Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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(1950-1992)

di Dario Sal­va­to­re e Mi­che­le Cer­ra­to

Oliveto nel Cilento

Gli anni Cin­quan­ta e la co­sti­tu­zio­ne di un pa­ra­dig­ma
Nel 1956 il pro­fes­so­re Fer­di­nan­do Pal­la­di­no diede alle stam­pe un pic­co­lo opu­sco­lo dal ti­to­lo Aspet­ti e pro­ble­mi del­l’a­gri­col­tu­ra ci­len­ta­na, in cui ven­ne­ro de­scrit­te le con­di­zio­ni di vita della po­po­la­zio­ne ci­len­ta­na e il grado di svi­lup­po dei set­to­ri agri­co­lo e zoo­tec­ni­co di quel ter­ri­to­rio. Cen­tra­le nel­l’a­na­li­si dello stu­dio­so fu la de­nun­cia del­l’i­so­la­men­to spa­zia­le, fat­to­re di li­mi­ta­zio­ne sia per il mi­glio­ra­men­to delle con­di­zio­ni so­cia­li delle co­mu­ni­tà ci­len­ta­ne, sia per la con­nes­sio­ne dei mer­ca­ti che ri­sul­ta­va­no per tale mo­ti­vo quasi del tutto au­to­re­fe­ren­zia­li. Alla de­pre­ca­bi­le con­di­zio­ne dei col­le­ga­men­ti si ag­giun­ge­va un’at­ti­vi­tà agri­co­la e zoo­tec­ni­ca ca­rat­te­riz­za­ta da una con­du­zio­ne di tipo fa­mi­lia­re e vo­ta­ta al­l’au­to­con­su­mo. Al ri­guar­do così si espri­me­va Pal­la­di­no:
Man­can­za di stra­de cam­pe­stri, di ac­que­dot­ti ed elet­tro­dot­ti ru­ra­li, di fab­bri­ca­ti ru­ra­li con an­nes­se stal­le, por­ci­li, man­can­za di suf­fi­cien­te ca­pi­ta­le cir­co­lan­te nel po­de­re, spez­zet­ta­men­to della pro­prie­tà, ste­ri­li av­vi­cen­da­men­ti col­tu­ra­li, scar­sa va­lo­riz­za­zio­ne del be­stia­me e poi man­can­za di ogni più ele­men­ta­re si­ste­ma­zio­ne della terra, che pur­trop­po, de­gra­da, in­vec­chia muore (p.11).
Presa nel suo ca­rat­te­re de­scrit­ti­vo que­sta de­nun­cia si di­mo­stra per l’e­po­ca meno ori­gi­na­le di quan­to si possa pen­sa­re, per­ché de­scri­zio­ni si­mi­li si po­te­va­no leg­ge­re già al­l’e­po­ca del­l’in­chie­sta Ja­ci­ni del 1877-1886. Una con­ti­nui­tà che si­cu­ra­men­te raf­for­za l’i­dea di una sup­po­sta «im­mo­bi­li­tà» del Ci­len­to. In que­sta sede ri­te­nia­mo in­ve­ce utile evi­den­zia­re il ca­rat­te­re orien­ta­ti­vo del­l’o­pe­ra di Pal­la­di­no, ossia ri­co­no­sce­re in que­st’a­na­li­si non tanto le de­nun­ce, ma le so­lu­zio­ni pro­spet­ta­te al­l’i­ni­zio del­l’in­ter­ven­to pub­bli­co di età re­pub­bli­ca­na. Po­nen­do­ci in que­sto modo sco­pria­mo che una pro­po­sta di peso al­l’in­ter­no della re­la­zio­ne di Pal­la­di­no è la ri­du­zio­ne delle col­tu­re gra­mi­na­cee, in­sod­di­sfa­cen­ti nella resa e nella qua­li­tà, oltre a rap­pre­sen­ta­re un fat­to­re di li­mi­ta­zio­ne spa­zia­le allo svi­lup­po di altre col­tu­re come quel­le ar­bo­ree. È pro­prio su que­ste ul­ti­me e spe­cial­men­te sul­l’u­li­vo – la pian­ta del Ci­len­to come viene chia­ma­ta dal­l’au­to­re – che avreb­be do­vu­to vi­ra­re la col­ti­va­zio­ne lo­ca­le e di con­se­guen­za il sup­por­to pub­bli­co.
Le con­si­de­ra­zio­ni di Pal­la­di­no si di­mo­stra­no par­ti­co­lar­men­te in­te­res­san­ti, per non dire pro­fe­ti­che, se messe in re­la­zio­ne ai primi pro­gram­mi di for­ma­zio­ne degli agri­col­to­ri av­via­ti nel 1951 dal Mi­ni­ste­ro del­l’A­gri­col­tu­ra e dal Mi­ni­ste­ro del La­vo­ro. L’in­di­riz­zo pre­scrit­to per i corsi della pro­vin­cia di Sa­ler­no ri­cal­cò molti punti toc­ca­ti dallo stu­dio­so, a di­mo­stra­zio­ne di come quel­le ana­li­si e le so­lu­zio­ni pro­spet­ta­te fos­se­ro la te­sti­mo­nian­za di un vero e pro­prio pa­ra­dig­ma che animò il primo in­ter­ven­to pub­bli­co nel ter­ri­to­rio sa­ler­ni­ta­no e ci­len­ta­no in spe­cial modo. Dal nu­me­ro e dalla ti­po­lo­gia dei corsi au­to­riz­za­ti ri­sul­ta evi­den­te la vo­lon­tà di in­cen­tra­re la for­ma­zio­ne delle mae­stran­ze agri­co­le del Ci­len­to sui com­par­ti oli­vi­co­lo e vi­ti­co­lo. Dei 36 corsi to­ta­li or­ga­niz­za­ti dal Mi­ni­ste­ro del­l’A­gri­col­tu­ra nella pro­vin­cia di Sa­ler­no con l’au­si­lio dei fondi ERP (piano Mar­shall), 18 sono di oli­vi­col­tu­ra (4 di que­sti or­ga­niz­za­ti nei Co­mu­ni at­tual­men­te ap­par­te­nen­ti al ter­ri­to­rio del Gal Ca­sa­ca­stra) e 6 di vi­ti­col­tu­ra, ai quali de­vo­no ag­giun­ger­si 4 corsi di oli­vi-vi­ti­col­tu­ra or­ga­niz­za­ti dal Mi­ni­ste­ro del La­vo­ro per i di­soc­cu­pa­ti della pro­vin­cia. I corsi hanno una du­ra­ta media di 10-15 gior­ni con un nu­me­ro di al­lie­vi che oscil­la tra le 30 e le 60 unità e un nu­me­ro di le­zio­ni sud­di­vi­so tra le­zio­ni teo­ri­che e le­zio­ni pra­ti­che.
Nel trien­nio 1952-1954 i corsi per l’i­stru­zio­ne pro­fes­sio­na­le in agri­col­tu­ra nella pro­vin­cia di Sa­ler­no sono così ri­par­ti­ti:

Corsi professionali agricoltura
Fig.1 Corsi nella Pro­vin­cia di Sa­ler­no 1952-1954
Fonte: Ar­chi­vio Cen­tra­le dello Stato

Se si fa ec­ce­zio­ne per l’o­li­vi­col­tu­ra, il nu­me­ro di corsi or­ga­niz­za­ti an­nual­men­te è basso (non più di cin­que per tutte le ti­po­lo­gie) con una ten­den­za a con­trar­si nel­l’ul­ti­mo anno di ri­le­va­zio­ne. Caso par­ti­co­la­re è quel­lo dei corsi di eco­no­mia do­me­sti­ca, il cui nu­me­ro ele­va­to te­sti­mo­nia la prin­ci­pa­le fun­zio­ne che ri­ve­ste la for­ma­zio­ne in que­sti anni: mi­glio­ra­re le con­di­zio­ni di vita dei con­ta­di­ni. I corsi di eco­no­mia do­me­sti­ca erano de­sti­na­ti, in­fat­ti, alle mas­sa­ie con ma­te­rie che spa­zia­va­no dalla te­nu­ta degli orti e del pol­la­io alla ge­stio­ne della casa ru­ra­le, sia dal punto di vista igie­ni­co-sa­ni­ta­rio sia dal punto di vista or­ga­niz­za­ti­vo. Que­sto di­mo­stra come la for­ma­zio­ne di un know-how pro­pe­deu­ti­co allo svi­lup­po in senso im­pren­di­to­ria­le delle at­ti­vi­tà agri­co­le e zoo­tec­ni­che è solo una parte e degli obiet­ti­vi per­se­gui­ti in que­sta prima fase dal­l’au­to­ri­tà pub­bli­ca. Nello stes­so trien­nio preso in ana­li­si l’uf­fi­cio pro­vin­cia­le della Col­di­ret­ti or­ga­niz­zò 13 corsi con il sup­por­to eco­no­mi­co del Mi­ni­ste­ro del La­vo­ro e quel­lo or­ga­niz­za­ti­vo del­l’I­sti­tu­to Na­zio­na­le Istru­zio­ne Pro­fes­sio­na­le Agri­co­la (I.N.I.P.A.).
Dal 1954 si ini­zia ad avere trac­cia della do­cu­men­ta­zio­ne pro­dot­ta dai corsi di Di­vul­ga­zio­ne e as­si­sten­za tec­ni­ca, che so­sti­tui­sco­no i pre­ce­den­ti corsi di for­ma­zio­ne delle mae­stran­ze agri­co­le. Que­sti corsi ap­por­ta­no un si­gni­fi­ca­ti­vo mi­glio­ra­men­to in fatto di of­fer­ta for­ma­ti­va e or­ga­niz­za­zio­ne gra­zie ad una ri­par­ti­zio­ne in corsi in­for­ma­ti­vi (teo­ri­ci e pra­ti­ci), corsi di­mo­stra­ti­vi pres­so campi di prova e gite pres­so azien­de agri­co­le per lo più fuori re­gio­ne. I campi di­mo­stra­ti­vi di col­tu­re er­ba­cee, frut­ti­col­tu­ra e vi­ti­col­tu­ra erano im­pian­ta­ti sul mo­del­lo del qua­dra­to la­ti­no e me­to­do Con­stel­la­tion e agli agri­col­to­ri ve­ni­va­no for­ni­ti gra­tui­ta­men­te il seme e il con­ci­me oc­cor­ren­te. Di se­gui­to il gra­fi­co con il nu­me­ro e ti­po­lo­gia di corsi eser­ci­ta­ti nella pro­vin­cia di Sa­ler­no:

Corsi nella provincia di Salerno
Fig.2 Corsi nella Pro­vin­cia di Sa­ler­no 1954-1959
Fonte: Ar­chi­vio cen­tra­le dello Stato

Il gra­fi­co mo­stra chia­ra­men­te un pro­ces­so di po­la­riz­za­zio­ne del­l’of­fer­ta for­ma­ti­va, che si ri­du­ce negli ul­ti­mi anni di ri­le­va­zio­ne quasi esclu­si­va­men­te ai corsi di eco­no­mia do­me­sti­ca, a ri­pro­va di quan­to già detto su di una for­ma­zio­ne non spic­ca­ta­men­te orien­ta­ta al mer­ca­to. Le oscil­la­zio­ni ri­scon­tra­te nel nu­me­ro e nella ti­po­lo­gia di corsi im­par­ti­ti an­nual­men­te ren­do­no inol­tre evi­den­te la man­can­za di un piano for­ma­ti­vo. Ogni anno gli Ispet­to­ra­ti Pro­vin­cia­li Agra­ri (IPA) erano chia­ma­ti a pre­sen­ta­re una pro­po­sta for­ma­ti­va al Mi­ni­ste­ro del­l’A­gri­col­tu­ra, che po­te­va fi­nan­zia­re in tutto o in parte i corsi. Que­sto ele­men­to in­tro­du­ce un aspet­to im­por­tan­te: il ruolo gio­ca­to dal­l’I­PA di Sa­ler­no nel dare una spe­ci­fi­ca veste e in­di­riz­zo al­l’in­ter­ven­to pub­bli­co nel Ci­len­to. La man­can­za di un vero e pro­prio pro­gram­ma for­ma­ti­vo con le oscil­la­zio­ni prima de­nun­cia­te in­te­res­sa solo li­mi­ta­ta­men­te i corsi di oli­vi­col­tu­ra che in­sie­me a quel­li di eco­no­mia do­me­sti­ca ri­man­ga­no co­stan­ti nel nu­me­ro e nella fre­quen­za. Ul­te­rio­re prova di come l’at­to­re pub­bli­co in que­sta fase sto­ri­ca ri­ten­ga stra­te­gi­co que­sto set­to­re per lo svi­lup­po del ter­ri­to­rio ci­len­ta­no. Cer­ta­men­te non man­ca­no cri­ti­ci­tà alla base di que­sta idea di svi­lup­po. Un primo li­mi­te è dato dal fatto che la vo­ca­zio­ne oli­vi­co­la in­te­res­sa­va prin­ci­pal­men­te i ter­ri­to­ri co­stie­ri del Ci­len­to, come di­mo­stra­to in­di­ret­ta­men­te dalla mag­gio­ran­za delle sedi scel­te per i corsi di oli­vi­col­tu­ra. In se­con­do luogo, i corsi svol­ti ave­va­no un ca­rat­te­re spic­ca­ta­men­te per­for­ma­ti­vo, ossia volti a mi­glio­ra­re i mar­gi­ni di pro­dut­ti­vi­tà, ma non ne­ces­sa­ria­men­te la strut­tu­ra pro­dut­ti­va vera e pro­pria. Si in­si­ste, in­fat­ti, sul mi­glio­ra­men­to di sin­go­li aspet­ti tec­ni­ci (esem­pio è la slu­pa­tu­ra nei corsi di oli­vi­col­tu­ra) a di­sca­pi­to di una for­ma­zio­ne in­te­gra­le, a cui fa eco la man­can­za di veri e pro­pri corsi di ag­gior­na­men­to per la ge­stio­ne di una mo­der­na azien­da agri­co­la.
Com­ples­si­va­men­te tra il 1951 e il 1959 l’IPA di Sa­ler­no tiene nei Co­mu­ni af­fe­ren­ti al ter­ri­to­rio del Gal Ca­sa­ca­stra 24 corsi, di que­sti 11 sono di oli­vi­col­tu­ra e 10 di eco­no­mia do­me­sti­ca, men­tre com­ple­ta­men­te as­sen­ti sono i corsi di zoo­tec­nia. Sono sede di corsi di oli­vi­col­tu­ra i se­guen­ti Co­mu­ni: Pi­sciot­ta, Cen­to­la, San Gio­van­ni a Piro, Celle di Bul­ghe­ria, Ca­sel­le in Pit­ta­ri, Vi­bo­na­ti, Ro­fra­no, Mon­ta­no An­ti­lia, Torre Or­sa­ia e Al­fa­no.

Il cir­co­lo vir­tuo­so: Piani Verdi e Cassa del Mez­zo­gior­no
La crea­zio­ne della Co­mu­ni­tà Eu­ro­pea e la con­se­guen­te in­ten­si­fi­ca­zio­ne degli scam­bi com­mer­cia­li tra i part­ner eu­ro­pei ebbe l’ef­fet­to di evi­den­zia­re l’ar­re­tra­tez­za della pro­du­zio­ne agri­co­la e zoo­tec­ni­ca ita­lia­na del­l’e­po­ca. La presa d’at­to di tale di­spa­ri­tà nei po­li­cy ma­kers in­dus­se un ri­pen­sa­men­to nelle stra­te­gie di svi­lup­po, da quel mo­men­to in­di­riz­za­te verso una tra­sfor­ma­zio­ne in senso più mar­ca­ta­men­te im­pren­di­to­ria­le delle at­ti­vi­tà agri­co­le e zoo­tec­ni­che. Que­sta sta­gio­ne di rin­no­va­men­to me­to­do­lo­gi­co e in­ter­pre­ta­ti­vo trovò di­mo­stra­zio­ne pra­ti­ca nei pro­gram­mi di svi­lup­po quin­quen­na­le del­l’a­gri­col­tu­ra, pas­sa­ti alla sto­ria come Piani Verdi (1961-1966 e 1966-1971). La do­cu­men­ta­zio­ne con­ser­va­ta pres­so l’Ar­chi­vio Cen­tra­le dello Stato non ha por­ta­to a evi­den­ze di un’a­zio­ne con il primo Piano Verde nei ter­ri­to­ri og­get­to d’a­na­li­si. Per il se­con­do Piano, in­ve­ce, si di­spo­ne del bol­let­ti­no bi­men­si­le Prov­ve­di­men­ti per lo svi­lup­po del­l’a­gri­col­tu­ra nel quin­quen­nio 1966-1971, che re­gi­stra tutti i prov­ve­di­men­ti au­to­riz­za­ti. La fonte si di­mo­stra pre­zio­sa per­ché offre con si­ste­ma­ti­ci­tà le ge­ne­ra­li­tà della ditta o ente be­ne­fi­cia­rio, l’in­di­ca­zio­ne degli in­ve­sti­men­ti am­mes­si a sus­si­dio, la spesa am­mes­sa a sus­si­dio e il sus­si­dio con­ces­so. Lo stu­dio dei bol­let­ti­ni ha ri­le­va­to com­ples­si­va­men­te 97 in­ter­ven­ti a fa­vo­re di ope­ra­to­ri dei Co­mu­ni fa­cen­ti oggi parte del Gal Ca­sa­ca­sta. Al se­con­do posto per nu­me­ro di sus­si­di elar­gi­ti tro­via­mo i mi­glio­ra­men­ti delle col­tu­re ar­bo­ree ri­guar­dan­ti l’im­pian­to di oli­ve­ti e vi­gne­ti. Que­sto dato è si­gni­fi­ca­ti­vo te­nen­do conto delle mo­da­li­tà di ero­ga­zio­ne del sus­si­dio. In­fat­ti, il con­tri­bu­to ve­ni­va con­ces­so die­tro ri­chie­sta del be­ne­fi­cia­rio e solo dopo che que­st’ul­ti­mo aves­se pre­sen­ta­to un piano azien­da­le con il quale av­va­lo­ra­re la ri­chie­sta. Il nu­me­ro re­la­ti­va­men­te alto di ri­chie­ste in campo oli­vi­co­lo e so­prat­tut­to la loro con­cen­tra­zio­ne geo­gra­fi­ca (ben 14 su 17) nei Co­mu­ni sede negli anni Cin­quan­ta di molti corsi di for­ma­zio­ne in oli­vi­col­tu­ra, in­du­ce a con­si­de­ra­re quel dato come la te­sti­mo­nian­za di un cir­cui­to vir­tuo­so ve­nu­to­si a crea­re al­l’e­po­ca tra for­ma­zio­ne e sus­si­di.  Con un’a­gri­col­tu­ra ci­len­ta­na che si pre­sen­ta­va po­ve­ra di ca­pi­ta­li e di or­ga­niz­za­zio­ne tec­ni­ca, il know-how ap­pre­so in quei corsi si pre­sen­ta a tutti gli ef­fet­ti come la con­di­tio sine qua non per l’ac­ces­so a quei fondi che, a loro volta, per­met­to­no di com­pie­re il salto di qua­li­tà da un’o­li­vi­col­tu­ra di au­to­con­su­mo ad una di mer­ca­to. Non sem­bra scon­ta­to dire come solo un’a­de­gua­ta for­ma­zio­ne per­mi­se a quei con­ta­di­ni di sa­pe­re di cosa con­cre­ta­men­te aves­se­ro bi­so­gno per ot­ti­miz­za­re il pro­ces­so pro­dut­ti­vo e quin­di pro­dur­re un piano azien­da­le con­fa­cen­te al­l’e­ro­ga­zio­ne dei fondi pub­bli­ci pre­vi­sti dai Piani Verdi. Que­sta cor­re­la­zio­ne ri­sul­ta an­co­ra più evi­den­te se messa a con­fron­to con i ri­sul­ta­ti con­se­gui­ti dalla zoo­tec­nia lo­ca­le. Non be­ne­fi­cian­do di alcun corso di for­ma­zio­ne spe­ci­fi­co negli anni Cin­quan­ta, la zoo­tec­nia di que­sti Co­mu­ni ri­ma­se con­fi­na­ta a pra­ti­che e scopi vi­ci­ni al­l’au­to­con­su­mo. Que­sta ar­re­tra­tez­za si tra­dus­se nel de­cen­nio suc­ces­si­vo in un basso nu­me­ro di do­man­de avan­za­te nel se­con­do Piano Verde.
Un altro ca­na­le di in­ter­ven­to che ca­ta­liz­za­to­re della tra­sfor­ma­zio­ne del com­par­to oli­vi­co­lo ci­len­ta­no è la Cassa del Mez­zo­gior­no. Oltre alle ben note azio­ni «di­ret­te» di bo­ni­fi­ca, co­stru­zio­ni di in­fra­strut­tu­re e opere idri­che la Ca­smez fu pro­ta­go­ni­sta anche di una forma di in­ter­ven­to «in­di­ret­to» at­tra­ver­so lo stan­zia­men­to di con­tri­bu­ti a fondo per­du­to per la co­stru­zio­ne o l’am­plia­men­to di im­pian­ti a ca­rat­te­re in­du­stria­le. Delle 105 ri­chie­ste di age­vo­la­zio­ni in­du­stria­li avan­za­te da ditte lo­ca­liz­za­te nei Co­mu­ni fa­cen­ti parte del Gal Ca­sa­ca­stra, spic­ca im­me­dia­ta­men­te il dato delle at­ti­vi­tà con­nes­se alla fi­lie­ra del­l’o­li­vi­col­tu­ra, che rac­col­go­no il 30,4% delle ri­chie­ste to­ta­li. Un dato si­gni­fi­ca­ti­vo te­nu­to conto che nella ca­te­go­ria «age­vo­la­zio­ni in­du­stria­li» rien­tra­va­no set­to­ri molto ete­ro­ge­nei, come le im­pre­se di co­stru­zio­ne, di beni in­ter­me­di e, in­fi­ne, di beni di con­su­mo. Un altro dato si­gni­fi­ca­ti­vo è la ri­par­ti­zio­ne tem­po­ra­le delle ri­chie­ste. La mag­gio­ran­za delle do­man­de (19 ri­chie­ste) sono per nuovi im­pian­ti e nella metà dei casi per la co­stru­zio­ne di fran­toi olea­ri. Le do­man­de di fondi per nuovi im­pian­ti si si­tua­no quasi tutte nel primo ven­ten­nio di azio­ne della Ca­smez (1950-1960), men­tre le ri­chie­ste di am­plia­men­to si con­cen­tra­no nel­l’ul­ti­mo ven­ten­nio (10 delle 13 to­ta­li). La ri­par­ti­zio­ne tem­po­ra­le av­va­lo­ra ancor di più l’i­po­te­si del­l’e­si­sten­za di due pe­rio­di di­stin­ti nella pro­gram­ma­zio­ne nel set­to­re oli­vi­co­lo e del­l’an­da­men­to del com­par­to stes­so. Una prima fase di «in­ne­sco» negli anni Cin­quan­ta e Ses­san­ta, in cui l’at­to­re pub­bli­co ri­co­no­scen­do l’al­to va­lo­re stra­te­gi­co-ter­ri­to­ria­le del­l’o­li­vi­col­tu­ra per l’a­rea del Ci­len­to pre­di­spo­ne in­ter­ven­ti mi­ra­ti a do­ta­re gli ope­ra­to­ri lo­ca­li delle com­pe­ten­ze (corsi di for­ma­zio­ne) e dei ca­pi­ta­li ne­ces­sa­ri per av­via­re le at­ti­vi­tà (Piani Verdi e age­vo­la­zio­ni in­du­stria­li della Ca­smez). Una se­con­da fase di «pro­pa­ga­zio­ne» cor­ri­spon­den­te in­ve­ce al pe­rio­do che ini­zia dagli anni Set­tan­ta e vede il so­ste­gno pub­bli­co spo­star­si verso l’am­plia­men­to e l’am­mo­der­na­men­to di quel­le im­pre­se nate nel ven­ten­nio pre­ce­den­te. La prova di una con­ti­nui­tà tra le due fasi è nel dato che vede quei Co­mu­ni pre­ce­den­te­men­te sede di corsi di for­ma­zio­ne in oli­vi­col­tu­ra as­som­ma­re il 47% delle ri­chie­ste per­ve­nu­te dai Co­mu­ni del Gal Ca­sa­ca­stra per nuovi im­pian­ti per la pro­du­zio­ne di olio o per l’am­plia­men­ti di esi­sten­ti pre­sen­tan­te.

Con­clu­sio­ni
La ri­cer­ca ef­fet­tua­ta in ar­chi­vi e bi­blio­te­che ha messo a di­spo­si­zio­ne del pro­get­to una va­rie­tà sor­pren­den­te di fonti. Tale di­spo­ni­bi­li­tà è già di per sé una prova del fatto che il Ci­len­to è stato tut­t’al­tro che «im­mo­bi­le», al di fuori di qua­lun­que pro­ces­so di tra­sfor­ma­zio­ne. L’i­den­ti­fi­ca­zio­ne nei primi anni Cin­quan­ta del­l’o­li­vi­col­tu­ra come com­par­to stra­te­gi­co per lo svi­lup­po del ter­ri­to­rio ci­len­ta­no diede i na­ta­li ad una coe­ren­te azio­ne di so­ste­gno al set­to­re dal 1950 al 1992. Que­sto è si­cu­ra­men­te l’in­ter­ven­to per­se­gui­to con mag­gior coe­ren­za dalle au­to­ri­tà pub­bli­che con ri­sul­ta­ti nel pa­no­ra­ma pro­dut­ti­vo ci­len­ta­no an­co­ra oggi im­por­tan­ti. Lo svi­lup­po di un’in­du­stria del­l’o­lio ha dato vita nel corso dei de­cen­ni ad un «di­stret­to» del­l’o­lio, che ab­brac­cia la fa­scia co­stie­ra dei Co­mu­ni ci­len­ta­ni. L’im­por­tan­za sto­ri­ca ri­ve­sti­ta dal com­por­ta oli­vi­co­lo in que­sto ter­ri­to­rio è bene espres­sa oggi dal nu­me­ro di azien­de e dalla SAU im­pie­ga­ta in at­ti­vi­tà oli­vi­co­le. In­fat­ti, su un to­ta­le di 20.583 azien­de pre­sen­ti nel Ci­len­to cen­si­ti dal cen­si­men­to ge­ne­ra­le del­l’a­gri­col­tu­ra del 2010 per un to­ta­le di 24.566,66 et­ta­ri di SAU oli­vi­co­la, i 25 Co­mu­ni del Gal Ca­sa­ca­stra in­ci­do­no per un 21% sul dato azien­da­le e per un 20% sul dato della SAU oli­vi­co­la. Nu­me­ro si­gni­fi­ca­ti­vi te­nu­to conto che nel Ci­len­to si con­cen­tra il 53% delle azien­de e il 58% della SAU oli­vi­co­la del­l’in­te­ra pro­vin­cia di Sa­ler­no, che è – va ri­cor­da­to – tra le pro­vin­cie più este­se d’I­ta­lia. Tut­ta­via, va detto che le per­cen­tua­li por­ta­te dal Gal Ca­sa­ca­stra non sono equa­men­te di­stri­bui­te al suo in­ter­no. In­fat­ti, a in­ci­de­re no­te­vol­men­te su quei dati sono so­prat­tut­to i Co­mu­ni co­stie­ri, come Pi­sciot­ta, Ca­me­ro­ta e Cen­to­la nei quali è lo­ca­liz­za­to circa il 30% delle azien­de oli­vi­co­le ci­len­ta­ne e circa il 34% della SAU oli­vi­co­la del Ci­len­to. Que­sti dati te­sti­mo­nia­no in­di­ret­ta­men­te l’im­por­tan­za avuta dal­l’in­ter­ven­to pub­bli­co nel qua­ran­ten­nio 1950-1990 che pro­prio nel set­to­re oli­vi­co­lo e pro­prio nei Co­mu­ni poc’an­zi ci­ta­ti con­cen­trò ri­sor­se ed in­ter­ven­ti.
Oggi in Cam­pa­nia la cam­pa­gna olea­re si ag­gi­ra in­tor­no ai 2.800.000 quin­ta­li di olivo, di que­sti il Ci­len­to con­tri­bui­sce per il 30% sulla pro­du­zio­ne to­ta­le e per il 50% su quel­la della pro­vin­cia. Cifre con­si­de­re­vo­li che danno conto di come la scel­ta di in­ve­sti­men­ti fatti cin­quan­t’an­ni fa aves­se in­ter­cet­ta­to un com­par­to stra­te­gi­co del ter­ri­to­rio. Tut­ta­via, nel Ci­len­to solo una parte ir­ri­so­ria, in­tor­no a 300 quin­ta­li, oggi viene pro­dot­ta a mar­chio DOP. La li­mi­ta­ta in­ci­den­za di una pro­du­zio­ne qua­li­fi­ca­ta di­mo­stra come an­co­ra oggi, no­no­stan­te tutto quel­lo che si è detto, per­man­ga una pro­du­zio­ne di tipo fa­mi­lia­re le­ga­ta a forme tra­di­zio­na­li di pro­du­zio­ne e quin­di con mar­gi­ni di pro­dut­ti­vi­tà piut­to­sto ese­gui. Pur es­sen­do­ci stato un pas­sag­gio da una pro­du­zio­ne per au­to­con­su­mo ad una per il mer­ca­to, manca an­co­ra oggi una dif­fu­sa ge­stio­ne di tipo im­pren­di­to­ria­le che per­met­ta di fare un ul­te­rio­re passo di qua­li­tà e pro­dut­ti­vi­tà. Ciò porta alla con­si­de­ra­zio­ne che il ter­ri­to­rio ci­len­ta­no sfrut­ti solo una parte del con­tri­bu­to eco­no­mi­co pro­cu­ra­to dal­l’o­li­vi­col­tu­ra. Per que­sto mo­ti­vo di re­cen­te è stata avan­za­ta la ri­chie­sta di ri­co­no­sci­men­to della In­di­ca­zio­ne Geo­gra­fi­ca Pro­tet­ta (IGP) della de­no­mi­na­zio­ne “OLIO CAM­PA­NIA”, ai sensi del Reg. UE n. 1151/12.
L’e­vo­lu­zio­ne del com­par­to oli­vi­co­lo lo­ca­le è la prova che un’at­ten­ta pro­gram­ma­zio­ne se messa in­sie­me alla for­ma­zio­ne e al­l’as­si­sten­za sul lungo pe­rio­do può sti­mo­la­re gli ope­ra­to­ri lo­ca­li mo­ti­va­ti e in­for­ma­ti a dare il via ad un pro­ces­so di ri­con­fi­gu­ra­zio­ne delle strut­tu­re pro­dut­ti­ve in linea con le sen­si­bi­li­tà mer­ca­to e le pos­si­bi­li­tà del ter­ri­to­rio. Que­st’ul­ti­ma con­si­de­ra­zio­ne ri­sul­ta an­co­ra più pre­gna di con­se­guen­ze per il pre­sen­te e l’av­ve­ni­re del­l’o­li­vi­col­tu­ra ci­len­ta­na alla luce delle tra­sfor­ma­zio­ni che stan­no in­ve­sten­do la PAC. Pro­prio il nuovo qua­dro giu­ri­di­co che si sta de­fi­nen­do a li­vel­lo co­mu­ni­ta­rio per il qua­drien­nio 2023-2027 im­po­ne ai po­li­cy ma­kers di for­mu­la­re at­tra­ver­so il Piano stra­te­gi­co na­zio­na­le (PSN) una po­li­ti­ca agra­ria di medio ter­mi­ne, nella quale iden­ti­fi­ca­re in­ve­sti­men­ti mi­ra­ti e stra­te­gi­ci per lo svi­lup­po dei com­par­ti in base alla di­spo­ni­bi­li­tà delle ri­sor­se. Il de­li­ca­to mo­men­to si in­se­ri­sce al­l’in­ter­no di un mu­ta­men­to in corso del pa­ra­dig­ma di in­ter­ven­to co­mu­ni­ta­rio sem­pre più se­let­ti­vo e con­fa­cen­te con i fab­bi­so­gni del ter­ri­to­rio gra­zie alla po­li­ti­ca di svi­lup­po ru­ra­le (Psr). Que­sto aspet­to si lega al nuovo re­gi­me gree­ning, il quale pre­ve­de l’e­ro­ga­zio­ne dei pa­ga­men­ti di­ret­ti (pa­ga­men­to verde) solo die­tro l’ac­cer­ta­men­to del ri­spet­to di pra­ti­che be­ne­fi­che per il clima e l’am­bien­te. Le nuove di­spo­si­zio­ni of­fro­no sia la pos­si­bi­li­tà (la po­li­ti­ca ru­ra­le eu­ro­pea) di una mag­gio­re at­ten­zio­ne alla spe­ci­fi­ci­tà di real­tà come quel­la del Ci­len­to. Allo stes­so tempo, le nuove ne­ces­si­tà im­po­ste dalla con­tem­po­ra­nei­tà (gree­ning) im­pon­go­no un ri­pen­sa­men­to sia delle po­li­ti­che di in­ter­ven­to sia della fi­lie­ra pro­dut­ti­va del­l’o­lio. In que­sto qua­dro ope­ra­ti­vo si ri­pro­pon­go­no sor­pren­den­te­men­te le con­di­zio­ni viste nei primi anni Cin­quan­ta, dove l’at­to­re pub­bli­co è chia­ma­to, al­lo­ra come oggi, a pre­di­spor­re un nuovo mo­del­lo di svi­lup­po del­l’a­gri­col­tu­ra ci­len­ta­na. Se in pas­sa­to alla do­man­da di come ope­ra­re un’ef­fi­ca­ce tor­sio­ne verso una pro­du­zio­ne orien­ta­ta al mer­ca­to si è ri­spo­sto con la for­ma­zio­ne tec­ni­ca delle mae­stran­ze lo­ca­li, oggi alla luce delle sfide lan­cia­te da ter­mi­ni come so­ste­ni­bi­li­tà e com­pe­ti­ti­vi­tà glo­ba­le il tema della for­ma­zio­ne di­ven­ta an­co­ra più cen­tra­le e im­pre­scin­di­bi­le per una tra­sfor­ma­zio­ne eco­so­ste­ni­bi­le ed im­pren­di­to­ria­le del com­par­to oli­vi­co­lo del Ci­len­to.

BI­BLIO­GRA­FIA
Fer­di­nan­do Pal­la­di­no, Aspet­ti e pro­ble­mi del­l’a­gri­col­tu­ra ci­len­ta­na, Roma, Tip. del Se­na­to, 1956.
Atti della giun­ta per la in­chie­sta agra­ria e sulle con­di­zio­ni della clas­se agri­co­la, vol. VII, Bo­lo­gna, Forni, 1885.

SI­TO­GRA­FIA
Per un’a­na­li­si delle ri­chie­ste di rin­via alle ban­che dati crea­te dal pro­get­to ASET (Ar­chi­vi dello svi­lup­po eco­no­mi­co ter­ri­to­ria­le) per la sal­va­guar­dia e la va­lo­riz­za­zio­ne del­l’in­te­ro pa­tri­mo­nio ar­chi­vi­sti­co e bi­blio­gra­fi­co della Cassa per il Mez­zo­gior­no/Agen­sud: https://​aset.​acs.​ben​icul​tura​li.​it/​aset-​web/.
http://​agricoltura.​regione.​campania.​it/​tipici/​olio-​cilento.​html
http://​agricoltura.​regione.​campania.​it/​pub​blic​azio​ni/​guida_​oli_​2020.​html
https://​itolio.​it/​olio-​campano/

Dario Sal­va­to­re, dot­to­ran­do in Sto­ria al­l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Sa­ler­no è bor­si­sta nel­l’am­bi­to del Pro­get­to “NO­BI­LI CI­LEN­TA­NI: Ap­pli­ca­zio­ne del me­to­do no­bi­le ad al­cu­ne pro­du­zio­ni zoo­tec­ni­che ci­len­ta­ne – PNR 2014–2020” del di­par­ti­men­to di Far­ma­cia del­l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Sa­ler­no. https://​www.​dipsumdills.​it/​teacher/​dario-​salvatore/

Mi­che­le Cer­ra­to, Ri­cer­ca­to­re con­fer­ma­to pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Sa­ler­no pres­so il di­par­ti­men­to di Far­ma­cia dove ha le cat­te­dre di Eco­no­mia e po­li­ti­ca Agra­ria. https://​docenti.​unisa.​it/​003197/​curriculum

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