di Francesco Marino

“La fertilità di un terreno  rappresenta la capacità che ha il suolo di fornire alle piante  gli   elementi nutritivi essenziali per la crescita”.
    Spesso   trascurata, la fertilizzazione   rappresenta quello che di meglio agronomi  e scienziati   hanno  messo a disposizione  degli  agricoltori negli ultimi decenni.
    Fino agli anni del primo conflitto  mondiale le tecniche di concimazione avevano come obiettivo la conservazione  originale della fertilità del terreno, con la regola del tutto empirica della  restituzione di quanto la coltura aveva asportato. In seguito, a partire dagli  anni ’50,  le migliori conoscenze  sui meccanismi del potere assorbente del  terreno, sul metabolismo fosfatico, sulla fisiologia dell’assorbimento, hanno  consentito di orientare gli interventi tanto sull’incremento della fertilità  che sulle asportazioni delle piante, in relazione alla disponibilità degli  elementi nutritivi del suolo.
    Il tecnico può  oggi , quindi, disporre di molte  conoscenze  per calcolare valide formule di concimazioni. Purtroppo in molti casi mancano gli  strumenti che consentono di rendere operativi i “modelli”nei vari ambienti agrari. L’agronomo,  pertanto, dovrà programmare le quantità di concimi  da distribuire  alle colture con una tecnica meno precisa,  anche se efficace, cercando di anticipare   alle piante quando verrà asportato, tenendo però conto degli elementi  nuovi messi  a sua disposizione che in  base alle numerose prove di campagna fatte su tutto il territorio nazionale,  hanno consentito di stabilire il miglior rapporto di concimazione  tra gli elementi che verranno  distribuiti. 
    Il rapporto di concimazione prende per  base il fabbisogno di P che, essendo  in  quantità stabile nel terreno,  ed essendo  trattenuto dal potere assorbente del terreno, è elemento critico della  produzione. Il fabbisogno delle piante agrarie è  costituito dalle asportazioni aumentate di  quanto si pensa che il terreno possa immobilizzare gli elementi. Stabilito così  il livello della P, quelli dell’ N e del K sono poi calcolati  sulla base del rapporto di concimazione.
    Tenendo  conto di quanto detto e  analizzando le tabelle della fertilità  (Tabella 1) e quella dei rapporti di concimazione (Tabella 2),  vediamo quale è  la quantità di N-P-K da distribuire su  due  colture prese a  riferimento: il  frumento e il mais.

    Tabella 1 – Quantità di N-P-K da  distribuire su frumento e mais

Tabella 2 – Rapporto di  concimazione 
Unità fertilizzanti per il frumento
    Il frumento o grano appartiene  al   genere Triticum,   pianta  diffusa in tutto il mondo,  viene coltivato soprattutto per la produzione di farina “ grano tenero” e  semola “grano duro”. Pianta annua, dal punto di vista termico è specie  microterma .  Coltura sfruttante, alla  fine del suo ciclo   il livello della  fertilità  del terreno è inferiore a  quello iniziale, anche perché   i residui  che lascia nel terreno sono modesti come quantità (5-6 t/ha di paglia) e di  mediocre valore umigeno. Per questo motivo finora in Italia il frumento è stato  coltivato prevalentemente in avvicendamento con colture miglioratrici, cioè  colture che rialzano il livello della fertilità agronomica. 
I criteri che devono guidare il  tecnico nella calcolo dalle unità fertilizzanti   debbono tenere conto di alcuni   fattori quali il livello produttivo, il livello della fertilità del  terreno  e  le condizioni ambientali.
    Rileveremo anzitutto che per produrre  1q di granella la coltura asporta le seguenti quantità di elementi nutritivi  (valori del frumento nella Tabella 1):
    N  = 2,4 kg                          P=1,3  kg                                     K  = 2,5 kg 
    Ciò vuole affermare che una coltura di  frumento che  ha  una produzione  di 70  q/ha utilizza:
N  = 168 kg                         P = 91  kg                                     K  = 175 kg
In ogni modo per concimare una coltura con una produzione attesa di 70 q /ha di granella, come quella esaminata, dovremmo aumentare i 91 kg di P che verranno asportati dalla coltura dalla quantità che sarà immobilizzata nel terreno (trattenuto dal potere assorbente), del 40% circa.
    Ritenendo presente che il rapporto di  concimazione del frumento (Tabella 2) è 1.5  : 1: 0.5  le quantità di azoto,  fosforo e potassio da distribuire per ettaro saranno:
N  = 191 kg                         P = 127  kg                                   K =  63.5 kg 
Una volta stabilito le quantità concimanti da adoperare per ha e le modalità di distribuzione, dovremmo tener conto del costo dei prodotti, delle condizioni climatiche della zona e del periodo di utilizzo (presemina, alla semina e in copertura).
Unità fertilizzanti per il mais
    Il mais o granturco  appartiene alla famiglia delle  graminacee  è pianta di origine  tropicale, tipicamente macroterma. Pianta coltivata soprattutto per la  produzione di granella e insilato di mais   per l’ alimentazione dei ruminanti, è   stata sempre considerata ottima pianta miglioratrice  e quindi preceduta e seguita da una  sfruttante (es. frumento). Attualmente, però, nelle aziende irrigue c’è sempre  più spesso  la tendenza a coltivare il  mais in successione a se stesso. In genere non si notano fenomeni di  “stanchezza”, tuttavia infezioni di malerbe resistenti ai diserbanti possono  intensificarsi fino al punto di costringere a tornare all’avvicendamento.
I criteri che si eseguiranno per il  mais per il calcolo delle unità fertilizzanti, saranno  più o meno quelli visti per frumento.  Vediamoli.
    Le asportazioni medie del mais, ossia  i consumi per ogni q di granella prodotta sono:
  N  = 2,14  kg                                    P = 1.  06  kg                                      K = 2.48  kg 
    Pertanto una coltura di  mais con una produzione di 110 q di granella  per ha utilizzerà:
  N  = 235 kg                                       P = 117  kg                                        K = 273  kg 
    Supposto di voler aumentare del 40% la  dose di P  per l’ immobilizzazione nel  terreno e di applicare un rapporto di concimazione 1,75: 1: 0.5 le quantità dei principi fertilizzanti da distribuire  risulteranno: 
  N  = 328 kg                                          P = 164 kg                                        K = 82  kg 
La concimazione  anche in questo caso sarà fatta tenendo conto  delle unità fertilizzanti, delle condizioni climatiche della zona e del  pH. 
Commisurare gli apporti degli elementi nutritivi ai reali fabbisogni della coltura evita d’incorrere in sovra-dosaggi che, oltre a costituire un costo inutile per l’agricoltore, potrebbero provocare inquinamento ambientale, o in sotto-dosaggi che porterebbero a produzioni ridotte e di scarsa qualità e, nel tempo, potrebbero diminuire la fertilità del terreno. Impostare razionalmente la concimazione del terreno non è impresa semplice, la ricerca ci viene incontro con tecnologie sempre più sofisticate atte a salvaguardare il terreno e l’ambiente circostante. Le concimazioni a pronto effetto, ad esempio, consentono di nutrire al meglio le pianta e diminuiscono i fenomeni di lisciviazione, presente se si utilizzano “concimi” di derivazione organica, questi infatti per le loro caratteristiche chimico/fisiche sono meno disponibili nel periodo di maggiore necessità per la pianta e perciò “più inquinanti “.
Francesco Marino, laureato in Scienze Agrarie ad indirizzo Zootecnico presso l’Università di Firenze e iscritto all’ordine dei Dottori Agronomi di Firenze, è Presidente dell’Associazione “Agronomi per la Terra”. Curriculum vitae >>>
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