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… CAT­TI­VA CO­MU­NI­CA­ZIO­NE E IGNO­RAN­ZA ALI­MEN­TA­RE

di Ja­co­po Go­rac­ci

Leg­gia­mo in que­sti mesi sui gior­na­li molte en­fa­ti­che no­ti­zie le­ga­te alle in­no­va­zio­ni ri­guar­dan­ti il caro vec­chio po­mo­do­ro. Po­mo­do­ri viola, al gusto di rosa, con­te­nen­ti vac­ci­ni, ge­ne­ti­ca­men­te mo­di­fi­ca­ti. Ma cosa avran­no mai fatto di male?
An­dia­mo per gradi e fac­cia­mo or­di­ne.
Re­cen­te­men­te è av­ve­nu­ta la crea­zio­ne di un “po­mo­do­ro viola” (Foto 1), frut­to di in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca, ar­ric­chi­to di fla­vo­noi­di (1) al cui grup­po ap­par­ten­go­no le an­to­cia­ni­ne, an­ti­os­si­dan­ti con un pro­va­to ef­fet­to an­ti­tu­mo­ra­le (2).

I pomodori viola frutto della sperimentazione

Uno stu­dio eu­ro­peo, sca­tu­ri­to dal “pro­get­to Flora” (3) (un pro­gram­ma da 3.3 mi­lio­ni di Euro), ha stu­dia­to le pro­prie­tà di po­mo­do­ri OGM che con­ten­go­no due geni pro­ve­nien­ti dal fiore “bocca di leone” e pro­du­co­no una quan­ti­tà im­por­tan­te di an­to­cia­ni­ne, di cui nor­mal­men­te i po­mo­do­ri, pur ric­chi di so­stan­ze ad azio­ne an­ti­can­cro come i li­co­pe­ni (4), , sono privi. Que­sta so­la­na­cea, in­se­ri­ta nella dieta di topi mu­tan­ti pri­va­ti di un gene (il p53) e quin­di par­ti­co­lar­men­te su­scet­ti­bi­li ai tu­mo­ri, è riu­sci­ta ad al­lun­ga­re si­gni­fi­ca­ti­va­men­te la so­prav­vi­ven­za di tali ani­ma­li, po­sti­ci­pan­do la com­par­sa – scon­ta­ta – del tu­mo­re. Si è as­si­sti­to, in­fat­ti, a circa 40 gior­ni di vita in più, da 142 a 182.
Que­sto espe­ri­men­to è stato mosso dal fatto che l’at­tua­le dieta se­gui­ta dalla mag­gio­ran­za della po­po­la­zio­ne nel mondo oc­ci­den­ta­le – co­sid­det­to svi­lup­pa­to – non sem­bra es­se­re suf­fi­cien­te a ga­ran­ti­re un ap­por­to ade­gua­to di an­to­cia­ni­ne, pre­sen­ti in­ve­ce in di­ver­se quan­ti­tà nelle ver­du­re e nella frut­ta, ma so­prat­tut­to in frut­ti di bosco, uva, ca­vo­lo rosso e aran­ce rosse (Ta­bel­la 1).

Ta­bel­la 1. Pre­sen­za di an­to­cia­ni­ne in al­cu­ni ali­men­ti

 Ali­men­ti

 Con­te­nu­to di an­to­cia­ni­ne
(mg/100g di ali­men­to)

 Me­lan­za­na

 750

 Aran­cia

 200

 Mora

 115

 Lam­po­ne

 10-60

 Ci­lie­gia

 350-400

 Ribes

 80-420

 Pom­pel­mo rosso

 30-750

 Vino rosso

 24-35

Tali ali­men­ti, in­fat­ti, non ven­go­no in­se­ri­ti co­stan­te­men­te ed in quan­ti­tà suf­fi­cien­te nel re­gi­me ali­men­ta­re mo­der­no.
Viene spon­ta­neo, però, chie­der­si per­ché si deb­ba­no spre­ca­re ri­sor­se, oggi per altro sem­pre più rare, per pro­dur­re ve­ge­ta­li OGM con pro­prie­tà già pre­sen­ti in na­tu­ra in altri ali­men­ti, in­ve­ce di in­cen­ti­va­re con ade­gua­te cam­pa­gne in­for­ma­ti­ve una dieta va­ria­ta e quin­di anche più equi­li­bra­ta, in nome della bio­di­v­er­si­tà ali­men­ta­re.
Dob­bia­mo inol­tre te­ne­re pre­sen­te che lo stu­dio coor­di­na­to dal cen­tro di ri­cer­ca bri­tan­ni­co non ha preso in con­si­de­ra­zio­ne even­tua­li ef­fet­ti tos­si­ci a lungo ter­mi­ne dei po­mo­do­ri te­sta­ti sugli ani­ma­li. Resta poi anche il dub­bio se avrem­mo ot­te­nu­to gli stes­si ri­sul­ta­ti for­nen­do alle cavie ali­men­ti na­tu­ral­men­te ric­chi di an­to­cia­ni­ne – come me­lan­za­ne, uva nera o frut­ti rossi – ri­spar­mian­do così in­gen­ti somme di da­na­ro pub­bli­co e il pre­zio­so tempo dei ri­cer­ca­to­ri.
Senza pen­sa­re alla so­li­ta an­no­sa, ma ir­ri­sol­ta que­stio­ne: chi mai ci ga­ran­ti­rà della in­no­cui­tà di tali ali­men­ti, se man­gia­ti per lun­ghi pe­rio­di?
Ed è pro­prio della fine di No­vem­bre 2008 la de­ci­sio­ne del Go­ver­no ita­lia­no, dopo ben 10 anni di bloc­co, di dare il via li­be­ra alla spe­ri­men­ta­zio­ne a pieno campo degli OGM. Tra i nove pro­dot­ti coin­vol­ti c’è chia­ra­men­te anche il no­stro po­mo­do­ro (ben af­fian­ca­to da me­lan­za­na, fra­go­la, olivo, vite, mais, ac­ti­ni­dia, agru­mi e ci­lie­gio dolce), forte del pre­ce­den­te la­vo­ro ef­fet­tua­to su ben 200 mq dal­l’U­ni­ver­si­tà di An­co­na su un po­mo­do­ro da in­du­stria in­ge­gne­riz­za­to per il ca­rat­te­re par­te­no­car­pia. Tale mu­ta­zio­ne ha ot­te­nu­to il frut­to del po­mo­do­ro senza bi­so­gno di im­pol­li­na­zio­ne. Sta ora co­mun­que alle Re­gio­ni la fon­da­men­ta­le scel­ta di po­ter­si di­chia­ra­re “OGM-free” e di sce­glie­re, in caso po­si­ti­vo, i siti più ido­nei alla spe­ri­men­ta­zio­ne.
Le mi­su­re an­ti-con­ta­mi­na­zio­ne pre­vi­ste dai pro­to­col­li per le spe­ri­men­ta­zio­ni OGM in campo sono fon­da­men­tal­men­te quat­tro:

1. DI­STAN­ZE E ISO­LA­MEN­TO, per im­pe­di­re il con­tat­to con l’e­ster­no ed even­tua­li con­ta­mi­na­zio­ni;
2. PRE­CAU­ZIO­NI IN CAMPO, per evi­ta­re la con­ta­mi­na­zio­ne dei suoli;
3. GE­STIO­NE DEI RE­SI­DUI, im­po­nen­do un trat­ta­men­to di fine prova a base di er­bi­ci­di e di­ser­ban­ti di sin­te­si!;
4. RIU­TI­LIZ­ZO DEL­L’A­REA, pre­ve­den­do il ri­po­so da uno a tre anni del suolo sot­to­po­sto a spe­ri­men­ta­zio­ne.

Alla fine della spe­ri­men­ta­zio­ne ot­ter­re­mo quin­di dei campi sot­to­po­sti ad un forte input chi­mi­co, for­za­ta­men­te in­col­ti fino a tre anni e cir­con­da­ti da fasce di terra ab­ban­do­na­ta.
Pur­trop­po tali mi­su­re non pre­ve­do­no né un ob­bli­go di as­si­cu­ra­zio­ne in caso di danni ar­re­ca­ti alle col­tu­re con­fi­nan­ti, né tanto meno di no­ti­fi­ca di quel­lo che viene spe­ri­men­ta­to ai vi­ci­ni. A tutto svan­tag­gio della tra­spa­ren­za.
Un altro set­to­re di ri­cer­ca che ab­brac­cia il no­stro caro po­mo­do­ro è anche quel­lo dei così detti “vac­ci­ni da man­gia­re”. Coma av­vie­ne anche per pa­ta­te e ta­bac­co, il DNA di al­cu­ni ve­ge­ta­li viene ma­ni­po­la­to per la pro­du­zio­ne di vere e pro­prie ver­du­re im­mu­niz­zan­ti, im­pie­ga­te, dopo op­por­tu­na lio­fi­liz­za­zio­ne, di­ret­ta­men­te nel­l’a­li­men­ta­zio­ne di paesi sot­to­svi­lup­pa­ti per­ché in grado di es­se­re man­gia­ti e as­sor­bi­ti dalla mu­co­sa in­te­sti­na­le. Ciò può es­se­re par­ti­co­lar­men­te utile per i Paesi afri­ca­ni, dove manca la ca­te­na del fred­do e dove ri­sul­ta molto dif­fi­ci­le con­ser­va­re i me­di­ci­na­li. In que­sto modo si tenta di scon­fig­ge­re dalla tu­ber­co­lo­si al­l’Al­z­hai­mer (en­tram­bi pro­prio con l’au­si­lio del po­mo­do­ro!), dalla diar­rea al co­le­ra.
Ri­tor­nan­do in­ve­ce a in­ge­gne­riz­za­zio­ni del pa­tri­mo­nio ge­ne­ti­co ve­ge­ta­le de­ci­sa­men­te più di­scu­ti­bi­li, è re­cen­te la ri­cer­ca israe­lia­na che ha messo a punto po­mo­do­ri OGM al gusto di rosa o li­mo­ne. E la no­ti­zia più in­cre­di­bi­le ri­por­ta­ta dal­l’e­mi­nen­te ri­vi­sta in­gle­se Na­tu­re bio­tech­no­lo­gy è che quasi il 60% dei vo­lon­ta­ri chia­ma­ti a te­sta­re tali no­vi­tà hanno pre­fe­ri­to i po­mo­do­ri aro­ma­tiz­za­ti a quel­li dal gusto tra­di­zio­na­le. Come se non ba­stas­se, i pro­dot­ti così ot­te­nu­ti ap­pa­io­no di un co­lo­re più roseo pro­prio per­ché ca­ren­ti di be­ne­fi­ci an­ti­os­si­dan­ti – i pre­ce­den­te­men­te ci­ta­ti li­co­pe­ni – ma più ric­chi in ter­pe­noi­di, com­po­sti or­ga­ni­ci che ne al­lun­ga­no la con­ser­va­bi­li­tà. An­co­ra le­ci­ti dubbi.

Gli esem­pi sopra ci­ta­ti rap­pre­sen­ta­no al­cu­ni ten­ta­ti­vi da parte del­l’uo­mo di mo­di­fi­ca­zio­ne del mondo ve­ge­ta­le che lo cir­con­da, tutti per altro con esiti in­cer­ti e ac­com­pa­gna­ti da una pub­bli­ci­tà ge­ne­ral­men­te scar­sa e poco du­re­vo­le nel tempo.
Per­ché ag­giun­ger­ne sem­pre altri?
Forse per­ché que­sti pro­dot­ti non rap­pre­sen­ta­no so­la­men­te una tappa per il nuovo ci­bo-far­ma­ceu­ti­co, i co­sid­det­ti “nu­tra­ceu­ti­cal” (nu­tri­tio­nal-phar­ma­ceu­ti­cal) con fun­zio­na­li­tà an­ti­can­cro, ma anche chia­ra­men­te bre­vet­ta­bi­li, al­tre­sì un ri­sul­ta­to, un “grado” in più verso l’af­fer­ma­zio­ne per­so­na­le. Il “Pro­get­to Flora” per esem­pio è stato mo­ti­vo di vanto per l’i­ta­lia­no IEO, Isti­tu­to Eu­ro­peo di On­co­lo­gia, col­le­ga­to alla Fon­da­zio­ne Um­ber­to Ve­ro­ne­si con pre­sen­ze co­stan­ti su ro­to­cal­chi e ampi ser­vi­zi Rai. E così que­sto scuro po­mo­do­ro è di­ve­nu­to in­con­sa­pe­vo­le te­sti­mo­nial della cam­pa­gna pro-OGM che viene fatta da anni da tale Isti­tu­to. Come con­se­guen­za ab­bia­mo per­ciò che ci viene pro­po­sto come mi­glio­re in­cen­ti­vo per non am­ma­lar­si il ri­cor­so al­l’in­ge­gne­riz­za­zio­ne della na­tu­ra av­va­len­do­si della tec­no­lo­gia, trat­to di­stin­ti­vo, oggi fin trop­po mi­tiz­za­to, della spe­cie umana.
Ri­sul­ta quin­di chia­ro no­ta­re come le rac­co­man­da­zio­ni in me­ri­to al set­to­re del­l’a­li­men­ta­zio­ne dei Go­ver­ni di tutto il mondo siano ine­so­ra­bil­men­te ca­du­te nel vuoto: la for­mu­la delle cin­que por­zio­ni al gior­no di frut­ta e ver­du­ra (400-800 g) lan­cia­ta circa 20 anni fa dal Na­tio­nal Can­cer In­sti­tu­te (5) ame­ri­ca­no, non sem­bra aver pro­dot­to ap­prez­za­bi­li ri­sul­ta­ti. La crisi eco­no­mi­ca poi sta dando una mano al fal­li­men­to delle buone in­ten­zio­ni per via dei prez­zi tal­vol­ta proi­bi­ti­vi di frut­ta e ver­du­ra. Così, in­ve­ce di in­cen­ti­va­re un cor­ret­to stile di vita, com­pre­so quel­lo ali­men­ta­re, si ri­cer­ca la so­lu­zio­ne nel ri­spar­mio di tempo (e non di da­na­ro!), for­nen­do ali­men­ti mo­di­fi­ca­ti, in grado di col­ma­re le ca­ren­ze crea­te da una dieta frut­to della mo­no­cul­tu­ra. Si perde quin­di il va­lo­re del “fat­to­re tempo”, ne­ces­sa­rio per fare una buona spesa, se­le­zio­nan­do i for­ni­to­ri delle fonti di so­sten­ta­men­to e di evo­lu­zio­ne per il no­stro corpo. Il tempo così ri­spar­mia­to viene im­pie­ga­to poi per la­vo­ra­re, an­da­re in pa­le­stra op­pu­re ozia­re da­van­ti ad un te­le­vi­so­re!
Tutto qua­dra, l’a­li­men­ta­zio­ne alla stre­gua delle lot­te­rie: lo Stato pro­muo­ve il gioco, fa­vo­ri­sce la di­pen­den­za, per­ché la di­pen­den­za riem­pie le sue ta­sche. Sti­mo­la le per­so­ne, con “grat­ta e vinci”, su­pe­re­na­lot­to e mille in­sen­sa­ti gio­chi te­le­vi­si­vi, verso la ri­cer­ca della ric­chez­za fa­ci­le, istan­ta­nea, senza sfor­zo e senza me­ri­ti per­so­na­li, por­tan­do noi tutti ad im­me­de­si­mar­ci fre­men­ti in quei po­ve­ri con­cor­ren­ti che “ri­schia­no” di per­de­re un mi­lio­ne di Euro per un “sì” o un “no” e a pian­ge­re per e con loro. Così un solo po­mo­do­ro può rac­chiu­de­re in sé una dose ade­gua­ta di an­ti­os­si­dan­ti, vac­ci­ni e, per­ché no, sa­po­ri e gusti inat­te­si.
Ri­flet­tia­mo, per­ciò, di più e an­dia­mo a fare la spesa in­tel­li­gen­te­men­te per gu­sta­re poi, in­sie­me agli amici, una gu­sto­sa zuppa calda di ca­vo­li rossi con un’in­sa­la­ta di veri po­mo­do­ri, una tazza di frut­ti di bosco in com­pa­gnia di una fre­sca spre­mu­ta di aran­ce rosse, senza ve­stir­ci da ap­pren­di­sti stre­go­ni de­ten­to­ri di chis­sà quale po­zio­ne ma­gi­ca.

Bi­blio­gra­fia
1) Bu­tel­li E., Titta L., Gior­gio M., Mock H.P., Ma­tros A., Pe­te­rek S., Schi­j­len E.G.W.M., Hall R.D., Bovy A.G., Luo J. & Mar­tin C. 2008. En­ri­ch­ment of to­ma­to fruit with heal­th-pro­mo­ting an­tho­cya­nins by ex­pres­sion of se­lect trans­crip­tion fac­tors. Na­tu­re bio­tech­no­lo­gy, doi: 10.1038/nbt.1506.
2) Hou D.X. 2003. Po­ten­tial me­cha­ni­sms of can­cer che­mo­pre­ven­tion by an­tho­cya­nins. Curr. Mol. Med. 3 (2): 149–159.
3) http://​www.​flora-​flavonoids.​eu/​cms/
4) Shi J. & Le Ma­guer M. 2000. Ly­co­pe­ne in To­ma­toes: Che­mi­cal and Phy­si­cal Pro­per­ties Af­fec­ted by Food Pro­ces­sing. Cri­ti­cal Re­views in Food Scien­ce and Nu­tri­tion, 40 (1): 1-42.
5) http://​riskfactor.​cancer.​gov/​diet/​screeners/​fruitveg/​scoring/​allday.​html

Po­mo­do­ro: sto­ria e con­su­mi
L’uso del po­mo­do­ro non è così an­ti­co come si po­treb­be cre­de­re: i Ro­ma­ni non lo co­no­sce­va­no af­fat­to e nep­pu­re lo co­nob­be l’e­po­ca dei Co­mu­ni e delle Si­gno­rie ita­lia­ne. Que­sta so­la­na­cea, ori­gi­na­ria del­l’A­me­ri­ca, è stata in­tro­dot­ta in Eu­ro­pa alla fine del XV se­co­lo. Come av­ven­ne per la pa­ta­ta, anche il po­mo­do­ro non trovò su­bi­to for­tu­na; que­sto venne col­ti­va­to dap­pri­ma nei giar­di­ni come or­na­men­to e solo suc­ces­si­va­men­te negli orti. In­fat­ti, so­la­men­te verso la metà del ‘700 la col­tu­ra si esten­de­va lungo tutta la pe­ni­so­la, pur re­stan­do re­le­ga­ta agli orti fa­mi­lia­ri. Un se­co­lo più tardi, però, il po­mo­do­ro trion­fa­va in tutte le cam­pa­gne d’I­ta­lia per con­qui­sta­re, so­la­men­te qual­che de­cen­nio dopo, un posto di primo piano fra le col­tu­re sar­chia­te ita­lia­ne.
Da un punto di vista pro­dut­ti­vo, il no­stro paese fa da vero pro­ta­go­ni­sta in Eu­ro­pa: dal 2003 al 2007 la sua pro­du­zio­ne è am­mon­ta­ta in media a 6,5 mi­lio­ni di ton­nel­la­te l’an­no. Di tale quan­ti­tà, pari a circa il 38% del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea, ben 5,2 mi­lio­ni di ton­nel­la­te sono de­sti­na­ti alla tra­sfor­ma­zio­ne (il 53% del vo­lu­me tra­sfor­ma­to dal­l’in­te­ra Ue) e 1,3 mi­lio­ni per il con­su­mo fre­sco. In par­ti­co­la­re, nel 2008, la pro­du­zio­ne in­du­stria­le è am­mon­ta­ta a 4,7 mi­lio­ni di ton­nel­la­te (+1,2% sul 2007). La su­per­fi­cie col­ti­va­ta è in­ve­ce au­men­ta­ta del­l’8%, su­pe­ran­do i 68.000 et­ta­ri. La pro­du­zio­ne ha te­nu­to anche gra­zie ai buoni prez­zi pro­po­sti ai col­ti­va­to­ri: nel corso del 2008 il prez­zo del po­mo­do­ro da in­du­stria è au­men­ta­to in­fat­ti di circa il 60%.

Altri esem­pi di ri­cer­ca scien­ti­fi­ca le­ga­ta alla crea­zio­ne di nuove va­rie­tà di po­mo­do­ro dal co­lo­re scuro.
• KU­MA­TO – Nel 2004 fe­ce­ro com­par­sa sul mer­ca­to i po­mo­do­ri Ku­ma­to, ri­sul­ta­to di 5 anni di ri­cer­che con­dot­te dalla so­cie­tà se­men­tie­ra Syn­gen­ta Seeds, tri­ste­men­te fa­mo­sa per i suoi studi nel campo delle bio­tec­no­lo­gie ap­pli­ca­te al­l’a­gri­col­tu­ra. Que­sto nuovo po­mo­do­ro non è frut­to del­l’in­ge­gne­ria ge­ne­ti­ca, ma rap­pre­sen­ta il ri­sul­ta­to di mi­glia­ia di in­cro­ci tra di­ver­se va­rie­tà, par­ten­do da un an­ti­co pro­ge­ni­to­re, una va­rie­tà sel­va­ti­ca di po­mo­do­ro, il “Ly­co­per­si­con chee­sma­nii”, che cre­sce tut­t’og­gi spon­ta­nea nelle Isole Ga­la­pa­gos e che si dice avere pro­prie­tà afro­di­sia­che. Que­sto po­mo­do­ro non con­tie­ne an­to­cia­ni, bensì è stato e viene com­mer­cia­liz­za­to per le sue qua­li­tà or­ga­no­let­ti­che ri­te­nu­te su­pe­rio­ri a quel­le del po­mo­do­ro “tra­di­zio­na­le”.

• SUN BLACK – Frut­to del pro­get­to ita­lia­no Tom-An­to (To­ma­to-An­to­cia­ni) fi­nan­zia­to dal Mi­ni­ste­ro del­l’U­ni­ver­si­tà e della Ri­cer­ca: anche in que­sto caso non si parla di un Ogm, ma di un in­cro­cio tra di­ver­se va­rie­tà di po­mo­do­ro; qui gli an­to­cia­ni sono pre­sen­ti nella buc­cia.

Kumato - Sun Black

• NERO DI CRI­MEA – Ecco una vera real­tà lo­ca­le au­toc­to­na, an­ch’es­sa con una ca­rat­te­ri­sti­ca co­lo­ra­zio­ne pur­pu­reo-scu­ra, ma priva di an­to­cia­ni.

Pomodoro Nero di Crimea

Ja­co­po Go­rac­ci, lau­rea­to in Pro­du­zio­ni Ani­ma­li al­l’U­ni­ver­si­tà di Pisa, ha  con­se­gui­to il Dot­to­ra­to di Ri­cer­ca in “Pro­du­zio­ni Ani­ma­li, Sa­ni­tà e Igie­ne degli Ali­men­ti nei Paesi a Clima Me­di­ter­ra­neo” con una tesi dal ti­to­lo “Ef­fet­to del pa­sco­lo er­ba­ceo sulle ca­rat­te­ri­sti­che dei pro­dot­ti fre­schi e sta­gio­na­ti di suini di razza Cinta Se­ne­se”. Dal 2005 è re­spon­sa­bi­le tec­ni­co del­l’a­zien­da agro-zoo­tec­ni­ca “Te­nu­ta di Pa­ga­ni­co Soc. Agr. SpA” di 1500 ha in re­gi­me di agri­col­tu­ra bio­lo­g­i­caCur­ri­cu­lum vitae >>>

Il Giardiniere Goloso

Il Giar­di­nie­re Go­lo­so
Le erbe e gli or­tag­gi che val la pena di col­ti­va­re in casa o nel­l’or­to. Cri­sti­na Bay – Ponte alle Gra­zie – 2008

Dal­l’or­to alla ta­vo­la senza pas­sa­re dal su­per­mer­ca­to: ecco un sogno che si rea­liz­za. Con­si­gli e ri­cet­te.  Ac­qui­sta on­li­ne >>>

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