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L’a­bo­li­zio­ne del re­gi­me delle quote latte: al­cu­ne in­ter­pre­ta­zio­ni e pre­vi­sio­ni

di Ni­co­la Gal­luz­zo

1. In­tro­du­zio­ne
In que­sti gior­ni l’ Unio­ne eu­ro­pea, at­tra­ver­so la riu­nio­ne in ses­sio­ne ple­na­ria dei mi­ni­stri agri­co­li, sta cer­can­do di de­fi­ni­re le linee stra­te­gi­che per il pros­si­mo pe­rio­do pro­gram­ma­to­rio, che ini­zie­rà nel 2013, dando luogo a quale pro­ces­so di re­vi­sio­ne della Pac co­no­sciu­to come Heal­th check, ossia di con­trol­lo dello stato di sa­lu­te della Po­li­ti­ca agri­co­la co­mu­ni­ta­ria (Pac) di cui tanto si parla dalla fine dello scor­so anno. La Po­li­ti­ca agri­co­la co­mu­ni­ta­ria, fin dalla sua isti­tu­zio­ne e for­ma­liz­za­zio­ne, ha rap­pre­sen­ta­to una po­li­ti­ca di ampio re­spi­ro, ca­pa­ce di coin­vol­ge­re tutti gli Stati mem­bri e i loro sta­ke­hol­ders, i quali hanno cer­ca­to e cer­ca­no di li­mi­ta­re even­tua­li ef­fet­ti di squi­li­brio che al­cu­ne scel­te po­li­ti­che po­treb­be­ro cau­sa­re. A onor del vero, c’è da os­ser­va­re che le cri­ti­ci­tà e/o op­por­tu­ni­tà della Pac non sono altro che la di­ret­ta con­se­guen­za di un’a­gri­col­tu­ra del­l’U­nio­ne eu­ro­pea in tran­si­zio­ne che ap­pa­re es­se­re non più come un bloc­co mo­no­li­ti­co omo­ge­neo ma come un mo­sai­co for­ma­to da varie agri­col­tu­re con al loro in­ter­no pe­cu­lia­ri­tà, esi­gen­ze e pro­spet­ti­ve di svi­lup­po di­ver­se e non fa­cil­men­te omo­lo­ga­bi­li. Qua­lo­ra si in­ter­ven­ga senza una pro­ce­du­ra con­cer­ta­ta, coesa e con­di­vi­sa si ri­schia di acui­re gli squi­li­bri ter­ri­to­ria­li e la mar­gi­na­liz­za­zio­ne delle im­pre­se agri­co­le.
La di­ver­si­tà agri­co­la rap­pre­sen­ta, tut­ta­via, un punto di forza per riu­sci­re a col­lo­ca­re l’ex­port agroa­li­men­ta­re del­l’U­nio­ne eu­ro­pea in am­bi­ti in­ter­na­zio­na­li ben de­fi­ni­ti ed eco­no­mi­ca­men­te ef­fi­ca­ci ed ef­fi­cien­ti.

2. La pro­du­zio­ne di latte nel­l’U­nio­ne Eu­ro­pea
Il latte rap­pre­sen­ta una com­mo­di­ty che si pre­sta a di­ver­se uti­liz­za­zio­ni e al­l’in­se­ri­men­to in di­ver­si cir­cui­ti e/o pro­ces­si di va­lo­riz­za­zio­ne. A tal pro­po­si­to basta ri­cor­da­re come in Ita­lia la mag­gior parte delle pro­du­zio­ni di qua­li­tà cer­ti­fi­ca­ta, sia in ter­mi­ni di per­cen­tua­li pro­dut­ti­ve che di va­lo­re mo­ne­ta­rio pro­dot­to, pro­ven­go­no dalla tra­sfor­ma­zio­ne del latte; inol­tre, la mag­gio­re in­ci­den­za sulla pro­du­zio­ne lorda ven­di­bi­le agri­co­la ita­lia­na è co­sti­tui­ta dalle pro­du­zio­ni lat­tie­ro-ca­sea­rie.
Que­sta pre­mes­sa fa ca­pi­re, anche se par­zial­men­te, le mo­ti­va­zio­ni di fondo che hanno spin­to il le­gi­sla­to­re ad at­tua­re delle linee ap­pli­ca­ti­ve nella Pac ne­ces­sa­rie a con­te­ne­re i sur­plus pro­dut­ti­vi. La so­lu­zio­ne ri­te­nu­ta più ido­nea è stata quel­la di in­tro­dur­re un si­ste­ma di pro­du­zio­ne con­tin­gen­ta­ta sia in ter­mi­ni di latte tal quale (quote latte) sia in ter­mi­ne di mi­su­re di in­ter­ven­to sul mer­ca­to agri­co­lo da at­tua­re me­dian­te dei re­gi­mi di ri­ti­ro della pro­du­zio­ne, i quali sono stati par­zial­men­te eli­mi­na­ti e/o, co­mun­que, pro­fon­da­men­te mo­di­fi­ca­ti.
Una let­tu­ra dia­cro­ni­ca delle mo­di­fi­che ap­por­ta­te alla Po­li­ti­ca agri­co­la co­mu­ne dal 1993 ad oggi evi­den­zia come l’U­nio­ne eu­ro­pea abbia con­fer­ma­to per il latte il si­ste­ma delle quote, anche se dal­l’an­nua­li­tà 2007 nu­me­ro­si do­cu­men­ti uf­fi­cia­li, non esclu­do­no per il pros­si­mo fu­tu­ro, la pos­si­bi­li­tà di eli­mi­na­zio­ne delle quote latte già a par­ti­re dal­l’an­nua­li­tà 2015. Tale pro­po­sta, tut­ta­via, non trova un fa­vo­re­vo­le e una­ni­me ac­cor­do tra tutti gli Stati mem­bri, i quali stan­no pre­di­spo­nen­do una serie di pro­po­ste spe­ci­fi­che in am­bi­to lo­ca­le. Le so­lu­zio­ni pro­po­ste sono di­ver­se e co­mun­que rias­su­mi­bi­li in tre gran­di fi­lo­ni di in­ter­ven­to stra­te­gi­co:
1) sman­tel­la­men­to to­ta­le delle quote;
2) per­ma­ne­re delle quote pro­dut­ti­ve;
3) so­lu­zio­ne ibri­da co­sti­tui­ta da una ri­par­ti­zio­ne delle quote pro­dut­ti­ve tra i Paesi mem­bri ec­ce­den­ta­ri verso i Paesi non ec­ce­den­ta­ri; tutto ciò con­sen­ti­reb­be un’au­to­com­pen­sa­zio­ne pro­dut­ti­va di ampio re­spi­ro evi­tan­do il pa­ga­men­to del su­per­pre­lie­vo per le azien­de spla­fo­na­tri­ci.

3. Quali sce­na­ri pos­si­bi­li e quali con­se­guen­ze?
In re­la­zio­ne a quan­to sopra espo­sto la pre­sen­te nota vuole cer­ca­re di evi­den­zia­re le pos­si­bi­li pro­spet­ti­ve che si po­treb­be­ro ve­ni­re a ge­ne­ra­re al­l’in­ter­no della pro­du­zio­ne lat­tie­ro-ca­sea­ria eu­ro­pea in base allo sman­tel­la­men­to delle quote latte, se­con­do le di­ver­se op­zio­ni pro­po­ste dai di­ver­si Stati mem­bri.
In que­sti anni la pre­sen­za delle quote latte ha svol­to un ef­fet­to di bar­rie­ra per le azien­de zoo­tec­ni­che eu­ro­pee, poi­ché il prez­zo mon­dia­le del latte ha ma­ni­fe­sta­to un forte de­cre­men­to im­pu­ta­bi­le ad al­cu­ni even­ti con­giun­tu­ra­li e strut­tu­ra­li nel­l’am­bi­to del pa­no­ra­ma in­ter­na­zio­na­le. Tutto ciò ha con­sen­ti­to, anche se con no­te­vo­li dif­fi­col­tà, alle im­pre­se di so­prav­vi­ve­re evi­tan­do la mar­gi­na­liz­za­zio­ne delle azien­de che eco­no­mi­ca­men­te si col­lo­ca­no in pros­si­mi­tà del punto di pa­reg­gio e/o non fa­cen­ti parte di per­cor­si pro­dut­ti­vi agroa­li­men­ta­ri di qua­li­tà cer­ti­fi­ca­ta in grado di va­lo­riz­za­re la ma­te­ria prima tra­sfor­ma­ta. L’e­li­mi­na­zio­ne delle bar­rie­re alla pro­du­zio­ne me­dian­te le quote latte po­treb­be, in que­sto caso, ge­ne­ra­re un ec­ces­so di of­fer­ta, se­con­do i det­ta­mi pre­vi­sti dal mo­del­lo eco­no­mi­co stan­dard, con un con­se­guen­te de­prez­za­men­to delle pro­du­zio­ni e una di­mi­nu­zio­ne della ca­pa­ci­tà com­pe­ti­ti­va di al­cu­ne im­pre­se agro­zoo­tec­ni­che.
In que­sto caso si ver­reb­be a ge­ne­ra­re un pro­ces­so di se­le­zio­ne che con­sen­ti­rà di far so­prav­vi­ve­re le im­pre­se più com­pe­ti­ti­ve, le quali, tut­ta­via, do­vran­no con­ti­nua­men­te pun­ta­re a con­te­ne­re i costi. Tut­ta­via, tale sche­ma­tiz­za­zio­ne non deve ge­ne­ra­re alcun al­lar­mi­smo poi­ché: a) le im­pre­se ita­lia­ne hanno di­mo­stra­to una ele­va­ta fles­si­bi­li­tà e reat­ti­vi­tà pro­dut­ti­va nei con­fron­ti delle sol­le­ci­ta­zio­ni del mer­ca­to; b) al­l’in­ter­no dei con­sor­zi di pro­du­zio­ne agroa­li­men­ta­ri di qua­li­tà cer­ti­fi­ca­te esi­sto­no dei patti tra le parti per quan­to con­cer­ne la quan­ti­tà pro­dot­ta che do­vreb­be­ro ga­ran­ti­re una sta­bi­li­tà nel­l’of­fer­ta di latte e li­mi­ta­re al mi­ni­mo fe­no­me­ni spe­cu­la­ti­vi di sorta. Inol­tre, in que­sti con­sor­zi esi­sto­no dei sunk costs e dei li­vel­li di back­ground, le­ga­te alle tec­ni­che pro­dut­ti­ve con­so­li­da­te che non con­sen­to­no ad altre im­pre­se di ac­ce­de­re fa­cil­men­te e/o di spo­sta­re e/o di­spor­re fa­cil­men­te dei fat­to­ri pro­dut­ti­vi. Negli ul­ti­mi anni, da parte delle au­to­ri­tà pre­po­ste a ga­ran­zia della li­be­ra con­cor­ren­za nei mer­ca­ti, ci sono state delle prese di po­si­zio­ne sulla messa in atto, da parte di al­cu­ni con­sor­zi, di linee stra­te­gie fi­na­liz­za­te al con­trol­lo del­l’of­fer­ta sul mer­ca­to na­zio­na­le, le quali sono state ri­te­nu­te es­se­re delle leve ope­ra­ti­ve ca­pa­ci di al­te­ra­re il mer­ca­to e quin­di il punto di in­con­tro na­tu­ra­le tra do­man­da e of­fer­ta, ener­gi­ca­men­te con­dan­na­te e so­spe­se. Una so­lu­zio­ne sem­pli­fi­ca­tri­ce po­treb­be es­se­re quel­la di agire, al­l’in­ter­no dei con­sor­zi a tu­te­la delle pro­du­zio­ne, con ini­zia­ti­ve di ani­ma­zio­ne lo­ca­li fi­na­liz­za­te a far ca­pi­re al­l’im­pren­di­to­re la ne­ces­si­tà di prov­ve­de­re au­to­no­ma­men­te ad un au­to­con­trol­lo pro­dut­ti­vo al­l’in­ter­no del­l’a­zien­da, fermo re­stan­do la ne­ces­si­tà di man­te­ne­re l’a­zien­da ef­fi­cien­te in ter­mi­ni pro­dut­ti­vi, eco­no­mi­ci e di bi­lan­cio, il che non sem­pre è fa­cil­men­te rea­liz­za­bi­le. A tal fine, sa­reb­be au­spi­ca­bi­le che gli im­pren­di­to­ri stes­si ca­pi­sca­no il loro ruolo che loro ri­ve­sto­no in seno alla fi­lie­ra quali at­to­ri prin­ci­pa­li nel re­go­la­re l’of­fer­ta e che, quin­di, si fac­cia­no parte at­ti­va nel ge­ne­ra­re un in­cre­men­to dei mar­gi­ni di pro­fit­to del­l’a­zien­da me­dian­te azio­ni ca­pa­ci di ag­gre­ga­re l’of­fer­ta e avere un mag­gio­re ap­peal sia sul con­su­ma­to­re che verso la Gran­de di­stri­bu­zio­ne or­ga­niz­za­ta. Per le pro­du­zio­ni cer­ti­fi­ca­te Dop, l’e­li­mi­na­zio­ne delle quote latte non do­vreb­be in grado di ge­ne­ra­re dei gros­si pro­ble­mi poi­ché la fi­lie­ra ap­pa­re strut­tu­ra­ta in ma­nie­ra tale da ag­gre­ga­re l’of­fer­ta ef­fi­ca­ce­men­te ed ef­fi­cien­te­men­te; inol­tre, per quan­to con­cer­ne l’o­ri­gi­ne della ma­te­ria prima, non sono ipo­tiz­za­bi­li even­tua­li dubbi circa una pos­si­bi­le in­tro­du­zio­ne eso­ge­na, poi­ché la nor­ma­ti­va in vi­go­re co­gen­te ap­pa­re es­se­re ab­ba­stan­za re­strit­ti­va e tale da per­met­te­re l’u­ti­liz­zo esclu­si­vo di ma­te­ria prima pro­ve­nien­te da am­bi­ti lo­ca­li li­mi­ta­ti  geo­gra­fi­ca­men­te agli area­li di pro­du­zio­ne op­pu­re pro­ve­nien­te dai con­sor­zia­ti.
A li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le la pre­sen­za del­l’Or­ga­niz­za­zio­ne co­mu­ne di mer­ca­to lat­tie­ro-ca­sea­ria (Ocm latte), ha con­sen­ti­to di pro­teg­ge­re il mer­ca­to in­ter­no da pro­du­zio­ni in­ter­na­zio­na­li con prez­zi mag­gior­men­te com­pe­ti­ti­vi che avreb­be­ro fi­ni­to per de­pri­me­re il mer­ca­to e mar­gi­na­liz­za­re le azien­de ita­lia­ne. La li­be­ra­liz­za­zio­ne del mer­ca­to lat­tie­ro-ca­sea­rio, nei pros­si­mi anni, po­treb­be rap­pre­sen­ta­re un’oc­ca­sio­ne di mag­gio­re li­be­ra­liz­za­zio­ne del mer­ca­to con il ri­schio di acui­re i fe­no­me­ni di mar­gi­na­liz­za­zio­ne so­prat­tut­to per quel­le aree mon­ta­ne e/o svan­tag­gia­te e/o per quel­le azien­de che pro­du­co­no solo com­mo­di­ties. Ciò spie­ga come al­l’in­ter­no del­l’U­nio­ne eu­ro­pea ci sia stato e ci sia un at­teg­gia­men­to at­ten­di­sta per quan­to ri­guar­da la li­be­ra­liz­za­zio­ne im­me­dia­ta delle pro­du­zio­ni lat­tie­ro-ca­sea­rie, poi­ché si è sem­pre pa­ven­ta­to a li­vel­lo mon­dia­le un ul­te­rio­re de­cre­men­to delle prez­zo del latte, con la con­se­guen­za di in­ne­sca­re degli even­ti non fa­cil­men­te pre­ve­di­bi­li e go­ver­na­bi­li nel breve pe­rio­do.
La pos­si­bi­li­tà di poter com­pen­sa­re le pro­du­zio­ni ec­ce­den­ta­rie-de­fi­ci­ta­rie tra i  vari Stati mem­bri ap­pa­re es­se­re una pos­si­bi­li­tà cal­deg­gia­ta da al­cu­ni paesi nei quali la pro­du­zio­ne del latte ha rap­pre­sen­ta­to un forte ele­men­to di pe­na­liz­za­zio­ne in ter­mi­ni di aiuti ero­ga­ti a li­vel­lo di Po­li­ti­ca agri­co­la co­mu­ni­ta­ria. Tale so­lu­zio­ne ap­pa­re es­se­re una so­lu­zio­ne tam­po­ne ab­ba­stan­za ido­nea a com­pen­sa­re gli squi­li­bri pro­dut­ti­vi ter­ri­to­ria­li im­pu­ta­bi­li a di­va­ri con­so­li­da­ti­si nel tempo anche se, gli ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li sul com­mer­cio non sem­bra­no po­te­re con­sen­ti­re, per il fu­tu­ro pros­si­mo, il man­te­ni­men­to di bar­rie­re al com­mer­cio di qua­lun­que ti­po­lo­gia. Il ter­mi­ni di so­lu­zio­ne tam­po­ne do­vreb­be con­sen­ti­re quel­l’at­ter­rag­gio mor­bi­do, au­spi­ca­to giu­sta­men­te dal­l’U­nio­ne eu­ro­pea, da at­tuar­si in un con­gruo pe­rio­do di tempo, per la ri­con­ver­sio­ne delle im­pre­se meno com­pe­ti­ti­ve e ga­ran­ti­re una ri­strut­tu­ra­zio­ne e rein­ge­gne­riz­za­zio­ne dei pro­ces­si e dei per­cor­si pro­dut­ti­vi delle azien­de agri­co­le.

4. Con­clu­sio­ni
Il si­ste­ma delle quote latte, anche alla luce delle re­cen­ti prese di po­si­zio­ne da parte sia della Com­mis­sio­ne eu­ro­pea che degli ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li (WTO), sem­bra de­sti­na­to ad es­se­re sman­tel­la­to nel breve pe­rio­do, con­sen­ten­do solo un at­ter­rag­gio mor­bi­do nel­l’im­me­dia­to fu­tu­ro per al­cu­ne im­pre­se ab­ba­stan­za com­pe­ti­ti­ve sul mer­ca­to.
Tutto ciò do­vreb­be spin­ge­re, fin da ora, le im­pre­se agri­co­le ad ag­gre­ga­re l’of­fer­ta il che rap­pre­sen­te­rà l’u­ni­ca so­lu­zio­ne pra­ti­ca­bi­le ef­fi­ca­ce ed ef­fi­cien­te per con­tra­sta­re il buy­ing power del­l’o­li­gop­so­nio che an­co­ra con­trad­di­stin­gue al­cu­ni at­to­ri della fi­lie­ra agroa­li­men­ta­re e che crea uno svan­tag­gio ai sog­get­ti più de­bo­li a monte della fi­lie­ra.
Una pos­si­bi­le so­lu­zio­ne pro­po­ni­bi­le po­treb­be es­se­re co­sti­tui­ta, nel­l’am­bi­to delle or­ga­niz­za­zio­ni con­sor­ti­li per l’ag­gre­ga­zio­ne del­l’of­fer­ta, di chie­de­re agli as­so­cia­ti un pa­ga­men­to annuo ul­te­rio­re da usare come pre­mio va­ria­bi­le per as­si­cu­ra­re il ri­schio, rap­pre­sen­ta­to da quel­le si­tua­zio­ni di in­sta­bi­li­tà-oscil­la­zio­ne del prez­zo, al­lor­chè il prez­zo del pro­dot­to si col­lo­chi al di sotto di even­tua­li so­glie de­fi­ni­te.
Per il pros­si­mo fu­tu­ro sa­reb­be op­por­tu­no che le linee stra­te­gi­che, ne­ces­sa­rie per ri­strut­tu­ra­re il set­to­re lat­tie­ro-ca­sea­rio, siano ef­fet­tua­te con­si­de­ran­do una base di in­ter­ven­to e di azio­ne ampia, coesa e con­di­vi­sa, che tenga conto degli er­ro­ri che sono stati com­piu­ti in altre Ocm e con­nes­si ad una estre­ma ra­pi­di­tà nei tempi di at­tua­zio­ne delle pro­po­ste di mo­di­fi­ca de­fi­ni­te e nel li­mi­ta­to coin­vol­gi­men­to di tutti gli at­to­ri coin­vol­ti.

Ni­co­la Gal­luz­zo, dot­to­re di ri­cer­ca in Scien­ze degli ali­men­ti, si è lau­rea­to in Scien­ze agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà Cat­to­li­ca del Sacro Cuore di Pia­cen­za, con­se­guen­do il per­fe­zio­na­men­to in Eco­no­mia del tu­ri­smo e in Ge­stio­ne  e or­ga­niz­za­zio­ne  ter­ri­to­ria­le delle ri­sor­se na­tu­ra­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà La Sa­pien­za di Roma, in Studi eu­ro­pei pres­so la Fa­col­tà di Scien­ze po­li­ti­che del­l’U­ni­ver­si­tà di Ge­no­va e in Con­trol­lo e au­to­con­trol­lo degli ali­men­ti pres­so la Fa­col­tà di Me­di­ci­na e chi­rur­gia “A. Ge­mel­li” di Roma. As­se­gni­sta di ri­cer­ca pres­so l’I­sti­tu­to Na­zio­na­le di Eco­no­mia Agra­ria (Inea). E.​mail: ni­co­luzz@​tin.​it

Zootecnia biologica

Zoo­tec­nia bio­lo­g­i­ca
Va­len­ti­na Fer­ran­te – Eda­gri­co­le

Le espe­rien­ze e i pro­get­ti di al­le­va­men­to bio­lo­g­i­co del bo­vi­no.
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