Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Ric­car­do Ma­net­ti

Pioppo nero
Fi­gu­ra 1: Esem­pla­re di piop­po nero (Po­pu­lus nigra)

Il ge­ne­re Po­pu­lus o più co­mu­ne­men­te chia­ma­to Piop­po è una pian­ta ar­bo­rea a com­por­ta­men­to pio­nie­re ti­pi­ca dei ter­ri­to­ri del­l’e­mi­sfe­ro set­ten­trio­na­le ca­rat­te­riz­za­ti da climi tem­pe­ra­to umidi. Es­sen­do una spe­cie igro­fi­la ed elio­fi­la tende a sta­bi­lir­si in am­bien­ti do­ta­ti di una buona di­spo­ni­bi­li­tà idri­ca, espo­sti al sole e com­po­sti da ter­re­ni con una tes­si­tu­ra fine. In­fat­ti i luo­ghi in cui è pos­si­bi­le ri­scon­tra­re molto più spes­so que­sta pian­ta sono prin­ci­pal­men­te pia­nu­re e zone di go­le­ne. Le ca­rat­te­ri­sti­che mor­fo­lo­gi­che che de­fi­ni­sco­no il piop­po sono molto va­ria­bi­li, que­sto per­ché la pian­ta, oltre ad es­se­re dioi­ca e ad avere un taxa molto ampio, pos­sie­de una gran­de va­ria­bi­li­tà ge­ne­ti­ca che le con­sen­te di ot­te­ne­re in­di­vi­dui con mol­te­pli­ci ca­rat­te­ri­sti­che mor­fo­lo­gi­che e bio­lo­g­i­che. Il piop­po dun­que è ca­rat­te­riz­za­to da un vasto po­li­mor­fi­smo ri­scon­tra­bi­le in di­ver­si aspet­ti come la forma delle fo­glie, il por­ta­men­to dei rami, il por­ta­men­to della chio­ma e la di­spo­si­zio­ne delle gemme. La si­ste­ma­ti­ca mo­der­na sud­di­vi­de le di­ver­se spe­cie di piop­po in cin­que se­zio­ni fi­lo­ge­ne­ti­che dif­fe­ren­zia­te in base alle lo­ca­li­tà in cui sono dif­fu­se; in Ita­lia sono pre­sen­ti prin­ci­pal­men­te due di que­ste se­zio­ni: l’Agei­ros e il Leuce. La prima com­pren­de due spe­cie di ele­va­ta im­por­tan­za nella piop­pi­col­tu­ra ita­lia­na: ov­ve­ro il Po­pu­lus nigra (Piop­po nero), spe­cie na­ti­va eu­ro­pea, e il Po­pu­lus del­toi­des (Piop­po nero ame­ri­ca­no), ori­gi­na­ria del­l’A­me­ri­ca set­ten­trio­na­le. Dal­l’u­nio­ne di que­ste due spe­cie, che può av­ve­ni­re sia spon­ta­nea­men­te sia ar­ti­fi­cial­men­te, viene ot­te­nu­to il Po­pu­lus × can­den­sis (Piop­po ca­na­de­se), un ibri­do in­ter- spe­ci­fi­co eu­roa­me­ri­ca­no di ele­va­to in­te­res­se nel­l’ar­bo­ri­col­tu­ra da legno gra­zie alle ca­rat­te­ri­sti­che com­bi­na­te tra i due ge­ni­to­ri. Nella se­zio­ne Leuce, in­ve­ce, è pre­sen­te un’al­tra spe­cie molto dif­fu­sa nel no­stro paese: il Po­pu­lus alba (Piop­po bian­co). L’a­spet­to del piop­po che su­sci­ta gran­de in­te­res­se nel campo del­l’ar­bo­ri­col­tu­ra da legno è la ra­pi­da e l’e­le­va­ta ca­pa­ci­tà di ac­cre­sci­men­to e di ri­pro­du­zio­ne, ca­rat­te­ri­sti­che pre­sen­ti anche in altri mem­bri della fa­mi­glia delle Sa­li­ca­cee.

L’at­ti­vi­tà della piop­pi­col­tu­ra for­ni­sce di­ver­si be­ne­fi­ci sia in am­bi­to eco­no­mi­co che am­bien­ta­le. In­nan­zi tutto il piop­po pos­sie­de un legno con ca­rat­te­ri­sti­che tec­no­lo­gi­che molto buone, rap­pre­sen­tan­do una ri­sor­sa le­gno­sa molto im­por­tan­te per la pro­du­zio­ne di as­sor­ti­men­ti e de­ri­va­ti e un’ot­ti­ma al­ter­na­ti­va al­l’u­ti­liz­zo delle su­per­fi­ci fo­re­sta­li. In se­con­do luogo la pra­ti­ca del­l’ar­bo­ri­col­tu­ra per­met­te di trar­re di­ver­si ser­vi­zi eco­lo­gi­ci che mi­glio­ra­no le con­di­zio­ni am­bien­ta­li e fa­vo­ri­sco­no lo svi­lup­po ru­ra­le. Di re­cen­te que­sta ti­po­lo­gia di ar­bo­ri­col­tu­ra, visti i suoi nu­me­ro­si be­ne­fi­ci am­bien­ta­li, è stata in­tro­dot­ta nelle pra­ti­che eco- so­ste­ni­bi­li pre­vi­ste nei pro­gram­mi di Svi­lup­po ru­ra­le eu­ro­pei. Gra­zie alla spic­ca­ta ca­pa­ci­tà di pro­pa­ga­zio­ne del piop­po è pos­si­bi­le ri­pro­dur­re con molta fa­ci­li­tà e pra­ti­ci­tà un gran nu­me­ro di pian­te pro­ve­nien­ti da un esem­pla­re co­mu­ne. Nel­l’ar­co di 10 anni una pian­ta di piop­po può ac­cre­sce­re il pro­prio vo­lu­me le­gno­so a li­vel­li ot­ti­ma­li per la pro­du­zio­ne di as­sor­ti­men­ti. No­no­stan­te gli scopi pro­dut­ti­vi rien­tri­no nelle com­pe­ten­ze di tipo fo­re­sta­le, la piop­pi­col­tu­ra viene svol­ta con un ap­proc­cio molto si­mi­le a quel­lo agra­rio: con i cor­ri­spet­ti­vi in­ter­ven­ti di pre­pa­ra­zio­ne del ter­re­no e di man­te­ni­men­to delle pian­ta­gio­ni du­ran­te tutta la loro du­ra­ta. Prima della co­sti­tu­zio­ne del­l’im­pian­to, i tec­ni­ci de­vo­no sce­glie­re il clone da col­ti­va­re; tale de­ci­sio­ne deve es­se­re ef­fet­tua­ta in base: alle ca­rat­te­ri­sti­che sta­zio­na­li, alle esi­gen­ze pro­dut­ti­ve e, so­prat­tut­to, al­l’i­scri­zio­ne o meno del clone su ap­po­si­ti re­gi­stri na­zio­na­li.

Pioppeto
Fi­gu­ra 2: Piop­pe­to

Que­st’ul­ti­mi per­met­to­no ai tec­ni­ci di fa­ci­li­ta­re la scel­ta del clone of­fren­do delle sche­de clo­na­li, nelle quali sono ri­por­ta­te in ma­nie­ra sin­te­ti­ca le in­for­ma­zio­ni fon­da­men­ta­li di ogni spe­ci­fi­ca cul­ti­var iscrit­ta. Come in tutte col­tu­re non man­ca­no i pro­ble­mi le­ga­ti alle av­ver­si­tà che sono una delle prin­ci­pa­li cause che ri­du­co­no in modo con­si­de­re­vo­le le rese pro­dut­ti­ve; ed è qui che il mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co del piop­po svol­ge la sua fun­zio­ne prin­ci­pa­le. Sin dagli al­bo­ri della piop­pi­col­tu­ra, i tec­ni­ci hanno in­tra­pre­so una con­ti­nua ri­cer­ca delle va­rie­tà di piop­po che po­tes­se­ro sod­di­sfa­re le esi­gen­ze eco­no­mi­che e pra­ti­che. Que­sto ha por­ta­to nel corso degli anni a svi­lup­pa­re nuove tec­ni­che di bree­ding sem­pre più in­no­va­ti­ve ed ef­fi­ca­ci. Ini­zial­men­te l’ap­proc­cio se­let­ti­vo era molto grez­zo, e si ba­sa­va solo sul­l’e­spe­rien­za vi­si­va del­l’a­gri­col­to­re. Suc­ces­si­va­men­te, nac­que quel­lo che è at­tual­men­te co­no­sciu­to come il me­to­do di bree­ding con­ven­zio­na­le, an­co­ra molto pra­ti­ca­to nella piop­pi­col­tu­ra odier­na.

Semenzali
Fi­gu­ra 3: Se­men­za­li per il tra­pian­to

Il me­to­do ini­zia con l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne dei po­ten­zia­li in­di­vi­dui ge­ni­to­ria­li che pre­sen­ta­no ca­rat­te­ri­sti­che di par­ti­co­la­re in­te­res­se, al fine di ef­fet­tua­re ar­ti­fi­cial­men­te degli in­cro­ci. La nuova ge­ne­ra­zio­ne ot­te­nu­ta viene pro­pa­ga­ta e se­le­zio­na­ta du­ran­te il sus­se­guir­si delle pian­ta­gio­ni e dei vivai, fino ad ot­te­ne­re un de­ter­mi­na­to nu­me­ro di cloni con ca­rat­te­ri­sti­che mi­glio­ra­ti­ve che de­vo­no poi es­se­re sot­to­po­ste al­l’e­sa­me per la loro cer­ti­fi­ca­zio­ne. I prin­ci­pa­li ca­rat­te­ri che ven­go­no os­ser­va­ti e se­le­zio­na­ti du­ran­te que­sto pro­ces­so sono la re­si­sten­za alle ma­lat­tie, la ve­lo­ci­tà di ac­cre­sci­men­to e al­cu­ne ca­rat­te­ri­sti­che mor­fo­lo­gi­che come il por­ta­men­to della chio­ma. Par­ti­co­la­re in­te­res­se ri­sie­de nello svi­lup­po degli ibri­di eu­roa­me­ri­ca­ni come il P. × can­den­sis, il quale con­sen­te di pro­dur­re un gran nu­me­ro di cul­ti­var con ca­rat­te­ri­sti­che molto va­ria­bi­li. Negli anni 30 fu sco­per­to il clone I-214, che fino ad oggi è stato, e con­ti­nua an­co­ra ad es­ser­lo per la sua uni­ci­tà, il clone più ven­du­to al mondo, gra­zie alle sue ec­cel­len­ti ca­rat­te­ri­sti­che tec­no­lo­gi­che e bio­lo­g­i­che. Le re­cen­ti tec­no­lo­gie in ana­li­si mo­le­co­la­ri e nella pre­vi­sio­ne del­l’e­re­di­ta­bi­li­tà ge­ne­ti­ca hanno con­sen­ti­to ai ri­cer­ca­to­ri di tro­va­re un me­to­do al­ter­na­ti­vo per ot­te­ne­re cloni di piop­po in tempi molto più brevi ri­spet­to alle pra­ti­che di mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co tra­di­zio­na­le, le quali hanno il di­fet­to di avere una du­ra­ta di quasi 20 anni. L’in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca è ca­pa­ce di crea­re dei piop­pi tran­sge­ni­ci gra­zie alle tec­ni­che mo­le­co­la­ri che con­sen­to­no di in­se­ri­re i geni estra­nei di in­te­res­se al­l’in­ter­no del ge­no­ma senza dan­neg­giar­lo. Tra i prin­ci­pa­li pro­dot­ti del­l’in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca tro­via­mo piop­pi nei quali sono stati in­tro­dot­ti geni di Ba­cil­lus tu­rin­gen­sis per fini di­fen­si­vi e in­di­vi­dui con un ri­dot­to con­te­nu­to di li­gni­na allo scopo di mi­glio­ra­re l’e­stra­zio­ne della cel­lu­lo­sa du­ran­te il pro­ces­so di pro­du­zio­ne della carta nelle in­du­strie. L’uso di que­sta tec­no­lo­gi­ca nella pro­du­zio­ne di piop­pi ge­ne­ti­ca­men­te mo­di­fi­ca­ti, come nelle altre bran­che del­l’a­gri­col­tu­ra, è spes­so og­get­to di cri­ti­ca da parte del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, per­ché da una parte il suo uti­liz­zo viene sco­rag­gia­to a causa dei pos­si­bi­li ef­fet­ti dan­no­si che le pian­te tran­sge­ni­che pos­so­no cau­sa­re, men­tre da un altro punto di vista l’ap­pli­ca­zio­ne del­l’in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca rap­pre­sen­ta una so­lu­zio­ne ai pro­ble­mi le­ga­ti alla col­ti­va­zio­ne del piop­po, sia in ter­mi­ni eco­no­mi­ci che am­bien­ta­li.

Sin­te­si della tesi di Laura Trien­na­le di Ric­car­do Ma­net­ti con re­la­to­re prof.​ssa Do­na­tel­la

Paf­fet­ti – Uni­ver­si­tà degli studi di Fi­ren­ze. E-mail: ric­car­do.​rickym@​gmail.​com

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