In ambito sportivo, la storia dell’utilizzo delle piante medicinali a scopo terapeutico, ovvero dal miglioramento delle prestazioni fisiche alla riduzione della fatica, risale a tempi antichissimi proprio perché quest’ultime sono da sempre state considerate come immancabili risorse medicamentose della storia umana. A titolo esemplificativo, già all’interno della Bibbia venivano riportati l’issopo, per le sue proprietà toniche, l’artemisia, per alleggerire la fatica ed infine il cedro del Libano, utilizzato contro i dolori articolari. Ad oggi, la continua crescita del mercato mondiale in merito all’utilizzo degli integratori alimentari, finalizzati al miglioramento della performance sportiva, impone una riflessione su quale sia il loro effettivo ruolo nella vita di un atleta. Inoltre, con il nuovo trend del “naturale”, la curva del mercato inerente all’utilizzo di tali strumenti, ha subìto una grande inclinazione verso un’integrazione a base di piante medicinali..

Sunto ed aggiornamento dell’elaborato di tesi in Farmacognosia – Corso di Laurea in Farmacia, Sapienza Università di Roma.
Relatore: Prof.ssa Annabella Vitalone – Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia “Vittorio Erspamer”, Sapienza Università di Roma.
Studente: Dott.ssa Carolina Muzi. Email: caromuzi97@gmail.com

mele ritrovate

L’affermarsi della frutticoltura specializzata ed intensiva ha consistentemente modificato nella seconda metà del XX secolo l’assortimento varietale dei fruttiferi, sia per la sostituzione delle varietà locali con cultivar avanzate e di elevata produttività e standardizzazione, sia per l’abbandono di molte specie minori, un tempo inserite nei sistemi a conduzione tradizionale come integrazione delle produzioni principali e del consumo domestico. Il patrimonio frutticolo autoctono si è quindi andato assottigliando, nell’ambito di un processo di erosione genetica che coinvolge complessivamente la produzione agricola. All’opposto, la domanda crescente di ruralità da parte dei cittadini ha posto le premesse per un arricchimento progressivo dell’attività agricola con una valutazione multidimensionale che include variabili di valore e fattori quali-quantitativi.

Marco Di Fulvio a partire dal 1984 è partner di primaria società di consulenza, con responsabilità di project manager per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie nel settore chimico-farmaceutico e per l’internazionalizzazione delle attività aziendali. E’ titolare di brevetti di formulazioni, metodi di somministrazione e complessi chimici per la realizzazione di prodotti di auto-cura derivati da estratti botanici.

Burocrazia e zootecnia

Con questo mio testo voglio andare ad affrontare un tema attualissimo ed oserei definire anche preoccupante, che da svariati anni affligge tutta la zootecnia, nessun settore escluso. La vita di un allevatore oramai non è più solo accentrata sul contatto con i propri animali, sui programmi di selezione, o sullo sviluppo dei propri “prodotti”, ma è anche ricolma di scartoffie ed estenuanti attese in vari uffici. Parlando con amici e colleghi allevatori di vecchia data, più volte ho asserito: – “la burocrazia prima o poi sopprimerà il nostro settore zootecnico!”. Forse non ho tutti i torti, e in molti si son sentiti di condividere a pieno questo mio pensiero. Vi sono norme imposte a gli allevatori che rasentano il ridicolo e che potrebbero tranquillamente essere rimpiazzate dal buon senso. Vi sono pile di incartamenti che potrebbero sicuramente essere sostituite da pochi click su di un portale web…

Federico Vinattieri, laureato in Scienze Zootecniche, allevatore, giudice, scrittore, titolare Allevamento di Fossombrone