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di Fran­ce­sco Sodi

Il Ce­trio­lo, Cu­cu­mis sa­ti­vus L., ap­par­te­nen­te alla fa­mi­glia delle Cu­cur­bi­ta­cee, è una pian­ta an­nua­le a fusto ram­pi­can­te. Il frut­to è ci­lin­dri­co, più o meno al­lun­ga­to, di co­lo­re verde o bian­co, gial­lo a ma­tu­ri­tà, li­scio o mu­ni­to di pic­co­le pro­tu­be­ran­ze ter­mi­nan­ti con una pa­pil­la ru­go­sa di co­lo­re scuro, che cade fa­cil­men­te, polpa bian­ca che rac­chiu­de i semi. La polpa è co­sti­tui­ta da un tes­su­to vi­treo di sa­po­re ca­rat­te­ri­sti­co. I frut­ti si con­su­ma­no quan­do sono an­co­ra im­ma­tu­ri, allo stato fre­sco o con­ser­va­ti sot­t’a­ce­to.
Il ce­trio­lo è una spe­cie al­quan­to esi­gen­te e vuole ter­re­ni molto fer­ti­li, fre­schi, ir­ri­gui, pre­pa­ra­ti con una la­vo­ra­zio­ne pro­fon­da al­me­no 35-40 cm e con­ci­ma­ti con 90-100 unità d’a­ni­dri­de fo­sfo­ri­ca e 200-250 unità d’os­si­do di po­tas­sio. Nei ter­re­ni cal­cio ca­ren­ti è ne­ces­sa­rio ag­giun­ge­re 150-200 unità d’os­si­do di cal­cio o l’uso di fo­sfa­ti na­tu­ra­li (fo­sfo­ri­ti ma­ci­na­te) e sco­rie Tho­mas. In co­per­tu­ra poi sa­ran­no ne­ces­sa­ri 130-150 unità d’a­zo­to per una pro­du­zio­ne di 600-800 q/ha di ce­trio­li.

Frutto di cetriolo lungo
Frut­to di ce­trio­lo Va­rie­tà lungo della Cina (foto Fran­ce­sco Sodi)

Col­tu­ra nor­ma­le
Nella col­tu­ra nor­ma­le il ce­trio­lo si se­mi­na al­l’a­per­to in apri­le-mag­gio
Se­mi­na: di so­li­to è fatta in bu­chet­te, di­stan­ti 40-50 cm, lungo i sol­chet­ti ab­bi­na­ti, trac­cia­ti alla di­stan­za di 0,80-1 e 1,20-1,50 metri, met­ten­do tre-quat­tro semi per ogni bu­chet­ta, di­stan­zia­ti di 2-3 cm, quan­do le gio­va­ni pian­ti­ne sono al­quan­to svi­lup­pa­te si pra­ti­ca il di­ra­da­men­to, la­scian­do una sola pian­ti­na per posto.
Cure col­tu­ra­li: quan­do le pian­ti­ne hanno 5-6 fo­glie, si ci­ma­no sopra la quar­ta fo­glia. I getti che si for­ma­no po­treb­be­ro es­se­re an­co­ra ci­ma­ti ad una o due fo­glie sopra il primo frut­ti­ci­no.
I getti si pos­so­no la­scia­re svi­lup­pa­re e di­sten­de­re sul ter­re­no o si la­scia­no at­tac­ca­re a so­ste­gni sui quali essi sal­go­no come i pi­sel­li. Con i so­ste­gni i frut­ti ven­go­no più di­rit­ti e più co­lo­ra­ti e può es­se­re eli­mi­na­ta l’o­pe­ra­zio­ne di ci­ma­tu­ra.
Du­ran­te la prima fase di ve­ge­ta­zio­ne, spe­cial­men­te per i ce­trio­li la­scia­ti senza so­ste­gno, si fanno ac­cu­ra­te sar­chia­tu­re, così che il ter­re­no, suc­ces­si­va­men­te co­per­to dalla pian­ta, ri­man­ga ben pu­li­to.
Il ce­trio­lo ri­chie­de ab­bon­dan­ti ir­ri­ga­zio­ni, se­gui­te da con­ci­ma­zio­ni lo­ca­liz­za­te in co­per­tu­ra con con­ci­mi azo­ta­ti e fosfo po­tas­si­ci.

Pianta di cetriolo Varietà lungo della Cina
Pian­ta di ce­trio­lo Va­rie­tà lungo della Cina (foto Fran­ce­sco Sodi)

Col­tu­ra dei ce­trio­li da sot­ta­ce­ti
Per la col­tu­ra dei ce­trio­li­ni da sot­ta­ce­to si se­guo­no le stes­se norme della col­tu­ra pre­ce­den­te, ma non si ci­ma­no e la rac­col­ta si fa molto an­ti­ci­pa­ta cer­can­do di le­va­re frut­ti che ab­bia­no rag­giun­to lo stes­so vo­lu­me. Si con­si­glia anche di se­mi­nar­li a file sem­pli­ci.

Col­tu­ra for­za­ta o ex­tra­sta­gio­na­le
La col­tu­ra ex­tra­sta­gio­na­le del ce­trio­lo può es­se­re più o meno “an­ti­ci­pa­ta” in quan­to la col­ti­va­zio­ne in­ver­na­le, al­me­no nel no­stro paese, non è con­ve­nien­te so­prat­tut­to per il fatto che il pro­dot­to trova molta dif­fi­col­tà di col­lo­ca­men­to.

Col­tu­ra molto an­ti­ci­pa­ta
Que­sta col­tu­ra si svol­ge com­ple­ta­men­te in serra fissa e in tun­nel, ri­scal­da­ti con si­ste­ma ad acqua calda ed ad aria calda. Que­sta ul­ti­ma dà i mi­glio­ri ri­sul­ta­ti.
Se­mi­na: si fa nella se­con­da quin­di­ci­na di di­cem­bre, usan­do cas­set­te di legno ac­ca­ta­sta­bi­li di re­cu­pe­ro, ben fo­gna­te, ri­pie­ne di un mi­scu­glio di sab­bia (2/3) e ter­ric­cio (1/3) de­ri­va­to da sfat­toc­cio di letti caldi, tutto ac­cu­ra­ta­men­te ste­ri­liz­za­to, e messe in serra calda alla tem­pe­ra­tu­ra di 16-17 / 22-24 °C.
Ri­pic­chet­ta­men­to: dopo una ven­ti­na di gior­ni, quan­do le pian­ti­ne hanno ini­zia­to la emis­sio­ne della prima fo­glia vera, ope­ran­do sem­pre nella stes­sa serra, si ri­pic­chet­ta­no in “fer­til­pot” di 6 cm, an­ch’es­si rac­col­ti in ac­ca­ta­sta­bi­li. Le pian­ti­ne s’in­ter­ra­no fino ad un cen­ti­me­tro dalle fo­glie co­ti­le­do­na­li in ma­nie­ra che nello spa­zio tra que­ste ed il col­let­to si formi un ab­bon­dan­te ca­pil­li­zio di ra­di­ci av­ven­ti­zie, pre­mes­sa ad una forte ri­pre­sa della pian­ti­na messa a di­mo­ra.
I va­set­ti si riem­pio­no con un mi­scu­glio di ter­ric­cio, pro­ve­nien­te da sfat­tic­cio di letti caldi, e di sab­bia, ste­ri­liz­za­ti con va­po­re sur­ri­scal­da­to. Si ag­giun­ge una certa quan­ti­tà di per­fo­sfa­to mi­ne­ra­le, sol­fa­to po­tas­si­co e calce. La se­mi­na può es­se­re fatta anche di­ret­ta­men­te in va­set­ti o cu­bet­ti, o in mas­set­ti di mi­scu­glio le­ta­me-ter­ra met­ten­do i semi suf­fi­cien­te­men­te pro­fon­di.
Pian­ta­gio­ne: alla fine di gen­na­io, primi di feb­bra­io, si fa la pian­ta­gio­ne in serra con la tem­pe­ra­tu­ra re­go­la­ta sem­pre sui 16-17 / 22-24 °C. le pian­ti­ne si met­to­no in file alla di­stan­za di 80 x 50 cen­ti­me­tri, su pro­di­ne rial­za­te al­me­no di 10-15 cm. Si evita o si at­te­nua così l’at­tac­co del mar­ciu­me del col­let­to (Col­le­to­tri­chum la­ge­na­rium Ell. Et Halst.) men­tre si fa­ci­li­ta l’ir­ri­ga­zio­ne per in­fil­tra­zio­ne la­te­ra­le.
Il ter­re­no si pre­pa­ra con una van­ga­tu­ra o un ara­tu­ra pro­fon­da 30 cm circa, con­ci­man­do con 500-600 quin­ta­li di le­ta­me, in­te­gra­to con 100-120 unità di ani­dri­de fo­sfo­ri­ca sotto forma di per­fo­sfa­to e 150-200 unità di os­si­do di po­tas­sio da sol­fa­to. La ra­zio­ne di azoto si dà in co­per­tu­ra. La di­sin­fe­sta­zio­ne è fatta con vapam.
Cul­ti­var: sono state fatte prove di gi­noi­di (cul­ti­var privi di ap­pa­ra­to ma­schi­le) non hanno dato ri­sul­ta­ti mi­glio­ri. Tra que­ste fi­gu­ra­no: “Rac­ket F1”, “Con­del F1”, “Groen­lo F1”.
Tra le cul­ti­var da serra, per i mer­ca­ti che pre­fe­ri­sco­no il frut­to mezzo lungo o corto sem­bra dare ri­sul­ta­ti ec­cel­len­ti l’”Ashley”.
Cure col­tu­ra­li:
Al ter­re­no: per evi­ta­re lo svi­lup­po delle in­fe­stan­ti e l’ec­ces­si­vo co­sti­pa­men­to del ter­re­no, pro­vo­ca­to dal pas­sag­gio degli ope­rai negli in­ter­fi­la­ri, è ne­ces­sa­rio fare delle fre­sa­tu­re ab­ba­stan­za fre­quen­ti che ser­vo­no anche ad in­ter­ra­re i con­ci­mi dati in co­per­tu­ra.
Ir­ri­ga­zio­ne: è sem­pre fre­quen­te ed ab­bon­dan­te, spe­cial­men­te nel pe­rio­do di più in­ten­sa frut­ti­fi­ca­zio­ne, sono ero­ga­te quan­ti­tà d’ac­qua mai in­fe­rio­ri a 300-400 m3/ha a turno.
Con­ci­ma­zio­ne in co­per­tu­ra: di so­li­to si di­stri­bui­sco­no circa 150 unità di azoto sotto forma ni­troam­mo­nia­ca­le e P K N come si è già detto, in­te­gra­ta da una con­ci­ma­zio­ne fo­glia­re da at­tua­re in­sie­me ai trat­ta­men­ti an­ti­pa­ras­si­ta­ri.
Pa­la­tu­ra: per l’in­di­spen­sa­bi­le so­ste­gno alle pian­te si usano spez­zo­ni di spago agri­tex, fis­sa­ti ad un filo di ferro zin­ca­to, teso a circa due metri al di sopra del fi­la­re o le­ga­to con nodo spe­cia­le non “scor­so­io” alla base della pian­ta, ma più spes­so su un altro filo di ferro teso alla base, alla su­per­fi­cie del ter­re­no. La rete di nylon non si di­mo­stra più pra­ti­ca.
Po­ta­tu­ra: al­cu­ne cul­ti­var uti­liz­za­te hanno di­mo­stra­to di ri­sen­ti­re ne­ga­ti­va­men­te della ci­ma­tu­ra sulle prime due fo­glie e sui ra­met­ti frut­ti­fe­ri per cui è stata eli­mi­na­ta dalle pra­ti­che col­tu­ra­li.

Rac­col­ta
La rac­col­ta ini­zia, in ge­ne­ra­le, verso la metà o la fine di mar­zo-pri­mi di apri­le e si pro­trae fino alla fine di giu­gno, pe­rio­do in cui le ca­rat­te­ri­sti­che co­strut­ti­ve delle serre ini­bi­sco­no la ul­te­rio­re ve­ge­ta­zio­ne e pro­du­zio­ne delle pian­te per ec­ces­si di tem­pe­ra­tu­ra in­ter­na. Si ot­ten­go­no in media 15 frut­ti ven­di­bi­li a pian­ta.

Trat­ta­men­ti an­ti­pa­ras­si­ta­ri
I primi trat­ta­men­ti si fanno con un cu­pror­ga­ni­co si­ste­mi­co, quin­di s’in­ter­vie­ne anche con ami­ci­no al piede delle pian­ti­ne per il con­trol­lo del mar­ciu­me del col­let­to molto pe­ri­co­lo­so. Altri trat­ta­men­ti pos­so­no es­se­re fatti per il con­trol­lo del­l’oi­dio e dei pi­doc­chi.

Col­tu­ra an­ti­ci­pa­ta al­l’a­per­to
Per la col­tu­ra an­ti­ci­pa­ta in pieno campo la se­mi­na del ce­trio­lo si fa ai primi di marzo, in cas­so­ne su letto caldo, ge­ne­ral­men­te in fer­til-pot o pa­per-pot. Se la se­mi­na non è fatta in va­set­ti, dopo un paio di set­ti­ma­ne dalla se­mi­na si fa il tra­pian­to in altro cas­so­ne con letto se­mi­cal­do, pro­tet­to da ve­tra­te e se ne­ces­sa­rio da stuo­ie, senza dare aria fin­ché le pian­ti­ne non hanno ri­pre­so bene.
Ap­pe­na pas­sa­to il pe­rio­do delle ge­la­te, si fa il tra­pian­to al­l’a­per­to in bu­chet­te sca­va­te alla pro­fon­di­tà di 30-40 cm dove è stato messo del le­ta­me in fer­men­ta­zio­ne co­per­to da uno stra­to di buon ter­ric­cio me­sco­la­to a terra ver­gi­ne.
Si può anche fare in solco pro­fon­do che si riem­pie lo stes­so con le­ta­me e che si ri­co­pre poi con terra. Su que­sta si met­to­no le pian­ti­ne di vaso o di vi­va­io.
Su que­ste pian­ti­ne si pos­so­no so­vrap­por­re delle cam­pa­ne di vetro o di pla­sti­ca o spe­cia­li chas­sis ve­tra­ti o tun­nel in pla­sti­ca.

Cul­ti­var
Ce­trio­lo a frut­to gros­so
“Ce­trio­lo verde lungo delle Ca­sci­ne”: cul­ti­var molto pro­dut­ti­va, a frut­to lun­ghis­si­mo di ot­ti­ma qua­li­tà. Pre­co­ce.
“Ce­trio­lo lungo della Cina”.
“Ce­trio­lo Rol­li­son’s Te­le­gra­ph”: cul­ti­var molto vi­go­ro­sa a frut­to lun­ghis­si­mo di co­lo­re verde scuro, li­scio.
“Ce­trio­lo corto bian­co” o “Palla di neve”: a frut­to bian­co, pre­co­ce.
“Ce­trio­lo Tor­pe­do”: a frut­to corto, pre­co­ce.
“Ce­trio­lo Mar­ke­ter”: cul­ti­var vi­go­ro­sa e pro­dut­ti­va di ori­gi­ne ame­ri­ca­na. Frut­to di 19-20 cm, di co­lo­re verde scuro, leg­ger­men­te pa­pil­lo­so. Ma­tu­ra­zio­ne medio pre­co­ce.
“Ce­trio­lo Cubit”: altra cul­ti­var di ori­gi­ne ame­ri­ca­na, a frut­to medio corto cm 22. Pre­co­ce.
“Ce­trio­lo Ashley”: è una delle cul­ti­var più pro­dut­ti­ve che si pre­sta anche per la col­ti­va­zio­ne in serra. Pre­co­ce, vi­go­ro­sa, re­si­sten­te al­l’oi­dio. Frut­ti af­fu­so­la­ti al­l’e­stre­mi­tà, lun­ghi 20 cm.
Di re­cen­te in­tro­du­zio­ne al­cu­ni F1 giap­po­ne­si.
Cul­ti­var gi­noi­che (senza fiori ma­schi­li, par­te­no­car­pi­che)
“Matro F1”: vi­go­ro­sa, pro­dut­ti­va. Frut­ti lun­ghi 25 cm, di co­lo­re verde scuro. Re­si­sten­te alle ma­lat­tie. Pre­co­ce.
“Nadir Hy­brid F1”.
Ce­trio­li a frut­to pic­co­lo da sot­ta­ce­to
“Ce­trio­li­no pic­co­lo verde di Pa­ri­gi” (Vert Petit de Paris): cul­ti­var da sot­ta­ce­ti, ru­sti­ca e molto pro­dut­ti­va.
“Ce­trio­li­no bian­co da sot­ta­ce­ti”: cul­ti­var a frut­to pic­co­lo con polpa soda, adat­tis­si­mo per sot­ta­ce­ti.
“Ceto”: F1 ot­ti­ma per re­si­sten­za alla an­trac­no­si e ai virus.

Cetrioli da sott'aceto
Ce­trio­li da sot­t’a­ce­to Va­rie­tà pic­co­lo verde di Pa­ri­gi (foto Fran­ce­sco Sodi)

Fran­ce­sco Sodi si è di­plo­ma­to pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze. Se­le­zio­na­to­re e al­le­va­to­re di avi­co­li, re­spon­sa­bi­le tec­ni­co del­l’a­zien­da agri­co­la “Po­de­re l’Uc­cel­la­re” nel Chian­ti Clas­si­co, è iscrit­to al terzo anno del corso di lau­rea in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà di Fi­ren­ze.

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