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di Mi­che­le Cer­ra­to

Il pre­sen­te ar­ti­co­lo è frut­to della mia per­so­na­le cu­rio­si­tà di co­no­sce­re, in qua­li­tà di al­le­va­to­re e di ap­pas­sio­na­to della ma­te­ria, le ori­gi­ni sto­ri­che di una razza, che i pa­sto­ri de­fi­ni­sco­no “Capra Na­po­le­ta­na” o “Torca Nera”.

Que­sta nota pren­de spun­to dalla pre­sen­za di una po­po­la­zio­ne ca­pri­na, al­le­va­ta quasi esclu­si­va­men­te sui Monti Lat­ta­ri (ter­ri­to­ri a con­fi­ne tra le pro­vin­ce di Sa­ler­no e Na­po­li), com­po­sta da 400-500 capi, che pre­sen­ta par­ti­co­la­ri aspet­ti fe­no­ti­pi­ci, quali: pro­fi­lo mon­to­ni­no, pelo raso, orec­chie lun­ghe e pen­den­ti, man­tel­lo di di­ver­so co­lo­re, con una pre­va­len­za di capi pez­za­ti, po­mel­la­ti, grigi e, oc­ca­sio­nal­men­te, scre­zia­ti.
Al­l’in­ter­no di que­ste greg­gi è pos­si­bi­le in­di­vi­dua­re dei sog­get­ti che dif­fe­ri­sco­no dagli altri sotto di­ver­si aspet­ti, quali: orec­chie leg­ger­men­te più lun­ghe e pen­den­ti, man­tel­lo di co­lo­re nero uni­for­me, a pelo raso, mar­ca­to pro­gna­ti­smo man­di­bo­la­re.
I capi che pre­sen­ta­no tali ca­rat­te­ri­sti­che co­sti­tui­sco­no quel­la che, in pri­mis dai pa­sto­ri, è stata de­fi­ni­ta “Capra Na­po­le­ta­na” o “Torca Nera”. A quan­to pare, i pa­sto­ri non al­le­va­no con pia­ce­re tale razza (sono al­le­va­te, quasi sem­pre, le fem­mi­ne), in quan­to ad essa sem­bra as­so­ciar­si una mi­no­re pro­du­zio­ne di latte, ma anche una mi­no­re ca­pa­ci­tà di re­si­ste­re al ri­gi­do clima in­ver­na­le, che ca­rat­te­riz­za il luogo di prin­ci­pa­le dif­fu­sio­ne della razza.
Se­con­do gli stes­si al­le­va­to­ri, nel pas­sa­to, que­sto tipo di capra era no­te­vol­men­te dif­fu­sa in tutta la pro­vin­cia di Na­po­li e nelle zone pia­neg­gian­ti li­mi­tro­fe, delle pro­vin­ce di Sa­ler­no e Ca­ser­ta.
La cu­rio­si­tà mi ha spin­to a ve­ri­fi­ca­re l’e­ven­tua­le di­spo­ni­bi­li­tà di in­for­ma­zio­ni do­cu­men­ta­te ed au­to­re­vo­li, in grado di con­fer­ma­re l’e­si­sten­za nel pas­sa­to di capre nere.
La con­fer­ma po­si­ti­va è giun­ta da al­cu­ni la­vo­ri scien­ti­fi­ci, pro­dot­ti da qua­li­fi­ca­ti grup­pi di ri­cer­ca­to­ri del­l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Na­po­li, negli anni ‘70, nei quali si evi­den­zia chia­ra­men­te la pre­sen­za e la dif­fu­sio­ne delle capre nere, nelle greg­gi a quei tempi pre­sen­ti in pro­vin­cia di Na­po­li.
In anni più re­cen­ti sono state com­piu­te im­por­tan­ti azio­ni pub­bli­che, a fa­vo­re della tu­te­la del pa­tri­mo­nio ca­pri­no na­po­le­ta­no, tra le quali spic­ca, si­cu­ra­men­te, l’at­ti­va­zio­ne del Re­gi­stro Ana­gra­fi­co, pres­so l’As­so­na­pa, della razza ca­pri­na na­po­le­ta­na, dal 2002. Bi­so­gna, tut­ta­via, no­ta­re che ad oggi non ri­sul­ta­no capi iscrit­ti in tale re­gi­stro; ciò di­pen­de, con gran­de pro­ba­bi­li­tà, dalla man­ca­ta azio­ne di sen­si­bi­liz­za­zio­ne da parte delle Isti­tu­zio­ni lo­ca­li e del­l’As­so­cia­zio­ne degli Al­le­va­to­ri, ma anche dalla quasi to­ta­le scom­par­sa, nella pro­vin­cia di Na­po­li, di greg­gi di capre nere uti­liz­za­te per pro­dur­re red­di­to.
A do­cu­men­ta­re, inol­tre, la pre­sen­za a Na­po­li di capre nere, sono al­cu­ne foto, ri­sa­len­ti al pe­rio­do com­pre­so tra il 1880 ed il 1909, che evi­den­zia­no:
1. La pre­sen­za con­tem­po­ra­nea di capre ca­rat­te­riz­za­te da una evi­den­te dif­fe­ren­za nel co­lo­re del man­tel­lo, nella lun­ghez­za del pelo, nella forma delle corna. Molti, tra tali sog­get­ti, sem­bra­no pre­sen­ta­re aspet­ti si­mi­li alle capre della razza Na­po­le­ta­na, al­le­va­te sui Lat­ta­ri;
2. L’as­sen­za di capre dal co­lo­re del man­tel­lo di tipo po­mel­la­to e di altri si­mi­li, che sono at­tual­men­te pre­sen­ti nei ca­pri­ni al­le­va­ti sui Lat­ta­ri.
Que­ste in­for­ma­zio­ni mi hanno fatto sup­por­re che gli at­tua­li ca­pri­ni del com­pren­so­rio dei Monti Lat­ta­ri e, dun­que, anche quel­li ap­par­te­nen­ti alla razza na­po­le­ta­na, de­ri­vi­no dal­l’in­cro­cio di capre lo­ca­li con quel­le di ceppo nu­bia­no. L’i­po­te­si della pro­ve­nien­za di tali capi dal ceppo nu­bia­no è aval­la­ta dal fatto che, du­ran­te l’e­po­ca co­lo­nia­le, il porto di Na­po­li è stato il più im­por­tan­te porto ita­lia­no per l’in­ter­scam­bio com­mer­cia­le con i Paesi del­l’o­rien­te.
I ri­sul­ta­ti a cui sono per­ve­nu­to sono, tut­ta­via, in linea con le in­for­ma­zio­ni che mi sono state rese di­spo­ni­bi­li dai pa­sto­ri, sia sulle an­ti­che ori­gi­ni lo­ca­li di que­ste capre nere, la cui pre­sen­za è do­cu­men­ta­ta già a par­ti­re dalla fine del­l’800, sia sulla even­tua­le pro­ve­nien­za medio orien­ta­le delle stes­se (non a caso, in­fat­ti, la capra na­po­le­ta­na è anche chia­ma­ta “Capra Torca Nera”).

Capra Napoletana
Capra Na­po­le­ta­na (foto Ar­chi­vio RARE)

Mi­che­le Cer­ra­to, lau­rea­to in Scien­ze Agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi di Na­po­li Fe­de­ri­co II, è ri­cer­ca­to­re alla Fa­col­tà di Eco­no­mia del­l’U­ni­ver­si­tà di Sa­ler­noCur­ri­cu­lum vitae >>>

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