Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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Pas­se­ri N., Ne­po­mu­ce­no L., Biz­zar­ri S., Fer­ruc­ci D.

In­tro­du­zio­ne

Negli ul­ti­mi anni si è svi­lup­pa­to un forte in­te­res­se per la frut­ta a gu­scio, in par­ti­co­la­re per le noc­cio­le, in parte per ri­va­lu­ta­zio­ne della frut­ta secca e dei suoi be­ne­fi­ci, in parte per un ri­tro­va­to in­te­res­se in ter­mi­ni di su­scet­ti­bi­li­tà alla tra­sfor­ma­zio­ne, cui in par­ti­co­la­re il noc­cio­lo si pre­sta.
La noc­cio­la, ricca in acidi gras­si mono e poli in­sa­tu­ri, è di­ve­nu­ta negli ul­ti­mi anni una delle col­tu­re di mag­gior suc­ces­so per espan­sio­ne in ter­mi­ni di et­ta­ri col­ti­va­zio­ne, per i li­vel­li di quo­ta­zio­ne molto ele­va­ti che le noc­cio­le hanno rag­giun­to in tutte le di­ver­se fasi di fi­lie­ra.
Il Noc­cio­lo, (Co­ry­lus Avel­la­na, L.) è un al­be­ro che ri­sa­le alla fine del­l’ul­ti­ma era gla­cia­le (10.000 anni fa); te­sti­mo­nian­ze di re­per­ti fos­si­li pro­va­no che i frut­ti di que­sta pian­ta erano parte in­te­gran­te della dieta degli es­se­ri umani pro­prio agli al­bo­ri delle at­ti­vi­tà agri­co­le.
La pian­ta è ori­gi­na­ria del­l’a­rea della Me­so­po­ta­mia e si è dif­fu­sa in tutta Eu­ro­pa, spe­cial­men­te nella zona del Me­di­ter­ra­neo e dei Bal­ca­ni ar­ri­van­do poi nel Nord Ame­ri­ca.
La col­ti­va­zio­ne del noc­cio­lo è ba­sa­ta su pras­si agro­no­mi­che con­so­li­da­te, la col­tu­ra però vive un mo­men­to di tran­si­zio­ne e slan­cio di­vi­sa tra ri­spo­ste mo­der­ne agli in­cre­men­ti pro­dut­ti­vi (le­ga­ti tra l’al­tro pro­prio al­l’e­span­sio­ne col­tu­ra­le) e pras­si ri­spet­to­se del­l’am­bien­te che sono de­ter­mi­nan­ti per la sen­si­bi­li­tà del con­su­ma­to­re, a mag­gior ra­gio­ne se hanno im­pat­to sul ter­ri­to­rio.
A que­sto pro­po­si­to si ren­do­no ne­ces­sa­rie ini­zia­ti­ve che ten­ga­no in con­si­de­ra­zio­ne le mu­ta­te esi­gen­ze della mo­der­na tec­ni­ca col­tu­ra­le e che for­ni­sca­no ri­spo­ste in ter­mi­ni di di­fe­sa fi­to­pa­to­lo­gi­ca alle nuove sfide che si stan­no con­cre­tiz­zan­do, per una col­tu­ra sem­pre più pro­ta­go­ni­sta.

Im­por­tan­za e dif­fu­sio­ne del noc­cio­lo quale col­tu­ra da red­di­to

La col­ti­va­zio­ne del noc­cio­lo è con­cen­tra­ta nei paesi che si af­fac­cia­no sul Me­di­ter­ra­neo, più pre­ci­sa­men­te, in Tur­chia che è il primo pro­dut­to­re mon­dia­le (70%) e in Ita­lia che è al se­con­do posto con pro­du­zio­ni di alta qua­li­tà nel Lazio, Cam­pa­nia e Pie­mon­te
Quel­lo del noc­cio­lo si pre­sen­ta come un mer­ca­to in con­ti­nua evo­lu­zio­ne, data la cre­sci­ta della do­man­da di noc­cio­le, che porta al­l’af­fac­cio di altri com­pe­ti­tors nel pa­no­ra­ma in­ter­na­zio­na­le come Nord Ame­ri­ca, Spa­gna, Azer­bai­jan, Geor­gia.
No­no­stan­te sia la Tur­chia il primo pro­dut­to­re mon­dia­le, in Ita­lia la di­na­mi­ca della col­ti­va­zio­ne del noc­cio­lo è in con­ti­nua espan­sio­ne, sia gra­zie alla cre­scen­te ri­chie­sta da parte del­l’in­du­stria di tra­sfor­ma­zio­ne, sia per le crisi pro­dut­ti­ve e so­cio-po­li­ti­che che col­pi­sco­no la Tur­chia ge­ne­ran­do una certa in­si­cu­rez­za degli ap­prov­vi­gio­na­men­ti.
Mo­ti­va­zio­ni per cui, l’in­te­res­se per lo svi­lup­po di una co­ri­li­col­tu­ra di qua­li­tà in Ita­lia au­men­ta sem­pre di più, ri­cor­dan­do sem­pre che il no­stro paese at­tual­men­te resta co­mun­que il se­con­do pro­dut­to­re mon­dia­le.
La pian­ta del noc­cio­lo è re­la­ti­va­men­te eco­no­mi­ca da col­ti­va­re ed offre rese piut­to­sto ele­va­te; un et­ta­ro di ter­re­no con­tie­ne un mi­ni­mo di 450 pian­te e può pro­dur­re da 8/25 quin­ta­li di noc­cio­le dopo il set­ti­mo anno di vita; si trat­ta di una pian­ta ru­sti­ca che ri­chie­de ter­re­ni acidi, ben ven­ti­la­ti, ric­chi di so­stan­ze e con una buona ca­pa­ci­tà idri­ca.
Im­por­tan­te è la di­na­mi­ca dei prez­zi ri­le­va­ta negli ul­ti­mi anni che ap­pa­re come uno degli ele­men­ti di no­vi­tà e di mag­gior in­te­res­se per la fi­lie­ra del noc­cio­lo nel no­stro paese, poi­ché con il man­te­ni­men­to delle quo­ta­zio­ni rag­giun­te nelle ul­ti­me cam­pa­gne, si ga­ran­ti­reb­be, preso atto delle spese da so­ste­ne­re per la col­ti­va­zio­ne, un ot­ti­mo ri­scon­tro eco­no­mi­co fi­nan­zia­rio.
In Ita­lia stan­do alle sta­ti­sti­che, al 2015 (ISMEA 2016) la su­per­fi­cie oc­cu­pa­ta dalla co­ri­li­col­tu­ra è di circa 71.500 ha lo­ca­liz­za­ta in quat­tro re­gio­ni che rap­pre­sen­ta­no il 98% della su­per­fi­cie na­zio­na­le, tra cui il Lazio, con la pro­vin­cia di Vi­ter­bo, che de­tie­ne la con­cen­tra­zio­ne mag­gio­re di co­ri­le­ti, in­tor­no alla cal­de­ra del lago di Vico e nella zona dei Monti Ci­mi­ni.
Il 10% delle noc­cio­le è usato di­ret­ta­men­te “in gu­scio” o come noc­cio­le in­te­re, con ven­di­te che si con­cen­tra­no nella parte fi­na­le del­l’an­no; il 90% della pro­du­zio­ne è uti­liz­za­to dal­l’in­du­stria di tra­sfor­ma­zio­ne e le noc­cio­le sono ven­du­te sgu­scia­te o to­sta­te, in­te­re, in grani, in pasta.

Prin­ci­pa­li av­ver­si­tà del noc­cio­lo

Nel pa­no­ra­ma ita­lia­no ap­pa­re evi­den­te che la pro­vin­cia di Vi­ter­bo, in par­ti­co­la­re la zona dei Monti Ci­mi­ni, rap­pre­sen­ta la prin­ci­pa­le area co­ri­li­co­la e la pro­du­zio­ne di que­st’a­rea as­si­cu­ra la pres­so­ché to­ta­li­tà della pro­du­zio­ne della re­gio­ne Lazio, se­con­da solo alla Cam­pa­nia che pre­sen­ta aree este­se so­prat­tut­to nelle zone di Avel­li­no e Sa­ler­no.
Nel vi­ter­be­se la su­per­fi­cie pro­dut­ti­va è sti­ma­ta a circa 17.600 ha e ga­ran­ti­sce una resa in­tor­no a 44.000 ton­nel­la­te con medie per et­ta­ro di circa 25 quin­ta­li.
Vista la cre­scen­te ri­chie­sta sul mer­ca­to del pro­dot­to, è si­cu­ra­men­te ne­ces­sa­rio at­tua­re degli in­ter­ven­ti atti a mi­glio­ra­men­ti pro­gres­si­vi, lungo tutta la fi­lie­ra pro­dut­ti­va della co­ri­li­col­tu­ra vi­ter­be­se, per ga­ran­ti­re una mag­gio­re sta­bi­li­tà e con­cor­ren­zia­li­tà al com­par­to, so­prat­tut­to nei con­fron­ti dei prin­ci­pa­li com­pe­ti­tors che hanno forti po­ten­zia­li­tà pro­dut­ti­ve.
Oltre alle pro­ble­ma­ti­che eco­no­mi­che non deve però es­se­re con­si­de­ra­ta in se­con­do piano l’e­vo­lu­zio­ne delle pro­ble­ma­ti­che fi­to­sa­ni­ta­rie, ov­ve­ro la dif­fu­sio­ne di ma­lat­tie, non­ché di pa­ras­si­ti ani­ma­li, so­prat­tut­to in­set­ti, che hanno spes­so cau­sa­to danni eco­no­mi­ci in­gen­ti.
Per ci­tar­ne al­cu­ni in un elen­co ge­ne­ra­le e non esau­sti­vo, tra i pa­ras­si­ti ani­ma­li e fun­gi­ni tro­via­mo:

Agri­lo (Agri­lus vi­ri­dis)

è un co­leot­te­ro che com­pie ge­ne­ral­men­te una ge­ne­ra­zio­ne al­l’an­no. Gli adul­ti com­pa­io­no in­tor­no alla metà di mag­gio e le uova di color bian­ca­stro o aran­cio sono de­po­ste sulla cor­tec­cia dei rami. Le larve sca­va­no pro­fon­de gal­le­rie in­ter­rom­pen­do par­zial­men­te o to­tal­men­te i vasi lin­fa­ti­ci pro­vo­can­do in­gial­li­men­to della chio­ma, ar­re­sto della ve­ge­ta­zio­ne e ca­du­ta an­ti­ci­pa­ta delle fo­glie. Ca­rat­te­ri­sti­co è il ri­gon­fia­men­to a spi­ra­le dei rami col­pi­ti. La pian­ta dif­fi­cil­men­te rie­sce a re­cu­pe­ra­re ed è de­sti­na­ta a mo­ri­re. La pro­lun­ga­ta pre­sen­za nel noc­cio­le­to del­l’in­set­to rende dif­fi­ci­le un pro­gram­ma di ef­fi­ca­ce di­fe­sa. Sono fon­da­men­ta­li pra­ti­che agro­no­mi­che

Ba­la­ni­no del noc­cio­lo (Cur­cu­lio nucum)

Cur­cu­glio­ni­de di color noc­cio­la, do­ta­to di ro­stro che nelle fem­mi­ne è lungo quan­to il corpo. Gli adul­ti com­pa­io­no in noc­cio­le­to a par­ti­re da apri­le mag­gio e dopo un pe­rio­do di ali­men­ta­zio­ne che serve alle fem­mi­ne per por­ta­re a ma­tu­ra­zio­ne le go­na­di, ini­zia­no gli ac­cop­pia­men­ti che vanno da metà mag­gio a metà lu­glio. Il ro­stro è im­pie­ga­to dalla fem­mi­na per per­fo­ra­re il gu­scio della noc­cio­la e de­por­gli al­l’in­ter­no l’uo­vo. Ogni fem­mi­na de­po­ne circa 20-30 uova e la larva dopo un pe­rio­do di in­cu­ba­zio­ne di 10 gior­ni nasce e com­ple­ta il suo svi­lup­po al­l’in­ter­no, nu­tren­do­si del ghe­ri­glio. Dopo 30-35 gior­ni a ma­tu­ra­zio­ne fuo­rie­sce fo­ran­do il gu­scio. So­li­ta­men­te il ba­la­ni­no è con­trol­la­to con trat­ta­men­ti ef­fet­tua­ti per com­bat­te­re la ci­mi­ce. Ef­fet­tuan­do i cam­pio­na­men­ti a frap­pa­ge (scuo­ti­men­to) se il nu­me­ro degli adul­ti è ele­va­to è ne­ces­sa­rio in­ter­ve­ni­re con trat­ta­men­to.

Ci­mi­ce (spp.)

In­set­ti in cui le forme gio­va­ni­li pun­go­no le noc­cio­le in ac­cre­sci­men­to pro­vo­can­do danni. Gli sti­let­ti del­l’ap­pa­ra­to boc­ca­le rie­sco­no a rag­giun­ge­re il tes­su­to spu­gno­so o il seme in for­ma­zio­ne pas­san­do at­tra­ver­so il gu­scio pro­vo­can­do­ne l’a­bor­to trau­ma­ti­co. Le pun­tu­re delle ci­mi­ci pro­se­guo­no anche quan­do il gu­scio della noc­cio­la è già in­du­ri­to e al­l’in­ter­no il seme oc­cu­pa in­te­ra­men­te la ca­vi­tà del frut­to. La sa­li­va che l’in­set­to iniet­ta­ta con la pun­tu­ra rende i semi im­man­gia­bi­li (sa­po­re ava­ria­to) e co­mun­que inu­ti­liz­za­bi­li dal­l’in­du­stria dol­cia­ria. Le pun­tu­re ef­fet­tua­te da al­cu­ne spe­cie sul noc­cio­la già for­ma­ta prima della ma­tu­ra­zio­ne pro­vo­ca­no danno com­mer­cia­le gra­vis­si­mo in quan­to danno ori­gi­ne ad un seme ava­ria­to ma senza segni di­stin­ti­vi per ri­co­no­scer­lo (ci­mi­cia­to oc­cul­to). E’ si­cu­ra­men­te la pa­to­lo­gia più dif­fi­ci­le da con­trol­la­re in quan­to sono pochi i prin­ci­pi at­ti­vi au­to­riz­za­ti per la lotta e spes­so non di gran­de ef­fi­ca­cia. Oc­cor­re in­ter­ve­ni­re con in­ter­ven­ti mi­ra­ti in base ai cam­pio­na­men­ti ef­fet­tua­ti con di­ver­se tec­ni­che. Cal­co­lan­do la so­glia di in­ter­ven­to per ogni spe­cie e la pre­sen­za di uova pa­ras­si­ta­te da an­ta­go­ni­sti na­tu­ra­li.

  • Go­no­ce­ro (Go­no­ce­rus acu­tean­gu­la­tus) ci­mi­ce no­stra­na molto pe­ri­co­lo­sa per il noc­cio­lo in quan­to può com­pie­re l’in­te­ro ciclo a ca­ri­co della pian­ta. Molto po­li­fa­ga e può vi­ve­re su molte pian­te ospi­ti sia spon­ta­nee che col­ti­va­te. Pian­te par­ti­co­lar­men­te gra­di­te che pos­so­no es­se­re uti­liz­za­te come pian­ta esca per i mo­ni­to­rag­gi: san­gui­nel­lo, bian­co­spi­no, rosa ca­ni­na, ci­lie­gio, pesco ed al­bi­coc­co. Com­pa­re in noc­cio­le­to da mag­gio ini­zio giu­gno e porta gravi danni du­ran­te la fe­con­da­zio­ne dei semi. Il mo­ni­to­rag­gio av­vie­ne tra­mi­te frap­pa­ge (scuo­ti­men­to).
  • Coreo mar­gi­na­to o ci­mi­ce degli orti (Co­reus mar­gi­na­tus) non è una ci­mi­ce ti­pi­ca­men­te co­ri­li­co­la in quan­to pre­di­li­ge or­ti­co­le e flora spon­ta­nea. Può es­se­re con­fu­sa con il go­no­ce­ro ma esi­sto­no dei ca­rat­te­ri di­stin­ti­vi molto chia­ri.
  • Pa­lo­me­na (Pa­lo­me­na pra­si­na) a dif­fe­ren­za del go­no­ce­ro, pur de­po­nen­do le uova sulle fo­glie, i primi stadi gio­va­ni­li pre­di­li­go­no gra­mi­na­cee spon­ta­nee ed ar­bu­sti su cui si la­scia­no ca­de­re dopo la na­sci­ta.
  • Ne­za­ra (Ne­za­ra vi­ri­du­la) ci­mi­ce che solo oc­ca­sio­nal­men­te oc­cu­pa il noc­cio­le­to, pre­di­li­ge am­bien­ti or­ti­co­li, sver­na in ri­co­ve­ri vari tra cui anche le abi­ta­zio­ni (è la clas­si­ca ci­mi­ce verde che ab­bia­mo sem­pre tro­va­to in casa)
  • Ci­mi­ce gri­gia (Ra­phi­ga­ster ne­bu­lo­sa) come le altre spe­cie ospi­te oc­ca­sio­na­le del noc­cio­lo dove va a de­por­re e dove è pre­sen­te so­prat­tut­to nelle forme gio­va­ni­li.
  • Ci­mi­ce dei bo­schi (Pen­ta­to­ma ru­fi­pes) come da nome vol­ga­re è ci­mi­ce ti­pi­ca aman­te delle zone bo­sco­se, può col­pi­re noc­cio­le­ti ubi­ca­ti in pros­si­mi­tà di bo­schi. Tutte le ci­mi­ci delle spe­cie Coreo mar­gi­na­to, Pa­lo­me­na, Ne­za­ra, Ci­mi­ce gri­gia e Ci­mi­ce dei bo­schi di so­li­to non ar­re­ca­no gravi danni al noc­cio­le­to ed es­sen­do in­set­ti au­toc­to­ni hanno spes­so an­ta­go­ni­sti na­tu­ra­li che pa­ras­si­ta­no le uova.
  • Ci­mi­ce asia­ti­ca (ha­lyo­mor­pha halys) ci­mi­ce eso­ti­ca, di ori­gi­ne asia­ti­ca che ha fatto la sua com­par­sa in nord Ame­ri­ca e poi in Eu­ro­pa. Nel 2012 è stata se­gna­la­ta in Ita­lia. Ci­mi­ce pe­ri­co­lo­sis­si­ma per tutte le col­tu­re, in­va­si­va in quan­to ogni adul­to de­po­ne da 200 a 300 uova. Nelle zone di ori­gi­ne tro­pi­ca­li può com­pie­re fino a 4 – 5 ge­ne­ra­zio­ni al­l’an­no di­ven­tan­do de­va­stan­te. Da re­cen­ti studi sem­bra ef­fet­tua­re due ge­ne­ra­zio­ni con ac­ca­val­la­men­to delle stes­se. La sua pe­ri­co­lo­si­tà è rap­pre­sen­ta­ta dal fatto che può bu­ca­re con il suo sti­let­to noc­cio­le com­ple­ta­men­te for­ma­te pron­te per la rac­col­ta dando ori­gi­ne al­l’a­va­ria­to oc­cul­to. E’ estre­ma­men­te po­li­fa­ga e può vi­ve­re su circa 200 spe­cie di ve­ge­ta­li spo­stan­do­si da una pian­ta al­l’al­tra a se­con­da delle sue esi­gen­ze. Dopo la prima ge­ne­ra­zio­ne av­ve­nu­ta a fine di mag­gio ini­zio giu­gno va ad ef­fet­tua­re una se­con­da ge­ne­ra­zio­ne molto im­por­tan­te nel pe­rio­do di fine giu­gno ini­zio lu­glio dando ori­gi­ne ad una po­po­la­zio­ne molto im­por­tan­te che rag­giun­ta la forma adul­ta sver­ne­rà l’an­no suc­ces­si­vo.

Oidio o Mal Bian­co del noc­cio­lo (Phyl­lac­ti­nia gut­ta­ta)

Fungo con ma­ni­fe­sta­zio­ni ti­pi­che del­l’oi­dio ma quasi esclu­si­va­men­te sulle fo­glie. At­tac­chi in tarda esta­te pro­vo­ca­no la ca­du­ta an­ti­ci­pa­ta delle fo­glie. Ra­ra­men­te si rende ne­ces­sa­rio un trat­ta­men­to in quan­to il pa­to­ge­no è già con­trol­la­to con  i trat­ta­men­ti a ca­len­da­rio per altri pa­ras­si­ti.

Gleo­spo­rium (Pig­go­tia co­ry­li)

Fungo che col­pi­sce le gemme che alla ri­pre­sa ve­ge­ta­ti­va vanno in­con­tro a dis­sec­ca­men­to e tal­vol­ta que­sta al­te­ra­zio­ne può in­te­res­sa­re anche i ra­met­ti. Le gemme col­pi­te si pre­sen­ta­no im­bru­ni­te, con frut­ti­fi­ca­zio­ne del fungo iden­ti­fi­ca­bi­li con la ca­rat­te­ri­sti­ca pun­ti­na­tu­ra scura. Sin­to­mi sulle fo­glie sono dis­sec­ca­men­to detto a goc­cia. Gli at­tac­chi più forti sono più evi­den­ti in an­na­te par­ti­co­lar­men­te umide e nei noc­cio­le­ti di fon­do­val­le. Qua­lo­ra, si ren­des­se ne­ces­sa­rio, in­ter­ve­ni­re in au­tun­no, a metà ca­du­ta fo­glie.

Mal dello stac­co (Cy­to­spo­ra co­ry­li­co­la)

Si ma­ni­fe­sta prin­ci­pal­men­te su im­pian­ti vec­chi con la com­par­sa delle ca­rat­te­ri­sti­che mac­chie di color bruno ros­sa­stro sulla cor­tec­cia dei rami. Le pian­te col­pi­te ma­ni­fe­sta­no scar­so vi­go­re ve­ge­ta­ti­vo e ne­cro­si dei tes­su­ti. E’ im­por­tan­te aspor­ta­re e bru­cia­re i rami col­pi­ti e in­ter­ve­nen­do con pro­dot­ti a base di rame onde evi­ta­re l’e­span­der­si della ma­lat­tia. Le bran­che ten­do­no a spac­car­si, di so­li­to in se­gui­to a ne­vi­ca­te op­pu­re in caso di forte pro­du­zio­ne per il peso del frut­to. Ca­rat­te­ri­sti­ca par­ti­co­la­re è che dove la bran­ca si rompe, si nota un ta­glio netto.

Mar­ciu­me Ra­di­ca­le (Ar­mil­la­ria mel­lea)

Fungo che col­pi­sce l’ap­pa­ra­to ra­di­ca­le. Le pian­te pre­sen­ta­no scar­so vi­go­re ve­ge­ta­ti­vo, as­sen­za di pol­lo­ni e so­ven­te ap­pas­si­men­to e dis­sec­ca­men­to da col­las­so. Ti­pi­ca dei ter­re­ni più umidi, in caso di at­tac­chi, è con­si­glia­bi­le ri­muo­ve­re le pian­te in­fet­te aspor­tan­do l’in­te­ro ap­pa­ra­to ra­di­ca­le e la­scian­do la buca aper­ta allo scopo di bloc­ca­re l’at­ti­vi­tà fun­gi­na nella sta­gio­ne esti­va prima di so­sti­tui­re la pian­ta (Tra­ver­so­ne, 2020).

Le “nuove” av­ver­si­tà al­l’o­riz­zon­te, gli acari

Phy­top­tus avel­la­nae

Tra i nu­me­ro­si fi­to­fa­gi del noc­cio­lo è pos­si­bi­le an­no­ve­ra­re tra i prin­ci­pa­li, gli acari e, tra que­sti, come il più dan­no­so, l’e­rio­fi­de gal­li­ge­no delle gemme Phy­top­tus avel­la­nae (Ta­vel­la L. e Gia­net­ti G., 2006). Seb­be­ne l’at­ti­vi­tà e la con­se­guen­te dan­no­si­tà di tali acari sia stret­ta­men­te le­ga­ta alle con­di­zio­ni am­bien­ta­li ed allo svi­lup­po ve­ge­ta­ti­vo della pian­ta ospi­te, è pos­si­bi­le os­ser­va­re la pre­sen­za del fi­to­fa­go sulla pian­ta du­ran­te tutto l’ar­co del­l’an­no. Nello spe­ci­fi­co, i con­trol­li vi­si­vi si ese­guo­no fin dalle fasi po­st-rac­col­ta e nel pe­rio­do in­ver­na­re al fine di in­di­vi­dua­re le gemme col­pi­te, ca­rat­te­riz­za­te da in­gros­sa­men­ti ano­ma­li do­vu­ti al­l’a­zio­ne li­si­ge­na ed en­zi­ma­ti­ca della sa­li­va (Gui­do­ne Lo­re­da­na, 2007) (Fi­gu­ra 1). In tali galle sver­na il pa­ras­si­ta che, da fine feb­bra­io, pro­se­gue con un’in­ten­sa e lunga at­ti­vi­tà ri­pro­dut­ti­va e con­se­guen­te ovo-de­po­si­zio­ne sca­la­re fino a metà apri­le, ar­ri­van­do ad avere al­me­no sei ge­ne­ra­zio­ni l’an­no (Noc­cio­la­re.it-a, 2017). Con la ri­pre­sa del­l’at­ti­vi­tà ve­ge­ta­ti­va (com­pre­sa tra marzo e apri­le in fun­zio­ne delle con­di­zio­ni am­bien­ta­li) le galle si apro­no, se­gnan­do l’i­ni­zio della mi­gra­zio­ne di cen­ti­na­ia di erio­fi­di verso i nuovi ri­co­ve­ri, gli apici ve­ge­ta­ti­vi sani (Agro­no­ti­zie-a, 2019 – Fi­gu­ra 2). L’at­tac­co si pro­trae fino ad ini­zio esta­te por­tan­do alla for­ma­zio­ne di pseu­do­gal­le ste­ri­li. Il danno con­si­ste quin­di nel­l’i­ni­bi­zio­ne delle gemme col­pi­te, in­ca­pa­ci­ta­te nel ge­ne­ra­re fo­glie o frut­ti con con­se­guen­te cre­sci­ta sten­ta­ta e de­pe­ri­men­to della pian­ta, sia in fase di al­le­va­men­to che di pro­du­zio­ne (Var­va­ro L. et al., 2011).

danni acaro nocciolo
Fi­gu­ra 1 In­fe­sta­zio­ne di Acaro del Noc­cio­lo (Phy­top­tus avel­la­nae) su Noc­cio­lo (Co­ry­lus avel­la­na). Si no­ta­no gli in­gros­sa­men­ti delle gemme per la pre­sen­za in­ter­na del pa­ras­si­ta (https://​bla​dmin​eerd​ers.​nl)

danni gemme nocciolo acaro
Fi­gu­ra 2 Gemme in­gros­sa­te in fase di aper­tu­ra prima della mi­gra­zio­ne degli erio­fi­di su Noc­cio­lo (www.​tra​vers​alor​enzo.​com)

Il Phy­top­tus avel­la­nae è un acaro erio­fi­de gal­li­ge­no del noc­cio­lo che pre­sen­ta due dif­fe­ren­ti forme, una gal­li­ge­na (gall form) ed una mo­bi­le (va­grant form) (Se­ba­hat K. Ozman, 2003). L’a­dul­to di forma gal­li­ge­na pre­sen­ta un corpo ci­lin­dri­co dallo spes­so­re co­stan­te con un bru­sco re­strin­gi­men­to cau­da­le, a dif­fe­ren­za del­l’a­dul­to di forma mo­bi­le che mo­stra un corpo a forma di “punta di frec­cia” con un re­strin­gi­men­to co­stan­te e pro­gres­si­vo in di­re­zio­ne della coda. Anche il co­lo­re degli in­di­vi­dui è dif­fe­ren­te: la forma gal­li­ge­na ap­pa­re color crema men­tre la forma mo­bi­le di co­lo­re gial­lo-chia­ro con un im­bru­ni­men­to sul dorso pro­gres­si­va­men­te più mar­ca­to con il pas­sa­re del­l’e­tà. Le dif­fe­ren­ze più si­gni­fi­ca­ti­ve sono tut­ta­via di na­tu­ra bio­lo­g­i­ca/ezio­lo­gi­ca. Le forme gal­li­ge­ne pre­sen­ta­no un ciclo molto sem­pli­ce con una sola ti­po­lo­gia di ninfe, le quali sver­na­no e non so­prav­vi­vo­no al­l’e­ster­no della galla, men­tre le forme mo­bi­li si ca­rat­te­riz­za­no di ul­te­rio­ri due forme lar­va­li, una so­mi­glian­te al­l’a­dul­to ed un’al­tra si­mi­le mor­fo­lo­gi­ca­men­te agli acari del ge­ne­re Te­go­no­tus, chia­ma­ta si­mil-Te­go­no­tus (Te­go­no­tus-li­ke) (Se­ba­hat K. Ozman, 2003) (Fi­gu­ra 3).

La fem­mi­na della forma mo­bi­le, a dif­fe­ren­za di quel­la gal­li­ge­na, de­po­ne le uova esclu­si­va­men­te sulla pa­gi­na fo­glia­re. Il ciclo bio­lo­g­i­co è scan­di­to dal pas­sag­gio dello sta­dio di uovo ad uno di nea­ni­de, due di ninfa ed in­fi­ne di adul­to tut­ta­via è stato os­ser­va­to che l’a­dul­to di forma mo­bi­le si­mil-Te­go­no­tus pre­sen­ta uno sta­dio di ninfa ag­giun­ti­vo. Com­ples­si­va­men­te Phy­top­tus avel­la­nae com­ple­ta nei climi ita­lia­ni al­me­no sei cicli al­l’an­no con pro­ge­nie di acari che si sus­se­guo­no e si so­vrap­pon­go­no al­me­no in parte nei pas­sag­gi da una ge­ne­ra­zio­ne al­l’al­tra (Noc­cio­la­re.it-a, 2017).

Phytoptus avellanae morfologia insetto
Fi­gu­ra 3 Mor­fo­lo­gia di Phy­top­tus avel­la­nae dalle fasi gio­va­ni­li al­l’a­dul­to e dif­fe­ren­za tra la forma mo­bi­le e la forma gal­li­ge­na (Se­ba­hat K. Ozman, 2003)

Una buona stra­te­gia di di­fe­sa non può pre­scin­de­re da un co­stan­te mo­ni­to­rag­gio per l’in­di­vi­dua­zio­ne del pe­rio­do ot­ti­ma­le del trat­ta­men­to. L’in­di­vi­dua­zio­ne delle galle nel pe­rio­do in­ver­na­le è la prova della pre­sen­za del pa­ras­si­ta e pos­so­no es­se­re usate come in­di­ca­to­re. Al­cu­ni studi con­dot­ti in Pie­mon­te (Con­fa­gri­col­tu­ra Ales­san­dria 2017; Noc­cio­la­re.it-a, 2017) pro­pon­go­no un mo­ni­to­rag­gio di 100 gemme per ap­pez­za­men­to ed una so­glia di in­ter­ven­to del 10% di gemme at­tac­ca­te nei co­ri­le­ti in fase di al­le­va­men­to, un 15% in quel­li pro­dut­ti­vi. No­no­stan­te le po­po­la­zio­ni di acari siano molto su­scet­ti­bi­li ai fat­to­ri abio­ti­ci (ra­dia­zio­ne so­la­re, sbal­zi ter­mi­ci, piog­ge in­ten­se e pro­lun­ga­te) ed a quel­li bio­ti­ci (acari fi­to­sei­di ed altri pre­da­to­ri) po­treb­be­ro ri­sul­ta­re po­ten­zial­men­te pe­ri­co­lo­se se non trat­ta­te tem­pe­sti­va­men­te. Il mo­men­to ot­ti­ma­le del­l’in­ter­ven­to si in­di­vi­dua al­l’a­per­tu­ra delle galle in pri­ma­ve­ra e la suc­ces­si­va mi­gra­zio­ne degli acari su tutti gli or­ga­ni verdi della pian­ta nel pe­rio­do pri­ma­ve­ri­le. L’im­pie­go dello zolfo (usato anche per il con­trol­lo di altre ma­lat­tie come l’oi­dio) ri­sul­ta ef­fi­ca­ce se som­mi­ni­stra­to du­ran­te la mi­gra­zio­ne, con in­ter­ven­ti ad in­ter­val­li brevi e re­go­la­ri di circa una set­ti­ma­na/dieci gior­ni per un to­ta­le di tre/quat­tro in­ter­ven­ti, ri­du­cen­do il nu­me­ro di gemme gal­la­te (Con­fa­gri­col­tu­ra Ales­san­dria-a, 2017; Noc­cio­la­re.it-a, 2017) (Ta­bel­la 1). Lo zolfo è un prin­ci­pio at­ti­vo (p.a.) che agi­sce per con­tat­to, ed è quin­di ne­ces­sa­rio pre­ve­de­re una co­per­tu­ra della ve­ge­ta­zio­ne quan­to più omo­ge­nea pos­si­bi­le, al fine di rag­giun­ge­re il mag­gior nu­me­ro di erio­fi­di. Tut­ta­via, la sua ef­fi­ca­cia è anche fun­zio­ne del­l’u­mi­di­tà re­la­ti­va am­bien­ta­le, ri­du­cen­do l’a­zio­ne an­ti­pa­ras­si­ta­ria al­l’au­men­ta­re di que­st’ul­ti­ma.

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Ta­bel­la 1 Di­ver­si tipi di trat­ta­men­ti per il con­trol­lo di Phy­top­tus avel­la­nae su noc­cio­lo (Noc­cio­la­re.it-a)

Un altro p.a. im­pie­ga­bi­le per il con­trol­lo degli acari è l’o­lio mi­ne­ra­le la cui ap­pli­ca­zio­ne è pre­vi­sta per il pe­rio­do in­ver­na­le e di ini­zio pri­ma­ve­ra. L’a­zio­ne in­set­ti­ci­da è pre­va­len­te­men­te di asfis­sia per­ché il pro­dot­to ri­co­pre di un velo l’in­te­ro corpo del­l’in­set­to, com­pre­si i ca­na­li tra­chea­li, oc­clu­den­do­li. I di­ver­si tipi di olii au­men­ta­no l’a­zio­ne in­set­ti­ci­da al cre­sce­re dei pesi mo­le­co­la­ri e dei doppi le­ga­mi co­sti­tuen­ti, di­ve­nen­do pro­gres­si­va­men­te fi­to­tos­si­co per l’a­zio­ne fi­to­cau­sti­ca sui tes­su­ti ve­ge­ta­li. Gli olii mi­ne­ra­li sono co­sti­tui­ti da mi­sce­le di idro­car­bu­ri in pre­va­len­za sa­tu­ri e si ot­ten­go­no dalla di­stil­la­zio­ne del pe­tro­lio grez­zo. Que­sti olii pos­so­no con­te­ne­re idro­car­bu­ri pa­raf­fi­ni­ci, naf­te­ni­ci ed aro­ma­ti­ci ed è scon­si­glia­ta la mi­sce­la con pro­dot­ti con­te­nen­ti zolfo (sche­da tec­ni­ca degli oli mi­ne­ra­li, Fi­to­ge­st.it-a).

Altre tre spe­cie di acari dan­no­si per le col­ti­va­zio­ni di noc­cio­lo sono Eo­te­tra­ny­chus car­pi­ni, Pa­no­ny­chus ulmi ed Te­tra­ny­chus ur­ti­cae, co­no­sciu­ti ri­spet­ti­va­men­te come “ra­gnet­to gial­lo della vite”, “ra­gnet­to rosso della vite e dei frut­ti­fe­ri” e “ragno rosso bi­ma­cu­la­to o co­mu­ne”, tutti po­li­fa­gi (Agra­ria.org-a; Maz­zo­ne P. e Ra­goz­zi­no A., 2006).

Eo­te­tra­ny­chus car­pi­ni

Eo­te­tra­ny­chus car­pi­ni (Fi­gu­ra 4) è un fi­to­mi­zo che pro­vo­ca ar­re­sto di svi­lup­po dei ger­mo­gli e delle fo­glie, le quali si pre­sen­ta­no non di­ste­se nor­mal­men­te e con pun­teg­gia­tu­re ne­cro­ti­che. Sver­na come fem­mi­na fe­con­da­ta e sulla vite in Ita­lia set­ten­trio­na­le può rag­giun­ge­re 7-8 ge­ne­ra­zio­ni al­l’an­no. Le fem­mi­ne sver­nan­ti si pre­sen­ta­no di co­lo­re gial­lo do­ra­to/gial­lo aran­cio men­tre le fem­mi­ne pri­ma­ve­ri­li-esti­ve hanno un co­lo­re gial­lo-ver­de con mac­chie più scure sui lati del corpo e con occhi rossi ben vi­si­bi­li. Le fem­mi­ne mi­su­ra­no meno di 0,4 mm men­tre i ma­schi ri­sul­ta­no più pic­co­li e sot­ti­li. Le co­lo­nie si tro­va­no sulla pa­gi­na in­fe­rio­re della fo­glia in pros­si­mi­tà delle ner­va­tu­re, spes­so ri­co­per­te da fili se­ri­cei. Le ge­ne­ra­zio­ni pri­ma­ve­ri­li-esti­ve spes­so si so­vrap­pon­go­no tro­van­do così la con­tem­po­ra­nea pre­sen­za di adul­ti, larve e uova. In ot­to­bre con i primi fred­di, sotto i 10 °C, vi è lo spo­sta­men­to delle fem­mi­ne adul­te fe­con­da­te dalle fo­glie ai ri­fu­gi in­ver­na­li (Fi­to­ge­st.it-b, 2020).

ragnetto giallo vite nocciolo
Fi­gu­ra 4 Ra­gnet­to gial­lo della vite (Eo­te­tra­ny­chus car­pi­ni) (Agra­ria.org-a)

Pa­no­ny­chus ulmi

Pa­no­ny­chus ulmi (Fi­gu­ra 5) sver­na in­ve­ce come uovo sul legno di di­ver­sa età e negli stes­si climi della spe­cie pre­ce­den­te può com­pie­re tra le 6 alle 9 ge­ne­ra­zio­ni al­l’an­no. Le fem­mi­ne sono lun­ghe 0,5mm e dal co­lo­re rosso in­ten­so, sul dorso sono pre­sen­ti dei “peli” (detti tu­ber­co­li) bian­ca­stri che si in­ne­sta­no nel punto di in­ser­zio­ne delle se­to­le dor­sa­li; que­sta ca­rat­te­ri­sti­ca è im­por­tan­te per la di­stin­zio­ne di P. ulmi da altri acari come il Te­tray­chus ur­ti­cae. I ma­schi si dif­fe­ren­zia­no per le di­men­sio­ni più con­te­nu­te, men­tre gli stadi gio­va­ni­li sono di co­lo­re gial­lo-aran­cia­to. Le uova pos­so­no es­se­re di co­lo­re rosso vivo se sono quel­le in­ver­na­li (uova du­re­vo­li con fun­zio­ne sver­nan­te) op­pu­re gial­lo-aran­cia­to, come gli stadi gio­va­ni­li, se sono uova pri­ma­ve­ri­li-esti­ve. L’a­ca­ro sver­na come uova, in ge­ne­re pre­sen­ti alle ascel­le delle gemme, in­ser­zio­ni dei rami o a li­vel­lo dei nodi. In pri­ma­ve­ra (apri­le-mag­gio) alla schiu­su­ra delle uova gli in­di­vi­dui ini­zia­no su­bi­to la loro at­ti­vi­tà tro­fi­ca dando il via ad una suc­ces­sio­ne di ge­ne­ra­zio­ni pri­ma­ve­ri­li-esti­ve (da 6 a 9) con una du­ra­ta va­ria­bi­le, da oltre un mese per la prima ge­ne­ra­zio­ne a poco più di una set­ti­ma­na per le ge­ne­ra­zio­ni esti­ve. Spes­so le ge­ne­ra­zio­ni si so­vrap­pon­go­no tra loro con la pre­sen­za con­tem­po­ra­nea di in­di­vi­dui in stadi dif­fe­ren­ti. I danni si svi­lup­pa­no a ca­ri­co delle fo­glie e dei ger­mo­gli a causa delle pun­tu­re di nu­tri­zio­ne. Le fo­glie su­bi­sco­no delle de­co­lo­ra­zio­ni e per­di­ta di lu­cen­tez­za as­su­men­do to­na­li­tà bron­zee, men­tre per le dru­pa­cee la to­na­li­tà vira al gri­gio chia­ro. Suc­ces­si­va­men­te le fo­glie dis­sec­ca­no e ca­do­no. Le fo­glie pre­sen­ta­no delle ne­cro­si e de­co­lo­ra­zio­ni pun­ti­for­mi inol­tre, nella pa­gi­na in­fe­rio­re, sono vi­si­bi­li in­di­vi­dui e loro re­si­dui (esu­vie – stra­to su­per­fi­cia­le del­l’e­so­sche­le­tro chi­ti­no­so perso du­ran­te la muta – ed escre­men­ti) dal­l’a­spet­to di pol­ve­ri­na bian­co-gri­gia­stra. Su en­tram­be le pa­gi­ne è pos­si­bi­le ve­de­re fili se­ri­cei spar­si di co­lo­re bian­co. I ger­mo­gli su­bi­sco­no un ral­len­ta­men­to della cre­sci­ta e la ca­du­ta delle fo­glie ba­sa­li. I danni alle pro­du­zio­ni sono do­vu­ti alle gravi fil­lop­to­si (ca­du­ta an­ti­ci­pa­ta delle fo­glie) (Fi­to­ge­st.it-c, 2020).

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Fi­gu­ra 5 Ra­gnet­to rosso della vite e dei frut­ti­fe­ri (Pa­no­ny­chus ulmi) (Agra­ria.org-a)

Te­tra­ny­chus ur­ti­cae

Te­tra­ny­chus ur­ti­cae (Fi­gu­ra 6) è un acaro te­tra­ni­chi­de estre­ma­men­te po­li­fa­go che at­tac­ca col­tu­re or­ti­co­le, er­ba­cee, flo­ri­co­le, ar­bo­ree, frut­ti­fe­ri e vite, anche se la sua at­ti­vi­tà spe­ci­fi­ca viene svol­ta su pian­te er­ba­cee, or­ti­ve ed or­na­men­ta­li, in serra come in pieno campo. Gli adul­ti di circa 0,5 mm pos­so­no es­se­re di co­lo­re ros­so-aran­cio (fem­mi­ne sver­nan­ti) o di color da gial­lo-ver­da­stro a ros­so-aran­cio (ge­ne­ra­zio­ni pri­ma­ve­ri­li-esti­ve). Gli in­di­vi­dui ma­schi­li hanno di­men­sio­ni più ri­dot­te e una forma meno ro­ton­deg­gian­te ri­spet­to le fem­mi­ne men­tre le forme gio­va­ni­li hanno ini­zial­men­te un co­lo­re bian­co-gial­la­stro con due vi­sto­se mac­chie scure vi­si­bi­li in tra­spa­ren­za pre­sen­ti sui lati del corpo. Anche sulle fem­mi­ne adul­te sono vi­si­bi­li due mac­chie più scure e de­pon­go­no uova bian­ca­stre, se­mi-tra­spa­ren­ti e ten­den­zial­men­te sfe­ri­che. Lo sver­na­men­to av­vie­ne allo sta­dio di fem­mi­na adul­ta fe­con­da­ta in ri­fu­gi come scre­po­la­tu­re della cor­tec­cia. A fine in­ver­no vi è la ri­pre­sa del­l’at­ti­vi­tà tro­fi­ca su pian­te er­ba­cee ed ar­bu­sti­ve per poi spo­star­si dopo al­cu­ne ge­ne­ra­zio­ni sulle pian­te ar­bo­ree pre­sen­ti nei frut­te­ti; in ge­ne­re ven­go­no com­piu­te 8-10 ge­ne­ra­zio­ni al­l’an­no con forte pre­sen­za nei mesi esti­vi. In am­bien­te pro­tet­to ri­scal­da­to, in­ve­ce, il ciclo può du­ra­re tutto l’an­no senza in­ter­ru­zio­ni e i di­ver­si cicli si vanno a so­vrap­por­re pro­vo­can­do in­fe­sta­zio­ni molto con­si­sten­ti. Il danno è co­sti­tui­to da una per­di­ta di lu­cen­tez­za delle fo­glie se­gui­ta da una suc­ces­si­va de­co­lo­ra­zio­ne che evol­ve in una bron­za­tu­ra prima di dis­sec­ca­re com­ple­ta­men­te e ca­de­re. Con una lente di in­gran­di­men­to è pos­si­bi­le ve­de­re le forme mo­bi­li e i re­si­dui del­l’at­ti­vi­tà me­ta­bo­li­ca come fili se­ri­cei tesi tra le ner­va­tu­re della fo­glia e una pol­ve­ri­na di co­lo­re gri­gio chia­ro co­sti­tui­ta da escre­men­ti e re­si­dui della muta. In am­bien­te pro­tet­to si può ar­ri­va­re alla di­stru­zio­ne delle col­tu­re in ra­gio­ne del­l’am­bien­te fa­vo­re­vo­le che per­met­te al­l’a­ca­ro di tri­pli­ca­re la po­po­la­zio­ne tra una ge­ne­ra­zio­ne e la suc­ces­si­va (Fi­to­ge­st.it-d, 2020).

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Fi­gu­ra 6 Ragno rosso bi­ma­cu­la­to o co­mu­ne (Te­tra­ny­chus ur­ti­cae) (info.​agrimag.​it)

Il con­trol­lo bio­lo­g­i­co di que­ste po­po­la­zio­ni (e degli acari te­tra­ni­chi­di in ge­ne­ra­le) è ef­fet­tua­to da molte po­po­la­zio­ni po­li­fa­ghe. Tra i prin­ci­pa­li an­ta­go­ni­sti na­tu­ra­li dei te­tra­ni­chi­di ci sono gli acari ap­par­te­nen­ti alla fa­mi­glia dei fi­to­sei­di ma è anche pos­si­bi­le in­di­vi­dua­re nu­me­ro­si altri in­set­ti pre­da­to­ri, quali co­leot­te­ri coc­ci­nel­li­di e sta­fi­li­ni­di, ete­rot­te­ri an­to­co­ri­di, neu­rot­te­ri cri­so­pi­di e ti­sa­not­te­ri. Essi sono detti pre­da­to­ri “ter­ri­to­ria­li” in quan­to, dopo es­ser­si svi­lup­pa­ti su altre prede e col­tu­re, pos­so­no co­lo­niz­za­re il noc­cio­lo quan­do c’è di­spo­ni­bi­li­tà di prede (Agra­ria.org-a, 2020).

Per la ge­stio­ne or­di­na­ria di tali acari con l’im­pie­go di prin­ci­pi at­ti­vi si ri­man­da alla lotta con­tro Phy­top­tus avel­la­nae per le no­te­vo­li so­mi­glian­ze tra i fi­to­fa­gi. In ge­ne­ra­le, con­tro gli acari fi­to­fa­gi i pro­dot­ti ad azio­ne per con­tat­to sono poco ef­fi­ca­ci so­prat­tut­to sulle col­tu­re ar­bo­ree dove è dif­fi­ci­le co­pri­re l’in­te­ra su­per­fi­cie, ri­sul­tan­do più ef­fi­ca­ci i pro­dot­ti ci­to­tro­pi­ci (Ma­io­ne V., 2012).

Con­clu­sio­ni

L’an­da­men­to cli­ma­ti­co at­tua­le, con ma­ni­fe­sti sbal­zi ter­mi­ci e pe­rio­di di in­ten­si­tà delle tem­pe­ra­tu­re spes­so le­ga­te a basso te­no­re di umi­di­tà nel­l’a­ria, sem­bra fa­vo­ri­re l’in­stau­rar­si di po­po­la­zio­ni sem­pre più nu­me­ro­se e, pur­trop­po, ag­gres­si­ve, di afidi negli im­pian­ti co­ri­li­co­li del­l’a­rea­le Vi­ter­be­se. La nuova si­tua­zio­ne ne­ces­si­ta di una in­no­va­zio­ne stra­te­gi­ca nel­l’af­fron­ta­re la cri­ti­ci­tà che si sta acu­tiz­zan­do nelle ul­ti­me cam­pa­gne. Si­ste­mi di ge­stio­ne in­te­gra­ta delle av­ver­si­tà, ba­sa­ta su in­ter­ven­ti mi­ra­ti e pra­ti­che agro­no­mi­che bi­lan­cia­te do­vreb­be­ro por­ta­re a quel­l’ap­proc­cio di “Si­ste­ma In­te­gra­to” ne­ces­sa­rio a ge­sti­re l’av­ver­si­tà ga­ran­ten­do nel con­tem­po la so­ste­ni­bi­li­tà, am­bien­ta­le ed eco­no­mi­ca, del­l’a­zio­ne di di­fe­sa.

I mo­der­ni si­ste­mi di agri­col­tu­ra, e non solo pro­du­zio­ne, in­te­gra­ta de­vo­no di­ven­ta­re il mo­del­lo ope­ra­ti­vo a ga­ran­zia di quan­to il si­ste­ma so­cio-eco­no­mi­co sta ri­chie­den­do, in par­ti­co­lar modo a col­tu­re come il noc­cio­le­to, che ve­do­no un cre­scen­do di in­te­res­se da parte degli ope­ra­to­ri e, di con­se­guen­za, di at­ten­zio­ni dal mondo ex­tra-agri­co­lo.

Bi­blio­gra­fia e si­to­gra­fia

Agra­ria.org-a – http://​www.​agraria.​org/​viticoltura-​enologia/​ragnetti.​htm (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Agro­no­ti­zie-a – https://​agronotizie.​ima​geli​nene​twor​k.​com/​difesa-​e-​diserbo/​2019/​03/​29/​acaro-​delle-​gemme-​del- noc­cio­lo-ci-pen­sa-thio­pron­su­preg­sup/62435 (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Con­fa­gri­col­tu­ra Ales­san­dria-a – La col­ti­va­zio­ne del noc­cio­lo ma­nua­le pra­ti­co https://​docplayer.​it/​61099569-​La- col­ti­va­zio­ne-del-noc­cio­lo-ma­nua­le-pra­ti­co.html (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Fi­to­ge­st.it-a – https://​fitogest.​ima​geli​nene​twor​k.​com/​it/​sostanze-​attive/​olio-​minerale/​233 (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Fi­to­ge­st.it-b – https://​fitogest.​ima​geli​nene​twor​k.​com/​it/​malattie-​piante/​malattie-​parassiti/​acari/​acari/​ragnetto-​giallo- del­la-vi­te/10 (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Fi­to­ge­st.it-c – https://​fitogest.​ima​geli​nene​twor​k.​com/​it/​malattie-​piante/​malattie-​parassiti/​acari/​acari/​ragnetto-​rosso-​dei- frut­ti­fe­ri-e-del­la-vi­te/9 (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Fi­to­ge­st.it-d – https://​fitogest.​ima​geli​nene​twor​k.​com/​it/​malattie-​piante/​malattie-​parassiti/​acari/​acari/​ragno-​rosso- bi­ma­cu­la­to-o-co­mu­ne/4 (ul­ti­mo ac­ces­so Feb­bra­io 2020)

Gui­do­ne Lo­re­da­na 2007, In­da­gi­ni sul­l’ar­tro­po­do­fau­na del noc­cio­lo con par­ti­co­la­re ri­guar­do a ete­rot­te­ri co­rei­di e pen­ta­to­mi­di e Cur­cu­lio nucum Lin­naeus, re­spon­sa­bi­li di de­cre­ment qua­li-quan­ti­ta­ti­vi delle pro­du­zio­ni co­ri­li­co­le, Alma Mater Stu­dio­rum Uni­ver­si­tà di Bo­lo­gna. Dot­to­ra­to di ri­cer­ca in En­to­mo­lo­gia agra­rian, 19 ciclo. Doi:10.6092/unibo/am­sdot­to­ra­to/185

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Ma­io­ne V. (2012). Pa­ras­si­to­lo­gia ani­ma­le dei ve­ge­ta­li e delle der­ra­te. Corso di lau­rea ma­gi­stra­le in: “Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie e Ali­men­ta­ri” del­l’U­ni­ver­si­tà degli Studi Me­di­ter­ra­nea di Reg­gio Ca­la­bria Di­par­ti­men­to di Agra­ria https://​www.​unirc.​it/​doc​umen​tazi​one/​materiale_​didattico/​1462_​2012_​316_​16860.​pdf

Maz­zo­ne P e Ra­goz­zi­no A (2006). Le prin­ci­pa­li av­ver­si­tà del noc­cio­lo in Cam­pa­nia. Pe­tria 16: 19–30

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Do­na­to Fer­ruc­ci, Dot­to­re agro­no­mo li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta, ri­ve­ste at­tual­men­te l’in­ca­ri­co di Re­spon­sa­bi­le di Bioa­gr­i­cert Lazio e di Cul­to­re della ma­te­ria pres­so la cat­te­dra di Ge­stio­ne e Co­mu­ni­ca­zio­ne d’Im­pre­sa” – Fa­col­tà di Scien­ze della Co­mu­ni­ca­zio­ne, Uni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia. E-mail: do­na­to­fer­ruc­ci@​alice.​it

 

Ni­co­lò Pas­se­ri, Dot­to­re Agro­no­mo, li­be­ro pro­fes­sio­ni­sta. Dot­to­re di ri­cer­ca in “Eco­no­mia e Ter­ri­to­rio” pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia. Con­su­len­te per la cer­ti­fi­ca­zio­ne pro­dot­ti bio­lo­g­i­ci e ana­li­si tec­ni­co eco­no­mi­che dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi. Col­la­bo­ra con l’U­ni­ver­si­tà degli Studi della Tu­scia a pro­get­ti di ri­cer­ca su studi re­la­ti­vi alla va­lu­ta­zio­ne della so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le dei pro­ces­si pro­dut­ti­vi agri­co­li.

 

Ne­po­mu­ce­no L. – Biz­zar­ri S.

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