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di Gennaro Pisciotta

Mandrie di bufali
Mandria di bufale di razza Mediterranea Italiana al pascolo (fonte https://www.anasb.it)

Tra gennaio – marzo 2022, nella provincia di Caserta, detta “Terra di Lavoro” prima della soppressione della stessa da parte del governo Mussolini nel 1927, nel quadro di un generale riordinamento delle circoscrizioni provinciali, è scoppiato un dramma economico, sociale e di igiene-sicurezza veterinaria, la Brucellosi Bufalina.
Per abbrivio nell’ultimo decennio la gestione dell’emergenza brucellosi bufalina in Campania è stata catastrofica, con l’abbattimento di circa centomila capi inutilmente, arrecando un danno al giro d’affare per la mozzarella DOP, ricavata dal latte bufalino ed esportata in tutto il mondo, di diversi miliardi di €. Si è utilizzato un test non adeguato alla rilevazione del virus della Brucellosi, il KIT Bovigam, che ha dato origine a un numero altissimo di falsi positivi, con l’uccisione di circa centomila bufale perfettamente sane, conseguenzialmente si è avuto la scomparsa o lo smembramento di moltissime mandrie di bufale mediterranee, che è difficilissimo ricostituire per il loro particolare ceppo genetico, se non con l’impiego di molti anni per ricostituire la mandria. Il tutto sarà trattato nei dettagli nella seconda parte, in un prossimo articolo.

La razza di bufalo “Mediterranea Italiana”
Il bufalo allevato in Italia è appartenente alla grande famiglia del tipo River, che fino a pochi anni fa era definito bufalo di tipo mediterraneo e che oggi è riconosciuto come razza “Mediterranea Italiana”.

Classificazione scientifica del Bufalo
Dominio: Eukaryota
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine Artiodactyla
Sottordine Ruminanti
Famiglia: Bovidae
Sottofamiglia: Bovinae
Genere: Bubalus
Specie: B. bubalis

Variabilità genetica del bufalo

Della specie Bubalus bubalis, tipo River (River buffalo), fa parte la bufala allevata in Italia che fino a pochi anni fa era definita come bufalo di tipo mediterraneo e che oggi ha ricevuto la denominazione di “Bufala Mediterranea Italiana”. Il D.M. 20154 dell’11\02\2000 affida ad ANASB (Associazione Nazionale della Specie Bufalina) il Libro Genealogico della Specie Bufalina, e sempre nello stesso anno, il D.M. 201992 dello 05\07\2000 riconosce che le bufale iscritte allo stesso appartengono ad una propria razza, definita come Bufala Mediterranea Italiana. Tale traguardo è stato raggiunto grazie al lungo isolamento (almeno 16 secoli) ed alla mancanza di incroci con bufale appartenenti alla stessa razza o a razze diverse allevate in altri Paesi del mondo. Seppure appartenente alla famiglia dei bovidi, il bufalo domestico appartiene al gruppo river con 50 cromosomi, questo determina l’impossibilità di incrocio con i bovini veri e propri (60 cromosomi).

Sintesi dei dati delle caratteristiche riproduttive e produttive Razza Bufala Mediterranea Italiana

Caratteristiche bufala

Denominazione dei bufali alle diverse età

Denominazione dei bufali

Caratteristiche riproduttive e produttive

Caratteristiche produttive

Curva di lattazione in relazione alla progressione cronologica dei parti della bufala (tratta da https://www.ruminantia.it/unimponente-analisi-dei-fenotipi-della-bufala-mediterranea-italiana/

Curva di lattazione

 

Incursione statistica nella filiera bufalina

Statistiche filiera bufalina

Circa il 75% dei capi allevati e più del 50% degli allevamenti sono siti in Campania, in particolare nelle province di Caserta e Salerno. Assieme al basso Lazio (province di Latina e Frosinone), provincia di Foggia e provincia di Isernia, si definisce l’areale della Mozzarella di Bufala Campana DOP.

Composizione chimica del latte di bufala e di vacca a confronto
(A.N.A.S.B., 2019; dati ottenuti dall’Istituto Nazionale di ricerca per gli alimenti e la Nutrizione)

Composizione chimica del latte

Nel 2020 sono state prodotte 50.677 tonnellate di Mozzarella di Bufala Campana (+1% sul 2019). L’export è stato il 37%, principalmente in Francia (30,18%), Germania (26,51%), Spagna (8,86%), Regno Unito (6%).

Principali malattie infettive della bufala mediterranea trasmissibili all’uomo (zoonosi)

  • Brucellosi
  • Tubercolosi
  • Antrace
  • Leptospirosi
  • Salmonellosi

In questo articolo si tratterà solo della prima.

Brucellosi Bufalina
La brucellosi è un’antropozoonosi (trasmissibile dall’animale all’uomo) causata da un batterio Gram negativo del genere Brucella, nome che deriva dal nome del medico australiano, Sir David Bruce, che lo isolò la prima volta nel 1887 dalla milza di soldati inglesi deceduti.
Vi è da mettere in evidenza che i batteri Gram-negativi rimangono colorati di rosa dopo aver subito la colorazione di Gram, di conseguenza con la parete cellulare esterna formata da un polisaccaride, che rende meno attiva le difese delle cellule permettendo la sopravvivenza delle brucelle.
Negli allevamenti bufalini dell’Italia centro-meridionale rimane la principale causa di aborto epizootico provocato dalla Brucella abortus dove vengono isolate:

  • biotipo 1, 3 e 6
  • RB 51

melitensis biotipo 3.

Filogenesi

abortus
B. abortus
(tratta da https://www.microbiologiaitalia.it/batteriologia/brucella-abortus/)

Aborti
Aborti dovuti a Brucella abortus, si verificano nella seconda metà della gravidanza
(da https://vetrehberi.com/brucella-abortus-bagli-abortlar/)

Gli animali infetti diffondono la brucella tramite l’aborto o il feto, i liquidi e gli invogli fetali, ma anche attraverso il colostro ed il latte, di conseguenza è obbligatorio denunciare casi di brucellosi al fine di tutelare la sanità pubblica e le attività economiche nelle aree agricolo-pastorali interessate.
L’infezione avviene principalmente per via orale nelle stalle e nei macelli, attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati o attraverso il contatto con le mucose; in un allevamento la malattia si può trasmettere per l’ingresso di un animale infetto o per mescolamento di animali sani e contagiati come avviene, ad esempio, al pascolo durante la transumanza.
Dopo penetrazione nell’organismo B. abortus si localizza inizialmente nei linfonodi e da qui generalizza nei tessuti dell’ospite, attraverso il flusso circolatorio si localizza nella milza, nel fegato, nel midollo osseo e nei linfonodi. Negli animali impuberi i batteri vengono inattivati dalla reazione immunitaria, tuttavia gli animali rimangono del tutto recettivi nei confronti di un’eventuale successiva reinfezione. Se la prima infezione colpisce femmine gravide di non oltre 4-5 mesi, le brucelle rimangono quiescenti, a partire dal 5° mese di gestazione però raggiungono la placenta e\o il feto, dove si moltiplicano intensamente. La B. abortus non supera facilmente le difese immunitarie del bufalo ma, una volta che è riuscita a determinare l’infezione, crea nel soggetto uno stato morboso più netto e radicato rispetto alla brucellosi del bovino.

Caratteristiche del batterio

Dal momento che le brucelle vengono escrete nel latte, si ha che la mungitura di animali infetti assieme ad animali sani possa portare con molta probabilità al trasferimento meccanico delle brucelle da un animale infetto a uno sano; in misura additiva lo sgocciolamento del latte dai capezzoli aumenta la contaminazione dell’ambiente si formano aerosol infetti da brucelle.

Antropozoonosi (trasmissione all’uomo)
Gli esseri umani possono contrarre la malattia entrando in contatto con animali infetti, la trasmissione avviene:

  • per contatto diretto con tessuti, sangue, urine, secreti vaginali, feti abortiti e, soprattutto, placente (colpisce prevalentemente le categorie professionali che operano nel settore: allevatori, veterinari, lavoratori dei mattatoi e personale di laboratorio);
  • per via alimentare attraverso l’ingestione di latte non pastorizzato e formaggi freschi provenienti da animali infetti

La diagnosi di brucellosi nell’uomo si basa sull’anamnesi (professione, contatti con animali, viaggi in aree endemiche, ingestione di alimenti ad alto rischio, come i prodotti caseari non pastorizzati), sulla sintomatologia e sui risultati dei test sierologici. I sintomi principali sono: febbre elevata (nella forma acuta), profusa sudorazione (soprattutto notturna), aumento di volume del fegato e della milza.

Bibliografia citata

  • Correale, A.Citro – Allevamento del bufalo – Edagricole 1995
  • Correale – Il bufalo allevamento e gestione -Edagricole 2015
  • Brucellosi Bufalina in Campania – Programma PSR 2007-2013 Assessorato Agricoltura Regione Campania
  • De Palo – Dipartimento Agraria, UNINA – Allevamento dei Bufali
  • Dipartimento Agraria, UNINA – Allevamento e alimentazione della Bufala da Latte
  • Articoli sulla bufala tratta da rivistaagraria.org e varie testate giornalistiche locali

Sitografia:

Gennaro Pisciotta, laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università G. Marconi – Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate di Roma, è Agrotecnico Laureato ed Enologo Enotecnico libero professionista Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio). Ha insegnato presso l’ISIS “Falcone” di Pozzuoli (Napoli) fino al 26/09/2018. Curriculum vitae >>>

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