Copertura dei ghiacciai alpini

Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale stanno provocando pesanti conseguenze sui ghiacciai alpini che, secondo gli esperti, sono destinati a scomparire al di sotto dei 3.500 metri di quota. Tra il 1850 e il 1975 i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa la metà del loro volume; il 25% della restante quantità si è sciolto tra il 1975 e il 2000 e il 10-15% nei primi 5 anni del nostro secolo. E il ritiro dei ghiacciai è continuato anche negli ultimi anni, anche quando nelle annate con abbondanti precipitazioni nevose invernali, a causa delle elevate temperature estive. I ghiacciai dell’Adamello hanno subito una progressiva riduzione di spessore pari a 10-12 metri dal 2016 ad oggi. Per rallentare questo fenomeno, su alcuni ghiacciai con rilevante importanza turistica, si è iniziato ad intervenire stendendo, alla fine della primavera, dei teli geotessili allo scopo di mantenere una temperatura inferiore al di sotto, riflettendo la luce solare e riducendo così la temperatura della neve.

Marco Salvaterra, laureato in Scienze agrarie presso la Facoltà di Agraria di Bologna, già docente di Estimo ed Economia agraria all’Istituto Tecnico Agrario di Firenze.

Trattiamo un argomento molto poco conosciuto, considerato una tipologia di allevamento “di nicchia” nel grande settore zootecnico, di quelli poco diffusi e troppo poco considerati, ma come vedremo molto molto interessante ed importante, anche e soprattutto in materia di agronomia. Quando si parla di “vermi” è automatico per alcune persone l’attivazione di un senso di ribrezzo, di repulsione, ma questa sensazione non trova fondamento all’atto pratico, in quanto il verme, a seconda della specie, può essere considerato un validissimo ausiliare dell’uomo per la bonificazione del terreno e anche un importantissimo elemento per fornire nutrimento a svariate specie animali, quindi perfino propedeutico per altre tipologie di allevamento. Il Lombrico infatti è da considerarsi anche un alimento eccezionale per alcune specie di uccelli, ad esempio per tutti i Turdidi (*comuni, mutati o esotici).

Federico Vinattieri, laureato in Scienze Zootecniche, allevatore, giudice, scrittore, titolare Allevamento di Fossombrone

Economia circolare è una locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. Secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. Il modello di produzione e consumo noto come “economia circolare” o green economy, si basa sui principi di condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti, in modo tale che i beni esistenti possano durare il più a lungo possibile. Il sistema di produzione e consumo alimentare, è forse il settore che più di ogni altro che mostra gli impatti e le contraddizioni del modello lineare sui meccanismi che regolano lo stato di salute dei sistemi naturali e ambientali attraverso la perdita della biodiversità, le alterazioni del ciclo dell’azoto, del fosforo e il deterioramento nell’utilizzo del suolo.

Mauro Bertuzzi, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Milano, è Presidente del Collegio dei revisori dei conti per l’Ordine interprovinciale di Milano e Lodi degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati.