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La OI Intercarneitalia non ci sta e scrive un nuovo telegramma al ministro Patuanelli. Che al momento però tace

Legnaro (PD), 17 giugno 2021 – Il primo telegramma risale al 25 marzo scorso.

Bovini da carne
Bovini da carne

L’Organizzazione Interprofessionale della carne bovina Intercarneitalia lo aveva inviato al ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli e al direttore di Agea, Gabriele Papa Pagliardini, per sollecitare l’erogazione dei fondi destinati alla filiera della carne bovina nel rispetto di quanto previsto dal Decreto Rilancio del luglio 2020, quando il governo Conte 2 deliberò lo stanziamento di 90 milioni di euro da destinare ai comparti zootecnici che a causa della pandemia avevano dovuto affrontare un lungo periodo di crisi.

La risposta, diciamo pure di circostanza, non si era fatta attendere. In una nota il direttore di Agea affermava infatti “di essere al lavoro con i nuovi fornitori per accelerare i pagamenti”, assicurando al contempo Alessandro De Rocco, presidente della OI Intercarneitalia e firmatario del telegramma, sul costante aggiornamento circa il prosieguo della procedura.

Un’altra risposta dai decisi connotati politici arrivava dal presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, Filippo Gallinella, il quale chiariva che “alcuni disservizi si sono generati a causa del cambio di fornitore dei servizi IT. Pertanto, considerata la complessità delle attività in essere, al momento non si possono escludere possibili disservizi nelle prime fasi di avvio dei pagamenti per le quali tuttavia, Agea e Mipaaf si stanno adoperando con ogni sforzo per consentire la piena fruibilità dei servizi creando le condizioni per velocizzare quanto più possibile i pagamenti”.

Tutto bene quindi? Nemmeno per idea. A oltre due mesi da quel primo telegramma e soprattutto a seguito della mancata erogazione dei fondi e di un perdurante silenzio da parte di chi aveva speso rassicurazioni e informazioni, il 1 giugno scorso Alessandro De Rocco si è visto costretto a inviare un ulteriore telegramma ai medesimi destinatari: il ministro Stefano Patuanelli e il direttore di Agea. Questa volta, forse per un comprensibile quanto colpevole imbarazzo, a 16 giorni di distanza non è ancora arrivata nessuna risposta, “ma ciò che è ancora più grave – tuona Alessandro De Rocco – è che pur avendo a disposizione da diversi mesi le risorse legate al Fondo emergenziale per le filiere in crisi, nessun pagamento è stato erogato dimostrando nei fatti che queste risorse giacciono nei meandri di un sistema informatico che Agea non è riuscita e probabilmente non riesce a far funzionare. Il mondo agricolo, la zootecnia e tutto il settore agroalimentare non si si sono mai fermati un giorno soprattutto durante i mesi drammatici della pandemia. Agea invece si permette il lusso di tenere gli uffici chiusi da 14 mesi. Parlare di indecenza è quasi riduttivo”.

Prima di questo secondo telegramma in cui si chiede nuovamente e con maggiore incisività al ministro Patuanelli una risposta sulle modalità che intende adottare per risolvere la situazione in Agea, Alessandro De Rocco ha voluto tentare l’ennesimo contatto telefonico. “Certo – dichiara – il mondo zootecnico non è animato da nessun istinto bellicoso nei confronti delle Istituzioni e per questo crediamo che ogni controversia o, come in questo caso, informazione e chiarimento si debbano ricercare attraverso un dialogo costruttivo. Ma quando, com’è avvenuto durante la telefonata effettuata alle ore 11.30 del 1 giugno scorso al centralino di Agea – 06/494991 – mi sono sentito rispondere da una voce registrata risponde Agea, per effetto del Dpcm 25/3/2020 i nostri uffici sono chiusi, grazie, cosa avremmo dovuto fare se non tentare, per l’ennesima volta, di insistere con maggiore determinazione? La nostra professione fa della pazienza una delle sue principali caratteristiche – conclude il presidente della OI Intercarneitalia – Ma se la pazienza viene utilizzata per una sorta di dileggio o peggio ancora per scatenare una risposta di circostanza indirizzata solamente a tacitare gli interlocutori non va bene. Esigiamo risposte. E soprattutto fatti”.

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