Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Paolo Pec­chio­li

Giardino di Villa Gamberaia Settignano
Giar­di­no di Villa Gam­be­ra­ia – Set­ti­gna­no Fi­ren­ze

L’IM­PIAN­TO DELLE SIEPI
L’im­pian­to di una siepe nel giar­di­no ri­chie­de una ri­pu­li­tu­ra della su­per­fi­cie del ter­re­no da erbe in­fe­stan­ti e da sassi; in se­gui­to il ter­re­no sarà li­vel­la­to, in modo che non si pos­sa­no ve­ri­fi­ca­re ri­sta­gni d’ac­qua; in­fi­ne sa­ran­no trac­cia­te le linee di scavo, con della pol­ve­re di gesso, se­con­do il di­se­gno pla­ni­me­tri­co de­ci­so pre­ce­den­te­men­te.
Quan­do co­min­cia­mo a sca­va­re dob­bia­mo tener conto dello stato del ter­re­no. In­fat­ti, se ci tro­via­mo di fron­te ad un ter­re­no ar­gil­lo­so e trop­po ba­gna­to è pre­fe­ri­bi­le ri­man­da­re l’im­pian­to, per­chè un ter­re­no così pe­san­te  non per­met­te la cir­co­la­zio­ne del­l’a­ria e fa­vo­ri­sce il ri­sta­gno del­l’ac­qua. Inol­tre quan­do im­pian­tia­mo, il ter­re­no dovrà es­se­re un po’pres­sa­to in­tor­no alle ra­di­ci; que­sta pra­ti­ca, se ef­fet­tua­ta in un ter­re­no ar­gil­lo­so,  ac­cen­tua il ri­sta­gno del­l’ac­qua così le ra­di­ci, in­glo­ba­te in que­sto tipo di ter­re­no, ri­sul­te­reb­be­ro “mu­ra­te” nel ter­re­no, sof­fren­do no­te­vol­men­te per que­sta si­tua­zio­ne. In que­ste con­di­zio­ni si può ve­ri­fi­ca­re asfis­sia ra­di­ca­le, che, pro­trat­ta per molto tempo, è causa si­cu­ra di morte per le pian­te.
Quan­do que­sto ter­re­no si asciu­ga, in esta­te ma anche già dalla tarda pri­ma­ve­ra, in­du­ri­sce e forma una cro­sta, re­stan­do molto poco per­mea­bi­le al­l’ac­qua. Le pian­te even­tual­men­te col­lo­ca­te in quel ter­re­no po­treb­be­ro an­da­re in­con­tro ad una crisi idri­ca, do­vu­ta sia alla scar­si­tà d’ac­qua, sia alla non per­mea­bi­li­tà del ter­re­no, che ren­de­reb­be inu­ti­li an­naf­fia­tu­re e piog­ge. In que­sti ter­re­ni le pian­te hanno molte dif­fi­col­tà a ra­di­ca­re ed a svi­lup­par­si.
Se in­ve­ce il ter­re­no pre­scel­to è trop­po asciut­to, è stato in­col­to per molti anni o è stato co­sti­pa­to dal pas­sag­gio di per­so­ne o mezzi, deve es­se­re pre­di­spo­sto alla pian­ta­gio­ne van­gan­do­lo mesi prima per ren­de­re il ter­re­no stes­so più sof­fi­ce. Se ciò non fosse stato pos­si­bi­le, può es­se­re suf­fi­cien­te an­naf­fiar­lo ab­bon­dan­te­men­te una set­ti­ma­na prima di pro­ce­de­re al­l’im­pian­to.
Come ab­bia­mo evi­den­zia­to, il ter­re­no dove dob­bia­mo im­pian­ta­re la siepe può es­se­re pes­si­mo, per i più vari mo­ti­vi. Dun­que, per ov­via­re a que­sta dif­fi­col­tà e per ef­fet­tua­re un cor­ret­to im­pian­to, che ga­ran­ti­sca un si­cu­ro at­tec­chi­men­to ed un age­vo­le svi­lup­po delle pian­ti­ne nei loro primi anni di vita, è con­si­glia­bi­le pre­pa­ra­re un ter­ric­cio ido­neo.
Que­sto ter­ric­cio (in real­tà do­vrem­mo par­la­re di ter­ric­cia­to) è co­sti­tui­to da fo­glie ben de­com­po­ste, ar­gil­la e sab­bia. Que­ste com­po­nen­ti do­vran­no es­se­re pre­sen­ti in parti ugua­li e ben amal­ga­ma­te. Il ter­ric­cio dovrà inol­tre es­se­re con­ci­ma­to. Una volta sca­va­ta la trin­cea verrà col­lo­ca­to sul suo fondo del le­ta­me ben ma­tu­ro o delle fo­glie ben de­com­po­ste, poi ri­co­per­to con del ter­re­no sul quale verrà pog­gia­to l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le  delle pian­te pre­scel­te, fa­cen­do at­ten­zio­ne che tutto il loro ap­pa­ra­to ra­di­ca­le ri­sul­ti in­se­ri­to nella trin­cea, men­tre il fusto ne ri­man­ga fuori o sia in­ter­ra­to solo leg­ger­men­te. Il ter­ric­cio pre­pa­ra­to pre­ce­den­te­men­te sarà im­pie­ga­to per riem­pi­re la trin­cea.
Que­sto ter­re­no deve es­se­re pres­sa­to in pros­si­mi­tà delle ra­di­ci per un du­pli­ce mo­ti­vo: at­te­nua­re il più pos­si­bi­le la crisi di tra­pian­to, so­prat­tut­to per quel­le pian­te prive di un pane di terra, pian­ta­te cioè a ra­di­ce nuda, ed an­co­ra­re le pian­te al ter­re­no cir­co­stan­te, per evi­ta­re che esse siano spo­sta­te dal vento, o dal pas­sag­gio di per­so­ne o ani­ma­li. Una volta ter­mi­na­to il riem­pi­men­to della trin­cea, dob­bia­mo pre­di­spor­re una cu­net­ta pres­so il piede della pian­ta, nella quale im­met­te­re­mo acqua du­ran­te la sta­gio­ne esti­va. Cia­scu­na pian­ta sarà sor­ret­ta da tu­to­ri, che avran­no il com­pi­to di te­ner­la ver­ti­ca­le nei primi anni di svi­lup­po; inol­tre l’in­te­ro fi­la­re sarà al­li­nea­to con del filo di ferro fis­sa­to a pic­chet­ti col­lo­ca­ti ai ver­ti­ci della no­stra siepe o aiuo­la.
Le ope­ra­zio­ni d’im­pian­to ter­mi­na­no con una leg­ge­ra po­ta­tu­ra delle pian­te e con una an­naf­fia­tu­ra ab­bon­dan­te. La po­ta­tu­ra non è le­ga­ta alla forma che vo­glia­mo dare alla siepe ma ha una fun­zio­ne fi­sio­lo­gi­ca: essa serve uni­ca­men­te per ri­dur­re l’ap­pa­ra­to fo­glia­re, per ot­te­ne­re una mi­no­re tra­spi­ra­zio­ne. L’an­naf­fia­tu­ra è l’ul­ti­ma ope­ra­zio­ne del­l’im­pian­to. Essa deve es­se­re ab­bon­dan­te anche se il ter­re­no è piut­to­sto fre­sco per­chè, oltre a inu­mi­di­re l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le, svol­ge la fun­zio­ne di as­se­sta­men­to del ter­re­no. L’an­naf­fia­tu­ra è im­por­tan­tis­si­ma nei primi anni dopo la messa a di­mo­ra delle pian­te per il loro at­tec­chi­men­to, so­prat­tut­to du­ran­te la sta­gio­ne esti­va.

In que­sta de­scri­zio­ne al­cu­ni par­ti­co­la­ri non sono stati spe­ci­fi­ca­ti. Tra que­sti, con­si­de­ria­mo la mi­glio­re sta­gio­ne per pro­ce­de­re al­l’im­pian­to, pro­fon­di­tà e lar­ghez­za dello scavo, la di­stan­za di pian­ta­gio­ne tra una pian­ti­na e le altre, per­chè sono fat­to­ri va­ria­bi­li da una spe­cie al­l’al­tra. Pos­sia­mo co­mun­que fare un breve cenno a cia­scu­no di que­sti aspet­ti.

Per quan­to ri­guar­da la sta­gio­ne mi­glio­re per pro­ce­de­re al­l’im­pian­to, è in stret­ta re­la­zio­ne alla spe­cie che ab­bia­mo de­ci­so di im­pian­ta­re. Ad esem­pio, se vo­glia­mo im­pian­ta­re una spe­cie a fo­glia ca­du­ca, il pe­rio­do mi­glio­re per pro­ce­de­re è l’au­tun­no inol­tra­to, per­chè solo in que­sto pe­rio­do pos­sia­mo rea­liz­za­re im­pian­ti a ra­di­ce nuda, ov­ve­ro senza pane di terra in­tor­no alle ra­di­ci. Vi­ce­ver­sa, se la spe­cie da im­pian­ta­re è sem­pre­ver­de, pos­sia­mo pro­ce­de­re anche in pri­ma­ve­ra.

Non sono state spe­ci­fi­ca­te pro­fon­di­tà e lar­ghez­za dello scavo. In­fat­ti esse di­pen­do­no dal tipo di pian­ta che dob­bia­mo met­te­re a di­mo­ra e dal suo svi­lup­po al mo­men­to del­l’im­pian­to. Va però ri­cor­da­to che è sem­pre utile una la­vo­ra­zio­ne del ter­re­no più pro­fon­da e di su­per­fi­cie mag­gio­re ri­spet­to a quel­la che sarà poi ef­fet­ti­vo og­get­to del­l’im­pian­to, per­chè in un ter­re­no così pre­pa­ra­to sarà più fa­ci­le lo svi­lup­po ra­di­ca­le delle pian­te anche per­chè l’ac­qua e l’a­ria pe­ne­tre­ran­no senza dif­fi­col­tà nel ter­re­no. Ciò fa­ci­li­te­rà l’at­tec­chi­men­to delle pian­te nei primi de­li­ca­tis­si­mi mesi.

La di­stan­za di pian­ta­gio­ne non è ugua­le per tutte le pian­te, per­chè essa di­pen­de sia dallo svi­lup­po de­fi­ni­ti­vo delle pian­te stes­se, sia dalla com­pat­tez­za che vo­glia­mo dare alla siepe. Ad esem­pio, le pian­te di bosso vanno di­stan­zia­te di dieci cen­ti­me­tri l’una dal­l’al­tra, la ma­ho­nia di ven­ti­cin­que cen­ti­me­tri, le pian­te d’al­lo­ro di cin­quan­ta cen­ti­me­tri, i ci­pres­si al­le­va­ti per co­sti­tui­re una siepe de­vo­no avere una di­stan­za di un metro tra pian­ta e pian­ta. Va però ri­cor­da­to che è sem­pre più con­ve­nien­te met­te­re una pian­ta in più che una in meno in una fila, per­chè la pian­ta in ec­ce­den­za potrà es­se­re sem­pre eli­mi­na­ta in qual­sia­si mo­men­to ta­glian­do­la alla base, men­tre se do­ves­si­mo ri­pian­ta­re una pian­ta in una fila già co­sti­tui­ta per so­sti­tui­re una sin­go­la pian­ta morta, dan­neg­ge­rem­mo le ra­di­ci e la chio­ma delle pian­te li­mi­tro­fe. Inol­tre lo svi­lup­po delle pian­te che hanno già at­tec­chi­to sa­reb­be più ve­lo­ce di quel­la che ab­bia­mo ap­pe­na ri­pian­ta­to, la quale, nel giro di breve tempo, non  avreb­be più il ne­ces­sa­rio spa­zio es­sen­do so­vra­sta­ta dalle altre pian­te vi­ci­ne e, dun­que, il suo svi­lup­po ri­sul­te­reb­be sten­ta­to.

Ab­bia­mo ac­cen­na­to al fatto che le es­sen­za da im­pian­ta­re pos­so­no avere la ra­di­ce nuda o il pane di terra. L’at­tec­chi­men­to è più si­cu­ro per le pian­te mu­ni­te di pane di terra, so­prat­tut­to se al­le­va­te in vaso, per­chè que­ste pian­te non avran­no crisi di tra­pian­to es­sen­do il loro ap­pa­ra­to ra­di­ca­le as­so­lu­ta­men­te in­te­gro; così po­tran­no es­se­re pian­ta­te anche fuori sta­gio­ne. Però, per sti­mo­la­re l’e­mis­sio­ne di nuove ra­di­ci, si potrà ef­fet­tua­re una  leg­ge­ra ri­du­zio­ne del­l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le poco prima del­l’im­pian­to. Nelle pian­te ca­du­ci­fo­glie non si deve pra­ti­ca­re la ri­du­zio­ne del­l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le du­ran­te il pe­rio­do ve­ge­ta­ti­vo.
Le pian­te che non hanno ra­di­ci av­vol­te nel pane di terra vanno trat­ta­te con mag­gio­re at­ten­zio­ne. E’ ne­ces­sa­rio ef­fet­tua­re gli im­pian­ti du­ran­te il ri­po­so ve­ge­ta­ti­vo e co­mun­que la loro mor­ta­li­tà è più alta ri­spet­to alle pian­te prov­vi­ste di pane di terra. No­no­stan­te ciò, anche per esse si ri­cor­re ad un leg­ge­ro ta­glio ra­di­ca­le pre­im­pian­to se il loro ap­pa­ra­to ra­di­ca­le è molto svi­lup­pa­to. Co­mun­que, le pian­te da siepe sono molto re­si­sten­ti agli agen­ti am­bien­ta­li ed alle po­ta­tu­re, quin­di, con qual­che at­ten­zio­ne in più si può far su­pe­ra­re tran­quil­la­men­te que­sto in­con­ve­nien­te ini­zia­le.

Giardino Corsi Firenze
Giar­di­no Corsi – Fi­ren­ze

LA PO­TA­TU­RA DELLE SIEPI
La po­ta­tu­ra è la pra­ti­ca adot­ta­ta per pian­te ce­spu­glio­se al fine di con­te­ner­ne la chio­ma in de­ter­mi­na­te forme pre­sta­bi­li­te. Essa con­fe­ri­sce alle siepi di una qual­sia­si area verde quel­l’or­di­ne ti­pi­co e ca­rat­te­ri­sti­co pro­prio dei giar­di­ni ben cu­ra­ti.
Si è fatto ri­fe­ri­men­to più volte a que­sta pra­ti­ca nei pre­ce­den­ti pa­ra­gra­fi, per­chè la scel­ta delle es­sen­ze, che pos­so­no for­ma­re una siepe, è le­ga­ta alla ca­rat­te­ri­sti­ca pro­pria di quel ve­ge­ta­le di sop­por­ta­re i tagli ri­pe­tu­ti. In­fat­ti il con­cet­to co­mu­ne di siepe è le­ga­to alla pra­ti­ca della po­ta­tu­ra. La po­ta­tu­ra ri­sul­ta es­se­re de­ter­mi­nan­te per la riu­sci­ta di un giar­di­no di stam­po clas­si­co, per­chè ci per­met­te di con­fe­ri­re alle pian­te de­ter­mi­na­te forme geo­me­tri­che, ti­pi­che del giar­di­no al­l’i­ta­lia­na, e di man­te­ner­le nel tempo. Con la po­ta­tu­ra si pos­so­no ri­ca­va­re dalle pian­te par­ti­co­la­ri fi­gu­re ar­ti­sti­che, anche non geo­me­tri­che, la cui crea­zio­ne co­sti­tui­sce l’ar­te to­pia­ria. L’im­por­tan­za della po­ta­tu­ra è emer­sa anche quan­do ab­bia­mo trat­ta­to la vo­lu­me­tria delle siepi. In­fat­ti una de­ter­mi­na­ta e par­ti­co­la­re po­ta­tu­ra rie­sce a far sa­li­re o scen­de­re lo sguar­do, in­cor­ni­cia­re il giar­di­no o met­te­re in ri­sal­to un de­ter­mi­na­to par­ti­co­la­re per ren­de­re il tutto este­ti­ca­men­te ap­prez­za­bi­le. Ag­giun­gia­mo inol­tre che un tipo di po­ta­tu­ra rie­sce a dare anche una certa pro­fon­di­tà al giar­di­no. Si ri­cor­re a que­sto gioco pro­spet­ti­co quan­do vo­glia­mo far ap­pa­ri­re un viale o una siepe più lun­ghi di quel­lo che sono nella real­tà. Per ot­te­ne­re que­sto ef­fet­to ot­ti­co sarà suf­fi­cien­te po­ta­re le pian­te in modo de­cre­scen­te, an­zi­chè in modo uni­for­me per tutta la loro lun­ghez­za. Nel punto d’os­ser­va­zio­ne da noi sta­bi­li­to le pian­te avran­no un’al­tez­za mas­si­ma che co­stan­te­men­te andrà ri­du­cen­do­si man mano che ci al­lon­ta­nia­mo da quel punto. L’al­tez­za de­cre­scen­te delle pian­te in­gan­ne­rà l’os­ser­va­to­re sulla reale di­stan­za tra il punto d’os­ser­va­zio­ne e l’ul­ti­ma pian­ta del fi­la­re o della siepe, fa­cen­do­gli per­ce­pi­re che fra i due punti sud­det­ti in­ter­cor­re una gran­de di­stan­za. La po­ta­tu­ra dun­que può ve­ni­re usata per in­gan­na­re l’oc­chio umano e que­sto gioco pro­spet­ti­co si di­mo­stra par­ti­co­lar­men­te utile nei giar­di­ni non molto gran­di, per far sem­bra­re il giar­di­no molto più gran­de di quel­lo che è nella real­tà.
Fi­no­ra si è par­la­to della po­ta­tu­ra solo come di un modo per de­co­ra­re il giar­di­no. Però, la po­ta­tu­ra ri­spon­de ad un pre­ci­so scopo pra­ti­co, quel­lo di evi­ta­re che la pian­ta si spo­gli in basso, per­chè, in na­tu­ra, i rami ba­sa­li, so­vra­sta­ti dalla ve­ge­ta­zio­ne su­pe­rio­re, sono rag­giun­ti da una scar­sa il­lu­mi­na­zio­ne e ten­do­no così a sec­ca­re. In­ve­ce, fa­cen­do ri­spet­ta­re alla pian­ta una forma che per­met­ta alla luce di rag­giun­ge­re tutte le fo­glie della pian­ta, im­pe­dia­mo che della ve­ge­ta­zio­ne più alta so­vra­sti quel­la più bassa, ob­bli­gan­do, quin­di, la pian­ta ad emet­te­re nuova ve­ge­ta­zio­ne anche ad un li­vel­lo più basso cosa che non fa­reb­be in con­di­zio­ni nor­ma­li.
Esi­sto­no tre tipi di po­ta­tu­ra: la po­ta­tu­ra di for­ma­zio­ne, di ma­nu­ten­zio­ne, di rin­gio­va­ni­men­to.
Nei primi anni dopo l’im­pian­to, le pian­te che for­ma­no la siepe de­vo­no es­se­re as­sog­get­ta­te alla po­ta­tu­ra di for­ma­zio­ne. Que­sto tipo di po­ta­tu­ra si ef­fet­tua un paio di volte al­l’an­no, in esta­te e alla fine del­l’in­ver­no; l’in­ter­ven­to si  li­mi­te­rà al­l’a­spor­ta­zio­ne di rami  mal di­spo­sti, ed alla ri­du­zio­ne di due terzi dei rami trop­po vi­go­ro­si o lun­ghi. La po­ta­tu­ra di for­ma­zio­ne ha un chia­ro scopo pra­ti­co; co­strin­ge­re la pian­ta ad ac­ce­sti­re, ov­ve­ro ad emet­te­re nuovi ger­mo­gli dal tron­co, i quali, svi­lup­pan­do­si, rin­fol­ti­ran­no la chio­ma. Que­sta po­ta­tu­ra viene pra­ti­ca­ta per al­cu­ni anni fino al rag­giun­gi­men­to del­l’al­tez­za vo­lu­ta. In que­sto modo la siepe sarà più com­pat­ta, avrà uno svi­lup­po più ar­mo­ni­co ed inol­tre avrà man­te­nu­to nel corso degli anni un buon aspet­to este­ti­co.

La po­ta­tu­ra di man­te­ni­men­to verrà pra­ti­ca­ta quan­do la siepe avrà rag­giun­to l’al­tez­za e la forma de­si­de­ra­ta. Ge­ne­ra­liz­zan­do pos­sia­mo af­fer­ma­re che gli in­ter­ven­ti di man­te­ni­men­to su una siepe pos­so­no es­se­re da uno a due al­l’an­no. Una prima po­ta­tu­ra verrà ef­fet­tua­ta tra la fine di mag­gio e l’i­ni­zio di giu­gno per aspor­ta­re quel­la gran mole di ve­ge­ta­zio­ne che la pian­ta ha emes­so in­di­stur­ba­ta du­ran­te la ri­pre­sa ve­ge­ta­ti­va. Dal mo­men­to che que­sta ve­ge­ta­zio­ne non ci per­met­te di ri­co­no­sce­re ni­ti­da­men­te le forme da noi scel­te, que­sto primo in­ter­ven­to ser­vi­rà a ri­con­dur­re la ve­ge­ta­zio­ne entro i mar­gi­ni delle forme che ab­bia­mo scel­to. L’in­ter­ven­to può ri­sul­ta­re anche molto pe­san­te tanto che la chio­ma della siepe potrà pre­sen­ta­re molte “falle”, ma pre­sto la pian­ta ri­pren­de­rà a ve­ge­ta­re con ener­gia e nel­l’ar­co di breve tempo la chio­ma della siepe sarà nuo­va­men­te folta e com­pat­ta. La se­con­da po­ta­tu­ra dovrà es­se­re ef­fet­tua­ta tra set­tem­bre ed ot­to­bre. Que­sto se­con­do in­ter­ven­to è più “mor­bi­do”. Di­fat­ti que­sta po­ta­tu­ra si li­mi­te­rà ad eli­mi­na­re quei pochi ra­met­ti che, dopo il primo in­ter­ven­to, hanno nuo­va­men­te su­pe­ra­to i mar­gi­ni della forma della siepe. Que­sto dop­pio in­ter­ven­to può es­se­re com­piu­to su tutte le pian­te che for­ma­no le siepi, ma si rende ne­ces­sa­rio par­ti­co­lar­men­te su quel­le pian­te che hanno una ve­lo­ci­tà di cre­sci­ta molto ra­pi­da come il li­gu­stro, men­tre le siepi for­ma­te da pian­te con uno svi­lup­po molto lento come il bosso po­tran­no es­se­re po­ta­te anche una sola volta nel corso di tutto l’an­no.
Il si­ste­ma per po­ta­re la siepe in modo da avere tagli netti e pre­ci­si, e dun­que per ot­te­ne­re delle forme per­fet­te, varia con il va­ria­re delle forme che ab­bia­mo scel­to.
Se ab­bia­mo scel­to la forma clas­si­ca squa­dra­ta ci av­var­re­mo di ba­sto­ni che ver­ran­no pian­ta­ti nel ter­re­no ai fian­chi della siepe, tutti alla me­de­si­ma al­tez­za e ad una di­stan­za mas­si­ma di quat­tro metri. Que­sti ba­sto­ni sa­ran­no uniti con due cor­di­cel­le che cor­ro­no pa­ral­le­le alla siepe stes­sa; que­ste cor­di­cel­le ov­via­men­te de­vo­no es­se­re ben tese. Ab­bia­mo così crea­to dei punti di ri­fe­ri­men­to fissi se­guen­do i quali pos­sia­mo re­go­la­re l’al­tez­za e la lar­ghez­za della siepe senza gran­di pro­ble­mi. Que­sto si­ste­ma è im­pie­ga­to per la po­ta­tu­ra delle siepi or­na­men­ta­li che tro­via­mo nei giar­di­ni al­l’i­ta­lia­na e alla fran­ce­se.
Se in­ve­ce ab­bia­mo scel­to una forma più com­ples­sa, come ad esem­pio squa­dra­ta alla base ed ar­ro­ton­da­ta al­l’a­pi­ce, op­pu­re nel caso di pian­te iso­la­te cui si vo­glio­no dare forme par­ti­co­la­ri e com­ples­se, per una po­ta­tu­ra per­fet­ta e senza sba­va­tu­re si ri­cor­re al­l’u­so di par­ti­co­la­ri sa­go­me. Le sa­go­me che use­re­mo quan­do vor­re­mo mo­del­la­re que­ste siepi dalle forme più ori­gi­na­li, con­si­sto­no in pro­fi­li in ferro, posti a ca­val­lo della siepe, in modo che il po­ta­to­re possa ta­glia­re tutti quei rami che fuo­rie­sco­no dal pro­fi­lo stes­so.
L’ul­ti­ma forma di po­ta­tu­ra è quel­la di rin­gio­va­ni­men­to; essa viene fatta prin­ci­pal­men­te su siepi molto vec­chie, che ve­ge­ta­no con dif­fi­col­tà e len­ta­men­te. Si attua con po­ta­tu­re molto dra­sti­che che con­si­sto­no nel­l’a­spor­ta­zio­ne dei rami vec­chi, al posto dei quali ven­go­no la­scia­ti i rami più gio­va­ni, sani e ro­bu­sti, i quali ven­go­no sol­tan­to ci­ma­ti. Si può ri­cor­re­re a que­sta forma di po­ta­tu­ra ec­ce­zio­na­le anche per ri­me­dia­re ai danni di una ab­bon­dan­te ne­vi­ca­ta, che abbia stron­ca­to molti rami, o anche per eli­mi­na­re i rami dan­neg­gia­ti dal gelo. La siepe ap­pa­ri­rà de­va­sta­ta dal­l’ec­ces­si­vo sfol­ti­men­to ma dopo al­cu­ni anni sarà di nuovo vi­go­ro­sa e folta. Se la  siepe non ri­spon­de con vi­go­re a que­sta ope­ra­zio­ne, dob­bia­mo pren­de­re in esame l’i­po­te­si di un suo ab­bat­ti­men­to.

Giardino di Villa Gamberaia Settignano
Giar­di­no di Villa Gam­be­ra­ia – Set­ti­gna­no Fi­ren­ze

IL MAN­TE­NI­MEN­TO DELLE SIEPI
Il man­te­ni­men­to di una siepe ri­chie­de un in­sie­me di ope­ra­zio­ni volte a pre­ser­va­re la forma, fa­vo­ri­re lo svi­lup­po con op­por­tu­ne cure col­tu­ra­li, sal­va­guar­da­re la sa­lu­te della siepe.
Ab­bia­mo gia de­scrit­to le ope­ra­zio­ni volte a man­te­ne­re la forma pre­scel­ta. Par­lia­mo ades­so delle cure col­tu­ra­li che per­met­to­no alla siepe di vi­ve­re e pro­spe­ra­re. Un ope­ra­zio­ne molto im­por­tan­te è quel­la di eli­mi­na­re le erbe in­fe­stan­ti che si svi­lup­pa­no in pros­si­mi­tà della siepe ed in al­cu­ni casi anche al suo in­ter­no. Pos­sia­mo su­bi­to ri­le­va­re che le siepi molto basse, ad esem­pio quel­le co­sti­tui­te da es­sen­ze come il  bosso o il ber­be­ris, ri­sen­to­no mag­gior­men­te della pre­sen­za di erbe in­fe­stan­ti, per­chè molte di que­ste erbe hanno uno svi­lup­po che le su­pe­ra ab­bon­dan­te­men­te in al­tez­za. Dun­que uno svi­lup­po ec­ces­si­vo di que­ste erbe im­pe­di­sce alle pian­te che for­ma­no la siepe di ri­ce­ve­re la luce ne­ces­sa­ria per le loro fun­zio­ni vi­ta­li, in­fluen­do, ov­via­men­te, sul loro ac­cre­sci­men­to che ri­sul­ta sten­ta­to. Va ri­le­va­to che, se la si­tua­zio­ne di scar­sa il­lu­mi­na­zio­ne do­ves­se pro­trar­si per lungo tempo, i ra­met­ti più bassi della siepe, e ad­di­rit­tu­ra le pian­te che for­ma­no siepi di ta­glia pic­co­la, po­treb­be­ro sof­frir­ne fino a mo­ri­re. Inol­tre le erbe in­fe­stan­ti sot­trag­go­no so­stan­ze nu­tri­ti­ve ne­ces­sa­rie per lo svi­lup­po della siepe, con­dan­nan­do­la ad una cre­sci­ta ral­len­ta­ta. Una erba in­fe­stan­te par­ti­co­lar­men­te dif­fi­ci­le da eli­mi­na­re è si­cu­ra­men­te la gra­mi­gna (Cy­no­don dac­ty­lon) della fa­mi­glia delle gra­mi­na­cee. Altre in­fe­stan­ti molto co­mu­ni sono il gi­ga­ro (Arum ita­li­cum), il vi­luc­chio (Con­vol­vo­lus ar­ven­sis), l’e­de­ra (He­de­ra helix) ed il sam­bu­co (Sam­bu­cus nigra). Per ri­muo­ve­re que­ste in­fe­stan­ti do­vre­mo ri­pu­li­re il ter­re­no al­me­no due volte al­l’an­no, ope­ran­do sem­pre ma­nual­men­te per­chè l’uso di di­ser­ban­ti chi­mi­ci po­treb­be dan­neg­gia­re la siepe.
Anche le siepi  di di­men­sio­ni me­dio-gran­di hanno que­sto pro­ble­ma.
E’ov­vio che le siepi me­dio-gran­di ospi­ti­no al loro in­ter­no pic­co­li mam­mi­fe­ri o nidi di al­cu­ne spe­cie d’uc­cel­li. Tutti que­sti ospi­ti oc­ca­sio­na­li pos­so­no in­tro­dur­re nella siepe un gran nu­me­ro di semi, i quali, svi­lup­pan­do­si, pos­so­no anche dan­neg­gia­re la siepe stes­sa. Ad esem­pio, molti uc­cel­li sono ghiot­ti di semi ric­chi di so­stan­ze oleo­se, come lo sono i semi del ba­go­la­ro (Cel­tis au­stra­lis). Il ba­go­la­ro è un al­be­ro che può rag­giun­ge­re l’al­tez­za di venti metri ed ha una ve­lo­ci­tà di cre­sci­ta molto ra­pi­da. Quan­do in una siepe già for­ma­ta spun­ta una pian­ti­cel­la di ba­go­la­ro dob­bia­mo ten­ta­re an­zi­tut­to di estir­par­lo, a con­di­zio­ne che sia an­co­ra una pic­co­la pian­ti­na, per­chè già dopo pochi anni di vita il ba­go­la­ro pos­sie­de un ap­pa­ra­to ra­di­ca­le molto svi­lup­pa­to e ro­bu­sto che rende dif­fi­col­to­sa la sua ri­mo­zio­ne; inol­tre que­sta ope­ra­zio­ne è del tutto scon­si­glia­ta per­chè può dan­neg­gia­re le ra­di­ci e la chio­ma delle pian­te della siepe più vi­ci­ne. Viene con­te­nu­to a sten­to con le pe­rio­di­che po­ta­tu­re cui è sot­to­po­sta la siepe, anche se esse con­tri­bui­sco­no ad in­gros­sar­gli il tron­co, il quale to­glie spa­zio alle pian­te li­mi­tro­fe. Inol­tre, la sua ve­lo­ci­tà di cre­sci­ta lo fa nuo­va­men­te spun­ta­re dalla siepe. Per ar­gi­na­re que­sto al­be­ro dob­bia­mo re­ci­de­re il suo fusto alla base ed aspor­ta­re in con­ti­nua­zio­ne i ger­mo­gli che la pian­ta emet­te in se­gui­to. In que­sto modo la siepe non ri­sen­te della pre­sen­za di que­sta es­sen­za in­de­si­de­ra­ta.
Un altro ne­mi­co delle siepi  me­dio-gran­di, ma anche di quel­le di pic­co­le di­men­sio­ni, è co­sti­tui­to da pian­te ram­pi­can­ti come la vi­tal­ba (Cle­ma­tis vi­tal­ba) e l’e­de­ra. La vi­tal­ba è una pian­ta in­fe­stan­te pre­sen­te nei suoli umidi, nei bo­schi e nelle mac­chie;  anche l’e­de­ra si svi­lup­pa dove il ter­re­no è fre­sco e se­miom­breg­gia­to, ma è una pian­ta or­na­men­ta­le do­ta­ta di un bel fo­glia­me, la quale, se fatta svi­lup­pa­re su dei so­ste­gni, rien­tra tra le es­sen­ze che pos­so­no for­ma­re una siepe. Quan­do pian­te come la vi­tal­ba o l’e­de­ra si svi­lup­pa­no al­l’in­ter­no di una siepe, ten­do­no ad ar­ram­pi­car­si fino alla sua som­mi­tà ed a oc­cu­par­ne i rami la­te­ra­li in cerca della luce ne­ces­sa­ria per la loro fo­to­sin­te­si. Esse per­ciò ri­co­pro­no con la loro ve­ge­ta­zio­ne i rami e le fo­glie delle pian­te che co­sti­tui­sco­no la siepe, im­pe­den­do­gli lo svol­gi­men­to delle fun­zio­ni vi­ta­li. L’in­ter­ven­to del­l’uo­mo è volto ad im­pe­di­re che que­sti ram­pi­can­ti so­vra­sti­no e sof­fo­chi­no la siepe, e per ot­te­ne­re que­sto si de­vo­no re­ci­de­re a li­vel­lo del ter­re­no e ri­muo­ve­re i tral­ci che hanno oc­cu­pa­to i rami e la som­mi­tà della siepe. Que­sta ope­ra­zio­ne va ri­pe­tu­ta al­me­no due volte al­l’an­no, ma per­met­te solo di con­te­ne­re lo svi­lup­po di que­ste due in­fe­stan­ti, per­chè è molto dif­fi­ci­le la loro eli­mi­na­zio­ne de­fi­ni­ti­va.

Un’al­tra ope­ra­zio­ne col­tu­ra­le che sa­reb­be bene svol­ge­re, se pos­si­bi­le, è la zap­pet­ta­tu­ra del ter­re­no vi­ci­no alla siepe. A volte si tra­scu­ra que­sta pra­ti­ca o per­chè la siepe de­li­mi­ta un via­let­to e non è stato la­scia­to al­cu­no spa­zio tra la siepe ed il via­let­to, per cui zap­pet­tan­do si ri­schia di de­tur­pa­re il pas­sag­gio, o per­chè la siepe de­li­mi­ta una aiuo­la, di cui non si vuole de­tur­pa­re l’in­ter­no.
Co­mun­que, una zap­pet­ta­tu­ra  alla base della siepe è be­ne­fi­ca per la siepe stes­sa. In­fat­ti, essa fa­vo­ri­sce l’a­rea­zio­ne del ter­re­no ed in esta­te ri­du­ce l’e­va­po­ra­zio­ne del­l’ac­qua dal ter­re­no per ca­pil­la­ri­tà; in più fa­ci­li­ta la pe­ne­tra­zio­ne nel ter­re­no del­l’ac­qua pio­va­na o di quel­la de­ri­van­te dal­l’ir­ri­ga­zio­ne. La zap­pet­ta­tu­ra è par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­te nelle zone dove il ter­re­no ri­sul­ta es­se­re co­sti­pa­to, per cui l’ac­qua fil­tra con dif­fi­col­tà. Inol­tre, con la zap­pet­ta­tu­ra pos­sia­mo in­ter­ra­re le­ta­me ma­tu­ro o con­ci­me chi­mi­co; pos­sia­mo con­tra­sta­re lo svi­lup­po delle erbe in­fe­stan­ti ed in­fi­ne, dopo aver ri­mos­so il ter­re­no, pos­sia­mo trac­cia­re sol­chet­ti nei quali sarà con­vo­glia­ta l’ac­qua se de­ci­dia­mo di ir­ri­ga­re per scor­ri­men­to.

L’ul­ti­ma ope­ra­zio­ne col­tu­ra­le di estre­ma im­por­tan­za è l’an­naf­fia­tu­ra. Ad essa ab­bia­mo già ac­cen­na­to in pre­ce­den­za, in­fat­ti l’an­naf­fia­tu­ra è  par­ti­co­lar­men­te utile sia nei primi anni dopo l’im­pian­to, sia nel corso di esta­ti tor­ri­de e con po­chis­si­me pre­ci­pi­ta­zio­ni. L’ir­ri­ga­zio­ne può aver luogo con di­ver­si si­ste­mi (a goc­cia, per scor­ri­men­to, a  piog­gia) e do­vreb­be es­se­re com­piu­ta nel tardo po­me­rig­gio o alle prime luci del­l’al­ba. E’ sem­pre con­si­glia­bi­le ab­bon­da­re nel quan­ti­ta­ti­vo d’ac­qua per­chè una som­mi­ni­stra­zio­ne mo­de­sta fi­ni­reb­be per ba­gna­re solo la
parte su­per­fi­cia­le del ter­re­no e non rag­giun­ge­reb­be le ra­di­ci, le quali non trar­reb­be­ro nes­sun be­ne­fi­cio dalla no­stra ope­ra­zio­ne. Con l’ir­ri­ga­zio­ne esti­va  le pian­te man­ter­ran­no sem­pre un gran­de vi­go­re ve­ge­ta­ti­vo, per­chè con­ti­nue­ran­no ad as­sor­bi­re tutti gli ele­men­ti  nu­tri­ti­vi  loro ne­ces­sa­ri ed a svol­ge­re le fun­zio­ni vi­ta­li.

RI­FE­RI­MEN­TI BI­BLIO­GRA­FI­CI   
– AA.​VV. “IL GRAN­DE LIBRO DEI FIORI E DELLE PIAN­TE” Se­le­zio­ne dal Rea­der’s Di­ge­st – Mi­la­no – 1978
– E.​Susini “I MIEI FIORI E IL MIO GIAR­DI­NO”  Eda­gri­co­le 1987
– E. Su­si­ni “SIEPI E BOR­DU­RE” Eda­gri­co­le
– E. Su­si­ni “GUIDA ALLA PRO­GET­TA­ZIO­NE DI PIC­CO­LI GIAR­DI­NI”  Eda­gri­co­le
– M.​G.​Bellardi “MAL BIAN­CO SU LAU­RO­CE­RA­SO” Trat­to da “GIAR­DI­NI” Mag­gio 2005
– M.​Ferrari “LI­MAN­TRIA O BOM­BI­CE DI­SPA­RI” Trat­to da “GIAR­DI­NI” Mag­gio 2005
– M.​Ferrari, A.​Menta, E.​Marcon, A.​Monter­mi­ni “MA­LAT­TIE E PA­RAS­SI­TI DELLE PIAN­TE DA FIORE, OR­NA­MEN­TA­LI E FO­RE­STA­LI” Eda­gri­co­le
– M.​Ferrari, D. Me­di­ci “AL­BE­RI ED AR­BU­STI IN ITA­LIA – ma­nua­le di ri­co­no­sci­men­to” Eda­gri­co­le 2003
– L.​Crespi “BON­SAI – guida pra­ti­ca al­l’ar­te e alla col­ti­va­zio­ne” Fab­bri edi­to­ri 1989
– G.​Oelker “MA­NUA­LE DI FLO­RI­COL­TU­RA”  Eda­gri­co­le 1957

Paolo Pec­chio­li, Agro­tec­ni­co, è in pos­ses­so del di­plo­ma di qua­li­fi­ca di or­to-flo­ri­col­to­re. At­tual­men­te ri­co­pre la man­sio­ne di As­si­sten­te tec­ni­co pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze.

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