali (A. phalloides fo. alba, A. verna e A. virosa) per la taglia notevole, per l’anello cremoso e per le fioccosità sul gambo.

Amanita  proxima Dumée

 amanita proxima
Amanita proxima Dumée (foto Arturo Baglivo www.actafungorum.org)

Cappello: (5-10 cm) emisferico poi appianato, margine liscio appendicolato, cuticola bianca asportabile raramente cosparsa da ampi residui volvari ocracei.
Gambo: (6-10 x 1-2cm) cilindrico, sottile, slanciato con bulbo radicante accennato, bianco talvolta con squamosità bianco cremose, pieno poi bambagioso.
Anello: ampio semimembranoso con la faccia superiore striata.
Volva: ocra aranciata, membranosa e con i  lembi liberi.
Carne: bianca immutabile.
Habitat: macchia mediterranea con latifoglie e conifere in terreno sabbioso e calcareo
Note: si distingue da A. ovoidea per la volva ocracea anche in esemplari giovani, per la taglia più ridotta, per il gambo bambagioso, per l’anello semimembranoso più persistente.

Bibliografia
– Brunelli E. ed al., 2000 – Viaggio nel genere Amanita: un invito alla lettura BGMB 43 (2): 22-37
– Diaz JH, 2005 Evolving global epidemiology, syndromic classification, general management, and prevention of unknown mushroom poisonings Crit Care Med 2005 Vol. 33, No. 2
– Flesch F. e Saviuc P.,2004 Mushroom poisoning: syndromes and treatment EMC – Médecine 1 (2004) 70–79
– Foiera F. ed al., 1993 – Funghi  Amanita – Edagricole
– Galli R., 2001 –  Le Amanite – Edinatura
– Neville P. , Poumarat S. 2004 Amaniteae Edizioni Candusso
– Traverso M., 1998 – Il genere Amanita in Italia – A.M.E.R.

Donatella De Giorgi è laureata in Scienze Agrarie e micologa. Si occupa di della formazione di base in campo micologico. Studia il genere Morchella e la micoflora Salentina. Collabora al progetto Acta Fungorum.
Arturo Baglivo, è un medico, si interessa di funghi ipogei ed ascomiceti e della biodiversità dei Funghi del Salento, membro del Comitato Scientifico Nazionale dell’AMB (Associazione Micologica Bresadola); collabora al progetto Acta Fungorum. (www.actafungorum.org).

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