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di Fabio Zottele e Etienne Delay, Fondazione Edmund Mach

Oltre a dare risposta ai bisogni primari dell’uomo, l’agricoltura trasforma e modella il territorio: nell’ultimo secolo i paesaggi agricoli si sono modificati a seguito di importanti trasformazioni sociali e delle innovazioni tecnologiche che hanno reso possibile lo sfruttamento di maggiori superfici con minori costi di manodopera e maggiori rese.

Vigneti in Val di CembraVigneti in Val di Cembra

Non tutte le zone a vocazione agricola hanno potuto beneficiare in ugual modo di queste innovazioni: la meccanizzazione nelle zone di montagna, in forte pendenza, è difficile se non impossibile (solo recentemente sono stati sviluppati sistemi, ad esempio VITRAC, per la meccanizzazione nei piccoli vigneti di montagna). In quota, quindi, resiste un’agricoltura fatta di piccoli appezzamenti, di difficile accesso, spesso terrazzati per ridurre l’erosione del suolo.

Tuttavia, nonostante le difficoltà gestionali legate alla conformazione orografica, questi paesaggi si sono mantenuti nel tempo conservando una forte identità territoriale: nel caso della viticoltura possono vantare una tradizione millenaria e sono famosi a livello mondiale per la loro incomparabile bellezza.

Per la loro fragilità e per le proibitive condizioni di lavoro sono chiamati “vigneti eroici” e, per questa identificabilità, l’eroicità rappresenta un fortissimo vettore di marketing sia per il vino sia per il territorio e, di fatto, il “valore” del paesaggio percepito dal consumatore diventa una parte del “valore” della bottiglia.

Inoltre, l’interesse per la coltivazione dei vigneti in quota è cresciuto per via degli impatti del mutamento climatico in atto: in alcune zone storicamente vocate di fondovalle si assiste ad un anticipo della maturazione che si riflette nelle caratteristiche aromatiche di origine varietale.

Alcuni viticoltori stanno quindi innalzando la quota dei vigneti per assicurare quelle combinazioni organolettiche che vengono ritrovate con il clima di montagna. In alcune zone del Trentino si sta però assistendo alla destrutturazione del paesaggio tradizionale, per facilitare la meccanizzazione: il risultato a lungo termine è la perdita dell’identità territoriale e del valore ad essa legato.

Per queste ragioni siamo convinti che sia auspicabile tutelare i vigneti in forte pendenza, cercando strumenti per garantire la loro esistenza e sostenibilità. Con questa idea in mente, dal 2011 la Fondazione Mach collabora con Etienne Delay dell’Université de Limoges, per sviluppare metodi che aiutino a comprendere l’esistenza e la resistenza di questi fragili paesaggi.

L’identificazione della viticoltura eroica è spesso legata alla narrazione del suo territorio e del suo paesaggio. L’approccio in questione è differente: si sviluppano strumenti quantitativi che misurano in maniera riproducibile le caratteristiche del paesaggio e poi si applicano a territori differenti per cogliere le similitudini e differenze.

I lavori del ricercatore Delay hanno trovato il loro coronamento il 10 giugno con la discussione della sua tesi di dottorato dal titolo “Considerazioni geografiche sull’uso dei sistemi multi-agente per la comprensione del processo di evoluzione dei territori viticoli in forte pendenza:il caso della Côte Vermeille e della Val di Cembra”.

Sebbene esso sia un lavoro di ricerca, i metodi sviluppati hanno trovato un’immediata applicazione con l’iscrizione dei terrazzamenti della Val di Cembra al Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici.

La speranza è che, con il tempo, questi strumenti accompagnino la tradizionale narrazione dei paesaggi viticoli trentini visto che, tra l’altro, questo lavoro viene già apprezzato ed utilizzato con profitto al di là delle Alpi.

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