Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Gian­fran­co Gamba

La ro­ta­zio­ne so­ia-fru­men­to-mais, im­por­tan­te per i ce­rea­li­col­to­ri, as­su­me un gran­de va­lo­re anche per le azien­de zoo­tec­ni­che so­prat­tut­to del cen­tro-nord Ita­lia dove è con­cen­tra­to il mag­gior nu­me­ro di quel­le ad in­di­riz­zo bo­vi­no, siano esse da latte o nu­tri­ci di razze da carne.
Le scel­te agro­no­mi­che che por­ta­no a mo­di­fi­ca­re la ro­ta­zio­ne trien­na­le, por­tan­do­la a qua­dri/quin­que/set­ten­na­le o più, ver­to­no so­prat­tut­to sulla ne­ces­si­tà di au­to-pro­du­zio­ne dei fo­rag­gi, o dei ce­rea­li ne­ces­sa­ri per l’al­le­va­men­to tra cui si evi­den­zia:

  • la so­sti­tu­zio­ne del fru­men­to con l’or­zo, so­prat­tut­to per il ciclo pre­co­ce, in vista di una col­tu­ra in­ter­ca­la­re, er­ba­io, soia o mais da in­si­la­to;
  • la col­ti­va­zio­ne, al posto della soia de­sti­na­ta al­l’a­li­men­ta­zio­ne umana (uti­liz­za­ta per l’e­stra­zio­ne del­l’o­lio, o per farne zuppe, salse, ecc.), di una va­rie­tà a basso con­te­nu­to di fat­to­ri an­ti-nu­tri­zio­na­li (ERSA del Friu­li Ve­ne­zia Giu­lia: M. Sni­da­ro, I. Da­ne­lon, M. Sal­ga­rel­la, 2005);
  • con l’u­ti­liz­za­zio­ne di col­tu­re fo­rag­ge­re in­ter­ca­la­ri, sia pri­ma­ve­ri­li-esti­ve che au­tun­no-pri­ma­ve­ri­li, op­pu­re prati po­lien­na­li sia mono che po­li­fi­ti che me­di­cai, so­prat­tut­to nelle zone col­li­na­ri senza ir­ri­ga­zio­ne.

Medica, veccia, pisello

Prati po­li­fi­ti e me­di­cai

Il gros­so li­mi­te dei prati po­li­fi­ti in col­tu­ra sec­ca­gna è la du­ra­ta, che ra­ra­men­te è su­pe­rio­re al­l’an­na­ta agra­ria, li­mi­tan­do­si a due tagli; men­tre se vi è la pos­si­bi­li­tà di ir­ri­ga­re, i prati hanno il gran­de van­tag­gio di pro­du­zio­ni ele­va­te sia nella quan­ti­tà che nella qua­li­tà dei tagli , sia come fieno che come fo­rag­gia­men­to fre­sco, op­pu­re come pa­sco­lo, oltre a una du­ra­ta negli anni più ele­va­ta, a patto di rein­te­gra­re gli ele­men­ti aspor­ta­ti con li­qua­me e con­ci­ma­zio­ni fo­sfo-po­tas­si­che.
Di­ver­sa­men­te l’er­ba me­di­ca ha dalla sua, negli area­li meno fer­ti­li in col­tu­ra sec­ca­gna, delle in­dub­bie qua­li­tà: si adat­ta ai ter­re­ni ar­gil­lo­so-cal­ca­rei, anche po­ve­ri di so­stan­za or­ga­ni­ca, mi­glio­ra la tes­si­tu­ra del ter­re­no e la fer­ti­li­tà, pro­du­ce un fo­rag­gio ricco di pro­tei­ne e di ca­ro­te­noi­di; inol­tre, se con­di­zio­na­to, è ap­pe­ti­to dagli ani­ma­li in pro­du­zio­ne, anche come fie­no-si­lo, fa­scia­to e, con le do­vu­te pre­cau­zio­ni con­tro il me­teo­ri­smo, come fo­rag­gio verde.
Sia il prato po­li­fi­ta ir­ri­gui che i me­di­cai in asciut­ta hanno un altro van­tag­gio agro­no­mi­co: quel­lo di ri­dur­re la flora in­fe­stan­te, che sta di­ven­tan­do ogni anno sem­pre più re­si­sten­te ai di­ser­ban­ti nor­mal­men­te uti­liz­za­ti, so­pra­tut­to nel mais.
Quan­do si vuole in­te­gra­re l’er­ba me­di­ca nella ali­men­ta­zio­ne del be­stia­me, ap­pa­re in­di­ca­to
un er­ba­io po­li­fi­ta au­tun­no-pri­ma­ve­ri­le a base di avena/tri­ti­ca­le vec­cia pi­sel­lo ed, even­tual­men­te, lo­glio ita­li­co e tri­fo­glio in­car­na­to.

Erbai au­tun­no-pri­ma­ve­ri­li

Un tale er­ba­io ri­scon­tra un ap­prez­za­men­to cre­scen­te tra gli al­le­va­to­ri, so­prat­tut­to per la pos­si­bi­li­tà di in­si­la­re il pro­dot­to me­dian­te pre-ap­pas­si­men­to, ro­to-im­bal­la­tu­ra e suc­ces­si­va fa­scia­tu­ra, o me­dia­te trin­cia­tu­ra e in­si­la­men­to in trin­cea ; tale pra­ti­ca la­scia il ter­re­no pre­co­ce­men­te li­be­ro e per­met­te una se­con­da col­tu­ra, soia, er­ba­io esti­vo, o mais da in­si­la­to, circa 30 gior­ni prima ri­spet­to ad un orzo da gra­nel­la.

Erbai esti­vi

Tra gli erbai esti­vi, di pri­ma­ria im­por­tan­za ci sono quel­li a base di pa­nì­co, mi­glio per­la­to, sorgo su­da­ne­se, sia in pu­rez­za che mi­sce­la­ti tra loro, even­tual­men­te con l’ag­giun­ta di Vigna si­nen­sis, se­mi­na­ti in se­con­da e terza epoca, tra metà mag­gio e ini­zio di lu­glio (ir­ri­ga­zio­ne per­met­ten­do).
Qui ap­pa­re evi­den­te che i fat­to­ri li­mi­tan­ti sono la tem­pe­sti­vi­tà delle ope­ra­zio­ni di rac­col­ta, la con­ci­ma­zio­ne or­ga­ni­ca, so­prat­tut­to a base di li­qua­mi (60/80 mc per et­ta­ro), la mi­ni­ma la­vo­ra­zio­ne, in que­sto caso con rip­per e er­pi­ce a di­schi, usan­do per la se­mi­na una com­bi­na­ta er­pi­ce-ro­tan­te con se­mi­na­tri­ce a righe, e suc­ces­si­va ir­ri­ga­zio­ne a piog­gia in as­sen­za di pre­ci­pi­ta­zio­ni na­tu­ra­li.

Loietto e miglio

Rac­col­ta: fie­na­gio­ne e in­si­la­men­to

L’ob­biet­ti­vo di que­ste col­tu­re è mas­si­miz­za­re so­prat­tut­to la fo­glio­si­tà a di­sca­pi­to degli steli delle pian­te, per­ché la fibra deve es­se­re il più pos­si­bi­le di­ge­ri­bi­le e non li­gni­fi­ca­ta.
In que­sta ot­ti­ca, l’in­put dato dai con­ci­mi or­ga­ni­ci alle col­tu­re fo­rag­ge­re tal­vol­ta è de­ter­mi­nan­te, sia per le po­lien­na­li che per le in­ter­ca­la­ri, più che nelle col­tu­re ce­rea­li­co­le prin­ci­pa­li da gra­nel­la.
Per cui avere un’a­na­li­si del ter­re­no me­dia­men­te ogni 5/10an­ni e’ con­si­glia­ta , per­met­te l’e­sat­ta con­ci­ma­zio­ne di fondo di azoto, fo­sfo­ro ma anche di cal­cio;e visto che la di­spo­ni­bi­li­tà dagli al­le­va­men­ti di re­flui è in ge­ne­re tale da sop­pe­ri­re le esi­gen­ze, li­mi­tan­do for­te­men­te l’in­te­gra­zio­ne di con­ci­mi di ori­gi­ne chi­mi­co-mi­ne­ra­le solo nei casi di reale ca­ren­za, o di pH ab­nor­mi, ec­ces­si­va­men­te cal­ca­rei, o estre­ma­men­te sab­bio­si/tor­bo­si.
Non di­men­ti­chia­mo che si sta dif­fon­den­do la pra­ti­ca di aspor­ta­re gli stoc­chi del mais dove si de­sti­na la col­tu­ra per la gra­nel­la o per il pa­sto­ne di spiga, per usar­li come let­tie­ra, in so­sti­tu­zio­ne della pa­glia di grano/orzo, pa­glia a sua volta uti­liz­za­ta in par­zia­le so­sti­tu­zio­ne del fieno nel­l’in­gras­so dei vi­tel­lo­ni da carne.
Ap­pa­re evi­den­te che que­ste sono pra­ti­che che au­men­ta­no la red­di­ti­vi­tà di que­ste col­tu­re, ma com­por­ta­no un au­men­to del costo dei fer­ti­liz­zan­ti, so­pra­tut­to fo­sfo-po­tas­si­ci.

Tutte le la­vo­ra­zio­ni e le scel­te agro­no­mi­che sa­reb­be­ro però inu­ti­li se non si ese­guis­se una pun­ti­glio­sa rac­col­ta, dove non è im­por­tan­te mas­si­miz­za­re la resa, quan­to di por­ta­re a casa, la mag­gior quan­ti­tà di pro­tei­ne, unita alla mi­glio­re fibra di­ge­ri­bi­le, li­mi­tan­do il più pos­si­bi­le la pro­du­zio­ne di li­gni­na.

Sfalcio, andanatura ed imballatura dei foraggi

Il pe­rio­do mi­glio­re è rap­pre­sen­ta­to, sia per le le­gu­mi­no­se che per le gra­mi­na­cee, dalla pre­fio­ri­tu­ra, anche se par­ti­co­la­re at­ten­zio­ne deve es­se­re ri­vol­ta alle con­di­zio­ni at­mo­sfe­ri­che e, di con­se­guen­za, alle con­di­zio­ni del ter­re­no dopo le piog­ge.
Sia che si scel­ga di af­fie­na­re o in­si­la­re, si dovrà sem­pre evi­ta­re che il pro­dot­to abbia delle con­ta­mi­na­zio­ni con il ter­re­no (terra), o che si svi­lup­pi­no bat­te­ri (clo­stri­di) o muffe du­ran­te le fer­men­ta­zio­ni.
Per cui gli ec­ces­si di umi­di­tà non sono at­tri­bui­bi­li so­la­men­te alla scar­sa es­sic­ca­zio­ne, o ad even­ti tem­po­ra­le­schi, ma anche al­l’im­brat­ta­men­to con terra del fo­rag­gio stes­so, terra che per le sue ca­rat­te­ri­sti­che fi­si­che tende a trat­te­ne­re acqua, ter­re­no di col­tu­ra per bat­te­ri e muffe, op­pu­re, nella peg­gio­re delle ipo­te­si, im­bal­lan­do il fo­rag­gio che si pre­su­me secco, con una umi­di­tà tale da pro­vo­ca­re bru­schi in­nal­za­men­ti di tem­pe­ra­tu­ra, e in­ne­sca­no l’au­to­com­bu­stio­ne, caso non raro, visti i nu­me­ro­si casi ve­ri­fi­ca­to­si negli ul­ti­mi mesi.

Esempi di rotazioni

Con­si­de­ra­zio­ni fi­na­li

La ro­ta­zio­ne sopra ela­bo­ra­ta va vista nel suo ciclo di 8 anni, ov­via­men­te non si può pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne al­cu­ne va­ria­bi­li tra cui quel­le le­ga­te agli even­ti at­mo­sfe­ri­ci me­teo­ro­lo­gi­ci, e gli an­da­men­ti di mer­ca­to, che pos­so­no fa­vo­ri­re o sfa­vo­ri­re al­cu­ne col­tu­re ri­spet­to al altre.
In que­sta ot­ti­ca, ov­via­men­te, la ro­ta­zio­ne dà i mi­glio­ri ri­sul­ta­ti sui ter­re­ni di pro­prie­tà, e/o dove si abbia la cer­tez­za, e di con­se­guen­za la pos­si­bi­li­tà, per al­me­no 8 o più anni, di col­ti­va­re il fondo stes­so.
Pare ovvio che la lo­ca­zio­ne dei fondi per pe­rio­di in­fe­rio­ri pre­giu­di­ca le scel­te di suc­ces­sio­ne col­tu­ra­le, quin­di la red­di­ti­vi­tà e so­ste­ni­bi­li­tà del­l’in­te­ro ciclo; in que­sti casi ci si dovrà porre la do­man­da se ri­sul­ta op­por­tu­no in­ve­ce ac­qui­sta­re i ce­rea­li, o di­ret­ta­men­te i man­gi­mi, com­pran­do da terzi i fo­rag­gi es­sic­ca­ti, per­mu­ta­re le pa­glie/stoc­chi per le even­tua­li let­tie­re con lo spar­gi­men­to dei re­flui ac­cor­dan­do­si per un even­tua­le as­ser­vi­men­to dei ter­re­ni per lo smal­ti­men­to nelle zone vul­ne­ra­bi­li, o af­fit­ta­re i ter­re­ni a se­con­da del ca­no­ne di lo­ca­zio­ne ri­chie­sti.

Gian­fran­co Gamba, agro­tec­ni­co con spe­cia­liz­za­zio­ne in zoo­tec­nia pres­so l’i­sti­tu­to agra­rio “C. Uber­ti­ni” di Chie­ri (To­ri­no), è al­le­va­to­re di bo­vi­ni da carne, ce­rea­li­col­to­re e vi­ti­col­to­re. E-mail: ggyno@​hotmail.​it

 

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