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di Claudio Casini

Con erbacee perenni ornamentali si intende indicare tutte quelle piante che non sviluppano strutture legnose, che periodicamente rinnovano la parte epigea della pianta, mantenendo sempre attiva e vitale la parte ipogea e che hanno un utilizzo ornamentale nel giardino. Si tratta di un gruppo estremamente eterogeneo, in cui si possono trovare piante come le bulbose, le stolonifere, le rizomatose, le felci, o le graminacee. Questo avviene perché non siamo di fronte ad una vera suddivisione botanica, bensì ad un raggruppamento pratico ed utilitaristico. Questo tipo di piante, insieme con le erbacee annuali e biennali, tradizionalmente va a costituire la parte erbacea del giardino, andando a sostenere la parte strutturale, costituita da alberi ed arbusti, con abbondanti fioriture stagionali.
Nell’uso comune queste piante entrano a far parte di una struttura regolare e definita che mira al mantenimento di un certo grado di ordine all’interno del giardino. Una delle difficoltà riscontrabili in simili composizioni però risiede nel fatto che spesso vengono associate piante con esigenze molto distanti fra loro e che pertanto richiedono cure e attenzioni diverse: un approccio questo che comporta numerosi interventi ed apporti esterni, tra i quali rimozione delle infestanti, concimazioni e irrigazioni. (Rainer, West, 2016).

Negli ultimi anni sta però iniziando a prendere piede un’idea di giardino più “spontaneo” o naturale che attraverso un miscuglio di piante erbacee, lasciate sviluppare autonomamente, associato ad una struttura arborea e arbustiva, mira a ricreare l’effetto dei prati spontanei. Quindi molte delle attuali ricerche in merito all’utilizzo delle erbacee perenni in giardino stanno focalizzando la loro attenzione non soltanto sull’estetica delle piante, che comunque rimane parte fondamentale, ma anche sui benefici ambientali che queste coltivazioni possono portare.
Infatti, l’utilizzo di erbacee perenni in giardino può portare numerosi benefici non solo dal punto di vista estetico-funzionale o gestionale, ma anche dal punto di vista ambientale, soprattutto se si realizza un impianto con più specie mescolate tra loro, andando appunto a mimare ciò che avviene in natura.

erbacee perenni fiori
Battery Park, New York, USA (foto di Claudio Casini)

In questo articolo si vuole focalizzare l’attenzione sui principali benefici che possono derivare da un corretto e consapevole utilizzo delle erbacee perenni in giardino, chiarendo fin da subito che, essendo un gruppo di piante molto ampio e variegato e che numerose ricerche sono in via di sviluppo, non tutto quello che verrà descritto potrà essere automaticamente applicabile a tutte le situazioni.

Prolungare il periodo di interesse del giardino

All’interno del gruppo di erbacee perenni ornamentali è possibile trovare numerose piante con esigenze ecologiche molto simili ma con morfologia e fisiologia molto diverse. Questo ci permette ad esempio di creare un impianto che si adatti perfettamente ad un determinato luogo ma che comprenda molte specie diverse, così da avere una scalarità di fioritura che potrà rendere visivamente attraente e gradevole l’intero impianto vegetale, fornendo sempre, o quasi, una nota gradevole di colore.
Inoltre, utilizzando le giuste piante, con le giuste caratteristiche di sviluppo e portamento, sarà possibile creare un impianto esteticamente gradevole anche durante i mesi invernali: una volta che la porzione aerea delle piante sarà disseccata potrà essere lasciata in loco fornendo così una composizione invernale suggestiva e inconsueta.

 riserva naturale piante erbacee
Riserva naturale di Pensthorpe, USA (foto di Piet Oudolf)

Accrescere la sostenibilità

L’utilizzo di erbacee perenni longeve associate a piante legnose riduce gli apporti necessari alla vita del giardino, quali concimi ed acqua e riduce la necessità di sfalci e potature non più necessarie (Oudolf, Kingsbury, 2013) contribuendo così a ridurre i costi di gestione del giardino. Quindi grazie ad un’attenta progettazione dell’impianto vegetale ed una corretta gestione dello stesso è possibile ottenere un incremento della sostenibilità economica del giardino. La realizzazione di un impianto composto da più specie vegetali, pensato in un’ottica di sviluppo autonomo, riduce gli interventi di sfalcio ad un unico taglio da effettuarsi a fine inverno, con il quale si rimuovono completamente le porzioni aeree secche lasciando campo libero alla ripresa vegetativa primaverile. In questo contesto dunque il giardiniere (o il proprietario del giardino) dovrà essere consapevole di avere un’entità che si evolve nel tempo e quindi dovrà da un lato adattarsi alla naturale evoluzione delle piante e dall’altro dovrà essere pronto ad intervenire con successivi reimpianti o sostituzioni atti a garantire lo sviluppo dell’impianto nel tempo. Non sempre sarà facile gestire l’impianto o ridurre effettivamente i costi di gestione ma in via teorica ed in varie situazioni reali ciò è possibile.

Contribuire attivamente al sostentamento della biodiversità

La creazione di un impianto vegetale ricco di specie diverse, con caratteristiche morfologiche e fisiologiche differenti, garantisce un’elevata varietà di habitat e contribuisce al potenziale sostentamento di una maggiore diversità biologica. In ambiente urbano, ma un simile discorso è applicabile anche in ambienti extra urbani, la presenza di giardini, fonti di habitat e nutrimento differenziati alle specie animali, contribuisce al mantenimento della biodiversità. Ogni giardino quindi non dovrebbe essere considerato nel suo singolo ma dovrebbe essere visto all’interno del sistema generale del verde.

Di fondamentale importanza per l’equilibrio ed il sostentamento degli ecosistemi sono le specie impollinatrici che garantiscono i processi riproduttivi di numerose piante ed è ben noto come la maggior parte delle piante da fiore contribuisca al sostentamento degli impollinatori in un processo di mutuo beneficio. Dunque, l’utilizzo di piante da fiore in giardino contribuisce anch’esso al sostentamento degli impollinatori.

 allium fiore aglio selvatico insetto
Ape su fiore di Allium  (foto di Claudio Casini)

Da recenti studi effettuati dalla Royal Horticultural Society inglese è stato dimostrato come un mix variegato di piante erbacee native e non native contribuisca al prolungamento del periodo di fioritura, garantendo così una maggiore abbondanza di fiori e di conseguenza fornendo maggiori possibilità di nutrimento agli impollinatori e a tutte le forme di vita che trovano sostentamento in quella comunità (Salisbury, Armitage, Bostock, Perry, Tatchell, Thompson, 2015).

Ottimizzare l’utilizzo delle risorse ambientali

L’elevato numero di specie e la varietà di ambienti da cui esse provengono permette di avere un alto numero possibile di piante che si adattano alle condizioni pedo-climatiche del luogo in cui vogliamo realizzare il nostro impianto. Esistono numerose specie che necessitano di pochissime risorse e si adattano perfettamente a climi aridi e a terreni poveri, allo stesso tempo esistono numerose specie, originarie di ambienti palustri che si adattano perfettamente a terreni umidi con frequenti ristagni idrici. Ovviamente tali considerazioni sono valide anche per le specie legnose ma, come detto in precedenza, l’elevato numero di specie erbacee con scopi ornamentali rende possibile la creazione di impianti variegati che abbiano tutte quelle caratteristiche di pluri-specificità di cui abbiamo parlato in precedenza. Quindi nell’ottica di un terreno pedo-climaticamente “difficile” sarà più facile reperire un elevato numero di erbacee perenni ornamentali rispetto a piante legnose. Per comprendere al meglio come le specie erbacee si potrebbero adattare al clima è auspicabile verificare la zona di provenienza di ogni singola specie e verificare l’habitat in cui essa è inserita. Molto spesso invece in letteratura vengono riportati dati che si adattano perfettamente al luogo in cui sono state svolte le ricerche, ma che potrebbero variare moltissimo in base alle condizioni climatiche, questo perché, soprattutto le specie erbacee, sono molto sensibili alle variazioni pedo-climatiche, molto più delle specie legnose.

 pianta erbacea perenne
Eryngium in ambiente dunale (foto di Claudio Casini)

In conclusione, se da un lato è possibile trovare un elevato range di possibilità con specie diverse, dall’altro lato è possibile verificare una ridotta tolleranza alle variazioni ambientali di ogni singola specie, determinando l’importanza di un’accurata selezione delle specie che, nell’ottica di un’ottimizzazione delle risorse ambientali, dovranno adattarsi il più possibile al sito di impianto così da non richiedere, o quasi, apporti di nutrienti o acqua dall’esterno.

Conclusioni

Questa breve introduzione sulle erbacee perenni ha lo scopo di introdurre ad un settore molto vasto e variegato, centrando l’attenzione sulle possibilità che queste piante offrono. Le numerose ricerche effettuate negli ultimi anni stanno permettendo di comprendere le elevate possibilità, non solo ornamentali, che queste piante possono esprimere. Sempre più si sta comprendendo l’importanza di osservare e capire come queste piante si comportano in comunità naturali, quali specie si adattano maggiormente a determinate condizioni pedo-climatiche e come queste si relazionano tra loro, così da formare un insieme armonico e resiliente ai mutamenti ambientali. Le comunità naturali di erbacee sono costituite da un ricco mosaico di specie perfettamente adattate al luogo in grado di esprime al meglio tutte quelle caratteristiche di cui si è parlato, sorpassando di gran lunga le piantagioni ornamentali convenzionali (Rainer, West, 2016).

Per permettere alle erbacee perenni di esprimere a pieno il loro potenziale è necessario cambiare il nostro modo di pensare la piantagione, passando da un approccio individualistico, centrato sulla singola specie, ad un approccio comunitario, centrando la nostra attenzione sulla creazione di un insieme di piante perfettamente adattato al luogo e perfettamente in sintonia tra loro, siano esse native o non.

Bibliografia

  • Rainer T., West C. (2016), Planting in a post-wild world, Timber Press, Portland, Oregon
  • Oudolf P., Kingsbury N. (2013), Planting a new perspective, Timber Press, Portland, Oregon
  • a cura di Dunnett N., Hitchmough J. (2004), The Dynamic Landscape: Design, Ecology and Management of Naturalistic Urban Planting, Taylor & Francis, Abingdon, UK
  • Webster E., Cameron RWF., Culham A. (2017), Gardening in a Changing Climate, Royal Horticultural Society, UK.
  • Salisbury, A., Armitage, J., Bostock, H., Perry, J., Tatchell, M., Thompson, K. (2015), Enhancing gardens as habitats for flower-visiting aerial insects (pollinators): should we plant native or exotic species?, Journal of Applied Ecology, 2015, N.52, Pag. 1156–1164.
  • Royal Horticultural Society (2015), Gardens as habitats for pollinators, Bulletin 1 – August 2015, Royal Horticultural Society, UK.

Claudio Casini, paesaggista, si è laureato all’Università degli Studi di Firenze nel 2014. Specializzato nella progettazione della componente vegetale dei progetti di paesaggio, negli ultimi anni si è dedicato allo studio delle erbacee perenni ornamentali. E-mail: claudio.casini.88@gmail.com

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