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di Paolo Degli Antoni

paesaggio mare bellaria

Con nota d’agenzia l’ANSA ha diffuso i dati relativi alle presenze turistiche in Italia nel 2020, titolando efficacemente: “Turismo: si chiude anno nero, flussi come nel 1969”. Il crollo delle presenze ha riguardato soprattutto gli stranieri e le grandi città d’arte, mentre nelle località balneari e montane in estate si è registrato abbastanza spesso il tutto esaurito negli alberghi e nei ristoranti, con presenze in larga maggioranza italiane, con ciò richiamando un po’ il clima vacanziero degli anni del boom economico, durante i quali una vacanza con finalità climatiche, sportive, di riposo e di svago era pratica comune per molti italiani. Questa consuetudine ha indotto importanti cambiamenti nel paesaggio, soprattutto in quello costiero, in gran parte urbanizzato con nuovi insediamenti appositamente realizzati per offrire ricettività e divertimento ai bagnanti per pochi mesi l’anno in connessione con le vacanze scolastiche e con la chiusura degli stabilimenti industriali, anche nelle località climaticamente favorevoli a una stagione prolungata. In alcuni casi si è trattato di ampliare e adattare alla domanda turistica insediamenti storici, altre località sono invece nate ex novo generalmente adottando il modello urbano neoclassico ottocentesco a griglia ortogonale. Paesi o città lineari estesi parallelamente alla costa, con decumani paralleli al lungomare, hanno preso il posto di cordoni dunali e della vegetazione litoranea. La spiaggia perse progressivamente i suoi caratteristici ecosistemi e viene occupata quasi interamente da stabilimenti balneari in concessione, relegando l’uso pubblico del Demanio a strette strisce. Gli insediamenti fino a pochi decenni fa non si accrescevano molto nell’entroterra, per consentire ai villeggianti di recarsi al mare a piedi o in bicicletta.

Il processo di urbanizzazione non è avvenuto ovunque simultaneamente e ha conosciuto fasi distinte; nei nuovi centri fino alla prima guerra mondiale la villeggiatura avveniva prevalentemente in edifici mono o bifamiliari con giardino, più o meno signorili secondo la classe sociale di riferimento; tra le due guerre hanno avuto grande sviluppo le colonie, alcune di notevole pregio architettonico; nel secondo dopoguerra ha preso campo il soggiorno in alberghi e pensioni, più adatto a vacanze brevi; questi nuovi edifici vennero costruiti in una versione vernacolare del cosiddetto international style in voga in quei decenni, senza tener conto dei caratteri dell’edilizia storica regionale. In ogni caso i bagnanti vi conducevano una vita distinta da quella della popolazione residente, dedita a servirli o alle attività primarie, in parte destinate a soddisfare l’accresciuta domanda.

Si prenderanno di seguito ad esempio due casi di studio, situati a simile latitudine, uno sul Mare Tirreno, l’altro sull’Adriatico, i due mari che prendono il nome dalla marineria etrusca che li solcava:

– la porzione del Comune di Bellaria-Igèa Marina (il più giovane d’Italia, istituito nel 1956) compresa tra il mare, il fiume Uso, la SP n.16 e il torrente Pedrera, nominata Igèa Marina nel 1905 dal suo fondatore Vittorio Belli, intellettuale, medico e studioso di botanica, che iniziò l’opera di urbanizzazione del tratto di dune sabbiose di recente deposizione, perciò poco vegetate;

– la porzione del Comune di Montignoso (MS) posta a sud-ovest della ferrovia e a est del viale Marina, che per semplicità chiameremo Cinquale.

Igèa Marina

Igèa Marina fu fondata e dedicata alla dèa della salute con l’intento di creare un villaggio per vacanze razionalmente disposto ed immerso nel verde, con contestuale semina di migliaia di pinoli per realizzare una folta pineta. Ancora oggi il tessuto urbano ortogonale ricalca quello progettato dal suo fondatore e le strade portano gli originari nomi dei poeti e filosofi classici latini.

Con l’affermarsi in Italia e in Europa della “moda dei bagni”, dopo la riscoperta settecentesca delle virtù terapeutiche dell’acqua e dell’aria di mare già note in età classica, molte famiglie facoltose delle città del nord cominciarono ad arrivare, perlopiù in treno (ferrovia in servizio dal 1885), e a trascorrere le vacanze in casette prese in affitto. In pochi decenni l’industria turistica divenne la principale risorsa economica del paese, attirando turisti dall’Italia settentrionale e dai vicini Paesi agevolmente collegati via ferrovia e autostrada.

Durante gli anni ’20 e ’30 la costruzione della “città turistica” sul litorale romagnolo conobbe una nuova fase, con la collocazione di un nuovo insediamento di colonie marine fra il Rio del Moro ed il torrente Pedrera, spazio marginale e di minor interesse turistico, evitando così ostacoli all’espansione edilizia nelle zone altamente valorizzate del centro.

Le foto dei voli RAF e GAI danno contezza dell’aspetto della frazione balneare rispettivamente nel 1943/44 e nel 1954: l’insediamento balneare è compreso tra la spiaggia e la ferrovia, il paesaggio agrario è un mosaico di seminativi più o meno arborati, con una discreta diffusione della piantata padana, cioè filari arborei (olmo e acero campestri) con funzione di sostegni vivi della vite.

paesaggio storia igea marina

Nel 1969 la porzione Nord di Igea Marina consisteva in un abitato pressoché saturo, a tessuto edilizio denso (Codice Corine 111), con viali alberati e giardini privati, prevalentemente pavimentati; lo stile architettonico era uniforme, ispirato al minimalismo razionalista del secondo dopoguerra, con tanti balconi specialmente lato mare; la spiaggia era quasi interamente occupata da stabilimenti balneari. La guida pratica dei luoghi di soggiorno del TCI di quell’anno riportava 2500 abitanti, numerosi alberghi e pensioni, come da foto. A sudest della ferrovia il paesaggio agrario presentava ancora le tradizionali caratteristiche padane.

igea marina lungomare storia paesaggio

Fra il 1970 ed il 1990 la crescita delle strutture ricettive raggiunse il suo culmine, con oltre 420 unità, e parallelamente si avviò un processo di ristrutturazione e riqualificazione del comparto turistico per far fronte alle nuove sfide dei mercati internazionali (cfr A. Agnoletti e G. Gori), l’insediamento debordò oltre ferrovia con uso residenziale e commerciale, dotandosi di aree specificamente destinate a verde pubblico (codice Corine 141). Il paesaggio agrario si trasformò, per effetto delle escavazioni di inerti necessari ai cantieri edili (laghetti di risulta codice Corine 512) e in risposta all’accresciuta domanda ortofrutticola indotta dal mercato unico europeo e dal turismo, che indusse a piantare alcuni frutteti (codice Corine 222) e a coprire estesi appezzamenti con serre (codice Corine 214).

Nel 2008 due terzi dell’area considerata erano urbanizzati (con perdita di 11 ettari di seminativi tra il 2000 e il 2010) e accessoriati (es. aree sportive specializzate), con tessuto denso sul lato mare della ferrovia, rado nell’entroterra (codice Corine 112); tutto lo spazio era sotto controllo e aveva uso intenzionale, spariti gli appezzamenti sparsi a cespuglieto (21 ettari perduti tra 2000 e 2010); anche il verde urbano, molto ampliato a scapito di precedenti colture agricole, era sistemato con piantagioni variamente geometriche e dotato di parcheggi, confinando qualche suggestione di natura nel Parco del Gelso. Assenti il vincolo paesaggistico e aree protette di interesse naturalistico.

vincoli igea marina

Il Cinquale

Il Cinquale è stato celebrato negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso da suoi famosi villeggianti: Enrico Pea, Gabriele D’Annunzio, Carlo Carrà e Mino Maccari, quando Marina di Montignoso era così descritta dalla Guida pratica ai luoghi di soggiorno e di cura d’Italia del TCI (1932): “Tratto di spiaggia con pinete, inserita per poco più di un Km. tra Marina di Massa e Forte dei Marmi, lungo la carrozzabile che unisce questi due centri, ai due lati dello sbocco al mare del torrente Cinquale” diventando presto zona di colonie, case di cura e residenze lussuose. Prima d’allora l’economia locale era basata soprattutto sull’estrazione del marmo e sull’agricoltura, in particolare la produzione di olive, uva, cereali, foraggio, canapa e lino.

Foto aeree della linea gotica cinquale
Foto aeree della linea gotica da https://www.lanazione.it/ e del 1969 da https://ccncinquale.it/

Durante la guerra di liberazione passava di qui la linea gotica e questo comportò la distruzione del fortino granducale e delle pinete. L’aspetto nel dopoguerra era desolante; il centro abitato fu ricostruito assumendo una caratteristica unità stilistica, esemplarmente rilevabile nella chiesa parrocchiale, basata su densità edilizia e altezze modeste, estesi giardini privati con pini domestici e marittimi, spazi pubblici ridotti al minimo, modeste aree boschive frammentate in spazi residuali progressivamente ristretti, anche in tempi recenti. Il paese non direttamente servito dalla ferrovia (stazioni più vicine Querceta e Massa centro) né dall’autostrada (caselli più vicini Versilia e Massa) approfittò del confinante aeroporto sistemato nel 1948, con voli di linea tra il 1966 e il 1968, utili ai VIP per raggiungere il mondano Forte dei Marmi, il rarefatto e selvaggio Poveromo o anche per soggiornare nel tranquillo Cinquale, che nel 1969 contava mille abitanti, sei stabilimenti balneari, cinque alberghi e sette pensioni. La maggior parte dei villeggianti, italiani o stranieri, soggiornava in abitazioni private unifamiliari in proprietà o in affitto, preferite nei decenni più recenti soprattutto da russi e arabi (compresa una nota principessa) in cerca di riservatezza.

Il rado tessuto urbano (codice Corine 112) e la campagna abitata si sono progressivamente densificati con l’aggiunta di abitazioni, centri commerciali e residence; il fenomeno si è reso rilevabile alla aerofotointerpretazione Corine Land Cover Copernicus, che ha registrato una perdita di terreni agricoli eterogenei (codice 242) e un corrispondente aumento dell’urbano (codice 112) per 50 ettari tra il 1990 e il 2000. Anche la superficie boschiva si è ridotta in tempi recenti, in quantità tali da non risultare all’aerofotointerpretazione, ma con effetti visivi impattanti (es. perdita irreversibile di pineta sostituta da costruzioni e parcheggi).

cinquale

La riviera apuana ha conosciuto nel secolo presente un calo del 38% delle presenze turistiche, per diverse ragioni, studiate anche dalla locale Camera di Commercio, Industria e Artigianato, tra le quali i prezzi non competitivi rispetto ad altre riviere mediterranee e la scarsa attitudine all’accoglienza turistica focalizzata su soggiorni brevi di clientela non fidelizzata, caratteristici dei tempi più recenti. La soluzione residence è divenuta obsoleta, gli alloggi tendono a trasformarsi in seconde case anziché ospitare villeggiati in rotazione e perciò sei di essi sono stati attenzionati dall’Autorità giudiziaria per sospetto abuso urbanistico-edilizio.

Il Cinquale è soggetto a vincolo paesaggistico per decreto sin dal 1952 con la motivazione “la zona predetta, oltre a costituire un grandioso quadro naturale dominato dall’imponente catena delle Alpi Apuane, presenta un caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale” e comprende porzione dell’ANPIL Lago di Porta, contestualmente ZPS IT5110022 comprendente gli habitat comunitari 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, 92A0 “Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra”, 91E0 “Boschi palustri a ontano”; quest’ultimo segnalato come prioritario a livello europeo; in quei boschi si osserva anche la naturalizzazione non invasiva del platano.

La natura riprende i suoi spazi, la superficie boschiva è sensibilmente aumentata tra il 1954 e il 2016, sebbene il fenomeno non abbia completo riconoscimento a fini paesaggistici, per effetto delle esclusioni previste con Delibera di Consiglio Regionale n. 93/2018. Quei boschi di neoformazione hanno carattere pioniero e sono composti principalmente da salici e pioppi.

CLC

Conclusioni e proposte

In una prospettiva pandemica e post-pandemica che penalizza pesantemente il turismo internazionale e i viaggi aerei, le località balneari hanno migliori possibilità di restare attive rispetto alle grandi città d’arte, se si focalizzano sul turismo di prossimità per certi versi simile a quello degli anni’60 e ’70 del Novecento, valorizzando i loro punti di forza, enfatizzando gli aspetti di ospitalità a basso prezzo, consumistici e d’intrattenimento dove la qualità ambientale è irreversibilmente compromessa, curando il paesaggio e la natura dove questi sono pregiati, facendone un vantaggio differenziale produttore di valore aggiunto.

Con riferimento alle funzioni paesaggistiche individuate in “Ecologia del paesaggio del Monte di Portofino” Fergus-On 2013, a Igea Marina converrà confermare come fattore identitario il “paesaggio come parco giochi” centrato sul divertimento all’aria aperta, mentre al Cinquale si addice di più il “paesaggio come residenza”, estesamente boscato e dotato di un parco naturale. In entrambi i casi va evitata la banalità squalificante, purtroppo oggi assai diffusa e anche lì registrabile, del “paesaggio come supermercato”, spazi multifunzionali eterogenei prevalentemente commerciali, dotati di estesi parcheggi scoperti.

Campionamento paesaggistico del Cinquale su ortofoto
Campionamento paesaggistico del Cinquale su ortofoto.

In alto a sinistra 1965: la spiaggia ha ancora vegetazione psammofila, ci sono poche costruzioni, la pineta si sta insediando.
In alto a destra 1988: A=spandimento di inerti tossici e alterazione del reticolo idraulico nel Comune confinante; B=la spiaggia si riempie di stabilimenti balneari.
In basso a sinistra 2000: C=centro termale con hotel e residence con perdita di bosco; D=colonizzazione dei campi abbandonati da parte di latifoglie decidue.
In basso a destra 2019: E=grande parcheggio a mare senza vegetazione F=centro commerciale e parcheggi con perdita di superficie boscata.

Paolo Degli Antoni: Laurea in Scienze Forestali, conseguita presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. Abilitazione all’esercizio della professione di Agronomo-Forestale. Già funzionario C.F.S. e collaboratore della Regione Toscana, è socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, scrive contributi scientifici di ecologia del paesaggio, biodiversità, storia, arte e antropologia del bosco. Suo oggetto privilegiato di ricerca è la rinaturalizzazione spontanea dei terreni abbandonati, in campagna e in città.

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