Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Paolo Degli An­to­ni

Paesaggio delle colline fiorentine

In­qua­dra­men­to ge­ne­ra­le

Il ba­ci­no del Tor­ren­te Ter­zol­le, ri­com­pre­so nei Co­mu­ni di Fi­ren­ze, Sesto fio­ren­ti­no e Va­glia, è og­get­to di di­ver­si studi pae­sag­gi­sti­ci, anche molto ac­cu­ra­ti, trat­tan­do­si di Area Pro­tet­ta di In­te­res­se Lo­ca­le, in pic­co­la parte sito Na­tu­ra2000 Monte Mo­rel­lo IT5140008.
Non si pren­de­ran­no qui in con­si­de­ra­zio­ne i sot­to­ba­ci­ni, co­sti­tuen­ti pae­sag­gio-giar­di­no pe­riur­ba­no pe­de­col­li­na­re, dei fossi af­fluen­ti della La­stra e del­l’Ar­co­va­da, in parte tom­ba­ti in con­te­sto ur­ba­no.
Il pae­sag­gio lo­ca­le si rende va­lu­ta­bi­le e com­pa­ra­bi­le col resto del ter­ri­to­rio eu­ro­peo ap­pli­can­do il me­to­do della fi­ne­stra d’os­ser­va­zio­ne qua­dra­ta di 3 Km di lato alla car­to­gra­fia Co­ri­ne Land Cover li­vel­lo 3; il qua­dra­to pre­scel­to esclu­de in­ten­zio­nal­men­te il Ci­mi­te­ro di Tre­spia­no e l’a­bi­ta­to in­ter­co­mu­na­le di Mon­tor­so­li, per coe­ren­za col pe­ri­me­tro del­l’AN­PIL.

Cartina serpiolle - cercina

Nel qua­dra­to pre­scel­to, in­te­ra­men­te ru­ra­le, ri­com­pre­so nel ter­ri­to­rio a suo tempo in­di­vi­dua­to per un ipo­te­ti­co Parco ter­ri­to­ria­le di Monte Mo­rel­lo, este­so sui Co­mu­ni di Fi­ren­ze e Sesto Fio­ren­ti­no, si re­gi­stra­no sei clas­si d’uso del suolo, va­lo­re fre­quen­te nella cam­pa­gna to­sca­na cen­tra­le, delle quali tre agri­co­le e tre fo­re­sta­li, le stes­se pre­sen­ti anche nel resto del ba­ci­no, le prime este­se su due terzi dei ter­re­ni co­sti­tuen­do con ciò la ma­tri­ce pae­sag­gi­sti­ca lo­ca­le:

223 Oli­ve­ti (li­mi­te al­ti­tu­di­na­le su­pe­rio­re medio 450 msm)
242 Si­ste­mi col­tu­ra­li e par­ti­cel­la­ri com­ples­si
243 Aree pre­va­len­te­men­te oc­cu­pa­te da col­tu­re agra­rie con pre­sen­za di spazi na­tu­ra­li im­por­tan­ti
311 Bo­schi di la­ti­fo­glie
312 Bo­schi di co­ni­fe­re
313 Bo­schi misti di co­ni­fe­re e la­ti­fo­glie

ri­sul­ta­no as­sen­ti i pa­sco­li, le pra­te­rie sono fram­men­ta­te in pic­co­le su­per­fi­ci non car­to­gra­fa­te.

I ter­re­ni col­ti­va­ti, oggi quasi del tutto privi delle viti un tempo pre­sen­ti nel pro­mi­scuo, mo­stra­no an­co­ra oggi evi­den­ti segni delle si­ste­ma­zio­ni idrau­li­co-fo­re­sta­li ot­to­cen­te­sche, come mu­ret­ti a secco e ci­glio­ni a ca­val­ca­pog­gio. La su­per­fi­cie agri­co­la ebbe la sua mas­si­ma esten­sio­ne ve­ro­si­mil­men­te negli anni Tren­ta del XX se­co­lo, ri­du­cen­do­si tra il 1954 e il 2019 in mi­su­ra mi­ni­ma nel basso ba­ci­no, in mi­su­ra più im­por­tan­te alla sua te­sta­ta, per ef­fet­to del­l’ab­ban­do­no di al­cu­ni se­mi­na­ti­vi e oli­ve­ti, ri­le­va­bi­le già nella Carta re­gio­na­le del­l’U­so del Suolo da foto aeree 1978 e nello stu­dio per il Parco di Monte Mo­rel­lo del 1979. L’u­ni­ca tra­sfor­ma­zio­ne d’uso del suolo re­gi­stra­ta nel ba­ci­no da Co­ri­ne Land Cover av­ven­ne tra il 1990 e il 2000 a se­gui­to del­l’ur­ba­niz­za­zio­ne in clas­se 112 (tes­su­to ur­ba­no rado) di Ha 8,48 di ter­re­ni agri­co­li pre­ce­den­te­men­te di clas­se 243.
L’in­te­ro ba­ci­no qui con­si­de­ra­to è sog­get­to a vin­co­lo pae­sag­gi­sti­co per de­cre­to, in si­ni­stra oro­gra­fi­ca e in te­sta­ta di valle n.24/1953, con mo­ti­va­zio­ne squi­si­ta­men­te pa­no­ra­mi­ca: ” il mas­sic­cio del monte Mo­rel­lo, oltre a for­ma­re un qua­dro na­tu­ra­le di non co­mu­ne bel­lez­za ca­rat­te­riz­za­ta dalla sua vasta ed ampia mole, dal verde cupo dei suoi bo­schi e dalla sug­ge­sti­va asprez­za delle zone roc­cio­se, e ricco di punti di vista ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co dai quali si può go­de­re la vi­sua­le della città e dei suoi din­tor­ni”, in de­stra oro­gra­fi­ca n. 291/1961 con la mo­ti­va­zio­ne: ” la zona pre­det­ta ha no­te­vo­le in­te­res­se pub­bli­co per­ché oltre a for­ma­re, con i suoi nu­me­ro­si mo­nu­men­ti e ville, con i suoi oli­ve­ti e campi in­ter­val­la­ti da zone e fi­la­ri di ci­pres­si, un qua­dro na­tu­ra­le di non co­mu­ne bel­lez­za pa­no­ra­mi­ca, aven­te anche va­lo­re este­ti­co e tra­di­zio­na­le, offre dei punti di vista ac­ces­si­bi­li al pub­bli­co dai quali si può go­de­re lo spet­ta­co­lo di quel­le bel­lez­ze”.

La ve­ge­ta­zio­ne fo­re­sta­le

Il ba­ci­no del Ter­zol­le com­pren­de por­zio­ni dei rim­bo­schi­men­ti del Monte Mo­rel­lo ese­gui­ti tra il 1909 e il 1911 e tra il 1945 e il 1970 con este­so im­pie­go di pino nero e ci­pres­so co­mu­ne.
Nella fi­ne­stra d’os­ser­va­zio­ne pae­sag­gi­sti­ca qua­dra­ta pre­scel­ta si ri­le­va­no sei tipi re­gio­na­li di ve­ge­ta­zio­ne fo­re­sta­le, in or­di­ne de­cre­scen­te di fre­quen­za: bo­schi di altre co­ni­fe­re, cer­re­te, quer­ce­ti di ro­ve­rel­la, la­ti­fo­glie ter­mo­fi­le, ro­bi­nie­ti, bo­schi misti di la­ti­fo­glie e co­ni­fe­re; inol­tre ri­ca­do­no al­cu­ne celle del­l’In­ven­ta­rio fo­re­sta­le re­gio­na­le; nella ta­bel­la che segue si ri­por­ta­no in or­di­ne de­cre­scen­te di fre­quen­za le clas­si e le prin­ci­pa­li spe­cie fo­re­sta­li ri­le­va­te:

Principali specie forestali presenti

Pae­sag­gio a scala azien­da­le

Pas­san­do a una let­tu­ra del pae­sag­gio a scala azien­da­le, si pren­do­no in con­si­de­ra­zio­ne due aree di sag­gio, una delle quali os­ser­va­ta di­ret­ta­men­te sul posto da qua­ran­ta anni. Que­sta è di pro­prie­tà di un Ente pub­bli­co, era un pa­sco­lo ce­spu­glia­to, ini­zial­men­te con rose, poi co­lo­niz­za­to anche da li­gu­stro, pru­gno­lo, bian­co­spi­no, fu­sag­gi­ne, san­gui­nel­la, gi­ne­stra di Spa­gna, acero e olmo cam­pe­stri, or­niel­lo, ro­ve­rel­la, lec­cio, qual­che pino nero e ci­pres­so. fino a for­ma­re un bosco di la­ti­fo­glie a co­per­tu­ra densa, clas­se 311 ri­co­no­sciu­ta per la prima volta nella Carta re­gio­na­le del­l’U­so e Co­per­tu­ra del Suolo del 2007.

Bosco di latifoglie

Un’al­tra area è stata os­ser­va­ta nel det­ta­glio in oc­ca­sio­ne del con­trol­lo del ri­spet­to della con­di­zio­na­li­tà in un’a­zien­da oli­vi­co­la per­cet­tri­ce di con­tri­bu­ti co­mu­ni­ta­ri, sita in una delle aree pe­sag­gi­sti­ca­men­te più pre­gia­te in senso ar­chi­tet­to­ni­co. Nel 1978 si ri­le­va­va­no un et­ta­ro di pa­sco­lo nudo e ce­spu­glia­to post­col­tu­ra­le, uno di se­mi­na­ti­vo e sei di oli­ve­to, ri­dot­to a cin­que nel 2007 per ef­fet­to dello scor­po­ro dei fab­bri­ca­ti con re­la­ti­vo se­di­me, quan­do il ce­spu­glia­to era stato ri­clas­si­fi­ca­to come bosco di la­ti­fo­glie; la su­per­fi­cie a bordo stra­da espo­sta come se­mi­na­ti­vo a ri­po­so ai fini del con­tri­bu­to, si stava mar­gi­nal­men­te evol­ven­do in gi­ne­stre­to non più eli­gi­bi­le a con­tri­bu­to, op­pu­re an­co­ra eli­gi­bi­le, ma al­lo­ra ge­sti­to nel­l’i­nos­ser­van­za della con­di­zio­na­li­tà in ma­te­ria di pre­ven­zio­ne degli in­cen­di.
L’os­ser­va­zio­ne a scala di det­ta­glio con­sen­te di ri­le­va­re la pre­sen­za nel ter­ri­to­rio di cor­bez­zo­li e al­lo­ri dal por­ta­men­to ar­bo­re­scen­te, que­sti ul­ti­mi so­prat­tut­to come sot­to­bo­sco di quer­ce­ti ri­pa­ri. Altre spe­cie le­gno­se sem­pre­ver­di me­di­ter­ra­nee sono ala­ter­no, fil­li­rea la­ti­fo­glia, len­tag­gi­ne, sal­sa­pa­ri­glia, eri­che e cisti; al­cu­ne di que­ste co­lo­niz­za­no il sot­to­bo­sco delle ci­pres­se­te e delle pi­ne­te ar­ti­fi­cia­li in­sie­me al lec­cio. Anche gli in­cen­di bo­schi­vi si ri­le­va­no solo a scala di det­ta­glio, trat­tan­do­si di pic­co­le su­per­fi­ci per­cor­se dal fuoco in cia­scun even­to; so­la­men­te nel ba­ci­no del Fosso della La­stra la su­per­fi­cie per­cor­sa dal fuoco su­pe­rò l’et­ta­ro nel 2012 e nel 2017.

Frui­zio­ne del ter­ri­to­rio

I ter­re­ni agra­ri della valle pro­du­co­no, anche coi me­to­di del­l’a­gri­col­tu­ra bio­lo­g­i­ca, so­prat­tut­to un ap­prez­za­to olio ex­tra­ver­gi­ne d’o­li­va, cer­ti­fi­ca­bi­le IGP To­sca­no anche con men­zio­ne geo­gra­fi­ca ag­giun­ti­va “Col­li­ne di Fi­ren­ze.
Il clima so­leg­gia­to e ven­ti­la­to del cri­na­le che di­vi­de il ba­ci­no dal Mu­gel­lo fu giu­di­ca­to pro­pi­zio alla cura della tu­ber­co­lo­si, così nei primi de­cen­ni del XX se­co­lo fu­ro­no co­strui­ti l’O­spe­da­le Luzzi e il Sa­na­to­rio Banti, oggi pur­trop­po ab­ban­do­na­ti e ri­dot­ti in mi­se­re con­di­zio­ni, as­sog­get­ta­ti a vin­co­lo ar­chi­tet­to­ni­co so­la­men­te nel 2008; in­tor­no agli edi­fi­ci fu­ro­no pian­ta­te co­ni­fe­re, so­prat­tut­to eso­ti­che, che po­tes­se­ro ren­de­re bal­sa­mi­ca l’a­ria. Il pino nero si rin­no­va na­tu­ral­men­te nei ter­re­ni con­fi­nan­ti, il cedro del­l’A­tlan­te si mo­stra sof­fe­ren­te; il vi­ci­no bosco di lec­cio e cerro gode di mi­glior sa­lu­te e di­spen­sa mo­no­ter­pe­ni be­ne­fi­ci alla sa­lu­te psi­co­fi­si­ca.
Nel ba­ci­no del Ter­zol­le ci sono al­cu­ni eser­ci­zi di ri­sto­ra­zio­ne e una li­mi­ta­ta ri­cet­ti­vi­tà, prin­ci­pal­men­te agri­tu­ri­sti­ca. Il ter­ri­to­rio è ser­vi­to da di­ver­si per­cor­si escur­sio­ni­sti­ci d’in­te­res­se na­tu­ra­li­sti­co, anche pa­no­ra­mi­ci, at­trat­ti­vi so­prat­tut­to per la po­po­la­zio­ne ur­ba­na delle città vi­ci­ne. Marco Di­net­ti nella sua guida sug­ge­ri­sce in par­ti­co­la­re la valle del Ter­zol­li­na.
La valle aveva due sta­zio­ni fer­ro­via­rie -Mon­tor­so­li e Cer­ci­na- at­ti­ve tra il 1999 e il 2007, che fa­ci­li­ta­va­no l’e­scur­sio­ni­smo; oggi Au­to­li­nee To­sca­ne serve il cri­na­le tra Mon­tor­so­li e Uc­cel­la­to­io con la linea ur­ba­na 25A e la valle tra Pian di San Bar­to­lo e Ser­piol­le via Cer­ci­na con le poche corse della linea 43A.
L’as­so­cia­zio­ne di vo­lon­ta­ria­to Idra ha svol­to un per­cor­so di ado­zio­ne della valle da parte della cit­ta­di­nan­za at­ti­va.

Qua­li­tà pae­sag­gi­sti­ca

La sche­da d’am­bi­to del PIT con va­len­za di piano pae­sag­gi­sti­co in­di­vi­dua gli alti ver­san­ti come “sup­por­to ai pae­sag­gi na­tu­ra­li di va­lo­re” con “ma­tri­ce fo­re­sta­le ad alta con­net­ti­vi­tà”, la valle me­dio-bas­sa come “sup­por­to di pae­sag­gi agra­ri e in­se­dia­ti­vi di va­lo­re” con “ma­tri­ce agroe­co­si­ste­mi­ca col­li­na­re”, “mor­fo­ti­po del se­mi­na­ti­vo e oli­ve­to pre­va­len­ti di col­li­na” (se­mi­na­ti­vo nudo sopra il li­mi­te al­ti­tu­di­na­le del­l’o­li­vo), senza par­ti­co­la­ri cri­ti­ci­tà. Evi­den­te­men­te gli stru­men­ti di tu­te­la esi­sten­ti (ANPIL, vin­co­li idro­geo­lo­gi­co e pae­sag­gi­sti­co) sono suf­fi­cien­ti a evi­ta­re il de­ca­di­men­to qua­li­ta­ti­vo del pae­sag­gio lo­ca­le e le pres­sio­ni tra­sfor­ma­ti­ve in­dot­te dal mer­ca­to sono re­si­sti­bi­li. L’as­sen­za delle ca­rat­te­ri­sti­che este­tiz­zan­ti pro­prie del pae­sag­gio-giar­di­no di villa ti­pi­co della fa­scia pe­de­col­li­na­re Ca­reg­gi-Ca­stel­lo e della col­li­na fie­so­la­na (ba­ci­ni del­l’Af­fri­co, Men­so­la e An­cio­li­na-Lo­re­ti­no) fa ap­pa­ri­re più ru­sti­co e alla mano il pae­sag­gio col­li­na­re del ba­ci­no del Ter­zol­le, co­mun­que do­ta­to di beni cul­tu­ra­li di pre­gio. Le in­fra­strut­tu­re più mar­ca­ta­men­te vi­si­bi­li sono i ret­ti­li­nei fer­ro­via­ri tra le gal­le­rie, gli elet­tro­dot­ti e le an­ten­ne delle te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni su Pog­gio al Giro.

Paesaggio di Monte Morello

Tra gli obiet­ti­vi di con­ser­va­zio­ne del pre­gio na­tu­ra­li­sti­co del­l’a­rea si pos­so­no in­di­vi­dua­re, mu­tua­ti dalla ZSC Monte Mo­rel­lo:

– man­te­ni­men­to/re­cu­pe­ro dei pochi am­bien­ti pra­ti­vi aper­ti in via di chiu­su­ra (es. Fe­stu­co-bro­me­tea);
– mi­glio­ra­men­to delle for­ma­zio­ni bo­schi­ve, con par­ti­co­la­re ri­fe­ri­men­to ai densi rim­bo­schi­men­ti di co­ni­fe­re di basso va­lo­re na­tu­ra­li­sti­co, nei quali fa­vo­ri­re la so­sti­tu­zio­ne con flora au­toc­to­na;
– con­ser­va­zio­ne/re­cu­pe­ro della qua­li­tà com­ples­si­va dei tor­ren­ti e delle re­la­ti­ve co­mu­ni­tà ani­ma­li.

Bi­blio­gra­fia es­sen­zia­le:

AA.​VV. Il Parco ter­ri­to­ria­le di Monte Mo­rel­lo. Pro­vin­cia di Fi­ren­ze 1979
Di­net­ti M. Guida na­tu­ra­li­sti­ca di Fi­ren­ze. Am­bien­ti e iti­ne­ra­ri per os­ser­va­re la na­tu­ra in città. Eda­gri­co­le 2001.
Pog­ge­si A. L’o­pe­ra di rim­bo­schi­men­to sui colli alti fio­ren­ti­ni. Pro­vin­cia di Fi­ren­ze 1976

Paolo Degli An­to­ni: Lau­rea in Scien­ze Fo­re­sta­li, con­se­gui­ta pres­so la fa­col­tà di Agra­ria del­l’U­ni­ver­si­tà di Fi­ren­ze. Abi­li­ta­zio­ne al­l’e­ser­ci­zio della pro­fes­sio­ne di Agro­no­mo-Fo­re­sta­le. Già fun­zio­na­rio C.F.S. e col­la­bo­ra­to­re della Re­gio­ne To­sca­na, è socio cor­ri­spon­den­te del­l’Ac­ca­de­mia Ita­lia­na di Scien­ze Fo­re­sta­li, scri­ve con­tri­bu­ti scien­ti­fi­ci di eco­lo­gia del pae­sag­gio, bio­di­v­er­si­tà, sto­ria, arte e an­tro­po­lo­gia del bosco. Suo og­get­to pri­vi­le­gia­to di ri­cer­ca è la ri­na­tu­ra­liz­za­zio­ne spon­ta­nea dei ter­re­ni ab­ban­do­na­ti, in cam­pa­gna e in città.

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