Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Fran­ce­sco Teri

Le at­ti­vi­tà di­dat­ti­che ed edu­ca­ti­ve in am­bi­to na­tu­ra­li­sti­co e agro-am­bien­ta­le ri­vol­te a bam­bi­ni e ra­gaz­zi che fre­quen­ta­no scuo­le di ogni grado stan­no de­stan­do negli ul­ti­mi anni un cre­scen­te in­te­res­se, coin­vol­gen­do pro­fes­sio­na­li­tà di di­ver­so tipo, le­ga­te sia al­l’a­spet­to di­dat­ti­co che a quel­lo tec­ni­co-scien­ti­fi­co, aspet­ti che de­vo­no es­se­re ade­gua­ta­men­te in­te­gra­ti per ot­te­ne­re un buon ri­sul­ta­to delle at­ti­vi­tà. Il ruolo di ope­ra­to­ri e pro­fes­sio­ni­sti del set­to­re agri­co­lo può es­se­re de­ci­si­vo, e può espli­car­si in due aree com­ple­men­ta­ri.
Da un lato le azien­de agri­co­le pos­so­no, come molte hanno già fatto o stan­no fa­cen­do, ac­cre­di­tar­si come fat­to­rie di­dat­ti­che, se­guen­do l’ap­po­si­ta pro­ce­du­ra pre­scrit­ta dalla nor­ma­ti­va, in modo da poter or­ga­niz­za­re al loro in­ter­no vi­si­te, la­bo­ra­to­ri e at­ti­vi­tà varie, in un’ot­ti­ca di mul­ti­fun­zio­na­li­tà del­l’a­gri­col­tu­ra. Ciò per­met­te a bam­bi­ni e ra­gaz­zi l’oc­ca­sio­ne unica di es­se­re im­mer­si di­ret­ta­men­te nella viva real­tà del mondo agri­co­lo, espe­rien­za non sur­ro­ga­bi­le in alcun modo tra le mura di un edi­fi­cio sco­la­sti­co; ma il tempo ge­ne­ral­men­te ri­dot­to a di­spo­si­zio­ne (una gior­na­ta, mezza gior­na­ta) non per­met­te l’im­po­sta­zio­ne di un per­cor­so di lungo re­spi­ro tem­po­ra­le, e ciò può co­sti­tui­re un li­mi­te alla piena com­pren­sio­ne di un’at­ti­vi­tà come quel­la agri­co­la, così come dei fe­no­me­ni bio­lo­g­i­ci in ge­ne­ra­le, trat­tan­do­si di pro­ces­si re­go­la­ti e con­di­zio­na­ti dal tempo e dalle sta­gio­ni. Non si trat­ta di vi­si­ta­re una fab­bri­ca che pro­du­ce in serie, dove ogni gior­no si può ve­de­re la stes­sa cosa. Piut­to­sto è come se, re­can­do­si un gior­no in fat­to­ria, gli alun­ni po­tes­se­ro ve­de­re un fo­to­gram­ma, ma, non po­ten­do ov­via­men­te pas­sar­ci tutto l’an­no, si per­des­se­ro il resto del film.
La se­con­da area a cui si ac­cen­na­va è co­sti­tui­ta dai per­cor­si che si pos­so­no at­ti­va­re a scuo­la, anche con mezzi fi­nan­zia­ri e tec­ni­ci molto li­mi­ta­ti (è que­sto il caso del per­cor­so che verrà de­scrit­to); qui in­fat­ti c’è la pos­si­bi­li­tà, at­tra­ver­so il coin­vol­gi­men­to di stu­den­ti e in­se­gnan­ti, di in­te­gra­re la vi­si­ta in fat­to­ria con espe­rien­ze che pos­so­no svi­lup­par­si su un arco di tempo più lungo, anche di un in­te­ro anno sco­la­sti­co. Cer­ta­men­te non si potrà ri­co­strui­re una fat­to­ria a scuo­la, ma at­tra­ver­so espe­rien­ze mi­ra­te si potrà dare un’i­dea dello scor­re­re del tempo e delle sta­gio­ni e della sua in­fluen­za sugli es­se­ri vi­ven­ti.
Il pro­get­to di­dat­ti­co a cui si fa ri­fe­ri­men­to, de­no­mi­na­to “Una pian­ta per amica”, ha coin­vol­to gli al­lie­vi della clas­se quar­ta di una scuo­la pri­ma­ria per un in­te­ro anno sco­la­sti­co, ab­bi­nan­do un’e­spe­rien­za di un gior­no in fat­to­ria di­dat­ti­ca con un per­cor­so svol­to a scuo­la; que­st’ul­ti­mo verrà spie­ga­to qui di se­gui­to.

Il con­te­sto

Lungi dal­l’es­se­re avul­so dal resto della pro­gram­ma­zio­ne sco­la­sti­ca, il pro­get­to si è in­se­ri­to pro­prio sulla base di una sua spe­ci­fi­ca esi­gen­za: il pro­gram­ma di scien­ze della quar­ta pre­ve­de ar­go­men­ti di bio­lo­g­ia ve­ge­ta­le i quali, a detta della stes­sa in­se­gnan­te, ri­sul­ta­no fre­quen­te­men­te per i bam­bi­ni piut­to­sto “astrat­ti” e poco le­ga­ti alla loro real­tà quo­ti­dia­na. Non c’è molto da stu­pir­si di ciò, con­si­de­ran­do che stia­mo par­lan­do di una ge­ne­ra­zio­ne che non ha molte op­por­tu­ni­tà di con­tat­to con il mondo na­tu­ra­le, con­tat­to pe­ral­tro già in buona mi­su­ra per­du­to dalla ge­ne­ra­zio­ne dei ge­ni­to­ri. Es­sen­do­si svol­to il per­cor­so in una scuo­la di un paese di pro­vin­cia, è emer­so, nel corso del primo in­con­tro con i bam­bi­ni, in cui que­sti hanno avuto modo di rac­con­ta­re delle loro espe­rien­ze per­so­na­li con il mondo ve­ge­ta­le, come ci siano an­co­ra dei le­ga­mi con la ru­ra­li­tà, ma ormai ri­fe­ri­ti per­lo­più alla ge­ne­ra­zio­ne dei nonni. Il pre­su­mi­bi­le al­len­ta­men­to ul­te­rio­re di que­sti le­ga­mi nelle fu­tu­re ge­ne­ra­zio­ni rende quan­to mai im­por­tan­te un la­vo­ro di riav­vi­ci­na­men­to alla na­tu­ra e al con­tat­to di­ret­to con essa, senza con­si­de­ra­re che in una scuo­la di città il pro­ces­so di di­stac­co sa­reb­be ri­sul­ta­to già ades­so più mar­ca­to.
L’i­dea di base è stata quel­la di met­te­re gli alun­ni in con­tat­to con le pian­te, tra­sfor­man­do­le da astra­zio­ne pre­sen­te nei libri a real­tà tan­gi­bi­le, per di più coin­vol­gen­do­li di­ret­ta­men­te nella loro cura e col­ti­va­zio­ne. Sfrut­tan­do l’in­te­ro anno sco­la­sti­co, si è dato modo di os­ser­va­re dei cicli vi­ta­li il più pos­si­bi­le com­ple­ti, in cui si po­tes­se­ro ve­de­re le tra­sfor­ma­zio­ni del­l’or­ga­ni­smo par­ten­do dai semi o da or­ga­ni di pro­pa­ga­zio­ne ve­ge­ta­ti­va, at­tra­ver­so le varie fasi ve­ge­ta­ti­ve e ri­pro­dut­ti­ve, fino alla ri­pro­du­zio­ne degli or­ga­ni da cui si era par­ti­ti. In tal modo le pian­te po­te­va­no per­de­re la sta­ti­ci­tà in cui ri­schia­va­no di es­se­re con­fi­na­te e rias­su­me­re la loro na­tu­ra di or­ga­ni­smi di­na­mi­ci.
Sono state uti­liz­za­te sei spe­cie, scel­te non tanto per la loro im­por­tan­za in sé, es­sen­do il loro va­lo­re so­stan­zial­men­te pa­ra­dig­ma­ti­co, ma piut­to­sto per la fa­ci­li­tà di col­tu­ra e per la pos­si­bi­li­tà di os­ser­va­re un ciclo il più com­ple­to pos­si­bi­le: quin­di pian­te da im­pian­ta­re in au­tun­no me­dian­te seme od or­ga­ni di pro­pa­ga­zio­ne ipo­gei e da veder fio­ri­re e frut­ti­fi­ca­re entro l’i­ni­zio del­l’e­sta­te, in modo da avere una piena coin­ci­den­za con l’an­no sco­la­sti­co, che, esclu­den­do i mesi esti­vi, sa­reb­be ri­sul­ta­to molto pe­na­liz­zan­te nel caso del­l’u­so di altre spe­cie (cosa si sa­reb­be po­tu­to os­ser­va­re di mais o gi­ra­so­le?). Le spe­cie scel­te sono state il na­vo­ne (Bras­si­ca napus), il lo­iet­to (Lo­lium pe­ren­ne), il pi­sel­lo (Pisum sa­ti­vum), l’a­ne­mo­ne (Ane­mo­ne co­ro­na­ria), il gia­cin­to (Hya­cin­thus sp.) e il croco (Cro­cus sp.). Pur in un nu­me­ro di spe­cie molto ri­stret­to, si è così po­tu­ta avere una certa va­rie­tà in ter­mi­ni sia si­ste­ma­ti­ci (Ma­gno­liop­si­da, Li­liop­si­da), che di me­to­di pro­pa­ga­ti­vi (ga­mi­ci at­tra­ver­so il seme, aga­mi­ci at­tra­ver­so or­ga­ni ipo­gei), che di uti­liz­zo da parte degli es­se­ri umani (ali­men­ta­re, fo­rag­ge­ro, or­na­men­ta­le).

Germogliamento

Il per­cor­so

Du­ran­te il primo in­con­tro in clas­se, oltre a dare ai bam­bi­ni la pos­si­bi­li­tà di de­scri­ve­re le pro­prie espe­rien­ze di­ret­te con la col­ti­va­zio­ne di qual­che pian­ta, si è spie­ga­to in cosa sa­reb­be con­si­sti­ta l’at­ti­vi­tà, sof­fer­man­do­si sul con­cet­to di ciclo bio­lo­g­i­co e sulle sue va­rian­ti (ga­mi­co, aga­mi­co), ossia il con­cet­to che in se­gui­to avreb­be visto con­cre­tiz­zar­si sotto i loro occhi. Suc­ces­si­va­men­te (fine di ot­to­bre) si ha pro­ce­du­to al­l’im­pian­to, ese­gui­to in vaso, in modo da per­met­te­re mag­gio­re pra­ti­ci­tà e fles­si­bi­li­tà. I bam­bi­ni hanno riem­pi­to i vasi con ar­gil­la espan­sa e ter­ric­cio, e in tale sub­stra­to sono stati in­ter­ra­ti i semi o gli or­ga­ni ve­ge­ta­ti­vi (ri­zo­mi, bulbi, bul­bo-tu­be­ri); i vasi sono stati col­lo­ca­ti al­l’a­per­to nel giar­di­no della scuo­la.
Du­ran­te i mesi suc­ces­si­vi la clas­se ha prov­ve­du­to, oltre che a svol­ge­re le mi­ni­me ope­ra­zio­ni col­tu­ra­li ri­chie­ste (in­naf­fia­tu­re, di­ra­da­men­ti), a te­ne­re sotto con­trol­lo la cre­sci­ta e lo svi­lup­po dei ve­ge­ta­li, ri­por­tan­do su un dia­rio ri­ca­va­to nel qua­der­no date e re­la­ti­vi even­ti, e ar­ric­chen­do­lo con fo­to­gra­fie e di­se­gni.
Alla fine di mag­gio è giun­to il mo­men­to dello svuo­ta­men­to dei vasi, che ha per­mes­so, oltre che di evi­den­zia­re le va­ria­zio­ni av­ve­nu­te a ca­ri­co del sub­stra­to (com­pat­ta­men­to, com­par­sa di ani­ma­li,…), di os­ser­va­re quel­la che è stata de­fi­ni­ta la metà na­sco­sta delle pian­te, e cioè la ra­di­ce, or­ga­no so­li­ta­men­te ce­la­to al­l’e­spe­rien­za sep­pur prov­vi­sto di fun­zio­ni fon­da­men­ta­li; chia­ra­men­te nel caso delle geo­fi­te è stato pos­si­bi­le anche os­ser­va­re le mo­di­fi­ca­zio­ni degli or­ga­ni ipo­gei in­ter­ra­ti (pro­du­zio­ne di bul­bil­li). Du­ran­te l’in­con­tro con­clu­si­vo si è po­tu­to “riem­pi­re” lo sche­ma astrat­to di ciclo bio­lo­g­i­co pre­sen­ta­to al­l’i­ni­zio con ciò che era stato con­cre­ta­men­te os­ser­va­to du­ran­te l’an­no, e si sono pre­sen­ta­te le spe­cie coin­vol­te con le loro ca­rat­te­ri­sti­che.

Fioritura

Frut­ti rac­col­ti

Mi­glio­ra­re la me­mo­riz­za­zio­ne e la com­pren­sio­ne dei con­cet­ti della bo­ta­ni­ca at­tra­ver­so l’e­spe­rien­za e il coin­vol­gi­men­to di­ret­ti è un ri­sul­ta­to no­te­vo­le, ma non l’u­ni­co né pro­ba­bil­men­te il più im­por­tan­te di un pro­get­to come que­sto. Bi­so­gna in­fat­ti te­ne­re in conto altri ef­fet­ti be­ne­fi­ci.
La cura e l’at­ten­zio­ne de­di­ca­te alle pian­te rap­pre­sen­ta­no oc­ca­sio­ni di re­spon­sa­bi­liz­za­zio­ne per i bam­bi­ni, che di­ven­ta­no anche sog­get­ti at­ti­vi nel pro­prio pro­ces­so di ap­pren­di­men­to. L’im­po­sta­zio­ne del per­cor­so ha cer­ca­to di mas­si­miz­za­re il loro ruolo at­ti­vo, non solo fa­cen­do loro svol­ge­re le sem­pli­ci ope­ra­zio­ni ri­chie­ste dalle col­tu­re, ma po­nen­do­li nella con­di­zio­ne di os­ser­va­to­ri e pen­sa­to­ri, più che di re­cet­to­ri pas­si­vi della co­no­scen­za. Si è vo­lu­to tra­smet­te­re loro poche in­for­ma­zio­ni ini­zia­li, senza ri­ve­la­re l’i­den­ti­tà delle pian­te fino al­l’ul­ti­mo in­con­tro. Ciò ha sti­mo­la­to la loro cu­rio­si­tà e li ha resi degli esplo­ra­to­ri (cer­ta­men­te gui­da­ti e non la­scia­ti a sé stes­si) in­vi­ta­ti a os­ser­va­re e pro­va­re a ca­pi­re, più che ad at­ten­de­re spie­ga­zio­ni e ri­spo­ste pre­con­fe­zio­na­te.
D’al­tra parte sti­mo­la­re un’os­ser­va­zio­ne at­ten­ta della na­tu­ra, svol­ta at­tra­ver­so la vista ma anche altri sensi (ol­fat­to, tatto), ap­pa­re quan­to mai im­por­tan­te in un mondo in cui il con­tat­to con la na­tu­ra stes­sa si af­fie­vo­li­sce sem­pre più. Os­ser­va­re fe­no­me­ni bio­lo­g­i­ci espo­ne alla loro com­ples­si­tà e im­pre­ve­di­bi­li­tà, com­pre­si gli in­suc­ces­si (no­no­stan­te la mag­gior parte delle spe­cie abbia dato buoni ri­sul­ta­ti, c’è stato qual­che pro­ble­ma di ger­mo­glia­men­to e so­prav­vi­ven­za, ma anche que­sta è un’oc­ca­sio­ne di ri­fles­sio­ne), e a leggi e com­por­ta­men­ti ben di­ver­si da quel­li ti­pi­ci del mondo ar­ti­fi­cia­le, dove og­get­ti e mac­chi­ne sono pro­get­ta­ti per svol­ge­re com­pi­ti pre­de­ter­mi­na­ti e ri­pe­ti­ti­vi; spa­lan­ca inol­tre una di­men­sio­ne di­ver­sa del tempo: in un mondo al­ta­men­te tec­no­lo­giz­za­to in cui in­for­ma­zio­ni e ri­sul­ta­ti de­vo­no es­se­re di­spo­ni­bi­li ap­pe­na ri­chie­sti, rein­tro­du­ce il senso del­l’at­te­sa, per­ché le pian­te com­pi­ran­no i vari passi del loro ciclo solo al mo­men­to op­por­tu­no; e ciò fa ri­vi­ve­re il con­cet­to di sta­gio­na­li­tà, sem­pre più di­men­ti­ca­to anche a li­vel­lo ali­men­ta­re. Senza con­ta­re quan­to sei sole pian­te, cre­sciu­te in vasi tutti ugua­li, ma con ca­rat­te­ri­sti­che così di­ver­se l’una dal­l’al­tra, rac­con­ti­no im­pli­ci­ta­men­te sulla bio­di­v­er­si­tà.
La pre­sen­za di al­cu­ne pian­te con­te­nen­ti prin­ci­pi tos­si­ci (gia­cin­to, ane­mo­ne) ha for­ni­to l’oc­ca­sio­ne per ri­cor­da­re l’im­por­tan­za di al­cu­ne ac­cor­tez­ze e mi­su­re di pru­den­za da te­ner­si quan­do si ma­neg­gia­no ve­ge­ta­li; è bene te­ne­re pre­sen­te in­fat­ti che molte delle pian­te or­na­men­ta­li che si col­ti­va­no tran­quil­la­men­te e ma­ga­ri in­con­sa­pe­vol­men­te nei par­chi, nei giar­di­ni e anche nelle case sono ve­le­no­se e po­ten­zial­men­te pe­ri­co­lo­se, il che non de­v’es­se­re mo­ti­vo di pa­ni­co, ma di at­ten­zio­ne.
In­fi­ne, la pre­sen­ta­zio­ne con­clu­si­va delle spe­cie e dei loro uti­liz­zi (del resto erano tutte pian­te nor­mal­men­te col­ti­va­te) ha for­ni­to lo spun­to per in­tro­dur­re l’im­por­tan­za dei ve­ge­ta­li per gli es­se­ri umani, e un even­tua­le ag­gan­cio per un pos­si­bi­le per­cor­so de­sti­na­to alla clas­se quin­ta, in cui si po­treb­be­ro col­ti­va­re pian­te con usi spe­ci­fi­ci, at­tra­ver­so la rea­liz­za­zio­ne di pic­co­li orti o giar­di­ni sco­la­sti­ci. Allo stes­so modo in cui lo stu­dio del­l’a­gro­no­mia si ap­pog­gia a studi pro­pe­deu­ti­ci di bio­lo­g­ia e bo­ta­ni­ca, que­st’at­ti­vi­tà (sem­pre più dif­fu­sa e ri­chie­sta nelle scuo­le) può ap­pog­giar­si al per­cor­so sin qui il­lu­stra­to, in modo da as­su­me­re una mag­gio­re con­sa­pe­vo­lez­za delle sue basi bio­lo­g­i­che e bo­ta­ni­che.

Frutti

Fran­ce­sco Teri, lau­rea­to in Scien­ze e tec­no­lo­gie agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Fi­ren­ze, ha con­se­gui­to il Dot­to­ra­to di ri­cer­ca in Eco­no­mia, eco­lo­gia e tu­te­la dei si­ste­mi agri­co­li e pae­si­sti­co-am­bien­ta­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Udine. E-mail: co­ste­rel­la@​supereva.​it

 

Le vie dell'orto

Le vie del­l’or­to
Col­ti­va­re Frut­ta e ver­du­ra sul bal­co­ne, sul da­van­za­le o in piena terra e di­fen­de­re il pro­prio di­rit­to alla sem­pli­ci­tà
Pia Pera – Terre di Mezzo Edi­to­re

Per­ché oggi oc­cu­par­si del­l’or­to è una pas­sio­ne con­tro­cor­ren­te, quasi un per­cor­so in­te­rio­re…
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