Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Ro­ber­to Ba­le­stri


Impianto a biogas
Im­pan­to a bio­gas – Di­ge­sto­ri (foto http://​www.​ven​etoa​gric​oltu​ra.​org/)


In­tro­du­zio­ne


La ne­ces­si­tà di far fron­te alla sem­pre mag­gio­re ri­chie­sta di ener­gia al li­vel­lo glo­ba­le, ha por­ta­to allo svi­lup­po pa­ral­le­lo di tutte quel­le che sono le fonti ener­ge­ti­che al­ter­na­ti­ve a quel­le con­ven­zio­na­li rap­pre­sen­ta­te dai com­bu­sti­bi­li fos­si­li. Sono le co­sid­det­te fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li; al­cu­ne di que­ste, come l’ac­qua, il vento e il sole, sono ormai ben co­no­sciu­te e rap­pre­sen­ta­no la so­ste­ni­bi­li­tà per ec­cel­len­za, c’è un’al­tra fonte, an­ch’es­sa rin­no­va­bi­le, che negli ul­ti­mi anni ha co­no­sciu­to un ot­ti­mo svi­lup­po, quel­la delle bio­mas­se. Le bio­mas­se in­te­res­sa­no, in larga parte, il set­to­re agri­co­lo in molti dei suoi aspet­ti. Tra le tec­no­lo­gie uti­liz­za­te per ot­te­ne­re ener­gia da bio­mas­se agri­co­le, esi­ste quel­la del Bio­gas, ossia la pos­si­bi­li­tà di sfrut­ta­re il me­ta­no, pro­dot­to dalla di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca a ca­ri­co della bio­mas­sa, per ali­men­ta­re un mo­to­re per pro­dur­re ener­gia elet­tri­ca e ter­mi­ca. Il Bio­gas ha rap­pre­sen­ta­to e rap­pre­sen­ta per gli agri­col­to­ri un’ot­ti­ma op­por­tu­ni­tà per dif­fe­ren­zia­re le fonti di red­di­to nella pro­pria azien­da e inol­tre, un modo per uti­liz­za­re i pro­dot­ti di “scar­to”. In molti casi però la scel­ta di pro­dur­re ener­gia tra­mi­te di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca, è di­ve­nu­ta l’u­ni­ca at­ti­vi­tà di molte azien­de agri­co­le, che hanno de­ci­so per que­sto di de­di­ca­re, quasi to­tal­men­te, la pro­pria su­per­fi­cie azien­da­le alla pro­du­zio­ne di col­tu­re de­sti­na­te ai di­ge­sto­ri, pas­san­do da “food” a “no-food”. La cer­tez­za di una ta­rif­fa in­cen­ti­van­te ge­ne­ro­sa, ga­ran­ti­ta per 15 anni e le ri­stret­tez­ze di un mer­ca­to agri­co­lo sem­pre in­cer­to, sono le prin­ci­pa­li mo­ti­va­zio­ni che hanno spin­to con forza il Bio­gas al­l’in­ter­no del mondo ru­ra­le. Il set­to­re agri­co­lo, come spie­ga un dei prin­ci­pi della PAC, è un set­to­re de­li­ca­to e che spes­so ri­ma­ne in­die­tro; è pro­prio per que­sto che si de­li­nea la ne­ces­si­tà di fare il punto sulle tra­sfor­ma­zio­ni sca­te­na­te dal­l’ar­ri­vo del Bio­gas in agri­col­tu­ra, per ca­pi­re, anche con­fron­tan­do­ci con altri paesi eu­ro­pei come la Ger­ma­nia, la stra­da per­cor­sa fino ad ora e quel­la che si pro­fi­la per il fu­tu­ro di que­sta tec­no­lo­gia nel mondo agri­co­lo, ita­lia­no e non.


La si­tua­zio­ne ener­ge­ti­ca mon­dia­le


Il con­su­mo di ener­gia al li­vel­lo mon­dia­le non ha mai smes­so di cre­sce­re, ciò che ap­pa­re è in­fat­ti una cre­sci­ta li­nea­re del fab­bi­so­gno. Tale ri­chie­sta ener­ge­ti­ca non è al­tret­tan­to sup­por­ta­ta dalla di­spo­ni­bi­li­tà di fonti ener­ge­ti­che con­ven­zio­na­li, quali i com­bu­sti­bi­li fos­si­li (pe­tro­lio, gas me­ta­no e car­bo­ne), che ormai sap­pia­mo es­se­re in via di esau­ri­men­to. Tra­la­scian­do il ruolo che gioca l’e­ner­gia nu­clea­re nello sce­na­rio glo­ba­le, ve­dia­mo che at­tual­men­te le fonti rin­no­va­bi­li rap­pre­sen­ta­no circa il 13% del­l’of­fer­ta ener­ge­ti­ca mon­dia­le (fonte ENEA), dove l’U­nio­ne Eu­ro­pea con­tri­bui­sce con circa il 10% del to­ta­le (fonte ENEA). Le fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li sono rap­pre­sen­ta­te da: Idroe­let­tri­co, Geo­ter­mia, Bio­mas­se, So­la­re e Eo­li­co. In Eu­ro­pa l’of­fer­ta ener­ge­ti­ca mag­gio­re pro­vie­ne dal­l’I­droe­let­tri­co con quasi il 60% poi ab­bia­mo l’Eo­li­co 21%, le Bio­mas­se 17%, il So­la­re 2% e la Geo­ter­mia 1%. Es­sen­do que­sti dati del 2008, pro­ba­bil­men­te ades­so, fonti come il So­la­re, le Bio­mas­se e l’Eo­li­co, hanno si­cu­ra­men­te gua­da­gna­to ter­re­no nei con­fron­ti del tra­di­zio­na­le Idroe­let­tri­co e Geo­ter­mi­co.


Ener­gia dalle bio­mas­se


Con il ter­mi­ne “bio­mas­sa” si vuol iden­ti­fi­ca­re un certo tipo massa (so­li­da, se­mi­so­li­da o li­qui­da) che ha un ori­gi­ne bio­lo­g­i­ca, ossia or­ga­ni­ca; gra­zie a tutte quel­le vie me­ta­bo­li­che e ca­ta­bo­li­che che con­sen­to­no di svi­lup­pa­re tes­su­ti bio­lo­g­i­ci. Esi­sto­no molte ti­po­lo­gie di bio­mas­se, basti pen­sa­re alla gran­de ete­ro­ge­nei­tà del mondo vi­ven­te. Quel­lo delle bio­mas­se è un set­to­re che in­te­res­sa in lar­ghis­si­ma parte il mondo agri­co­lo, di­stin­guia­mo in­fat­ti: le bio­mas­se le­gno­se, le col­tu­re ener­ge­ti­che, i pro­dot­ti se­con­da­ri del­l’a­gro-in­du­stria e i re­flui zoo­tec­ni­ci. Ma quali sono le tec­no­lo­gie che ci per­met­to­no di ot­te­ne­re ener­gia da que­ste bio­mas­se? Le tec­no­lo­gie a no­stra di­spo­si­zio­ne ven­go­no sud­di­vi­se in due grup­pi. Nel primo si opera una con­ver­sio­ne ter­mo­chi­mi­ca dove si sfrut­ta il ca­lo­re per in­ne­sca­re rea­zio­ni di os­si­do­ri­du­zio­ne con spri­gio­na­men­to di ul­te­rio­re ca­lo­re, uti­liz­za­to poi per la pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca. Nel se­con­do grup­po si ha in­ve­ce una con­ver­sio­ne bio­lo­g­i­ca, in que­sta con­ver­sio­ne ener­ge­ti­ca le pro­ta­go­ni­ste sono le ra­zio­ni en­zi­ma­ti­che che por­ta­no ad ot­te­ne­re pro­dot­ti, ad esem­pio gas, che fun­go­no di­ret­ta­men­te da com­bu­sti­bi­li per ge­ne­ra­to­ri di elet­tri­ci­tà.


La tec­no­lo­gia del Bio­gas


Una delle tec­no­lo­gie, ri­guar­dan­ti le fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li, uti­liz­za­te per sfrut­ta­re l’e­ner­gia in­si­ta nelle bio­mas­se, è quel­le che ri­guar­da il Bio­gas. Con il Bio­gas opera una con­ver­sio­ne bio­lo­g­i­ca del­l’e­ner­gia, si parla in­fat­ti di una di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca (fer­men­ta­zio­ne anae­ro­bi­ca) a ca­ri­co della bio­mas­sa uti­liz­za­ta, con pro­du­zio­ne fi­na­le di gas, detto ap­pun­to bio­gas, com­po­sto in larga parte da gas me­ta­no e se­con­da­ria­men­te da CO2. Il me­ta­no viene rac­col­to ed uti­liz­za­to come com­bu­sti­bi­le per l’a­li­men­ta­zio­ne di un mo­to­re per la pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca e ca­lo­re. La pro­du­zio­ne di ener­gia da bio­gas in­te­res­sa so­prat­tut­to il set­to­re agri­co­lo, agro-in­du­stria­le e il si­ste­ma di smal­ti­men­to dei ri­fiu­ti ur­ba­ni tra cui anche i fan­ghi di de­pu­ra­zio­ne. Di se­gui­to pren­de­re­mo in con­si­de­ra­zio­ne so­la­men­te l’a­spet­to le­ga­to al mondo agri­co­lo, in vista del fatto che è pro­prio in que­sto set­to­re che il Bio­gas ha avuto una gran­de espan­sio­ne.


La di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca


La via me­ta­bo­li­ca che porta alla for­ma­zio­ne del bio­gas e la fer­men­ta­zio­ne anae­ro­bi­ca. Gli at­to­ri di que­sta fer­men­ta­zio­ne sono di­ver­si ceppi bat­te­ri­ci che ope­ra­no in di­ver­si mo­men­ti e su di­ver­si sub­stra­ti in con­di­zio­ni di pres­so­ché to­ta­le as­sen­za di os­si­ge­no. Il ma­te­ria­le di par­ten­za è quin­di una bio­mas­sa che è com­po­sta, ri­du­cen­do agli ele­men­ta­ri, da gras­si, zuc­che­ri, pro­tei­ne. In suc­ces­sio­ne, i quat­tro pas­sag­gi me­ta­bo­li­ci, a ca­ri­co dei tre com­po­sti, sono: l’i­dro­li­si, aci­do­ge­ne­si, ace­to­ge­ne­si ed in­fi­ne la me­ta­no ge­ne­si. È pro­prio que­st’ul­ti­mo pas­sag­gio che porta alla for­ma­zio­ne del bio­gas che è com­po­sto, me­dia­men­te, da circa il 60% di me­ta­no e da un 30% circa di CO2, il resto è acqua, ani­dri­de sol­fo­ro­sa e am­mo­nia­ca.


Le bio­mas­se uti­liz­za­te


Per quan­to ri­guar­da il set­to­re agri­co­lo, esi­sto­no di­ver­se ti­po­lo­gie di bio­mas­se, pro­ve­nien­ti da di­ver­si com­par­ti. Le prin­ci­pa­li sono: le col­tu­re de­di­ca­te (mais, sorgo, tri­ti­ca­le, etc.), gli ef­fluen­ti zoo­tec­ni­ci e gli scar­ti del­l’a­groin­du­stria. Di se­gui­to sono elen­ca­te in ma­nie­ra spe­ci­fi­ca le prin­ci­pa­li bio­mas­se, con ri­por­ta­te al­cu­ne ca­rat­te­ri­sti­che che iden­ti­fi­ca­no come più o meno adat­te per la pro­du­zio­ne di bio­gas.


Tabella biogas


Il dato mag­gior­men­te in­te­res­san­te, ri­por­ta­to da que­sta ta­bel­la, è na­tu­ral­men­te il po­ten­zia­le me­ta­ni­ge­no, ossia la ca­pa­ci­tà che cia­scu­na bio­mas­sa ha di pro­dur­re me­ta­no tra­mi­te di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca. È cer­ta­men­te uno dei cri­te­ri fon­da­men­ta­li per le suc­ces­si­ve scel­te pro­dut­ti­ve. Per quan­to ri­guar­da la si­tua­zio­ne at­tua­le, le bio­mas­se mag­gior­men­te uti­liz­za­te in agri­col­tu­ra sono le col­tu­re de­di­ca­te come il mais, il sorgo e il tri­ti­ca­le, se­con­da­ria­men­te ab­bia­mo gli ef­fluen­ti zoo­tec­ni­ci e in­fi­ne gli scar­ti del­l’a­groin­du­stria.


Tec­no­lo­gie co­strut­ti­ve


Nel suo in­sie­me, un im­pian­to a bio­gas, non pre­sen­ta tec­no­lo­gie co­strut­ti­ve molto com­ples­se anzi direi piut­to­sto sem­pli­ce, la quale sem­pli­ci­tà rap­pre­sen­ta l’es­sen­zia­li­tà delle pro­ces­so di­ge­sti­vo. Nel se­guen­te ca­pi­to­lo ven­go­no de­scrit­te le varie parti che com­pon­go­no un im­pian­to e il­lu­stra­te le ti­po­lo­gie im­pian­ti­sti­che uti­liz­za­te so­prat­tut­to nel set­to­re agro­zoo­tec­ni­co e agroin­du­stria­le. A gran­di linee un im­pian­to è for­ma­to da: un di­ge­sto­re e un mo­to­re per la pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca, na­tu­ral­men­te ci sono altre com­po­nen­ti che fanno da con­tor­no, in­fat­ti il con­cet­to che sta alla base è quel­lo di pro­dur­re bio­gas, in­ca­na­la­re il gas pro­dot­to e far bru­cia­re il me­ta­no per pro­dur­re ener­gia elet­tri­ca e ca­lo­re. È bene, al­lo­ra, pro­por­re un breve rias­sun­to sche­ma­ti­co della fasi del pro­ces­so di pro­du­zio­ne di bio­gas.


Le ti­po­lo­gie im­pian­ti­sti­che pos­so­no es­se­re clas­si­fi­ca­te a se­con­da delle tec­no­lo­gie pro­dut­ti­ve che pre­sen­ta­no e non solo, per que­sto pren­dia­mo in esame i se­guen­ti cri­te­ri di clas­si­fi­ca­zio­ne:


  • Re­gi­me idrau­li­co: si di­stin­guo­no i pro­ces­si batch da quel­li che fun­zio­na­no in con­ti­nuo come: reat­to­ri plug-flow, reat­to­ri com­ple­ta­men­te mi­sce­la­ti, reat­to­ri ad alto ca­ri­co e la­go­ni co­per­ti.
  • Con­te­nu­to di so­li­di: fac­cia­mo la di­stin­zio­ne tra la di­ge­stio­ne ad umido che opera con un te­no­re di so­li­di in­fe­rio­re al 10% e la di­ge­stio­ne a secco, con una per­cen­tua­le di so­li­di mag­gio­re al 20%.
  • Nu­me­ro di stadi: mo­no­sta­dio, bi­sta­dio/bi­fa­se.
  • Tem­pe­ra­tu­ra del pro­ces­so di­ge­sti­vo: pro­ces­si me­so­fi­li con tem­pe­ra­tu­re com­pre­se tra i 35°C e i 40°C, pro­ces­si ter­mo­fi­li con tem­pe­ra­tu­re com­pre­se tra i 50 e i 55°C.

Il di­ge­sta­to


Quan­do par­lia­mo di so­ste­ni­bi­li­tà del pro­ces­so di di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca, non dob­bia­mo tra­scu­ra­re quel­lo che è l’a­nel­lo di chiu­su­ra della ca­te­na pro­dut­ti­va. Pen­sia­mo in­fat­ti che non tutta la massa, che si trova al­l’in­ter­no del di­ge­sto­re, viene tra­sfor­ma­ta in bio­gas (non tutto il so­li­do/li­qui­do di­vie­ne gas), ma alla fine del pro­ces­so di gas­si­fi­ca­zio­ne ciò che ri­ma­ne di quel­lo che en­tra­to nel di­ge­sto­re, una volta av­ve­nu­ta la fer­men­ta­zio­ne, è de­fi­ni­to di­ge­sta­to. Il di­ge­sta­to ha spes­so un aspet­to molto si­mi­le alla ma­te­ria prima d’in­gres­so, ossia è com­po­sto da una fra­zio­ne so­li­da e una li­qui­da. Le sue ca­rat­te­ri­sti­che sono di fon­da­men­ta­le in­te­res­se af­fin­ché si possa ren­de­re so­ste­ni­bi­le l’in­te­ro pro­ces­so pro­dut­ti­vo del bio­gas è per que­sto che esso non viene e deve es­se­re con­si­de­ra­to come un ri­fiu­to della pro­du­zio­ne bensì un va­lo­re ag­giun­to con ca­rat­te­ri­sti­che im­por­tan­ti che lo ren­do­no pre­zio­so e utile.
Al­l’in­ter­no della fi­lie­ra agro-zoo­tec­ni­ca, il di­ge­sta­to, oc­cu­pa un posto d’o­no­re, gra­zie al suo prin­ci­pa­le uti­liz­zo ossia quel­lo agro­no­mi­co, come fer­ti­liz­zan­te e am­men­dan­te. La que­stio­ne del­l’u­so agro­no­mi­co del di­ge­sta­to è un punto cru­cia­le per l’in­te­ro pro­ces­so di pro­du­zio­ne del bio­gas, in­fat­ti se par­lia­mo di so­ste­ni­bi­li­tà del pro­ces­so, non pos­sia­mo tra­scu­ra­re i pos­si­bi­li uti­liz­zi dello “scar­to di la­vo­ra­zio­ne” de­ri­van­te dalla di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca. Per quan­to ri­guar­da il com­par­to agro-zoo­tec­ni­co, si parla cer­ta­men­te di uso agro­no­mi­co, ossia l’u­ti­liz­zo come am­men­dan­te e fer­ti­liz­zan­te del ter­re­no. L’uso agro­no­mi­co sol­le­va due gran­di que­stio­ni, la prima è quel­la che ri­guar­da le ca­rat­te­ri­sti­che e le pro­prie­tà del di­ge­sta­to come am­men­dan­te e fer­ti­liz­zan­te, la se­con­da, di ca­rat­te­re am­bien­ta­le e di ri­fles­so le­gi­sla­ti­vo, ri­guar­da ap­pun­to la so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le di que­sto uti­liz­zo e la le­gi­sla­zio­ne che esso pro­du­ce. In­fat­ti l’u­ti­liz­zo del di­ge­sta­to (de­ri­van­te da ef­fluen­ti e col­tu­re) come fer­ti­liz­zan­te è sot­to­po­sto alla di­ret­ti­va ni­tra­ti.


La dif­fu­zio­ne del Bio­gas in Eu­ro­pa


Il bio­gas, come fonte ener­ge­ti­ca rin­no­va­bi­le, ha il van­tag­gio di es­se­re in linea con due aspet­ti della po­li­ti­ca ener­ge­ti­ca del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea. In­fat­ti essa corre in pa­ral­le­lo con il prin­ci­pa­le obiet­ti­vo della Di­ret­ti­va sul­l’E­ner­gia Rin­no­va­bi­le (2009/28/CE) la quale punta, entro il 2020, a rag­giun­ge­re la quota del 20% di ener­gia pro­dot­ta pro­ve­nien­te da fonti rin­no­va­bi­li. Allo stes­so tempo, la tec­no­lo­gia del bio­gas, ri­spon­de agli obiet­ti­vi in ma­te­ria di ge­stio­ne dei ri­fiu­ti or­ga­ni­ci dove l’U­nio­ne Eu­ro­pea im­po­ne agli stati mem­bri di ri­dur­re la quan­ti­tà di ri­fiu­ti bio­de­gra­da­bi­li smal­ti­ti in di­sca­ri­ca (di­ret­ti­va 1999/31/CE). L’u­ti­liz­zo di bio­mas­se, ivi com­pre­si i ri­fiu­ti bio­de­gra­da­bi­li, come sub­stra­ti dai quali ot­te­ne­re ener­gia ha così tanto i Paesi Eu­ro­pei da far si che i set­to­re del bio­gas ri­ce­ves­se una forte spin­ta, so­prat­tut­to dal punto fi­nan­zia­rio con in­cen­ti­vi alla co­stru­zio­ne di nuovi im­pian­ti e ta­rif­fe elet­tri­che molto in­te­res­san­ti. Ecco per­ché in Eu­ro­pa in os­ser­va un trend di cre­sci­ta del bio­gas molto im­por­tan­te so­prat­tut­to du­ran­te l’ul­ti­mo de­cen­nio. Il boom di que­sta tec­no­lo­gia, e la con­se­guen­te cre­sci­ta di ener­gia elet­tri­ca pro­dot­ta da que­st’ul­ti­ma, è do­vu­ta, in larga mi­su­ra, allo svi­lup­po nel set­to­re agri­co­lo dove la me­ta­niz­za­zio­ne si basa sem­pre più col­tu­re ener­ge­ti­che (prin­ci­pal­men­te mais). Per quan­to ri­guar­da lo svi­lup­po di que­sta tec­no­lo­gia, an­co­ra una volta il Paese, che si de­li­nea come tra­sci­na­to­re, è cer­ta­men­te la Ger­ma­nia dove in­fat­ti si con­cen­tra­to la mag­gior parte delle ditte co­strut­tri­ci di im­pian­ti “chia­vi in mano”, d’Eu­ro­pa. Negli ul­ti­mi anni però, anche in Paesi come l’I­ta­lia, l’in­du­stria del bio­gas ha co­no­sciu­to una sua evo­lu­zio­ne con il sem­pre più cre­scen­te nu­me­ro di ditte co­strut­tri­ci e con un mer­ca­to in con­ti­nua evo­lu­zio­ne. Un’al­tra prio­ri­tà di svi­lup­po per i pro­dut­to­ri eu­ro­pei di im­pian­ti a bio­gas è di esten­de­re il loro bu­si­ness al­l’e­ste­ro, prin­ci­pal­men­te in Asia e Nord Ame­ri­ca. Que­sta di­ver­si­fi­ca­zio­ne ha por­ta­to a un con­so­li­da­men­to e mi­glio­ra­men­to della com­pe­ti­ti­vi­tà del­l’in­du­stria eu­ro­pea.


Ita­lia e Ger­ma­nia, due paesi a con­fron­to


Pre­mes­sa


Per com­pren­de­re a fondo la si­tua­zio­ne del bio­gas nel no­stro Paese, credo che non ci sia modo mi­glio­re che con­fron­ta­re lo stato dei la­vo­ri at­tua­le con quel­lo del Paese eu­ro­peo lea­der nel set­to­re, ossia la Ger­ma­nia. Come ab­bia­mo ri­pe­tu­to più volte nei pre­ce­den­ti ca­pi­to­li, la Ger­ma­nia è, al­l’in­ter­no del­l’U­nio­ne eu­ro­pea, il Paese dove la tec­no­lo­gia del bio­gas, nel set­to­re agro-zoo­tec­ni­co, si è svi­lup­pa­ta mag­gior­men­te e dove si pro­du­ce at­tual­men­te il mag­gior quan­ti­ta­ti­vo di ener­gia pro­ve­nien­te dal­l’u­ti­liz­zo di que­sta fonte.


Il Bio­gas te­de­sco


A par­ti­re dal 2000 sino al 2011 si os­ser­va un in­cre­men­to di circa il 650% del nu­me­ro di im­pian­ti pas­san­do da 1050 im­pian­ti pre­sen­ti alla fine del 2000, a una pre­vi­sio­ne di 6800 im­pian­ti per la fine del 2011; sono de­ci­sa­men­te in nu­me­ri più alti pre­sen­ti in Eu­ro­pa, te­nen­do conto esclu­si­va­men­te del bio­gas agro-zoo­tec­ni­co. Que­sta forte espan­sio­ne è do­vu­ta, quasi cer­ta­men­te, a una serie di op­por­tu­ni­tà of­fer­te dal Go­ver­no già negli anni pas­sa­ti per in­cre­men­ta­re la pro­du­zio­ne di ener­gia da fonti rin­no­va­bi­li, così da ri­dur­re la di­pen­den­za dai com­bu­sti­bi­li fos­si­li. Gli im­pian­ti di bio­gas ope­ran­ti nel com­par­to agro-zoo­tec­ni­co sono d ta­glia me­dio-pic­co­la, con una po­ten­za elet­tri­ca in­stal­la­ta media di 0,35 MW.
La Ger­ma­nia ospi­ta sul suo ter­ri­to­rio un’am­pia di­ver­si­fi­ca­zio­ne delle varie ti­po­lo­gie di im­pian­ti, che, con le loro ca­rat­te­ri­sti­che (di­men­sio­ni, tec­no­lo­gie uti­liz­za­te, sub­stra­ti trat­ta­ti), vanno ad in­se­rir­si nelle di­ver­se strut­tu­re e real­tà so­cio-eco­no­mi­che delle varie re­gio­ni del paese. Ciò ha por­ta­to a una più alta con­cen­tra­zio­ne di gran­di im­pian­ti nelle zone set­ten­trio­na­li, men­tre nelle aree me­ri­dio­na­li si lo­ca­liz­za­no quel­li di mi­no­re di­men­sio­ne. La mag­gior parte degli im­pian­ti opera in co-di­ge­stio­ne fra af­fluen­ti zoo­tec­ni­ci, scar­ti or­ga­ni­ci e in par­ti­co­la­re col­tu­re ener­ge­ti­che quali in­si­la­ti di mais ed erba, per le ot­ti­me rese il primo e per i bassi costi il se­con­do. E’ dif­fu­sa anche la mo­no­di­ge­stio­ne di col­tu­re ener­ge­ti­che, seb­be­ne le ca­rat­te­ri­sti­che di que­ste ma­tri­ci ren­da­no più im­pe­gna­ti­vo il con­trol­lo del pro­ces­so.



  • Il qua­dro nor­ma­ti­vo te­de­sco

Nel­l’in­tro­dur­re quel­la che è un’es­sen­zia­le de­scri­zio­ne del qua­dro nor­ma­ti­vo ri­guar­dan­te il set­to­re delle ener­gie rin­no­va­bi­li in Ger­ma­nia, è giu­sto ri­cor­da­re, con brevi pas­sag­gi, la base le­gi­sla­ti­va eu­ro­pea a tal pro­po­si­to.
An­co­ra un volta il testo di ri­fe­ri­men­to è la Di­ret­ti­va 2001/77/CE sulla pro­mo­zio­ne del­l’u­so di ener­gia da fonti rin­no­va­bi­li, la quale oltre a dare la giu­sta de­fi­ni­zio­ne di ter­mi­ni quale: “fonte rin­no­va­bi­le”, detta le linee guida che i Paesi, fa­cen­ti parte del­l’UE, deb­bo­no se­gui­re per cer­ca­re di li­mi­ta­re l’uso di fonti ener­ge­ti­che con­ven­zio­na­li (es. pe­tro­lio e car­bo­ne) e in­cen­ti­va­re in­ve­ce l’u­ti­liz­zo di fonti al­ter­na­ti­ve e rin­no­va­bi­li (tra cui anche il bio­gas). Suc­ces­si­va­men­te la Di­ret­ti­va viene mo­di­fi­ca­ta e abro­ga­ta dalla Di­ret­ti­va 2009/28/CE ulla pro­mo­zio­ne del­l’u­so di ener­gia da fonti rin­no­va­bi­li re­can­te mo­di­fi­ca e suc­ces­si­va abro­ga­zio­ne della Di­ret­ti­va 2001/77/CE e 2003/30/CE.
La legge te­de­sca sulle fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li (EEG), è la prin­ci­pa­le legge che re­go­la la pro­mo­zio­ne del­l’e­ner­gia pro­ve­nien­te da fonti rin­no­va­bi­li. L’i­dea di fondo della legge è quel­la di ga­ran­ti­re a pro­dut­to­ri di ener­gia da fonti rin­no­va­bi­li, una ta­rif­fa ener­ge­ti­ca fissa per un tempo de­ter­mi­na­to (at­tual­men­te 20 anni), per con­sen­ti­re un pro­fit­to eco­no­mi­co certo. Le tec­no­lo­gie per la pro­du­zio­ne di ener­gia pro­mos­se dalla legge sono: idroe­let­tri­co, bio­gas, bio­mas­se, eo­li­co, geo­ter­mi­co e fo­to­vol­tai­co. Di con­tro la legge ob­bli­ga gli ope­ra­to­ri delle reti elet­tri­che ad ac­qui­sta­re l’e­ner­gia pro­dot­ta da fonti rin­no­va­bi­li. La EEG è en­tra­ta in vi­go­re per la prima volta nel 2000, suc­ces­si­va­men­te è stata mo­di­fi­ca­ta negli anni 2004 e 2009, at­tual­men­te è en­tra­ta in vi­go­re, con il de­cor­re­re del 1/01/2012 la EEG 2012. Un altro aspet­to di si­cu­ro in­te­res­se trat­ta­to dalla EEG è quel­lo della ta­rif­fa­zio­ne ener­ge­ti­ca. Que­sto è in­fat­ti uno dei punti più im­por­tan­ti e che si­cu­ra­men­te de­ter­mi­na, al­me­no in parte, la scel­ta della ti­po­lo­gia d’im­pian­to, so­prat­tut­to dal punto di vista della sua clas­se di po­ten­za.


Il Bio­gas ita­lia­no


In Ita­lia la pro­du­zio­ne di ener­gia de­ri­van­te dal bio­gas è di circa 450 ktep, dove quasi l’80% del­l’e­ner­gia pro­dot­ta viene dal­l’u­ti­liz­zo di FORSU (fra­zio­ne or­ga­ni­ca dei ri­fiu­ti ur­ba­ni) men­tre il re­stan­te dal set­to­re agro-zoo­tec­ni­co. I dati e le sta­ti­sti­che ri­por­ta­te di se­gui­to ri­guar­da­no esclu­si­va­men­te il set­to­re agro-zoo­tec­ni­co, que­sto per­chè si trat­ta del set­to­re sul quale siamo in grado di ot­te­ne­re dati ag­gior­na­ti a Mag­gio 2011, gra­zie al cen­si­men­to degli im­pian­ti di bio­gas re­dat­to dal CRPA (Cen­tro Ri­cer­che Pro­du­zio­ni Ani­ma­li). Il CRPA ha iden­ti­fi­ca­to 521 im­pian­ti, di cui 130 in co­stru­zio­ne. Circa il 58% di que­sti opera in co-di­ge­stio­ne di ef­fluen­ti zoo­tec­ni­ci con col­tu­re ener­ge­ti­che (mais, sorgo, etc.) e re­si­dui del­l’a­groin­du­stria. La stra­gran­de mag­gio­ran­za di que­sti sono lo­ca­liz­za­ti nel nord-Ita­lia. La po­ten­za pro­dot­ta, con que­sti 521 im­pian­ti, è di circa 350 Mwe.
La re­gio­ne Lom­bar­dia de­tie­ne il pri­ma­to di re­gio­ne ita­lia­na con il nu­me­ro mag­gio­re di im­pian­ti in­stal­la­ti con 210 im­pian­ti di cui 49 in fase di co­stru­zio­ne per un to­ta­le di 150 Mwe di po­ten­za pro­dot­ta. Con­fron­tan­do i due gra­fi­ci pre­ce­den­ti si de­du­ce un aspet­to molto si­gni­fi­ca­ti­vo, se pren­dia­mo in con­si­de­ra­zio­ne il sub­stra­to com­po­sto da ef­fluen­ti zoo­tec­ni­ci, sot­to­pro­dot­ti e col­tu­re, si os­ser­va che no­no­stan­te esso si uti­liz­za­to solo per il 13% negli im­pian­ti, esso pro­du­ca il 70,4 % del­l’e­ner­gia, per quan­to ri­guar­da il bio­gas nel set­to­re agro-zoo­tec­ni­co. Que­sto ci in­di­ca che il modo di ope­ra­re, ef­fet­ti­va­men­te più ef­fi­ca­cie, è quel­lo in co-di­ge­stio­ne, so­prat­tut­to tra ef­fluen­ti e col­tu­re ener­ge­ti­che.



  • Il qua­dro nor­ma­ti­vo ita­lia­no

Il qua­dro nor­ma­ti­vo ri­guar­dan­te il set­to­re del bio­gas è ab­ba­stan­za com­ples­so ed ete­ro­ge­neo, esso in­fat­ti è da ri­con­dur­re ad una mol­te­pli­ci­tà di corpi nor­ma­ti­vi. Nel 2003, con il D.​Lgs n.387, re­la­ti­vo alla pro­mo­zio­ne del­l’u­ti­liz­zo di fonti rin­no­va­bi­li per la pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca, si è cer­ca­to di ri­con­dur­re tutti i per­cor­si au­to­riz­za­ti­vi sotto un’u­ni­ca di­sci­pli­na. Le norme re­gio­na­li e na­zio­na­li a cui far ri­fe­ri­men­to sono le se­guen­ti:




      • Parte Quar­ta (Ri­fiu­ti) e Quin­ta (Emis­sio­ni in at­mo­sfe­ra) del D.​Lgs. 152/06 (Testo unico am­bien­ta­le – TUA) e s.m.i.;
      • D.​Lgs. 387/03, ri­guar­dan­te le fasi di co­stru­zio­ne e ge­stio­ne degli im­pian­ti;
      • nor­ma­ti­ve re­gio­na­li di re­ce­pi­men­to del D.M. 07/04/07 (ex art. 38 del D.​Lgs. 152/99, Parte Quar­ta del TUA, per quan­to ri­guar­da la di­sci­pli­na del tra­spor­to;
      • per quan­to ri­guar­da l’uso e il trat­ta­men­to del di­ge­sta­to, dob­bia­mo far ri­fe­ri­men­to an­co­ra una volta alla Parte Quar­ta del TUA, al D.M. 07/04/06 e, nel caso si trat­ti­no anche fan­ghi di de­pu­ra­zio­ne, al D.​Lgs. 99/02 e/o alle norme re­gio­na­li di re­ce­pi­men­to del me­de­si­mo;
      • nel caso poi di avvio della DA (Di­ge­stio­ne Anae­ro­bi­ca) di sot­to­pro­dot­ti di ori­gi­ne ani­ma­le, di­ver­si dallo stal­la­ti­co, dal latte e dal con­te­nu­to del tubo di­ge­ren­te di­ver­si da que­st’ul­ti­mo, di dovrà pre­sta­re molta at­ten­zio­ne al re­go­la­men­to CE 1069/2009, che è en­tra­to in vi­go­re nel Marzo 2011, in so­sti­tu­zio­ne del Reg. CE n. 1774/2002, che ha in­tro­dot­to una di­sci­pli­na di ca­rat­te­re sa­ni­ta­rio cui è ob­bli­ga­to­rio con­for­mar­si.
      • De­cre­to Le­gi­sla­ti­vo del 3 Marzo 2011 n. 28, At­tua­zio­ne della Di­ret­ti­va 2009/28/CE sulla pro­mo­zio­ne del­l’e­ner­gia da fonti rin­no­va­bi­li re­can­te mo­di­fi­ca e suc­ces­si­va abro­ga­zio­ne delle di­ret­ti­ve 2001/77/CE e 2003/30/CE.


  • La qua­li­fi­ca di IAFR

Con l’a­cro­ni­mo IAFR si in­ten­de “Im­pian­to ali­men­ta­to da fonti rin­no­va­bi­li”, si trat­ta di una qua­li­fi­ca il cui ot­te­ni­men­to, per il pro­prio im­pian­to, è ne­ces­sa­rio per at­ti­va­re il mec­ca­ni­smo di in­cen­ti­va­zio­ne eco­no­mi­ca alla pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca da fonte rin­no­va­bi­le. L’or­ga­ni­smo pre­po­sto al ri­la­scio di tale qua­li­fi­ca è il Ge­sto­re dei Ser­vi­zi Ener­ge­ti­ci (GSE). La do­cu­men­ta­zio­ne ne­ces­sa­ria per la do­man­da è pres­so­ché la stes­sa uti­liz­za­ta per ot­te­ne­re il via alla co­stru­zio­ne e alla ge­stio­ne del­l’im­pian­to. Inol­tre il sog­get­to deve espri­mer­si su quale tipo di in­cen­ti­va­zio­ne in­ten­de av­va­ler­si tra le se­guen­ti:


  • cer­ti­fi­ca­ti verdi (di cui ab­bia­mo par­la­to in pre­ce­den­za);
  • la ta­rif­fa om­ni­com­pren­si­va, nel caso di im­pian­ti di po­ten­za in­fe­rio­re ad 1 MW. Essa, al mo­men­to fis­sa­ta pari a 0,28 €/kWh, com­pren­de l’in­cen­ti­vo e il ri­ca­vo da ven­di­ta delle ener­gie ed è ap­pli­ca­bi­le, su ri­chie­sta del­l’o­pe­ra­to­re, agli im­pian­ti di bio­gas en­tra­ti in eser­ci­zio in data suc­ces­si­va al 31 Di­cem­bre 2007, di po­ten­za no­mi­na­le media annua non su­pe­rio­re a 1 MW, per i quan­ti­ta­ti­vi di ener­gia elet­tri­ca netta pro­dot­ta e con­te­stual­men­te im­mes­sa in rete. La ta­rif­fa om­ni­com­pren­si­va può es­se­re va­ria­ta ogni tre anni, con de­cre­to del Mi­ni­stro dello svi­lup­po eco­no­mi­co, as­si­cu­ran­do la con­grui­tà della re­mu­ne­ra­zio­ne ai fini del­l’in­cen­ti­va­zio­ne delle fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li (www.​GSE.​it).

Il Bio­me­t­a­no


Con il ter­mi­ne “bio­me­t­a­no” si in­ten­de, in ma­nie­ra ge­ne­ri­ca, del me­ta­no che si ot­tie­ne dalla raf­fi­na­zio­ne di un bio­gas de­ri­van­te da di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca. Nel­l’ac­ce­zio­ne più co­mu­ne, quan­do si parla di bio­me­t­a­no, si in­ten­de, non solo il me­ta­no ot­te­nu­to da bio­gas ma anche tutto l’in­dot­to tec­no­lo­gi­co che ci sta at­tor­no, inol­tre esso rap­pre­sen­ta un’ul­te­rio­re punto di forza del bio­gas. Si trat­ta in­fat­ti della pos­si­bi­li­tà di im­met­te­re nella rete na­zio­na­le e sfrut­ta­re nel­l’au­to­tra­zio­ne, il me­ta­no pro­dot­to dalla di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca pre­ven­ti­va­men­te pu­ri­fi­ca­to sino ad ot­te­ne­re una con­cen­tra­zio­ne del 95%.
Come ac­cen­na­to in pre­ce­den­za, si trat­ta di un’ op­por­tu­ni­tà in più per il set­to­re del bio­gas, a prova, an­co­ra una volta, delle di­ver­se po­ten­zia­li­tà che que­sta tec­no­lo­gia offre. L’im­mis­sio­ne di me­ta­no in rete si­gni­fi­ca ri­dur­re la di­pen­den­za dal­l’im­por­ta­zio­ne di gas dagli altri paesi e au­men­ta­re la pro­pria in­di­pen­den­za ener­ge­ti­ca. Una volta im­mes­so nella rete, il me­ta­no, può es­se­re uti­liz­za­to sia al li­vel­lo do­me­sti­co e in­du­stria­le, sia nel set­to­re del tra­spor­to gra­zie alla rete di di­stri­bu­zio­ne per altro già fit­ta­men­te pre­sen­te sul ter­ri­to­rio na­zio­na­le. E’ giu­sto ri­cor­da­re in­fat­ti che l’I­ta­lia oltre ad avere una ben ra­mi­fi­ca­ta rete di con­dut­tu­re di gas (un van­tag­gio non in­dif­fe­ren­te per quan­to ri­guar­da l’al­lac­cio dei nuovi im­pian­ti), è anche il Paese eu­ro­peo con il mag­gior nu­me­ro di vei­co­li a me­ta­no; que­ste sono cer­ta­men­te delle ot­ti­me pre­mes­se per la dif­fu­sio­ne del bio­me­t­a­no, c’è da dire che un punto a sfa­vo­re è però una pres­so­ché as­sen­te le­gi­sla­zio­ne in me­ri­to.


Con­clu­sio­ni (pro­spet­ti­ve e li­mi­ti)


La que­stio­ne della bio­mas­sa


La que­stio­ne della bio­mas­sa è un punto cru­cia­le per il set­to­re del bio­gas, lo svi­lup­po e l’u­ti­liz­zo fu­tu­ro di que­sta tec­no­lo­gia di­pen­de, per larga parte, da que­st’ul­ti­mo aspet­to. Come ab­bia­mo visto in pre­ce­den­za le ti­po­lo­gie di sub­stra­ti, po­ten­zial­men­te uti­liz­za­bi­li, sono nu­me­ro­si ed ognu­no pre­sen­ta ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se e, di con­se­guen­za, po­ten­zia­le me­ta­ni­ge­no di­ver­so. Per il mondo ru­ra­le l’a­spet­to che ri­guar­da la scel­ta della bio­mas­sa da uti­liz­za­re, rap­pre­sen­ta lo snodo cen­tra­le della que­stio­ne della so­ste­ni­bi­li­tà del pro­ces­so e del­l’in­te­gra­zio­ne di que­sta tec­no­lo­gia nel set­to­re agri­co­lo.
Nel mondo del bio­gas, in que­sto mo­men­to, a mio pa­re­re, è pos­si­bi­le in­di­vi­dua­re due sce­na­ri di­ver­si. Il primo è quel­lo fatto dalla azien­de agri­co­le, so­prat­tut­to zoo­tec­ni­che, le quali, gra­zie al­l’op­por­tu­ni­tà di di­ver­si­fi­ca­zio­ne del red­di­to of­fer­ta dal bio­gas, hanno po­tu­to sal­va­re o “ag­giu­sta­re” la pro­pria at­ti­vi­tà di al­le­va­men­to e ri­sol­ve­re, al­me­no in parte, il pro­ble­ma della spar­gi­men­to dei li­qua­mi. Il se­con­do sce­na­rio è quel­lo dove il bio­gas rap­pre­sen­ta l’u­ni­ca scel­ta pro­dut­ti­va di un’a­zien­da agri­co­la, dove so­li­ta­men­te si ha una coo­pe­ra­ti­va o una qual si vo­glia as­so­cia­zio­ne di agri­col­to­ri la quale, si im­pe­gna a for­ni­re il sub­stra­to (nel mag­gior parte dei casi si parla di col­tu­re de­di­ca­te) per un certo nu­me­ro di anni, al ge­sto­re del­l’im­pian­to, che so­li­ta­men­te non è un agri­col­to­re. In que­sto caso il col­ti­va­to­re de­ci­de di as­ser­vi­re la to­ta­li­tà della pro­pria su­per­fi­cie agri­co­la alla pro­du­zio­ne di bio­mas­sa da in­via­re al di­ge­sto­re del­l’im­pian­to.
Per sem­pli­fi­ca­re al mas­si­mo i due sce­na­ri pos­sia­mo dire:


  • 1° Sce­na­rio: uti­liz­zo di bio­mas­sa di scar­to già esi­sten­te;
  • 2° Sce­na­rio: pro­dur­re della bio­mas­sa ex-no­vo da de­di­ca­re esclu­si­va­men­te alla pro­du­zio­ne di bio­gas.

Con que­sta estre­ma sem­pli­fi­ca­zio­ne è chia­ro che dal punto di vista della so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le, il II° sce­na­rio desta una mag­gio­re at­ten­zio­ne. Si crea in­fat­ti una si­tua­zio­ne dove spes­so il col­ti­va­to­re si trova a fare una mo­no­col­tu­ra e con la mas­si­ma pro­dut­ti­vi­tà pos­si­bi­le. Come è ben noto, quel­la della mo­no­col­tu­ra, non è cer­ta­men­te una delle mi­glio­ri tec­ni­che agro­no­mi­che, e pre­sen­ta molte pro­ble­ma­ti­che di im­pat­to am­bien­ta­le e in al­cu­ne si­tua­zio­ni anche so­cia­li.



  • Pro­dur­re bio­mas­sa

Sap­pia­mo che la col­tu­ra mag­gior­men­te uti­liz­za­ta come sub­stra­to per i di­ge­sto­ri è il Mais, se­gui­to da Sorgo e Tri­ti­ca­le. Il Mais è una pian­ta ad alta ef­fi­cien­za ener­ge­ti­ca ed è in grado per que­sto di pro­dur­re un ele­va­ta bio­mas­sa. Una volta rac­col­ta (so­li­ta­men­te a ma­tu­ra­zio­ne ce­ro­sa), tra­mi­te mac­chi­ne trin­cia se­mo­ven­ti, la pian­ta in­te­ra di Mais (ri­dot­ta a trin­cia­to) viene in­si­la­ta in at­te­sa di en­tra­re al­l’in­ter­no del di­ge­sto­re. La stes­sa cosa av­vie­ne per il sorgo o per il tri­ti­ca­le. Negli ul­ti­mi anni ab­bia­mo os­ser­va­to una cre­sci­ta, ab­ba­stan­za so­ste­nu­ta, del­l’u­ti­liz­za­zio­ne di suolo col­ti­va­bi­le per col­tu­re no-food; la ta­bel­la sot­to­stan­te ci dice in primo luogo che, per quan­to ri­guar­da la si­tua­zio­ne ita­lia­na, la mag­gior parte delle col­tu­re no-food sono nelle re­gio­ni pa­da­ne e che la per­cen­tua­le della SAU to­ta­le uti­liz­za­ta per que­ste, ra­sen­ta l’1%.
Un altro dato in­te­res­san­te è la per­cen­tua­le di SAU a mais uti­liz­za­ta per “col­tu­re bio­gas”, si parla in­fat­ti di circa l’ 8% del to­ta­le. Per poter re­la­ti­viz­za­re que­sti dati al­l’in­ter­no di una si­tua­zio­ne reale di uti­liz­zo del suolo col­ti­va­bi­le in Ita­lia, bi­so­gne­reb­be di­spor­re di dati che met­ta­no in luce non solo quan­ta della SAU ita­lia­na venga ef­fet­ti­va­men­te uti­liz­za­ta e quan­ta ri­man­ga in­col­ta, que­sto per ca­pi­re al­lo­ra se le col­ti­va­zio­ni “no-food” hanno sot­trat­to ter­re­no a quel­le “food”, op­pu­re se, in un bi­lan­cio ge­ne­ra­le, si trat­ta solo di un mag­gior uti­liz­zo della SAU di­spo­ni­bi­le. In una delle ipo­te­si pos­si­bi­li, ciò che la cre­sci­ta del nu­me­ro di im­pian­ti, po­treb­be pro­spet­ta­re è un sem­pre mag­gior uti­liz­zo degli ha col­ti­va­bi­li per pro­du­zio­ne di bio­mas­sa e quin­di per pro­du­zio­ni no-food. Uni­ta­men­te a ciò il sem­pre minor uti­liz­zo di ro­ta­zio­ni col­tu­ra­li e l’au­men­to della mo­no­col­tu­ra (Mais, Sorgo, etc.). Na­tu­ral­men­te l’i­po­te­si ap­pe­na ci­ta­ta, è estre­miz­za­zio­ne della real­tà, la si­tua­zio­ne at­tua­le ci de­li­nea in­fat­ti una forte con­sa­pe­vo­lez­za di que­ste pro­ble­ma­ti­che e, a mio pa­re­re, una gran­de vo­lon­tà, pro­ve­nien­te da tutti gli at­to­ri della fi­lie­ra, di ren­de­re sem­pre di più so­ste­ni­bi­le l’in­ter­no pro­ces­so.
Se­con­do il CRPA, il 71% degli im­pian­ti di bio­gas agro-zoo­tec­ni­ci in­te­gra­no parte della loro dieta con ma­tri­ci de­di­ca­te (co­di­ge­stio­ne) tra cui prima tra tutte il si­lo­mais che nelle aree in­di­ca­te ri­sul­ta es­se­re al­ta­men­te pro­dut­ti­vo e di fa­ci­le ge­stio­ne ri­spet­to ad altre bio­mas­se. Tut­ta­via è evi­den­te che non sarà pos­si­bi­le pen­sa­re di col­ti­va­re so­la­men­te mais, per molti mo­ti­vi agro­no­mi­ci e am­bien­ta­li ma anche a se­gui­to delle mi­su­re, ormai date per certe, con­te­nu­te nella nuova PAC sul tema delle ro­ta­zio­ni col­tu­ra­li. Sulla scor­ta di quan­to av­ve­nu­to già in Ger­ma­nia, si sta pro­ce­den­do alla va­lu­ta­zio­ne di ma­tri­ci al­ter­na­ti­ve per l’a­li­men­ta­zio­ne dei bio­di­g­e­sto­ri.
E’ chia­ro, al­lo­ra, quale sia l’im­por­tan­za di pre­ce­de­re con una ge­stio­ne sem­pre mi­glio­re delle bio­mas­se e ap­pli­ca­re scel­te agro­no­mi­che che, nella col­ti­va­zio­ne delle stes­se, ren­da­no il minor im­pat­to pos­si­bi­le sul­l’am­bien­te in primo luogo ma anche sul tes­su­to socio eco­no­mi­co. Non dob­bia­mo di­men­ti­ca­re, per que­sto, il ruolo cen­tra­le che l’a­gri­col­tu­ra ha nella ge­stio­ne del ter­ri­to­rio e nella so­cio­lo­gia am­bien­ta­le. Vo­len­do rias­su­me­re quel­li che sono i punti chia­ve, qua­lo­ra di scel­ga di pro­dur­re bio­mas­sa “ad hoc” da in­via­re nei di­ge­sto­ri, ab­bia­mo:





        • Uti­liz­zo di bio­mas­se ve­ge­ta­li al­ter­na­ti­ve a Mais, Sorgo e tri­ti­ca­le;
        • Uso delle mi­glio­ri tec­ni­che agro­no­mi­che per la ge­stio­ne di que­ste col­tu­re;
        • Mi­glio­ra­re l’ef­fi­cien­za bio­lo­g­i­ca della di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca;
        • Mi­ni­miz­za­re l’im­pat­to so­cio-am­bien­ta­le della fi­lie­ra del Bio­gas.

An­dan­do con or­di­ne, di se­gui­to os­ser­via­mo al­cu­ni esem­pi, uno per ogni punto chia­ve af­fron­ta­to in pre­ce­den­za, che ci mo­stra­no cosa è stato fatto e cosa di sta fa­cen­do per cer­ca­re di mi­glio­ra­re la so­ste­ni­bi­li­tà della fi­lie­ra delle col­tu­re de­di­ca­te per il bio­gas.


Utilizzazione della SAU, in Italia ed in Germania


L’a­spet­to eco­no­mi­co e la so­ste­ni­bi­li­tà del pro­ces­so



  • L’a­spet­to eco­no­mi­co

Quel­lo eco­no­mi­co è cer­ta­men­te un aspet­to del bio­gas, molto im­por­tan­te e as­so­lu­ta­men­te non tra­scu­ra­bi­le. Come qua­lun­que altra at­ti­vi­tà pro­dut­ti­va, anche dal bio­gas, le aspet­ta­ti­ve da parte del­l’in­ve­sti­to­re sono di un qual­che be­ne­fi­cio eco­no­mi­co, di ot­te­ne­re un utile. Dal punto di vista co­strut­ti­vo ma anche per quan­to ri­guar­da la bio­mas­sa uti­liz­za­ta, le va­ria­bi­li sono molte ed è per que­sto che sono molte le voci del conto eco­no­mi­co che ri­guar­da­no un’at­ti­vi­tà di pro­du­zio­ne di bio­gas; non è certo que­sta l’oc­ca­sio­ne di en­tra­re nel det­ta­glio di que­sta con­ta­bi­li­tà, ma è al­tre­sì im­por­tan­te dare uno sguar­do ge­ne­ra­le a quel­la che è la red­di­ti­vi­tà di al­cu­ni im­pian­ti agri­co­li, per ca­pi­re quali sono i “mar­gi­ni eco­no­mi­ci” di ge­stio­ne del bio­gas agri­co­lo.
La voce di costo che più di tutte de­li­nea l’an­da­men­to fu­tu­ro di un im­pian­to a bio­gas è, a mio pa­re­re, quel­la che ri­guar­da l’ap­prov­vi­gio­na­men­to della bio­mas­sa. Come ab­bia­mo visto le bio­mas­se uti­liz­za­bi­li sono molte, tutte con di­ver­si po­ten­zia­li me­ta­ni­ge­ni e con di­ver­si costi. Par­lia­mo al­lo­ra di bio­mas­sa a “costo zero”, nel caso di sot­to­pro­dot­ti agri­co­li come gli ef­fluen­ti zoo­tec­ni­ci e gli scar­ti del­l’in­du­stria agroa­li­men­ta­re (in al­cu­ni casi il costo è dato da: ac­qui­sto, tra­spor­to e pre-trat­ta­men­to) o di bio­mas­se come le col­tu­re de­di­ca­te dove il costo è fatto da: costo di pro­du­zio­ne, tra­spor­to, in­si­la­men­to e pre-trat­tae­men­to. E’ chia­ro che il mag­gior mar­gi­ne di “gua­da­gno” lo si ha nel caso in cui si uti­liz­zi­no sot­to­pro­dot­ti agri­co­li, spes­so però que­sto non cor­ri­spon­de ad un alto ren­di­men­to in ter­mi­ni di pro­du­zio­ne di me­ta­no (vedi po­ten­zia­li me­ta­ni­ge­ni delle bio­mas­se). Le sta­ti­sti­che oggi ci di­co­no che chi sce­glie di fare della pro­du­zio­ne ener­ge­ti­ca da bio­gas la pro­pria ed unica at­ti­vi­tà pro­dut­ti­va, de­ci­de di in­ve­sti­re in im­pian­ti di alta qua­li­tà e che uti­liz­zi­no la mi­glior bio­mas­sa di­spo­ni­bi­le a costo di pro­dur­la ad hoc. De­sti­na­re quin­di l’in­te­ra su­per­fi­cie se­mi­na­ti­va azien­da­le, alle col­tu­re de­di­ca­te.
Pen­sia­mo, inol­tre, che at­tual­men­te un im­pian­to di bio­gas “chia­vi in mano” di 1 MW, ha un costo che varia in media at­tor­no ai 4 mln di euro (senza con­sta­re gli in­ve­sti­men­ti in mac­chi­na­ri per la pro­du­zio­ne e rac­col­ta della bio­mas­sa, nel caso di col­tu­re de­di­ca­te), i tempi di rien­tro, con l’at­tua­le ta­rif­fa di 0,28 eu­ro­cent/kWh, sono di circa 10 anni (im­pian­to con sole col­tu­re de­di­ca­te, mais, sorgo, tri­ti­ca­le, etc.). Ecco al­lo­ra che la scel­ta della bio­mas­sa deve es­se­re, per forza di cose, una scel­ta assai lun­gi­mi­ran­te che tenga conto di molti fat­to­ri pro­dut­ti­vi, eco­no­mi­ci e eco­so­ste­ni­bi­li. La voce di costo che ri­guar­da la bio­mas­sa, è quel­la sulla quale a mio av­vi­so, al mo­men­to, si può agire mag­gior­men­te, cer­can­do di dif­fe­ren­zia­re il più pos­si­bi­le la ma­te­ria prima e tro­va­re tec­ni­che di col­ti­va­zio­ni più pro­dut­ti­va e pa­ral­le­la­men­te so­ste­ni­bi­li. Men­tre, per quan­to ri­guar­da il mer­ca­to degli im­pian­ti, si parla sem­pre di più di un mer­ca­to vi­zia­to dalla ta­rif­fa fin trop­po ge­ne­ro­sa di 0,28 eu­ro­cent, che, pre­su­mi­bil­men­te, avreb­be con­dot­to a sem­pre più ele­va­ti costi di co­stru­zio­ne.



  • La so­ste­ni­bi­li­tà della fi­lie­ra

Un con­cet­to di fon­da­men­ta­le im­por­tan­za che sta alla base di un ge­ne­ra­le uti­liz­zo di fonti rin­no­va­bi­li è quel­lo se­con­do il quale l’im­pian­to deve es­se­re in fun­zio­ne del ter­ri­to­rio in cui è in­se­ri­to, il quale a sua volta trae be­ne­fi­cio da que­sta pre­sen­za. Nella real­tà dei fatti però la que­stio­ne non è di così sem­pli­ce ap­pli­ca­zio­ne e spes­so quin­di tro­via­mo si­tua­zio­ni in cui que­sto con­cet­to è for­te­men­te di­sat­te­so con un con­se­guen­te im­pat­to sul­l’a­groe­co­si­ste­ma. Basti pen­sa­re per esem­pio al tra­spor­to su lungo rag­gio, per l’ap­prov­vi­gio­na­men­to della bio­mas­sa o alla ge­stio­ne di even­tua­li ef­fluen­ti del pro­ces­so di con­ver­sio­ne. È per que­sto che vi sono al­cu­ni aspet­ti che de­vo­no in­dub­bia­men­te es­se­re va­lu­ta­ti da chi scel­ga di in­ve­sti­re nella pro­du­zio­ne di bio­gas, so­prat­tut­to se si trat­ta di bio­gas agri­co­lo dove la sal­va­guar­dia della ri­sor­sa agro-am­bien­ta­le è di fon­da­men­ta­le im­por­tan­za:




      • Di­spo­ni­bi­li­tà in­ter­na di bio­mas­sa. La scel­ta co­strut­ti­va deve es­se­re ne­ces­sa­ria­men­te su­bor­di­na­ta alla di­spo­ni­bi­li­tà di bio­mas­sa al­l’in­ter­no della pro­pria azien­da. Que­sta sa­reb­be la scel­ta più op­por­tu­na sotto di­ver­si aspet­ti. Men­tre la scel­ta di ope­ra­re con col­tu­re de­di­ca­te va va­lu­ta­ta caso per caso e in ma­nie­ra molto cau­te­la­ti­va, te­nen­do in con­si­de­ra­zio­ne molti fat­to­ri am­bien­ta­li e so­cia­li.
      • Di­spo­ni­bi­li­tà ester­na di bio­mas­sa. Qua­lo­ra la scel­ta ri­ca­da sul­l’u­ti­liz­zo di bio­mas­se ester­ne dal­l’a­zien­da, o non fa­cen­ti parte della real­tà azien­da­le del­l’im­pian­to, si deve ope­ra­re va­lu­tan­do una serie di fat­to­ri come: aspet­ti lo­gi­sti­ci della for­ni­tu­ra, costi di tra­spor­to e stoc­cag­gio e even­tual­men­te di ac­qui­sto dei sub­stra­ti. Si de­vo­no pri­vi­le­gia­re si­cu­ra­men­te i sot­to­pro­dot­ti o pro­dot­ti se­con­da­ri con un prez­zo al­l’ac­qui­sto pari a zero e che ab­bia­no un buon po­ten­zia­le me­ta­ni­ge­no. Il ba­ci­no di ap­prov­vi­gio­na­men­to deve es­se­re co­mun­que entro un rag­gio li­mi­ta­to dal­l’im­pian­to per non im­pat­ta­re trop­po su costi di tra­spor­to e sul­l’am­bien­te.
      • Va­lo­riz­za­zio­ne di tutte le pos­si­bi­li­tà pro­dut­ti­ve of­fer­te dalla tec­no­lo­gia del bio­gas. Dato che il bio­gas è una fonte rin­no­va­bi­le che mo­stra una mul­ti­sfac­cet­ta­tu­ra, è bene che l’im­pren­di­to­re ana­liz­zi tutte le pos­si­bi­li­tà che vi sono per sfrut­ta­re per esem­pio i co­pro­dot­ti e i sot­to­pro­dot­ti della di­ge­stio­ne anae­ro­bi­ca (di­ge­sta­to) op­pu­re la co­ge­ne­ra­zio­ne e quin­di lo sfrut­ta­men­to del ca­lo­re pro­dot­to dal mo­to­re. Sul mer­ca­to esi­sto­no molte pos­si­bi­li­tà tec­no­lo­gi­che in que­sto senso, è vero che sono spes­so dei costi in più, è al­tret­tan­to vero però che sono della va­lo­riz­za­zio­ni della pro­du­zio­ne da non sot­to­va­lu­ta­re as­so­lu­ta­men­te.

 


Con­si­de­ra­zio­ni fi­na­li


Que­sto breve la­vo­ro di stu­dio sul Bio­gas, che ho qui pre­sen­ta­to, è fatto sia da pura ri­cer­ca bi­blio­gra­fi­ca che da espe­rien­ze di­ret­te, ac­qui­si­te vi­si­tan­do al­cu­ni im­pian­ti del no­stro ter­ri­to­rio e fre­quen­tan­do con­ve­gni e fiere del set­to­re. Du­ran­te que­sto pe­rio­do ho avuto modo di ca­pi­re, da più punti di vista, quali siano le ca­rat­te­ri­sti­che di que­sta tec­no­lo­gia, ed è stato pro­prio gra­zie a que­sta vi­sio­ne “tri­di­men­sio­na­le” che ho rea­liz­za­to al­cu­ne tesi e ri­fles­sio­ni sul mondo del bio­gas.
Il primo ap­proc­cio ha ge­ne­ra­to in me que­sti pen­sie­ri: “è una tec­no­lo­gia sem­pli­ce”; “una gran­de op­por­tu­ni­tà per l’a­gri­col­tu­ra”. Que­sto è ciò che, dopo il mio stu­dio ap­pro­fon­di­to, penso tut­to­ra. Tut­ta­via sono sorte in se­gui­to altri aspet­ti che hanno com­pli­ca­to, e non poco, il qua­dro “sem­pli­ci­sti­co” che avevo al­l’i­ni­zio. Mi pia­ce­reb­be, per que­sto, ap­pro­fon­di­re la que­stio­ne che sta die­tro alla se­guen­te af­fer­ma­zio­ne: “una gran­de op­por­tu­ni­tà per l’a­gri­col­tu­ra”. In primo luogo posso dire che la que­stio­ne è vera, si trat­ta pro­prio di una gran­de op­por­tu­ni­tà, in se­con­do luogo dico che, non è so­la­men­te così ma piut­to­sto, è un’ op­por­tu­ni­tà per tutti. Le po­ten­zia­li­tà del bio­gas sono molte e come ho detto nelle pa­gi­ne pre­ce­den­ti, è una fonte rin­no­va­bi­le che pre­sen­ta molte facce. L’op­por­tu­ni­tà mag­gio­re per il mondo agri­co­lo sta si­cu­ra­men­te nella pos­si­bi­li­tà di in­cre­men­ta­re e di­ver­si­fi­ca­re le fonti di red­di­to, in al­cu­ni casi un’an­co­ra di sal­vez­za.
La scel­ta del bio­gas spes­so, per un azien­da agri­co­la, cor­ri­spon­de ad uno stra­vol­gi­men­to del piano pro­dut­ti­vo, in molti casi in­fat­ti si hanno real­tà dove l’in­te­ra pro­du­zio­ne da se­mi­na­ti­vo è ri­vol­ta al­l’a­li­men­ta­zio­ne dei di­ge­sto­ri e da qui il cam­bio di in­di­riz­zo pro­dut­ti­vo verso il no-food. Ci sono però anche si­tua­zio­ni, e sono la mag­gio­ran­za, dove il bio­gas non è l’u­ni­ca scel­ta ma rap­pre­sen­ta piut­to­sto un in­te­gra­zio­ne, nella mag­gior parte dei casi sono azien­de zoo­tec­ni­che. Dal punto di vista della so­ste­ni­bi­li­tà am­bien­ta­le, la mi­glior si­tua­zio­ne, sa­reb­be quel­la in cui la bio­mas­sa uti­liz­za­ta è una pro­dot­to se­con­da­rio o un sot­to­pro­dot­to; sap­pia­mo però che per ren­de­re l’in­ve­sti­men­to, spes­so one­ro­so, pro­dut­ti­vo e che possa avere un mar­gi­ne di gua­da­gno, è ne­ces­sa­rio ope­ra­re in modo da in­te­gra­re la bio­mas­sa con sub­stra­ti ad-hoc che ab­bia­no un alto po­ten­zia­le me­ta­ni­ge­no. Tro­va­re la giu­sta in­te­gra­zio­ne per l’uso delle bio­mas­se è al­lo­ra un passo im­por­tan­te per far si che il bio­gas sia ve­ra­men­te so­ste­ni­bi­le sotto molti punti di vista, non solo am­bien­ta­le ma anche eco­no­mi­co e so­cia­le. Certo è che l’a­gri­col­to­re non va la­scia­to solo in que­ste scel­te, anzi è bene che le isti­tu­zio­ni, i cen­tri di ri­cer­ca, le Uni­ver­si­tà e tutti gli at­to­ri della fi­lie­ra, fac­cia­no la loro parte per non ri­schia­re che l’op­por­tu­ni­tà del bio­gas di­ven­ti un’ esclu­si­va solo di qual­cu­no di que­sti at­to­ri con il ri­schio che la cre­sci­ta non sia omo­ge­nea sotto tutti i fron­ti.


Sin­te­si della Tesi di Lau­rea trien­na­le in Scien­ze agra­rie: “Il Bio­gas in agri­col­tu­ra, pro­spet­ti­ve e li­mi­ti” – Fa­col­tà di Agra­ria del­l’U­ni­ver­si­tà di Pisa A.A. 2011/2012, Re­la­to­re: Prof. Marco Maz­zon­ci­ni.


 


Ro­ber­to Ba­le­stri è lau­rea­to in Scien­ze bio­lo­g­i­che mo­le­co­la­ri pres­so Fa­col­tà di scien­ze ma­te­ma­ti­che, fi­si­che e na­tu­ra­li e in Scien­ze agra­rie pres­so Fa­col­tà di Agra­ria del­l’U­ni­ver­si­tà di Pisa. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






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