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di An­na­bel­la Vi­ta­lo­ne e Ar­man­da Pinto

La ma­lat­tia di Al­z­hei­mer (MA) è una ma­lat­tia neu­ro­de­ge­ne­ra­ti­va a de­cor­so cro­ni­co e pro­gres­si­vo, ca­rat­te­riz­za­ta dalla morte neu­ro­na­le. È la causa più co­mu­ne di de­men­za nella po­po­la­zio­ne an­zia­na dei paesi svi­lup­pa­ti: at­tual­men­te si stima ne sia col­pi­ta circa il 5% della po­po­la­zio­ne al di sopra dei 65 anni e circa il 20% degli ultra 85en­ni, anche se in di­ver­si casi può ma­ni­fe­star­si anche un esor­dio pre­co­ce in­tor­no ai 50 anni di vita.

La ma­lat­tia di Al­z­hei­mer è ca­rat­te­riz­za­ta da un pro­ces­so de­ge­ne­ra­ti­vo pro­gres­si­vo che di­strug­ge i neu­ro­ni, che per­do­no ogni pos­si­bi­li­tà di rin­no­va­men­to mi­to­di­co e che sem­bra­no es­se­re par­ti­co­lar­men­te sen­si­bi­li a sti­mo­li no­ci­vi sia eso­ge­ni che en­do­ge­ni. Que­sto causa un de­te­rio­ra­men­to ir­re­ver­si­bi­le delle fun­zio­ni co­gni­ti­ve (me­mo­ria, ra­gio­na­men­to e lin­guag­gio), fino a com­pro­met­te­re l’au­to­no­mia e la ca­pa­ci­tà di com­pie­re le nor­ma­li at­ti­vi­tà quo­ti­dia­ne.

LE CAUSE DEL­L’AL­Z­HEI­MER

Gli ele­men­ti isto­pa­to­lo­gi­ci ca­rat­te­ri­sti­ci di que­sta pa­to­lo­gia sono i gro­vi­gli neu­ro­fi­bril­la­ri e le plac­che se­ni­li, le­sio­ni che si os­ser­va­no in en­ti­tà li­mi­ta­ta anche du­ran­te il nor­ma­le pro­ces­so di in­vec­chia­men­to ma che nel­l’en­ce­fa­lo dei sog­get­ti con MA sono pre­sen­ti in gran­de quan­ti­tà. Un fat­to­re ri­le­van­te nel­l’e­zio­pa­to­ge­ne­si della MA è l’i­po­te­si co­li­ner­gi­ca, che de­scri­ve un’e­vi­den­te per­di­ta di neu­ro­ni co­li­ner­gi­ci in ma­la­ti di Al­z­hei­mer e l’i­po­te­si glu­ta­ma­ter­gi­ca, se­con­do la quale l’ec­ci­to­tos­si­ci­tà da glu­tam­ma­to con­tri­bui­sce alla morte neu­ro­na­le e quin­di al­l’in­sor­gen­za delle de­men­ze, ri­vol­gen­do par­ti­co­la­re in­te­res­se ad un re­cet­to­re io­no­tro­po N-me­til-D-aspar­ta­to (NMDA). Le ipo­te­si hanno ri­ce­vu­to una va­li­da­zio­ne con­vin­cen­te quan­do è stato di­mo­stra­to che le te­ra­pie con ini­bi­to­ri della co­li­ne­ste­ra­si e del glu­tam­ma­to in­du­co­no un si­gni­fi­ca­ti­vo mi­glio­ra­men­to sin­to­ma­ti­co nei pa­zien­ti con ma­lat­tia di Al­z­hei­mer. Tra que­sti, i far­ma­ci mag­gior­men­te uti­liz­za­ti sono il do­ne­pe­zil, la ri­va­stig­mi­na, la ga­lan­ta­mi­na e la me­man­ti­na.

Sono tra­scor­si più di cento anni dalla prima de­scri­zio­ne della ma­lat­tia di Al­z­hei­mer dallo psi­chia­tra e neu­ro­pa­to­lo­go te­de­sco Alois Al­z­hei­mer, ma an­co­ra oggi non se ne co­no­sco­no chia­ra­men­te le cause, come per la mag­gior parte delle ma­lat­tie neu­ro­de­ge­ne­ra­ti­ve. Tut­ta­via, sono stati sco­per­ti al­cu­ni fat­to­ri di ri­schio che pos­so­no au­men­ta­re la pos­si­bi­li­tà di svi­lup­pa­re la ma­lat­tia. Uno di que­sti è si­cu­ra­men­te l’età anche se è im­por­tan­te sot­to­li­nea­re che la MA non è una nor­ma­le com­po­nen­te del­l’in­vec­chia­men­to. Un’al­tra com­po­nen­te da con­si­de­ra­re è la sto­ria fa­mi­glia­re; al­cu­ni geni pos­so­no agire come fat­to­ri di ri­schio ed il ri­schio au­men­ta se più di un mem­bro della fa­mi­glia è af­fet­to dalla ma­lat­tia. Al­cu­ne ri­cer­che sug­ge­ri­sco­no che le stra­te­gie per man­te­ne­re e vi­ve­re in ge­ne­ra­le un in­vec­chia­men­to sano (ali­men­ta­zio­ne, stile di vita, ri­ma­ne­re so­cial­men­te e fi­si­ca­men­te at­ti­vi, evi­ta­re ec­ces­so di alcol e ta­bac­co), pos­so­no aiu­ta­re a man­te­ne­re la sa­lu­te del cer­vel­lo e può anche for­ni­re una certa pro­te­zio­ne con­tro la ma­lat­tia.

COME POS­SO­NO IN­TER­VE­NI­RE LE PIAN­TE ME­DI­CI­NA­LI

Seb­be­ne at­tual­men­te l’ap­proc­cio te­ra­peu­ti­co di prima scel­ta ri­ma­ne il trat­ta­men­to far­ma­co­lo­gi­co, sem­pre più nu­me­ro­se sono le ri­cer­che volte a con­fer­ma­re pro­prie­tà te­ra­peu­ti­che at­tri­bui­te a pian­te me­di­ci­na­li.

I prin­ci­pa­li mec­ca­ni­smi bio­lo­g­i­ci con cui agi­sco­no i com­po­sti ve­ge­ta­li nei con­fron­ti della ma­lat­tia com­pren­do­no per lo più pro­prie­tà an­tin­fiam­ma­to­rie, an­ti­os­si­dan­ti e an­ti­co­li­ne­ste­ra­si­che, dif­fi­cil­men­te at­tri­bui­bi­li ad uno spe­ci­fi­co prin­ci­pio at­ti­vo ma piut­to­sto ad un si­ner­gi­smo in­ter­no del fi­to­com­ples­so tra le so­stan­ze at­ti­ve e non at­ti­ve. Nella droga ve­ge­ta­le sono pre­sen­ti nu­me­ro­se com­po­nen­ti ed è pro­prio la loro azio­ne mul­ti-tar­get e la si­ner­gia di di­ver­si mec­ca­ni­smi d’a­zio­ne che po­treb­be­ro ren­de­re al­cu­ni prin­ci­pi di ori­gi­ne ve­ge­ta­le ef­fi­ca­ci nella neu­ro­de­ge­ne­ra­zio­ne. Tra le pian­te me­di­ci­na­li, il gink­go ri­sul­ta la droga più stu­dia­ta dal punto di vista cli­ni­co ed i ri­sul­ta­ti sono al­quan­to in­co­rag­gian­ti. Gli estrat­ti di gink­go, uti­liz­za­ti nella mag­gior parte degli studi cli­ni­ci, sono stan­dar­diz­za­ti in base al con­te­nu­to di gli­co­si­di fla­vo­ni­ci e lat­to­ni ter­pe­ni­ci. La droga secca, in­fat­ti, con­tie­ne un’al­ta per­cen­tua­le di fla­vo­noi­di che con­fe­ri­sce alla pian­ta at­ti­vi­tà an­ti­os­si­dan­ti. Le azio­ni di Gink­go bi­lo­ba L ri­le­van­ti come po­ten­zia­le te­ra­peu­ti­co e sche­ma­tiz­za­te in Fi­gu­ra 1, con­si­sto­no nel­l’an­ta­go­niz­za­re il PAF (fat­to­re di at­ti­va­zio­ne pia­stri­ni­ca, me­dia­to­re pro-in­fiam­ma­to­rio e neu­ro­tos­si­co) che porta ad un mi­glio­ra­men­to delle pro­prie­tà reo­lo­gi­che del san­gue oltre a pro­dur­re un ef­fet­to an­tin­fiam­ma­to­rio; pre­ve­ni­re il danno cel­lu­la­re in­dot­to dalle spe­cie os­si­ge­no reat­ti­ve (ROS) pro­dot­te a li­vel­lo mi­to­con­dria­le e quin­di un con­se­guen­te ef­fet­to neu­ro­pro­tet­ti­vo; po­treb­be sti­mo­la­re il re­cet­to­re per il NFG (fat­to­re di cre­sci­ta dei neu­ro­ni) ed eser­ci­ta­re un ef­fet­to be­ne­fi­co sui neu­ro­ni. Tutte azio­ni che ri­co­pro­no un ruolo im­por­tan­te nelle pa­to­lo­gie ca­rat­te­riz­za­te da de­fi­cit co­gni­ti­vi, come l’Al­z­hei­mer, nelle quali si os­ser­va una ri­du­zio­ne del flus­so ema­ti­co, as­so­cia­to a pro­du­zio­ne di ra­di­ca­li li­be­ri e neu­ro­de­ge­ne­ra­zio­ne.

Potete del Ginko biloba
Fi­gu­ra 1. Po­ten­zia­li mec­ca­ni­smi d’a­zio­ne degli ef­fet­ti neu­ro­pro­tet­ti­vi di Gink­go bi­lo­ba

La cen­tel­la (Cen­tel­la asia­ti­ca L.) è una pian­ta er­ba­cea spon­ta­nea delle aree tro­pi­ca­li e sub­tro­pi­ca­li la cui droga è rap­pre­sen­ta­ta dalle parti aeree (fo­glie, pic­cio­li e sto­lo­ni) es­sic­ca­te e fram­men­ta­te. La mag­gior parte degli studi far­ma­co­lo­gi­ci sono stati ese­gui­ti ado­pe­ran­do la fra­zio­ne tri­ter­pe­ni­ca to­ta­le della pian­ta (FTTCA) com­po­sta da acido asia­ti­co (30%), acido me­de­cas­si­co (30%) ed asia­ti­co­si­de (40%). Tra i molti usi della cen­tel­la nella me­di­ci­na tra­di­zio­na­le è uti­liz­za­ta anche come to­ni­co ce­re­bra­le, per mi­glio­ra­re la me­mo­ria. Seb­be­ne il mec­ca­ni­smo mo­le­co­la­re con cui que­sta pian­ta eser­ci­ti i suoi ef­fet­ti neu­ro­pro­tet­ti­vi e di mi­glio­ra­men­to co­gni­ti­vo non sia an­co­ra pie­na­men­te com­pre­so, ci sono di­ver­se ipo­te­si emer­gen­ti come le pro­prie­tà an­ti­os­si­dan­ti, l’i­ni­bi­zio­ne della pro­du­zio­ne di pro­tei­ne proa­pop­to­ti­che e pro­mo­zio­ne di pro­tei­ne an­ti­a­pop­to­ti­che; l’i­ni­bi­zio­ne del­l’en­zi­ma ace­til­co­li­ne­ste­ra­si (AChE), fa­vo­ren­do quin­di un po­ten­zia­le au­men­to della di­spo­ni­bi­li­tà di ace­til­co­li­na per la tra­smis­sio­ne co­li­ner­gi­ca; ha di­mo­stra­to di ini­bi­re la fo­sfo­li­pa­si A2 nei neu­ro­ni iso­la­ti e nel cer­vel­lo degli ani­ma­li trat­ta­ti, aven­do ef­fet­ti neu­ro­pro­tet­ti­vi con­tro l’a­pop­to­si che può es­se­re sfrut­ta­to nel de­te­rio­ra­men­to co­gni­ti­vo in ma­lat­tie come l’Al­z­hei­mer; oltre al suo im­por­tan­te ruolo sul­l’au­men­to della re­si­sten­za e del tono ve­no­so va­sa­le.

Gly­cyr­rhi­za gla­bra, co­mu­ne­men­te nota come li­qui­ri­zia, è un’er­ba pe­ren­ne ori­gi­na­ria del­l’A­sia ed è una delle più an­ti­che e po­po­la­ri pian­te me­di­ci­na­li del mondo. La droga è co­sti­tui­ta dalla ra­di­ce es­sic­ca­ta (Fi­gu­ra 2), il co­lo­re ester­no è mar­ro­ne scuro, men­tre l’in­ter­no fi­bro­so ha la ca­rat­te­ri­sti­ca co­lo­ra­zio­ne gial­la. Nella com­ples­si­tà della sua com­po­si­zio­ne, i fi­to­co­sti­tuen­ti bioat­t­i­vi prin­ci­pa­li nella ra­di­ce di li­qui­ri­zia sono la gli­cir­ri­zi­na, sa­po­ni­na tri­ter­pe­ni­ca dal sa­po­re dolce e il com­po­sto di tipo fe­no­li­co iso­li­qui­ri­ti­ge­ni­na. I suoi po­ten­zia­li ef­fet­ti po­si­ti­vi nei di­stur­bi come de­men­za ed Al­z­hei­mer sono stati evi­den­zia­ti so­prat­tut­to in vitro, con at­ti­vi­tà an­ti­os­si­dan­ti. L’a­ci­do gli­cir­ri­zi­co, pre­sen­te nel­l’e­strat­to eta­no­li­co flui­do, ini­bi­sce la ge­ne­ra­zio­ne di ROS, la ci­to­tos­si­ci­tà e la do­wn­re­gu­la­tion del glu­ta­tio­ne (GSH), il com­po­nen­te cri­ti­co del si­ste­ma an­ti­os­si­dan­te del cer­vel­lo, di­mi­nuen­do lo stress os­si­da­ti­vo e ri­du­cen­do il danno delle cel­lu­le ce­re­bra­li. Ha di­mo­stra­to un’im­por­tan­te at­ti­vi­tà nel ri­dur­re il mi­sfol­ding della pro­tei­na tau, nor­ma­liz­za­re il gene pro-apop­to­ti­co ERN2, fa­vo­ren­do una sua di­mi­nu­zio­ne e un au­men­to di ERP44, DNA­J­C3, e SERP1, che gio­ca­no un ruolo im­por­tan­te nella pro­mo­zio­ne del nor­ma­le ri­pie­ga­men­to delle pro­tei­ne, in par­ti­co­la­re SERP1. Que­sta at­ti­vi­tà è di par­ti­co­la­re im­por­tan­za per­ché mu­ta­zio­ni di que­sti fat­to­ri fa­vo­ri­sco­no l’in­sor­gen­za della neu­ro­de­ge­ne­ra­zio­ne e la gly­cyr­rhi­za po­treb­be con­tri­bui­re ad una pro­te­zio­ne della vi­ta­li­tà cel­lu­la­re in ma­lat­tie come la MA.

Radice di liquirizia
Fi­gu­ra 2. Ra­di­ce di Gly­cyr­rhi­za gla­bra [giar­di­nag­gio.net, 2020]

Esi­sto­no inol­tre evi­den­ze cli­ni­che molto pre­li­mi­na­ri per una pos­si­bi­le ef­fi­ca­cia di Me­lis­sa of­fi­ci­na­lis e di Sal­via of­fi­ci­na­lis, gra­zie alla pre­sen­za nei loro estrat­ti al­co­li­ci di so­stan­ze quali oli es­sen­zia­li e acidi fe­no­li­ci, utili per l’in­ver­sio­ne del de­te­rio­ra­men­to co­gni­ti­vo e della me­mo­ria nella MA. La sal­via ha una sto­ria che si esten­de fino al­l’an­ti­ca Gre­cia, dove ve­ni­va usata come sti­mo­lan­te co­gni­ti­vo e per pre­ve­ni­re il de­cli­no le­ga­to al­l’e­tà. I com­po­nen­ti bioat­t­i­vi più ab­bon­dan­ti nella sal­via hanno di­mo­stra­to po­ten­ti pro­prie­tà ini­bi­to­rie della co­li­ne­ste­ra­si ed im­por­tan­ti at­ti­vi­tà an­ti­os­si­dan­ti, per­met­ten­do un ap­proc­cio di que­sta pian­ta nella de­men­za di tipo Al­z­hei­mer. Ha di­mo­stra­to di pro­teg­ge­re i topi dalla neu­ro­tos­si­ci­tà in­dot­ta da Aβ ini­ben­do gli au­men­ti del fat­to­re di ne­cro­si tu­mo­ra­le -α (TNF-α), dei li­vel­li di in­ter­leu­chi­na 6 (IL-6) e del­l’A­ChE, con con­se­guen­te au­men­to della di­spo­ni­bi­li­tà di ACh nel cer­vel­lo, mi­ti­ga inol­tre le ri­du­zio­ni di BDNF (fat­to­re neu­ro­tro­fi­co di de­ri­va­zio­ne ce­re­bra­le) in­dot­te da Aβ. Sono state evi­den­zia­te in­fi­ne, mi­glio­ra­men­to dello stress os­si­da­ti­vo mi­to­con­dria­le e mec­ca­ni­smi an­tin­fiam­ma­to­ri. Anche la me­lis­sa, seb­be­ne meno stu­dia­ta, sem­bra mi­glio­ra­re le fun­zio­ni co­gni­ti­ve e ri­dur­re l’a­gi­ta­zio­ne in pa­zien­ti con MA da lieve a mo­de­ra­ta, gra­zie alla sua at­ti­vi­tà sul re­cet­to­re sia ni­co­ti­ni­co che mu­sca­ri­ni­co del­l’A­Ch; inol­tre è emer­so che i com­po­sti del­l’e­strat­to e del­l’o­lio es­sen­zia­le sono in grado di le­ga­re re­cet­to­ri se­ro­to­ni­ner­gi­ci e ga­baer­gi­ci (5-HT1A, 5-HT2A e GABAA).

Un grup­po di com­po­sti di no­te­vo­le in­te­res­se far­ma­co­lo­gi­co che po­treb­be­ro in­fluen­za­re la pro­gres­sio­ne della MA sono gli al­ca­loi­di: wi­ta­ni­na, sco­po­le­ti­na e som­ni­fe­ri­na, fi­to­co­sti­tuen­ti di Wi­tha­nia som­ni­fe­ra, detta anche ‘gin­seng in­dia­no’ o ash­wa­gan­d­ha. La droga è co­sti­tui­ta so­prat­tut­to dalle ra­di­ci es­sic­ca­te, uti­liz­za­ta fin dal­l’an­ti­chi­tà nella tra­di­zio­ne Ayur­ve­di­ca, come ri­me­dio tra­di­zio­na­le di mol­te­pli­ci pa­to­lo­gie neu­ro­lo­gi­che e con­si­de­ra­ta uno dei prin­ci­pa­li agen­ti ri­ge­ne­ran­ti. Il suo ipo­te­ti­co mec­ca­ni­smo di neu­ro­pro­te­zio­ne nella MA può es­se­re de­ter­mi­na­to dalla at­ti­vi­tà an­ti­os­si­dan­te ri­scon­tra­ta nel­l’e­strat­to flui­do e in molti com­po­nen­ti della pian­ta allo stato puro, che fa­vo­ri­sce l’au­men­to do­se-di­pen­den­te del­l’at­ti­vi­tà di ca­ta­la­si (CAT), su­pe­ros­si­do di­smu­ta­si (SOD), e glu­ta­tio­ne pe­ros­si­da­si (GPx) e del loro ruolo nel­l’i­ni­bi­zio­ne della pe­ros­si­da­zio­ne li­pi­di­ca (LPO); ri­du­ce in modo si­gni­fi­ca­ti­vo il danno cel­lu­la­re delle cel­lu­le ip­po­cam­pa­li di ratto, espo­ste a stress os­si­da­ti­vo.

Ad oggi, i trat­ta­men­ti far­ma­co­lo­gi­ci e l’in­te­gra­zio­ne di sin­go­li nu­trien­ti sem­bra­no avere ri­le­van­za li­mi­ta­ta in ter­mi­ni di pre­ven­zio­ne e trat­ta­men­to della MA, per que­sto, stan­no emer­gen­do stra­te­gie ba­sa­te su ap­proc­ci mul­ti­mo­da­li in­te­gra­ti (dieta, eser­ci­zio fi­si­co e al­le­na­men­to co­gni­ti­vo). Par­ti­co­lar­men­te utili è una dita ricca in po­li­fe­no­li, il cui po­ten­zia­le ef­fet­to be­ne­fi­co nel cer­vel­lo sem­bra es­se­re cor­re­la­to alla loro ca­pa­ci­tà di in­te­ra­gi­re con i per­cor­si di se­gna­la­zio­ne in­tra­cel­lu­la­re, neu­ro­na­le e glia­le, in­fluen­zan­do così il si­ste­ma va­sco­la­re pe­ri­fe­ri­co e ce­re­bra­le, pro­teg­gen­do i neu­ro­ni vul­ne­ra­bi­li, mi­glio­ran­do la fun­zio­ne neu­ro­na­le esi­sten­te o sti­mo­lan­do la ri­ge­ne­ra­zio­ne neu­ro­na­le. Tra i vari pro­dot­ti ali­men­ta­ri con­te­nen­ti po­li­fe­no­li è im­por­tan­te ci­ta­re l’o­lio ex­tra­ver­gi­ne d’o­li­va, uno dei com­po­nen­ti co­sti­tu­ti­vi prin­ci­pa­li delle diete MeDi (dieta me­di­ter­ra­nea) e MIND (in­sie­me di dieta me­di­ter­ra­nea e dieta DASH – Me­di­ter­ra­nean-Die­ta­ry Ap­proa­ches to Stop Hy­per­ten­sion In­ter­ven­tion for Neu­ro­de­ge­ne­ra­ti­ve Delay), il cui po­ten­zia­le be­ne­fi­cio sulla sa­lu­te ce­re­bra­le po­treb­be es­se­re do­vu­to alla pre­sen­za dei suoi co­sti­tuen­ti bioat­t­i­vi come gli acidi olei­ci e i com­po­sti fe­no­li­ci. In­fi­ne, è im­por­tan­te men­zio­na­re anche Cur­cu­ma longa L., le cui po­ten­zia­li at­ti­vi­tà nella de­men­za di tipo Al­z­hei­mer sono rias­sun­te nella Fi­gu­ra 3, che com­pren­do­no: pro­prie­tà an­ti­os­si­dan­ti e ca­pa­ci­tà di neu­tra­liz­za­re i ROS, sop­pres­sio­ne del­l’at­ti­vi­tà del fat­to­re di ne­cro­si tu­mo­ra­le (TNF), ini­bi­zio­ne della for­ma­zio­ne di plac­che Aβ e po­ten­zia­le ef­fet­to an­tin­fiam­ma­to­rio, an­ti­os­si­dan­te e li­po­fi­li­co.

Efficacia della curcuma
Fi­gu­ra 3. Ef­fi­ca­cia della cur­cu­mi­na, fi­to­co­sti­tuen­te bioat­t­i­vo di Cur­cu­ma longa, nel trat­ta­men­to della de­men­za as­so­cia­ta al morbo di Al­z­hei­mer [mo­di­fi­ca­ta da Tewari et al., 2018]

In con­clu­sio­ne, si può af­fer­ma­re che, data la com­ples­si­tà della ma­lat­tia di Al­z­hei­mer, le te­ra­pie che mi­ra­no a di­ver­si mec­ca­ni­smi sem­bra­no ac­qui­si­re sem­pre più senso. Ideal­men­te, sa­reb­be au­spi­ca­bi­le per­so­na­liz­za­re la te­ra­pia in base a tale obiet­ti­vo. Nei vari studi presi in esame in que­sto ar­ti­co­lo, è stata di­mo­stra­ta l’in­fluen­za che gli estrat­ti ve­ge­ta­li ed i loro com­po­sti iso­la­ti po­treb­be­ro avere a li­vel­lo del si­ste­ma ner­vo­so cen­tra­le; in al­cu­ni casi emer­ge come la nor­ma­le fun­zio­ne cel­lu­la­re sem­bra man­te­nu­ta dalle so­stan­ze nu­tri­ti­ve pre­sen­ti in al­cu­ni ali­men­ti. Di con­se­guen­za, l’uso di al­cu­ne pian­te me­di­ci­na­li, sia sotto forma di nu­trien­ti che di estrat­ti ve­ge­ta­li, per cer­ca­re di li­mi­ta­re e pre­ve­ni­re le di­sfun­zio­ni cel­lu­la­ri, po­treb­be di­mo­strar­si un ri­le­van­te ap­proc­cio in­te­gra­to nei pa­zien­ti af­fet­ti da Al­z­hei­mer. Na­tu­ral­men­te, sa­ran­no ne­ces­sa­ri ul­te­rio­ri studi pre­cli­ni­ci e cli­ni­ci, per di­mo­stra­re la si­cu­rez­za e l’ef­fi­ca­cia dei vari estrat­ti in tale am­bi­to. Nel caso di esito fa­vo­re­vo­le que­sto au­men­te­rà si­gni­fi­ca­ti­va­men­te la pos­si­bi­li­tà di svi­lup­po di far­ma­ci ve­ge­ta­li per la ma­lat­tia di Al­z­hei­mer.

 

Sunto ed ag­gior­na­men­to del­l’e­la­bo­ra­to di tesi in Far­ma­co­gno­sia del corso di lau­rea in Far­ma­cia, Sa­pien­za Uni­ver­si­tà di Roma.

Re­la­to­re: Dott.​ssa An­na­bel­la Vi­ta­lo­ne – Di­par­ti­men­to di Fi­sio­lo­gia e Far­ma­co­lo­gia “Vit­to­rio Er­spa­mer”, Sa­pien­za Uni­ver­si­tà di Roma.

Stu­den­te: Dr.​ssa Ar­man­da Pinto, lau­rea­ta in Far­ma­cia, pres­so Sa­pien­za – Uni­ver­si­tà di Roma. E-mail: ar­man­da­pin­to3@​gmail.​com

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