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Prefazione del testo: La certificazione dei prodotti biologici. Una analisi tecnico-giuridica del segno e dei contenuti. Di Donato Ferrucci, edizioni Associazione di Agraria.org
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Non vi è alcun dubbio che il settore del biologico sia ormai una realtà affermata; è altrettanto vero, però, che si tratta di un “mondo” in costante evoluzione, oltre che nelle sue dimensioni, anche dal punto di vista della sua regolamentazione e, soprattutto, dell’atteggiamento dei consumatori.
E’ pertanto estremamente utile che vedano la luce dei saggi come questo di Donato Ferrucci, nel quale, pur concentrandosi sugli aspetti normativi del settore, se ne affrontano gli aspetti “a monte”, dai quali scaturiscono le necessità di regolamentazione, e “a valle”, che vanno a influenzare le scelte di acquisto dei consumatori. Che il focus dello scritto sia rivolto alle questioni certificative è pienamente giustificato, oltre che dalla necessità di mettere ordine e fare chiarezza su un corpus normativo particolarmente ricco e non sempre pienamente lineare, dalle competenze e dall’esperienza dell’autore.
Donato Ferrucci, infatti, non solo opera come tecnico nel settore del biologico da quasi venti anni ma, e questo è nell’opinione di chi scrive un aspetto fondamentale, si è costantemente interfacciato con il mondo della ricerca universitaria, riuscendo a coglierne gli aspetti più originali e innovativi senza perdersi nell’autoreferenzialità che talvolta connota il mondo accademico. Proprio la competenza dell’autore e l’attenzione con cui passa in rassegna i diversi aspetti normativi, rendono molto utile la lettura del primo e, soprattutto, del secondo capitolo. Anche se si tratta di argomenti sicuramente ostici, quantomeno per chi, come il sottoscritto, ha una formazione e un’attività di ricerca lontana dal mondo giuridico, la forma e la chiarezza con cui vengono presentati rendono la lettura più comprensibile, offrendo un panorama esaustivo del sistema normativo del settore, dalle sue origini alla situazione attuale.
Molto interessante è l’ultima parte del saggio in cui, partendo dalla descrizione del funzionamento e dai risultati del sistema dei controlli, si arriva ad affrontare il tema chiave della “qualità”; un aspetto che, anche se ormai è trasversale rispetto a tutti i settori merceologici, assume una connotazione molto specifica nel comparto agroalimentare.

Logo biologico

Inutile dire che si tratta di un tema molto complesso, con implicazioni che riguardano aspetti molto diversi che spaziano dalla scelta delle materie prime e delle tecniche produttive in campo e nell’industria di trasformazione, fino alle modalità di distribuzione e di comunicazione degli alimenti nei confronti dei consumatori. E’ ovvio, quindi, che tali temi non potessero essere anche semplicemente accennati in uno scritto che si concentra sugli aspetti certificativi dei prodotti biologici; tuttavia, non si può non notare come l’autore sia riuscito a cogliere il punto chiave della questione, distinguendo le diverse declinazioni di qualità che connotano i prodotti, in questo caso quelli biologici.
Infatti, se da un lato la modalità di condurre i processi produttivi secondo delle modalità identificabili e codificate, aspetto riconosciuto con l’attribuzione della certificazione biologica, agisce sulla dimensione “erogata” della qualità, dall’altro, la capacità di far recepire la biologicità come una caratteristica che qualifica dal punto di vista ambientale e sociale il prodotto, attiene alla dimensione “attesa” della qualità.
Quindi, come giustamente sottolinea l’autore, la qualità, o, più correttamente, la “qualità percepita”, dei prodotti biologici deriva da una combinazione complessa e articolata di elementi tangibili e intangibili che fanno capo ad aspetti oggettivi e soggettivi del prodotto e a come i suoi attributi vengono trasmessi dal produttore e recepiti dal consumatore.

Questo saggio, quindi, non solo ha il merito di aver chiarito la gran parte degli aspetti che connotano una componente importante della qualità materiale dei prodotti biologici, definita dai contenuti dei disciplinari di produzione e dal controllo del loro rispetto, ma anche di aver colto opportunamente come questo sia solo uno degli elementi, sebbene fondamentale, che definiscono l’idea di ciò che il consumatore associa al prodotto biologico.
Per dirlo con altre parole, la certificazione biologica assegnata al processo che ha rispettato i requisiti tecnici del disciplinare conferisce al prodotto il suo ruolo “significante”; sarà poi compito del marketing, inteso nella sua accezione più ampia proposta da Kotler di “scienza e arte capace di creare e apportare valore”, di trasformarlo in un portatore di “significato” per i consumatori e per la società.

Silvio Franco
Docente di marketing e fondatore del gruppo Noise

Prefazione del testo: La certificazione dei prodotti biologici. Una analisi tecnico-giuridica del segno e dei contenuti. Di Donato Ferrucci, edizioni Associazione di Agraria.org
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