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di Ales­san­dra Bruni


La so­fi­sti­ca­zio­ne, al con­tra­rio di quan­to si possa pen­sa­re, non è un fe­no­me­no nato in tempi re­cen­ti; di­fat­ti ci giun­go­no no­ti­zie fin dai tempi del­l’an­ti­ca Gre­cia.


Esi­sto­no due ti­po­lo­gie di frode ali­men­ta­re: a ca­rat­te­re com­mer­cia­le ed a ca­rat­te­re sa­ni­ta­rio.

Men­tre in pas­sa­to la frode era so­prat­tut­to di ca­rat­te­re com­mer­cia­le (come l’ag­giun­ta di gli­ce­ri­na, amidi, fe­co­le, mosto con­cen­tra­to, sci­rop­pi di frut­ta, ecc.), oggi le frodi che si ri­scon­tra­no più fre­quen­te­men­te sono di ca­rat­te­re sa­ni­ta­rio.


Il miele


L’art.1 del D. lgs. 179/2004 de­fi­ni­sce il miele come “la so­stan­za dolce na­tu­ra­le che le api (Apis mel­li­fe­ra) pro­du­co­no dal net­ta­re di pian­te o dalle se­cre­zio­ni pro­ve­nien­ti da parti vive di pian­te o dalle so­stan­ze se­cre­te da in­set­ti suc­chia­to­ri che si tro­va­no su parti vive di pian­te che esse bot­ti­na­no, tra­sfor­ma­no, com­bi­nan­do­le con so­stan­ze spe­ci­fi­che pro­prie, de­po­si­ta­no, di­si­dra­ta­no, im­ma­gaz­zi­na­no e la­scia­no ma­tu­ra­re nei favi del­l’al­vea­re”.


Inol­tre viene di­chia­ra­to se­con­do l’art.4 che “è vie­ta­to ag­giun­ge­re al miele, im­mes­so sul mer­ca­to in quan­to tale o uti­liz­za­to in pro­dot­ti de­sti­na­ti al con­su­mo umano, qual­sia­si in­gre­dien­te ali­men­ta­re, ivi com­pre­si gli ad­di­ti­vi, ed ef­fet­tua­re qual­sia­si altra ag­giun­ta se non di miele. Nei li­mi­ti del pos­si­bi­le il miele im­mes­so sul mer­ca­to in quan­to tale o uti­liz­za­to in pro­dot­ti de­sti­na­ti al con­su­mo umano deve es­se­re privo di so­stan­ze or­ga­ni­che e inor­ga­ni­che estra­nee alla sua com­po­si­zio­ne


Clas­si­fi­ca­zio­ni


Il miele viene clas­si­fi­ca­to in base alla sua ori­gi­ne in:
miele di fiori: ot­te­nu­to dal net­ta­re dei fiori,
miele di me­la­ta: pro­dot­to dalle api in se­gui­to alla tra­sfor­ma­zio­ne della me­la­ta – so­stan­za zuc­che­ri­na emes­sa dai rin­co­ti omot­te­ri, in par­ti­co­la­re psil­le, aleu­ro­di­di, coc­ci­ni­glie (ec­cet­to i dia­spi­ni), gli afidi (ec­cet­to gli adel­gi­di e le fil­los­se­re) e le ci­ca­li­ne.
E’ co­sti­tui­ta da escre­men­ti li­qui­di pro­dot­ti dalla ca­me­ra fil­tran­te dei fi­to­mi­zi, un adat­ta­men­to fi­sio­lo­gi­co do­vu­to al­l’e­sclu­si­va nu­tri­zio­ne di linfa. La dieta a base di linfa però è sbi­lan­cia­ta a causa del­l’e­le­va­to te­no­re di zuc­che­ri ed il basso te­no­re di am­mi­noa­ci­di; que­sto com­por­ta che la ca­me­ra fil­tran­te, pre­sen­te nel me­sen­te­ro, agi­sca fil­tran­do l’ac­qua e gli zuc­che­ri de­vian­do­li nel proc­to­deo. Con ciò si im­pe­di­sce una di­lui­zio­ne del sub­stra­to ali­men­ta­re, che solo così ri­sul­ta con­cen­tra­to e sod­di­sfa il fab­bi­so­gno azo­ta­to di cui il fi­to­mi­zi­de ne­ces­si­ta.
Il miele di me­la­ta pre­sen­ta un’as­sen­za o quasi di cri­stal­liz­za­zio­ne e que­sto è do­vu­to ad un’al­ta per­cen­tua­le di frut­to­sio ri­spet­to al glu­co­sio. Inol­tre il miele di me­la­ta pre­sen­ta un’a­ci­di­tà ele­va­ta e li­vel­li di en­zi­ma idros­si­me­til­fur­fu­ra­le (HMF) no­te­vo­li. Inol­tre pre­sen­ta dei va­lo­ri più ele­va­ti, ri­spet­to al miele di fiori, in: sali mi­ne­ra­li, am­mi­noa­ci­di, zuc­che­ri con più alto peso mo­le­co­la­re (oli­go­sac­ca­ri­di). Que­sto par­ti­co­la­re miele ha anche una mag­gio­re con­dut­ti­vi­tà elet­tri­ca, un mag­gior con­te­nu­to di ce­ne­ri ed un sa­po­re più in­ten­so; al­cu­ne ri­cer­che in­di­ca­no che pre­sen­ta anche pro­prie­tà an­ti­bat­te­ri­che in media su­pe­rio­ri ri­spet­to agli altri mieli gra­zie a li­vel­li ele­va­ti di glu­co­sio-os­si­da­si che porta alla for­ma­zio­ne di pe­ros­si­do di idro­ge­no,
miele mo­no­flo­ra: è ot­te­nu­to quan­do le api bot­ti­na­no pre­va­len­te­men­te una spe­cie bo­ta­ni­ca,
miele mul­ti­flo­ra: ca­rat­te­riz­za­to da di­ver­se spe­cie bo­ta­ni­che.


Si clas­si­fi­ca inol­tre gra­zie all’uso a cui viene de­sti­na­to, in:
miele da ta­vo­la: de­sti­na­to al con­su­ma­to­re per es­se­re man­gia­to di­ret­ta­men­te come dol­ci­fi­can­te na­tu­ra­le per be­van­de o per cu­ci­na­re,
miele in­du­stria­le: può con­te­ne­re na­tu­ral­men­te più di 40 mg/kg di HMF op­pu­re que­sto di­pen­de dal­l’es­ser stato sot­to­po­sto a ca­lo­re ec­ces­si­vo.
Tale miele può avere ca­rat­te­ri­sti­che or­ga­no­let­ti­che sca­den­ti, come gusto o odore ano­ma­li od avere ini­zia­to un pro­ces­so di fer­men­ta­zio­ne.


Com­po­nen­ti medi:










































  %
acqua 13.4-26.6
frut­to­sio 21.7-53.9
glu­co­sio 20.4-44.4
sac­ca­ro­sio 0.0-7.6
altri zuc­che­ri 0.1-16.0
acido glu­co­ni­co 0.17-1.17
  % del­l’1%
mi­ne­ra­li 0.02-1.03
pro­tei­ne 0.00-0.13
en­zi­mi >0.1%
so­stan­ze aro­ma­ti­che >0.1%
HMF, ecc… >0.1%
Fonte: www.​fao.​org

De­fi­ni­zio­ni


  • So­fi­sti­ca­zio­ne ali­men­ta­re: adul­te­ra­zio­ne e con­traf­fa­zio­ne, a scopo di lucro,delle qua­li­tà na­tu­ra­li di un pro­dot­to ali­men­ta­re
  • Adul­te­ra­zio­ne: frode che con­si­sten­te nel ven­de­re ge­ne­ri ali­men­ta­ri con ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se da quel­le di­chia­ra­te
  • Con­traf­fa­zio­ne: imi­ta­zio­ne frau­do­len­ta di un pro­dot­to, la cui com­po­si­zio­ne viene re­go­la­ta per legge da par­ti­co­la­ri norme

Adul­te­ra­zio­ni


Pre­sun­te e reali
Le adul­te­ra­zio­ni del miele pos­so­no es­se­re pro­vo­ca­te da un de­gra­do chi­mi­co o mi­cro­bio­lo­gi­co in quan­to il pro­dot­to viene espo­sto a par­ti­co­la­ri con­di­zio­ni am­bien­ta­li o di la­vo­ra­zio­ne.
Il fe­no­me­no della cri­stal­liz­za­zio­ne è con­si­de­ra­to er­ro­nea­men­te da molti con­su­ma­to­ri il frut­to di una so­fi­sti­ca­zio­ne o un’a­dul­te­ra­zio­ne del­l’a­li­men­to.
Er­ra­ta adul­te­ra­zio­ne: la cri­stal­liz­za­zio­ne
La cri­stal­liz­za­zio­ne mo­di­fi­ca solo l’a­spet­to del pro­dot­to, ma non in­fluen­za al­cu­na ca­rat­te­ri­sti­ca o pro­prie­tà nu­tri­ti­va.
Il con­tra­rio av­vie­ne in­ve­ce sot­to­po­nen­do­lo ad alte tem­pe­ra­tu­re al fine di di­strug­ge­re i cri­stal­li di glu­co­sio ed ot­te­ne­re un miele li­qui­do (si de­na­tu­ra­no gli en­zi­mi e le vi­ta­mi­ne).
Tutti i mieli con il tempo cri­stal­liz­za­no; i mieli di aca­cia, ca­sta­gno e me­la­ta sono gli unici che ri­man­go­no li­qui­di per più di un anno men­tre tutti gli altri mieli cri­stal­liz­za­no dopo poche set­ti­ma­ne dal­l’e­stra­zio­ne. Un miele di fiori di sei mesi che si pre­sen­ta li­qui­do avrà quin­di, quasi si­cu­ra­men­te, su­bi­to un trat­ta­men­to ter­mi­co.
E’ pos­si­bi­le ca­pi­re l’età del miele gra­zie alla data di sca­den­za posta sul­l’e­ti­chet­ta.


Esempio di miele cristallizzato
Miele di gi­ra­so­le cri­stal­liz­za­to (foto www.​agraria.​org)


De­gra­do chi­mi­co
Tutti i mieli hanno una com­po­nen­te acida; nu­me­ro­si acidi or­ga­ni­ci sono in­fat­ti con­te­nu­ti nel net­ta­re o nella me­la­ta ed in parte pro­ve­nien­ti dalle api, con­fe­ren­do va­lo­ri di PH sem­pre in­fe­rio­ri a 7 e per lo più com­pre­si tra 3,5 e 4,5. L’a­ci­di­tà au­men­ta con l’in­vec­chia­men­to, con la fer­men­ta­zio­ne, o se il miele viene estrat­to da favi for­te­men­te pro­po­liz­za­ti. In am­bien­te acido il frut­to­sio su­bi­sce un pro­ces­so di de­gra­da­zio­ne che porta alla for­ma­zio­ne del­l’i­dros­si­me­til­fur­fu­ra­le (HMF), usato come in­di­ce della fre­schez­za del miele e del suo stato di con­ser­va­zio­ne (so­stan­za che, in gros­se quan­ti­tà, può ri­sul­ta­re anche tos­si­ca).
Sem­pre a ca­ri­co degli zuc­che­ri sono at­tri­bui­bi­li le mo­di­fi­che di co­lo­re (im­bru­ni­men­to) do­vu­te alla ca­ra­mel­liz­za­zio­ne ad opera di luce e tem­pe­ra­tu­ra. Una ca­te­go­ria di so­stan­ze par­ti­co­lar­men­te sen­si­bi­li al de­gra­do chi­mi­co sono gli en­zi­mi, in par­ti­co­la­re la dia­sta­si, i quali ten­do­no per le stes­se ra­gio­ni del frut­to­sio a tra­sfor­mar­si in altro. Gli en­zi­mi de­ter­mi­na­no un va­lo­re ag­giun­to per il miele per­ché ne sal­va­guar­da­no la com­po­si­zio­ne, la fre­schez­za ed il ca­rat­te­re bat­te­rio­sta­ti­co.
De­gra­do mi­cro­bio­lo­gi­co
Gra­zie ad uno scar­so con­te­nu­to di acqua ed alla sua aci­di­tà il miele è un pro­dot­to sta­bi­le dal punto di vista mi­cro­bio­lo­gi­co, dif­fi­cil­men­te at­tac­ca­bi­le dai bat­te­ri (bat­te­rio­sta­ti­co).
L’u­ni­co pro­ble­ma è che il miele è una so­stan­za igro­sco­pi­ca per­ciò tende ad as­sor­bi­re l’u­mi­di­tà am­bien­ta­le; in­fat­ti un au­men­to del 20 % di acqua e un’ ade­gua­ta tem­pe­ra­tu­ra pos­so­no fa­vo­ri­re pro­ces­si fer­men­ta­ti­vi.
La fer­men­ta­zio­ne ha come re­spon­sa­bi­li due tipi di lie­vi­ti: osmo­fi­li e sac­ca­ro­fi­li, pre­sen­ti nel miele in forma inat­ti­va con umi­di­tà in­fe­rio­re al 17%. Essi si ac­cre­sco­no a spese del glu­co­sio pro­vo­can­do danni ir­re­ver­si­bi­li come ad esem­pio schiu­ma ed odore ano­ma­lo; la de­ter­mi­na­zio­ne del miele fer­men­ta­to av­vie­ne tra­mi­te ana­li­si del gli­ce­ro­lo od eta­no­lo.


Esempio di miele fermentato
Miele fer­men­ta­to


Con­traf­fa­zio­ni


Le prin­ci­pa­li sono la ven­di­ta di miele stra­nie­ro spac­cia­to per miele ita­lia­no e la ven­di­ta dei mieli mo­no­flo­ra non cor­ri­spon­den­ti in tutto o in parte al di­chia­ra­to. Per que­sti mo­ti­vi tut­ta­via esi­ste spes­so l’ag­gra­van­te di veri e pro­pri, in­con­sa­pe­vo­li, er­ro­ri di va­lu­ta­zio­ne da parte degli api­col­to­ri o dei com­mer­cian­ti a causa della com­ples­si­tà del pro­ble­ma.
L’a­na­li­si me­lis­so­pa­li­no­lo­gi­ca rap­pre­sen­ta l’u­ni­ca so­lu­zio­ne og­get­ti­va che per­met­ta di avere
in­for­ma­zio­ni re­la­ti­ve al­l’o­ri­gi­ne bo­ta­ni­ca e geo­gra­fi­ca di un miele. Essa si basa sullo stu­dio dei gra­nu­li pol­li­ni­ci pre­sen­ti in un miele de­ri­van­ti dai fiori che l’ape ha vi­si­ta­to alla ri­cer­ca del net­ta­re, i quali ri­man­go­no in so­spen­sio­ne.


Con­traf­fa­zio­ni con dol­ci­fi­can­ti
Con­si­ste nel­l’a­li­men­ta­re le api con: sci­rop­po di zuc­che­ro, me­las­so, zuc­che­ro di canna ecc. du­ran­te il pe­rio­do di flus­so del net­ta­re o estraen­do co­va­ta con­te­nen­te api ali­men­ta­te con miele al­te­ra­to.
La de­ter­mi­na­zio­ne del miele al­te­ra­to con dol­ci­fi­can­ti av­vie­ne me­dian­te mi­cro­sco­pio, ri­so­nan­za ma­gne­ti­ca nu­clea­re o con spet­tro­sco­pi a in­fra­ros­si.


Nor­ma­ti­ve co­mu­ni­ta­rie


La nuova Di­ret­ti­va CE sul miele del 7 marzo (n. 2001/110/CE) ha im­po­sto l’in­di­ca­zio­ne del Paese d’o­ri­gi­ne in cui è stato rac­col­to, ma ha dato agli im­por­ta­to­ri una prima scap­pa­to­ia (fatta la legge, tro­va­to l’in­gan­no). Di­fat­ti è suf­fi­cien­te ag­giun­ge­re un gram­mo di miele ita­lia­no a una ton­nel­la­ta di miele ci­ne­se per so­sti­tui­re l’in­di­ca­zio­ne del Paese di pro­ve­nien­za con la di­zio­ne “mi­sce­la di mieli ori­gi­na­ri e non ori­gi­na­ri della CE”.
Un’al­tra tro­va­ta è il miele fil­tra­to, che è un miele pri­va­to dei pol­li­ni gra­zie a una fil­tra­zio­ne. La scom­par­sa dei pol­li­ni rende il miele un og­get­to mi­ste­rio­so per­chè è gra­zie al­l’a­na­li­si dei pol­li­ni che si ri­co­no­sce non solo l’o­ri­gi­ne flo­rea­le, ma anche la pro­ve­nien­za del miele: se scom­pa­io­no, con un’op­por­tu­na mi­sce­la­zio­ne potrà es­se­re di­chia­ra­to miele ita­lia­no anche un miele ci­ne­se.


Atlan­te di api­col­tu­ra >>>


Ales­san­dra Bruni, di­plo­ma­ta pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze e lau­rea­ta in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Agra­rie pres­so la Fa­col­tà di Agra­ria di Fi­ren­ze con tesi dal ti­to­lo “Im­por­tan­za del­l’a­pe nella pro­du­zio­ne di miele di me­la­ta e nel­l’im­pol­li­na­zio­ne di pian­te fo­re­sta­li”. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






Le api ed il miele

Le api e il miele
Ma­nua­le scien­ti­fi­co-pra­ti­co di api­col­tu­ra
Ted Hoo­per – Mur­sia – 1982

Que­sto ma­nua­le, re­dat­to con chia­rez­za e cor­re­da­to da nu­me­ro­se il­lu­stra­zio­ni, ri­spon­de a tutti i que­si­ti che un prin­ci­pian­te po­treb­be porre sul­l’ar­go­men­to e nello stes­so tempo for­ni­sce anche una buona scor­ta di in­for­ma­zio­ni utili al­l’a­pi­col­to­re esper­to.
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