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“In­no­va­zio­ne va­rie­ta­le in Vi­ti­col­tu­ra. Pro­spet­ti­ve di im­pie­go dei vi­ti­gni di ul­ti­ma ge­ne­ra­zio­ne re­si­sten­ti alle ma­lat­tie”

 Mi­glio­ra­re la vi­ti­col­tu­ra ita­lia­na at­tra­ver­so la ri­cer­ca, pun­tan­do sulle nuove tec­no­lo­gie di mu­ta­ge­ne­si, sul ge­no­me edi­ting e sui vi­ti­gni di ul­ti­ma ge­ne­ra­zio­ne re­si­sten­ti alle ma­lat­tie. Que­sto il tema al cen­tro del Forum Vi­ti­vi­ni­co­lo Na­zio­na­le 2019, te­nu­to­si a Fi­ren­ze il 23 gen­na­io 2019 ed or­ga­niz­za­to da CIA – Agri­col­to­ri Ita­lia­ni in col­la­bo­ra­zio­ne con l’Ac­ca­de­mia dei Geor­go­fi­li. Si è di­scus­so sui vi­ti­gni re­si­sten­ti alla pe­ro­no­spo­ra ed oidio, trat­ta­si di dieci va­rie­tà, se­le­zio­na­te at­tra­ver­so in­cro­ci, tutte pa­ren­ta­li di vi­ti­gni in­ter­na­zio­na­li, tra le quali So­re­li, Sau­vi­gnon, Fleur­tai, Mer­lot, e Ca­ber­net, iscrit­te nel re­gi­stro na­zio­na­le delle va­rie­tà di vite e già di­spo­ni­bi­li sul mer­ca­to, ma per pas­sa­re alla col­ti­va­zio­ne in campo è ne­ces­sa­ria l’ap­pro­va­zio­ne di 19 re­gio­ni e due pro­vin­ce au­to­no­me.

Locandina del Forum

An­to­nio Calò, pre­si­den­te del­l’Ac­ca­de­mia Ita­lia­na della Vite e del Vino, ha coor­di­na­to i la­vo­ri della prima parte del Forum. Ha aper­to i la­vo­ri Mas­si­mo Vin­cen­zi­ni, pre­si­den­te Ac­ca­de­mia dei Geor­go­fi­li, il quale ha evi­den­zia­to che c’è gran­de in­te­res­se verso i vi­ti­gni re­si­sten­ti alle ma­lat­tie, non solo come mezzo per ri­dur­re l’im­pat­to am­bien­ta­le dei trat­ta­men­ti fi­to­sa­ni­ta­ri, ma anche come stru­men­to utile a man­te­ne­re le pro­du­zio­ni di qua­li­tà in un set­to­re eco­no­mi­ca­men­te molto im­por­tan­te per l’I­ta­lia, quale è il set­to­re eno­lo­gi­co. Se­con­do Luca Bru­nel­li, pre­si­den­te CIA To­sca­na, <<E’ op­por­tu­no af­fron­ta­re nuove sfide con co­rag­gio e se­re­ni­tà ed uti­liz­za­re la ri­cer­ca e l’in­no­va­zio­ne ne­ces­sa­ria per man­te­ne­re la stes­sa qua­li­tà e ca­rat­te­ri­sti­che vi­ti­vi­ni­co­le delle no­stre pro­du­zio­ni. E’ ne­ces­sa­rio fare chia­rez­za sulle op­por­tu­ni­tà del ge­no­me edi­ting, che po­treb­be­ro es­se­re il fu­tu­ro del­l’a­gri­col­tu­ra. L’im­pat­to am­bien­ta­le ed il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sono ar­go­men­ti che vanno af­fron­ta­ti con il sup­por­to scien­ti­fi­co>>. Ric­car­do Ve­la­sco, di­ret­to­re del Cen­tro di Vi­ti­col­tu­ra ed Eno­lo­gia del CREA, ha re­la­zio­na­to su “L’in­no­va­zio­ne in vi­ti­col­tu­ra: stru­men­ti e pro­spet­ti­ve”. Se­con­do Ve­la­sco, <<Da poco più di un de­cen­nio ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne la se­quen­za del ge­no­ma della vite, con un ge­no­ma di ri­fe­ri­men­to ri­co­no­sciu­to a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le, nel tempo af­fi­na­to­si nei suoi det­ta­gli ed ac­com­pa­gna­to da un sem­pre più ampio nu­me­ro di ge­no­mi di va­rie­tà di Vitis vi­ni­fe­ra.

Dino Scanavino Presidente Nazionale della CIA
Dino Sca­na­vi­no Pre­si­den­te Na­zio­na­le della CIA

Que­sta ric­chez­za di in­for­ma­zio­ni ha rap­pre­sen­ta­to uno sti­mo­lo al­l’im­pe­gno di al­cu­ne Uni­ver­si­tà ed Isti­tu­ti di ri­cer­ca ita­lia­ni nel mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co va­rie­ta­le della vite. Ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne una di­scre­ta va­rie­tà di vi­ti­gni, sia in­ter­na­zio­na­li che au­toc­to­ni ed i cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e la ne­ces­si­tà di li­mi­ta­re l’in­ter­ven­to an­tro­pi­co nel con­trol­lo delle ma­lat­tie ri­chie­de un ri­pen­sa­men­to nel modo di con­ce­pi­re la vi­ti­col­tu­ra. Si­cu­ra­men­te nuovi ap­proc­ci agro­no­mi­ci e stru­men­ti sem­pre più so­fi­sti­ca­ti e pre­ci­si pos­so­no di­mi­nui­re il nu­me­ro di trat­ta­men­ti e li­mi­ta­re gli in­ter­ven­ti al mi­ni­mo in­di­spen­sa­bi­le, ma il mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co della vite può ap­por­ta­re un im­por­tan­te con­tri­bu­to nel set­to­re.Da circa una de­ci­na di anni in Ita­lia si è ri­co­min­cia­to ad ese­gui­re nuovi in­cro­ci tra il mi­glior ma­te­ria­le cen­tro eu­ro­peo e vi­ti­gni in­ter­na­zio­na­li ed i mi­glio­ri au­toc­to­ni, in tre re­gio­ni, Friu­li, Ve­ne­to e Tren­ti­no Alto Adige.​Interes­san­ti ac­ces­sio­ni sono già in pro­du­zio­ne,men­tre altre stan­no ar­ri­van­do a con­clu­sio­ne del loro per­cor­so di af­fi­na­men­to.Le nuove op­por­tu­ni­tà of­fer­te dalle mo­der­ne bio­tec­no­lo­gie pro­met­to­no di pro­dur­re nuovi cloni di vi­ti­gni in­ter­na­zio­na­li ed au­toc­to­ni, tra­mi­te la cis-ge­ne­si e l’e­di­ting ge­ne­ti­co. Il ter­mi­ne cis-ge­ne­si è uti­liz­za­to per in­di­ca­re la bio­tec­no­lo­gia ca­pa­ce di se­le­zio­na­re le ca­rat­te­ri­sti­che mi­glio­ra­ti­ve della pian­ta, senza ri­cor­re­re al tra­sfe­ri­men­to di geni, ca­rat­te­ri­sti­co degli OGM. Nei pro­dot­ti cis-ge­ni­ci si opera solo sui geni in­ter­ni senza l’im­pie­go di ma­te­ria­le ge­ne­ti­co ester­no al DNA della pian­ta, che ri­ma­ne im­mu­ta­to. Que­sto ga­ran­ti­sce la con­ti­nui­tà delle ca­rat­te­ri­sti­che or­ga­no­let­ti­che del no­stro vino>>. Mi­che­le Mor­gan­te, del­l’I­sti­tu­to di Ge­no­mi­ca Ap­pli­ca­ta del­l’U­ni­ver­si­tà di Udine,ha re­la­zio­na­to su “L’in­no­va­zio­ne ge­ne­ti­ca in vi­ti­col­tu­ra: nor­ma­ti­ve e vin­co­li”, so­ste­nen­do che oggi nella vi­ti­col­tu­ra per quan­to ri­guar­da l’in­no­va­zio­ne ge­ne­ti­ca, di cui vi è estre­mo bi­so­gno per ren­de­re il si­ste­ma pro­dut­ti­vo più so­ste­ni­bi­le dal punto di vista am­bien­ta­le, eco­no­mi­co e so­cia­le,l’I­ta­lia è al­l’a­van­guar­dia nella ri­cer­ca, nel si­ste­ma di tra­sfe­ri­men­to tec­no­lo­gi­co,ma sof­fre per una nor­ma­ti­va che non con­sen­te un’a­do­zio­ne tem­pe­sti­va delle in­no­va­zio­ni pro­dot­te,ri­sen­ten­do di pre­giu­di­zi ed ideo­lo­gie che non si sono ade­gua­te alla mu­ta­ta real­tà delle cose.​Va ri­cor­da­to che in vi­ti­col­tu­ra si uti­liz­za il 65 % dei fun­gi­ci­di uti­liz­za­ti in agri­col­tu­ra in Eu­ro­pa e le nuove tec­no­lo­gie ge­ne­ti­che pos­so­no pre­ser­va­re le va­rie­tà ren­den­do­le re­si­sten­ti.Oggi ci sono no­te­vo­li dif­fi­col­tà per far ar­ri­va­re sul mer­ca­to i pro­dot­ti delle New Bree­dind Tech­ni­ques,ossia quel­li ot­te­nu­ti at­tra­ver­so cis-ge­ne­si,dove il pro­ble­ma non è solo ita­lia­no, ma è più in ge­ne­ra­le eu­ro­peo,come di­mo­stra una re­cen­te sen­ten­za della Corte di Giu­sti­zia Eu­ro­pea.Ben nove fra ONG e sin­da­ca­ti fran­ce­si ave­va­no chie­sto al Con­si­glio di Stato fran­ce­se di as­si­mi­la­re gli or­ga­ni­smi crea­ti con la mu­ta­ge­ne­si si­to-di­ret­ta ot­te­nu­ta tra­mi­te ge­no­me edi­ting agli or­ga­ni­smi ge­ne­ti­ca­men­te mo­di­fi­ca­ti, ossia gli OGM e non a quel­li della mu­ta­ge­ne­si tra­di­zio­na­le e quin­di sot­to­por­li a re­go­le strin­gen­ti per il ri­la­scio in campo ed il con­su­mo ali­men­ta­re,la Corte Eu­ro­pea ha igno­ra­to i pa­re­ri di in­nu­me­re­vo­li ac­ca­de­mie e so­cie­tà scien­ti­fi­che che an­da­va­no tutti nella di­re­zio­ne di ri­te­ne­re che non vi fos­se­ro pro­fi­li di ri­schio di­ver­si fra i pro­dot­ti della mu­ta­ge­ne­si tra­di­zio­na­le e quel­li della mu­ta­ge­ne­si di nuova ge­ne­ra­zio­ne, ar­ri­van­do a so­ste­ne­re che so­sti­tui­re una base del DNA con un’al­tra come già av­vie­ne per mu­ta­zio­ne spon­ta­nea o per mu­ta­zio­ne in­dot­ta,deve es­se­re con­si­de­ra­to alla pari di in­tro­dur­re un gene estra­neo.

Carlo Chiostri dell'Accademia dei Georgofili
Carlo Chio­stri del­l’Ac­ca­de­mia dei Geor­go­fi­li

In Eu­ro­pa la cis-ge­ne­si è trat­ta­ta alla pari degli OGM e ciò com­por­ta af­fron­ta­re no­te­vo­li costi in se­gui­to alle ana­li­si im­mu­no­lo­gi­che e tos­si­co­lo­gi­che da ef­fet­tua­re prima di met­te­re in com­mer­cio di que­sti pro­dot­ti.Per ve­de­re la luce in fondo al tun­nel,si deve crea­re un’al­lean­za  fra mondo della ri­cer­ca e mondo della pro­du­zio­ne, che sia in grado di con­vin­ce­re i po­li­ti­ci ad una sem­pli­fi­ca­zio­ne nor­ma­ti­va che tenga conto degli avan­za­men­ti della co­no­scen­za e della tec­no­lo­gia>>. Per An­to­nio Rossi, del­l’U­nio­ne Ita­lia­na Vini – Ser­vi­zio Giu­ri­di­co Nor­ma­ti­vo,l’in­ter­ven­to di un le­gi­sla­to­re spes­so è ne­ces­sa­rio per re­go­la­re ed in­di­riz­za­re set­to­ri eco­no­mi­ci, tec­ni­ci, cul­tu­ra­li della so­cie­tà in ge­ne­re.Nel campo delle col­tu­re ar­bo­ree la ca­pa­ci­tà di ot­te­ne­re va­rie­tà sem­pre più ca­pa­ci di re­si­ste­re alle av­ver­si­tà cli­ma­ti­che ed alle pa­to­lo­gie,ha por­ta­to a so­fi­sti­ca­te bio­tec­no­lo­gie non pre­sen­ti fino a pochi anni ad­die­tro.Que­sto sce­na­rio è re­go­la­men­ta­to dal­l’UE con norme più ade­ren­ti ed ade­gua­te che ri­chie­do­no un pro­fon­do rie­sa­me e ri­pen­sa­men­to alla luce delle no­vi­tà scien­ti­fi­che.Il set­to­re vi­vai­sti­co vi­ti­co­lo è re­go­la­to dalla Di­ret­ti­va del Con­si­glio n. 193/68 del 09/04/68 re­la­ti­va alla com­mer­cia­liz­za­zio­ne di ma­te­ria­li di mol­ti­pli­ca­zio­ne ve­ge­ta­ti­va della vite, che è stata più volte mo­di­fi­ca­ta, in par­ti­co­la­re nel 2002 dalla Di­ret­ti­va 2002/11/CE.​Gli sce­na­ri fu­tu­ri della vi­ti­col­tu­ra ri­chie­do­no un’a­per­tu­ra verso que­ste tec­ni­che che po­tran­no con­sen­ti­re di ot­te­ne­re pian­te di vite in grado di pro­dur­re qua­li­tà e quan­ti­tà, no­no­stan­te i cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e di re­si­ste­re alle pa­to­lo­gie, per cui il le­gi­sla­to­re dovrà fare la sua parte per ac­com­pa­gna­re que­ste in­no­va­zio­ni scien­ti­fi­che in modo laico e senza pre­giu­di­zi.E’ se­gui­ta una ta­vo­la ro­ton­da con al­cu­ni im­pren­di­to­ri vi­ti­vi­ni­co­li che hanno il­lu­stra­to la pro­pria espe­rien­za.Ric­car­do Ricci Cur­ba­stro, pro­dut­to­re in Fran­cia­cor­ta e pre­si­den­te Fe­der­doc, ha di­chia­ra­to di aver im­pian­ta­to al­cu­ne va­rie­tà re­si­sten­ti ed i vini pro­dot­ti si pre­sen­ta­no com­ples­si ed è stato molto im­pe­gna­ti­vo de­scri­ver­li ai con­su­ma­to­ri.Il vi­gne­to in cui sono state im­pian­ta­te le va­rie­tà re­si­sten­ti,in 8 anni, non ha mai ri­chie­sto trat­ta­men­ti fi­to­sa­ni­ta­ri.Se­con­do Gian­car­lo Pa­cen­ti, pro­dut­to­re a Mon­tal­ci­no, <<Il fu­tu­ro della vi­ti­col­tu­ra deve pas­sa­re dalla so­ste­ni­bi­li­tà ed anche la vi­ti­col­tu­ra di pre­ci­sio­ne è da per­se­gui­re.Le tec­ni­che di cis-ge­ne­si e ge­no­ma edi­ting con­sen­to­no di man­te­ne­re le ca­rat­te­ri­sti­che dei vi­ti­gni ori­gi­na­ri e in più li ren­do­no re­si­sten­ti alle ma­lat­tie>>.Joao Ono­fre,capo del­l’U­ni­tà DG Agri Wine a Bru­xel­les, ri­tie­ne che l’in­no­va­zio­ne sarà a0l cen­tro delle pro­po­ste della ri­for­ma della PAC e bi­so­gne­rà af­fron­ta­re due im­por­tan­ti sfide,quel­la della so­ste­ni­bi­li­tà e ri­du­zio­ne del­l’im­pat­to am­bien­ta­le e quel­la di in­di­vi­dua­re pro­dot­ti nuovi e nuovi mer­ca­ti. L’u­ti­liz­zo dei vi­ti­gni re­si­sten­ti per­met­te una pro­te­zio­ne per l’am­bien­te ed un’e­co­no­mia per i pro­dut­to­ri.Ha con­clu­so i la­vo­ri Dino Sca­na­vi­no, pre­si­den­te na­zio­na­le della CIA, di­chia­ran­do che l’in­no­va­zio­ne non è solo nuova co­no­scen­za, ma anche tra­sfe­ri­men­to e dif­fu­sio­ne di tec­ni­che ela­bo­ra­te in que­sti anni, ma non col­lau­da­te in campo e non im­ple­men­ta­te nei pro­ces­si azien­da­li. Oc­cor­re svi­lup­pa­re nuove re­la­zio­ni tra pub­bli­co e pri­va­to ed in­te­ra­zio­ni più stret­te tra mondo delle im­pre­se e della ri­cer­ca. Se­con­do Sca­na­vi­no, se i vini pro­dot­ti da vi­ti­gni re­si­sten­ti non sono più di­stin­gui­bi­li da quel­li pro­dot­ti dalla vitis vi­ni­fe­ra, bi­so­gna dar­gli di­gni­tà, ri­co­no­scen­do­gli un ruolo, ad esem­pio, pre­ve­den­do una Doc a loro ri­ser­va­ta per an­da­re man­dar­li da soli sul mer­ca­to.

Siena, 05/04/2019
(Ro­ber­to Sor­ren­ti­no)

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