Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Marco Bal­di­no


Nel corso degli ul­ti­mi de­cen­ni una delle pro­ble­ma­ti­che che ha mag­gior­men­te in­te­res­sa­to la co­mu­ni­tà mon­dia­le è il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co e le in­fluen­ze che con esso si ri­per­cuo­to­no nel­l’am­bien­te in cui vi­via­mo.
Il clima ha sem­pre su­bi­to e con­ti­nue­rà a su­bi­re dei cam­bia­men­ti. Il pro­ble­ma è rap­pre­sen­ta­to dal­l’ac­ce­le­ra­zio­ne che nel­l’ul­ti­mo se­co­lo tali cam­bia­men­ti hanno su­bi­to, a causa prin­ci­pal­men­te delle at­ti­vi­tà an­tro­pi­che che ge­ne­ra­no una sem­pre mag­gio­re quan­ti­tà di quel­li che sono de­fi­ni­ti “gas serra”,(Grace, 2002).
I raggi ter­mi­ci pro­ve­nien­ti dal sole ri­scal­da­no la su­per­fi­cie ter­re­stre, quan­do la tem­pe­ra­tu­ra au­men­ta parte dei raggi è ir­ra­dia­ta verso l’at­mo­sfe­ra sot­to­for­ma di raggi IR, e una parte di que­sti è as­sor­bi­ta dai “gas a ef­fet­to serra”.
La con­cen­tra­zio­ne di que­sti gas è però negli ul­ti­mi de­cen­ni au­men­ta­ta sen­si­bil­men­te. Ciò ha com­por­ta­to un au­men­to del­l’ef­fet­to serra, e un con­se­guen­te ri­scal­da­men­to del pia­ne­ta.
Di­ver­si grup­pi scien­ti­fi­ci si sono oc­cu­pa­ti di tali pro­ble­ma­ti­che. Tra que­sti il Grup­po In­ter­go­ver­na­ti­vo sui Cam­bia­men­ti Cli­ma­ti­ci (IPCC), un ente isti­tui­to dalle Na­zio­ni Unite che riu­ni­sce mi­glia­ia di esper­ti sul cam­bia­men­to cli­ma­ti­co. Que­sti hanno pre­vi­sto che a meno che non si in­ter­ven­ga, la tem­pe­ra­tu­ra glo­ba­le possa su­bi­re entro il 2100 un rial­zo tra i 2 e 4 °C.
Al­cu­ni ef­fet­ti sono già sotto i no­stri occhi:


  1. di­scio­gli­men­to delle ca­lot­te po­la­ri, che negli ul­ti­mi de­cen­ni si sono ri­ti­ra­te del 10 %;
  2. ri­ti­ro dei ghiac­ciai, si pre­ve­de che entro il 2050 il 75% dei ghiac­ciai sviz­ze­ri possa scom­pa­ri­re;
  3. in­nal­za­men­to del li­vel­lo dei mari;
  4. even­ti at­mo­sfe­ri­ci che si estre­miz­za­no, con con­se­guen­ti per­di­te eco­no­mi­che e umane;
  5. al­te­ra­zio­ne degli eco­si­ste­mi.

La con­ven­zio­ne qua­dro delle Na­zio­ni Unite (UN­FCCC), ed il pro­to­col­lo di Kyoto, for­ni­sco­no un qua­dro isti­tu­zio­na­le di ri­fe­ri­men­to per la lotta ai cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci, de­fi­nen­do gli obiet­ti­vi ed i mezzi me­dian­te i quali rag­giun­ger­li.
L’o­biet­ti­vo fis­sa­to è quel­lo di sta­bi­liz­za­re le emis­sio­ni entro il 2020 e di­mez­zar­le al 2050, prin­ci­pal­men­te at­tra­ver­so l’u­ti­liz­zo di fonti al­ter­na­ti­ve di ener­gia, ab­ban­do­nan­do pro­gres­si­va­men­te l’u­ti­liz­zo del car­bo­nio (IPCC, 2009).


L’al­be­ro rap­pre­sen­ta, in que­sto con­te­sto, uno dei mi­glio­ri in­di­ca­to­ri am­bien­ta­li, (Tre­nard, 1982), in­fat­ti, nei suoi anel­li re­gi­stra tutte le al­te­ra­zio­ni cau­sa­te dai fat­to­ri ester­ni alla pian­ta che ne con­di­zio­na­no la cre­sci­ta, ma allo stes­so tempo re­go­la il pro­prio ac­cre­sci­men­to in base ai fat­to­ri en­do­ge­ni (età, ne­ces­si­ta/ di­spo­ni­bi­li­tà di nu­trien­ti) o del­l’in­te­ra po­po­la­zio­ne ve­ge­ta­le.
Per que­sto mo­ti­vo al­l’in­ter­no delle cro­no­lo­gie anu­la­ri sono ri­scon­tra­bi­li una serie di flut­tua­zio­ni di cre­sci­ta le quali pos­so­no es­se­re sud­di­vi­se in:


  1. flut­tua­zio­ni di lunga fre­quen­za, che cor­ri­spon­do­no ad un ampio pe­rio­do , in cui pos­so­no es­ser­si ve­ri­fi­ca­ti even­ti straor­di­na­ri, quali gla­cia­zio­ni, mo­vi­men­ti di ter­re­no, ecc.
  2. flut­tua­zio­ni di media fre­quen­za, che ri­co­pro­no pe­rio­di più brevi, ed evi­den­zia­no fe­no­me­ni d’in­qui­na­men­to o rap­por­ti in­ter­ni alla po­po­la­zio­ne;
  3. flut­tua­zio­ni di breve pe­rio­do, che in­te­res­sa­no gli ac­cre­sci­men­ti an­nua­li, e quin­di ad esem­pio, an­na­te par­ti­co­lar­men­te sic­ci­to­se o pio­vo­se.

Come già ac­cen­na­to negli ul­ti­mi de­cen­ni si stan­no ve­ri­fi­can­do in tutto il pia­ne­ta dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci. Uno stu­dio con­dot­to in Ita­lia (Bru­net­ti et al., 2006), su oltre cento sta­zio­ni me­teo­ro­lo­gi­che, ha evi­den­zia­to un ten­den­zia­le au­men­to della tem­pe­ra­tu­ra at­mo­sfe­ri­ca di circa 1 °C negli ul­ti­mi due se­co­li, e una di­mi­nu­zio­ne delle pre­ci­pi­ta­zio­ni del 5% nel­l’ul­ti­mo se­co­lo. Inol­tre le pre­ci­pi­ta­zio­ni oltre ad aver su­bi­to una ri­du­zio­ne, hanno anche su­bi­to una va­ria­zio­ne nella fre­quen­za e nel­l’in­ten­si­tà, in­di­riz­zan­do­si sem­pre di più verso pre­ci­pi­ta­zio­ni di breve du­ra­ta ma ele­va­ta in­ten­si­tà, ag­gra­van­do così i fe­no­me­ni del­l’e­ro­sio­ne su­per­fi­cia­le e della de­ser­ti­fi­ca­zio­ne.
L’ef­fet­to di tali cam­bia­men­ti su un si­ste­ma fo­re­sta­le sono im­pre­ve­di­bi­li, e no­no­stan­te la mag­gior parte delle spe­cie ar­bo­ree sia usci­ta in­den­ne da sin­go­le an­na­te dif­fi­ci­li, è da ve­ri­fi­ca­re la ca­pa­ci­tà d’a­dat­ta­men­to a un cam­bia­men­to glo­ba­le.
Ot­ti­mo stru­men­to d’in­da­gi­ne per tali pro­ble­ma­ti­che può es­se­re la den­dro­cro­no­lo­gia, uti­liz­zan­do l’al­be­ro come in­di­ca­to­re bio-cli­ma­ti­co.
La den­dro­cro­no­lo­gia è una scien­za re­cen­te, che stu­dia l’ac­cre­sci­men­to delle pian­te ar­bo­ree nel tempo, le mo­da­li­tà con cui que­sto av­vie­ne e i fat­to­ri ester­ni che lo con­di­zio­na­no.
Nei climi tem­pe­ra­ti, in cui si ha l’al­ter­nan­za tra sta­gio­ni calde e sta­gio­ni fred­de, gli al­be­ri si ac­cre­sco­no for­man­do nella se­zio­ne ra­dia­le degli anel­li con­cen­tri­ci do­vu­ti a dif­fe­ren­ze ana­to­mi­che e strut­tu­ra­li tra il legno che si forma in pri­ma­ve­ra e quel­la che si forma in esta­te-au­tun­no. Lo spes­so­re di ogni sin­go­lo anel­lo e di­ret­ta­men­te in­fluen­za­to da fat­to­ri bio­lo­g­i­ci, sta­zio­na­li e cli­ma­ti­ci. Mi­su­ran­do con la mas­si­ma pre­ci­sio­ne ogni sin­go­lo anel­lo e met­ten­do in gra­fi­co tale va­lo­re in re­la­zio­ne al­l’e­tà, è pos­si­bi­le trac­cia­re quel­le che sono de­fi­ni­te curve den­dro­cro­no­lo­gi­che. Col­le­gan­do tra loro curve di pian­te di­ver­se, cre­sciu­te in tempi suc­ces­si­vi, si pos­so­no de­ter­mi­na­re quel­le che sono de­fi­ni­te curve ma­ster o stan­dard (Pius­si, 1994).
La den­dro­cro­no­lo­gia trova ap­pli­ca­zio­ne in di­ver­si campi, una bran­ca che ha in­te­res­sa­to da sem­pre i ri­cer­ca­to­ri è la den­droe­co­lo­gia, con par­ti­co­la­re ri­fe­ri­men­to alla den­dro­cli­ma­to­lo­gia, in cui gli ac­cre­sci­men­ti anu­la­ri sono cor­re­la­ti ai pa­ra­me­tri cli­ma­ti­ci, pre­ci­pi­ta­zio­ni e tem­pe­ra­tu­re, per­met­ten­do di in­di­vi­dua­re il di­ver­so peso degli even­ti sugli ac­cre­sci­men­ti. Inol­tre è pos­si­bi­le da­ta­re un de­ter­mi­na­to even­to cli­ma­ti­co, anche con una certa ac­cu­ra­tez­za, ana­liz­zan­do l’an­da­men­to delle curve.
Spe­cie ar­bo­rea che si è ri­ve­la­ta idea­le per tale tipo d’in­da­gi­ne in ter­ri­to­rio ita­lia­no è il fag­gio (Fagus Syl­va­ti­ca). È una la­ti­fo­glia mae­sto­sa, che rag­giun­ge anche i 40 metri di al­tez­za, più di 1 metro di dia­me­tro e fino a 500 anni di età, il che con­sen­te di co­pri­re un arco tem­po­ra­le molto ampio. Inol­tre es­sen­do dif­fu­so su tutto l’Ap­pen­ni­no e sulle Alpi orien­ta­li in un range d’al­ti­tu­di­ne tra i 600 e i 200 m s.l.m. , riu­scia­mo ad avere delle aree di stu­dio ben di­stri­bui­te su tutto il ter­ri­to­rio ita­lia­no,(Pio­ve­san et al, 2005).
Sono state scel­te delle aree di stu­dio in cui i po­po­la­men­ti di fag­gio fos­se­ro il più pos­si­bi­le se­ne­scen­ti, al fine di riu­sci­re a co­pri­re un arco tem­po­ra­le molto ampio, e poter così evi­den­zia­re le dif­fe­ren­ze di ac­cre­sci­men­to nei siti e il di­ver­so peso della va­ria­bi­le me­teo-cli­ma­ti­ca. Ven­go­no per que­sto scel­ti siti in cui l’in­fluen­za del­l’uo­mo sia mi­ni­ma, e in cui i po­po­la­men­ti ab­bia­no rag­giun­to ormai gli ul­ti­mi stadi di svi­lup­po.


Siti scelti per lo studio del faggioCon que­ste ca­rat­te­ri­sti­che sono stati in­di­vi­dua­ti i se­guen­ti siti:


 


 


1) Parco Na­zio­na­le del­l’A­spro­mon­te;
2) Parco Na­zio­na­le della Sila;
3) Parco Na­zio­na­le del Ci­len­to e Vallo di Diano;
4) Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no;
5) Ri­ser­va MaB Col­le­me­luc­cio – Mon­te­di­mez­zo;
6) Parco Na­zio­na­le Delle Fo­re­ste Ca­sen­ti­ne­si;
7) Parco Na­zio­na­le Delle Do­lo­mi­ti Bel­lu­ne­si.


 


 


Per ogni sito cam­pio­na­to, sono state in­di­vi­dua­te quin­di­ci pian­te, e da ognu­na di que­ste sono state estrat­te due ca­ro­te me­dian­te l’u­ti­liz­zo del suc­chiel­lo di Pres­sler. I ca­ro­tag­gi sono ef­fet­tua­ti nel lato del legno non com­pres­so, in senso tra­sver­sa­le e a una di­stan­za an­go­la­re di 120° l’uno dal­l’al­tro, a 1,30 metri di al­tez­za da terra. Le ca­ro­te estrat­te, sono state poi av­vol­te in carta di gior­na­le per evi­ta­re danni du­ran­te il tra­spor­to in la­bo­ra­to­rio. Giun­ti in la­bo­ra­to­rio le ca­ro­te sono state fis­sa­te su dei sup­por­ti di legno, me­dian­te spe­ci­fi­ca colla, e poi le­vi­ga­te me­dian­te una le­vi­ga­tri­ce a na­stro, a grana via via più fine, in modo da fa­ci­li­tar­ne la suc­ces­si­va let­tu­ra. Dopo que­sta fase pre­li­mi­na­re, si è pas­sa­ti alla let­tu­ra al den­dro­cro­no­gra­fo LIN­TAB, di­ret­ta­men­te col­le­ga­to a un com­pu­ter, che me­dian­te il soft­ware TSAP con­sen­te l’e­la­bo­ra­zio­ne e la sin­cro­niz­za­zio­ne delle cro­no­lo­gie.
La mi­su­ra­zio­ne si ef­fet­tua par­ten­do dal lato della cor­tec­cia verso il cen­tro della ca­ro­ta, con una pre­ci­sio­ne 1/100 mm. Per ogni pian­ta sono state ri­ca­va­te due curve den­dro­cro­no­lo­gi­che, e da que­ste la curva media di ogni sin­go­la pian­ta, me­dian­te pro­ce­du­re di cross da­ta­zio­ne TSAP. Ab­bia­mo così 15 curve per ogni sito, e dalle 12 con mi­glio­ri va­lo­ri sta­ti­sti­ci ot­te­nia­mo la curva rap­pre­sen­ta­ti­va media di ogni sito. Que­sta è stata poi uti­liz­za­ta per le suc­ces­si­ve cor­re­la­zio­ni con i pa­ra­me­tri cli­ma­ti­ci, (Kaen­nel et Sch­wein­gru­ber, 1995).
Le curve medie rap­pre­sen­ta­ti­ve di ogni sito, cor­ret­ta­men­te da­ta­te e mi­su­ra­te, sono poi stan­dar­diz­za­te me­dian­te il soft­ware AR­STAN, il quale eli­mi­na la va­ria­bi­li­tà di lungo pe­rio­do, do­vu­te a un trend bio­lo­g­i­co, le­ga­to al­l’e­tà, alle di­men­sio­ni e altre cause non cli­ma­ti­che. Ciò ci ha per­mes­so di co­strui­re delle cro­no­lo­gie per i di­ver­si siti, ossia co­strui­re una cro­no­lo­gia del fag­gio per ogni sito. (Cook et Hol­mes, 1999; Cook et Kru­sic, 2005).
L’età delle fag­ge­te è ri­sul­ta­ta es­se­re ri­spet­ti­va­men­te per il sin­go­lo sito:
“Parco Na­zio­na­le del­l’A­spro­mon­te”, 185 anni; “Parco Na­zio­na­le della Sila”, 153 anni; “Parco Na­zio­na­le del Ci­len­to e Vallo di Diano”, 186 anni; “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no”, 186 anni; “Ri­ser­va MaB Col­le­me­luc­cio – Mon­te­di­mez­zo”, di 161 anni; “Parco Na­zio­na­le Delle Fo­re­ste Ca­sen­ti­ne­si”, 172 anni; “Parco Na­zio­na­le Delle Do­lo­mi­ti Bel­lu­ne­si”, 92 anni.


I dati delle am­piez­ze anu­la­ri, sono stati suc­ces­si­va­men­te ela­bo­ra­ti me­dian­te Mi­cro­soft Of­fi­ce Excel 2007. Sono state così ef­fet­tua­te un in­sie­me di ana­li­si sul­l’an­da­men­to del­l’ac­cre­sci­men­to ra­dia­le e delle cor­re­la­zio­ni di que­st’ul­ti­mo con i pa­ra­me­tri me­teo-cli­ma­ti­ci, uti­liz­zan­do le cro­no­lo­gie medie stan­dar­diz­za­te del sin­go­lo sito.


Cronologia media standardizzata del faggio
Cro­no­lo­gia media stan­dar­diz­za­ta del fag­gio nel “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no” dal 1823 al 2009.


La scar­sa di­spo­ni­bi­li­tà di sta­zio­ni cli­ma­ti­che in aree di alta quota, rap­pre­sen­ta spes­so un li­mi­te negli studi cli­ma­ti­ci. Tut­ta­via que­sto pro­ble­ma può es­se­re ri­sol­to uti­liz­zan­do dati rac­col­ti anche a qual­che chi­lo­me­tro di di­stan­za, ma co­mun­que in sta­zio­ni con con­di­zio­ni sta­zio­na­li quan­to il più si­mi­le pos­si­bi­le al sito di cam­pio­na­men­to di ri­fe­ri­men­to,(Nola, 1995). I pa­ra­me­tri uti­liz­za­ti nelle cor­re­la­zio­ni con le curve di ac­cre­sci­men­to medie dei siti di cam­pio­na­men­to sono:


  1. dati men­si­li di pre­ci­pi­ta­zio­ni to­ta­li, espres­se in mm di piog­gia;
  2. dati men­si­li di tem­pe­ra­tu­re mas­si­me, mi­ni­me, e medie espres­se in °C.

Le ela­bo­ra­zio­ni sui dati sono state ese­gui­te me­dian­te Mi­cro­soft Of­fi­ce Excel 2007.


Vista la non com­ple­ta di­spo­ni­bi­li­tà dei dati me­teo-cli­ma­ti­ci, il suc­ces­si­vo ap­pro­fon­di­men­to di den­dro­cro­no­lo­gia, è stato ef­fet­tua­to solo per i siti del “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no”, e “Ri­ser­va MaB Col­le­me­luc­cio – Mon­te­di­mez­zo”. Per que­sti due siti è stata con­dot­ta una cor­re­la­zio­ne degli ac­cre­sci­men­ti del fag­gio con i dati me­teo-cli­ma­ti­ci del sito e una suc­ces­si­va va­lu­ta­zio­ne del­l’in­fluen­za del fat­to­re cli­ma­ti­co sul­l’ac­cre­sci­men­to delle fag­ge­te.
Per il sito del “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no” si può de­dur­re che la fag­ge­ta du­ran­te la sta­gio­ne ve­ge­ta­ti­va ri­ve­la una re­la­zio­ne di­ret­ta con le pre­ci­pi­ta­zio­ni pri­ma­ve­ri­li di mag­gio e giu­gno, que­sto poi­ché nel pieno del­l’at­ti­vi­tà ve­ge­ta­ti­va, quin­di con ele­va­te esi­gen­ze idri­che. L’ap­por­to di acqua in que­sto pe­rio­do sti­mo­la l’at­ti­vi­tà cam­bia­le, quin­di ga­ran­ti­sce il tur­go­re cel­lu­la­re, fa­vo­ren­do la mi­to­si e di­sten­sio­ne cel­lu­la­re che in­flui­sco­no po­si­ti­va­men­te sugli ac­cre­sci­men­ti anu­la­ri.
Al mese lu­glio cor­ri­spon­do­no anche cor­re­la­zio­ni in­ver­se con le tem­pe­ra­tu­re mas­si­me, mi­ni­me e medie; in­fat­ti, dal­l’a­na­li­si dei dati di tem­pe­ra­tu­ra e pre­ci­pi­ta­zio­ne, della sta­zio­ne di Monte San­t’An­ge­lo, si ri­le­va che ad ab­bon­dan­ti pre­ci­pi­ta­zio­ni esti­ve cor­ri­spon­do­no alte tem­pe­ra­tu­re. Il ritmo ve­ge­ta­ti­vo di cre­sci­ta della pian­ta è, quin­di, ga­ran­ti­to dal­l’a­de­gua­ta di­spo­ni­bi­li­tà idri­ca, anche in pe­rio­di esti­vi piut­to­sto caldi.
È pos­si­bi­le ipo­tiz­za­re che i fat­to­ri che in­ci­do­no po­si­ti­va­men­te sulla cre­sci­ta del fag­gio sono rap­pre­sen­ta­ti da tem­pe­ra­tu­re non molto ele­va­te, com­bi­na­te con pre­ci­pi­ta­zio­ni esti­ve ab­bon­dan­ti; men­tre tra i fat­to­ri li­mi­tan­ti per la cre­sci­ta della pian­ta s’in­di­vi­dua­no i va­lo­ri alti di tem­pe­ra­tu­re mas­si­me, nel pe­rio­do che va da mag­gio ad ago­sto, oltre a tem­pe­ra­tu­re mi­ni­me da giu­gno ad ago­sto che cau­sa­no alla pian­ta degli stress che in­ci­do­no ne­ga­ti­va­men­te sugli ac­cre­sci­men­ti. Ana­liz­zan­do le tem­pe­ra­tu­re è co­mun­que pos­si­bi­le in­di­vi­dua­re un ten­den­zia­le au­men­to delle stes­se negli ul­ti­mi de­cen­ni, e una cor­ri­spon­den­te ri­du­zio­ne delle pre­ci­pi­ta­zio­ni, ciò co­mun­que, per il mo­men­to non sem­bra in­ci­de­re ne­ga­ti­va­men­te sugli ac­cre­sci­men­ti, i quali non pre­sen­ta­no par­ti­co­la­ri epi­so­di che di­sco­sta­no dal­l’ac­cre­sci­men­to medio ri­le­va­to.
Anche per la fag­ge­ta della “Ri­ser­va MaB Col­le­me­luc­cio – Mon­te­di­mez­zo” si può de­dur­re che du­ran­te la sta­gio­ne ve­ge­ta­ti­va, vi è una re­la­zio­ne di­ret­ta con le pre­ci­pi­ta­zio­ni dal mese di giu­gno fino al mese di ot­to­bre, an­co­ra una volta per­ché la pian­ta si trova nel pieno del­l’at­ti­vi­tà ve­ge­ta­ti­va, quin­di con ele­va­te esi­gen­ze idri­che, al fine di per­met­te­re il cor­ret­to svol­gi­men­to delle at­ti­vi­tà fi­sio­lo­gi­che, prima elen­ca­te. Ciò in­flui­sce po­si­ti­va­men­te sugli ac­cre­sci­men­ti anu­la­ri.
Ai mesi da lu­glio a ot­to­bre cor­ri­spon­do­no cor­re­la­zio­ni in­ver­se con le tem­pe­ra­tu­re mas­si­me, mi­ni­me e medie; in­fat­ti, dal­l’a­na­li­si dei dati di tem­pe­ra­tu­ra e pre­ci­pi­ta­zio­ne, della sta­zio­ne di Pe­sco­co­stan­zo, si ri­le­va che ad ab­bon­dan­ti pre­ci­pi­ta­zio­ni esti­ve cor­ri­spon­do­no alte tem­pe­ra­tu­re. È quin­di gra­zie al­l’a­de­gua­ta di­spo­ni­bi­li­tà idri­ca, che la pian­ta non ri­sen­te delle tem­pe­ra­tu­re in pe­rio­di esti­vi piut­to­sto caldi.
Ci tro­via­mo quin­di in una si­tua­zio­ne del tutto si­mi­le a quel­la del “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no”, ed anche per la “Ri­ser­va MaB di Mon­te­di­mez­zo – Col­le­me­luc­cio”, è pos­si­bi­le ipo­tiz­za­re che i fat­to­ri che in­ci­do­no po­si­ti­va­men­te sulla cre­sci­ta del fag­gio siano rap­pre­sen­ta­ti da tem­pe­ra­tu­re non molto ele­va­te, com­bi­na­te con pre­ci­pi­ta­zio­ni esti­ve ab­bon­dan­ti; men­tre tra i fat­to­ri li­mi­tan­ti per la cre­sci­ta della pian­ta s’in­di­vi­dua­no i va­lo­ri sopra la media di tem­pe­ra­tu­re mas­si­me, nel pe­rio­do che va da ago­sto a ot­to­bre, in que­sto caso, oltre a tem­pe­ra­tu­re mi­ni­me da lu­glio a ot­to­bre che cau­sa­no alla pian­ta degli stress con in­fluen­za ne­ga­ti­va sugli ac­cre­sci­men­ti. Ana­liz­zan­do in gra­fi­co delle tem­pe­ra­tu­re, non s’in­di­vi­dua in que­sto caso una va­ria­zio­ne si­gni­fi­ca­ti­va negli ul­ti­mi de­cen­ni, men­tre per le pre­ci­pi­ta­zio­ni si as­si­ste a una pic­co­la ri­du­zio­ne. In con­clu­sio­ne si può però con­sta­ta­re che que­sto sito non abbia su­bi­to stress cli­ma­ti­ci tali da in­fluen­za­re gli ac­cre­sci­men­ti della fag­ge­ta, che ad­di­rit­tu­ra pre­sen­ta dei pic­chi po­si­ti­vi al di sopra di quel­la che può es­se­re con­si­de­ra­ta la media negli ul­ti­mi de­cen­ni.
In con­clu­sio­ne, per i due siti in cui sono state ef­fet­tua­te le cor­re­la­zio­ni, la vita del fag­gio non ha su­bi­to in­fluen­ze tali da de­ter­mi­nar­ne un’al­te­ra­zio­ne degli ac­cre­sci­men­ti si­gni­fi­ca­ti­va, sono state in­di­vi­dua­te solo sin­go­le an­na­te con pic­chi di ac­cre­sci­men­ti po­si­ti­vi o ne­ga­ti­vi, ma tra­scu­ra­bi­li in una va­lu­ta­zio­ne com­ples­si­va che si esten­de su di un arco tem­po­ra­le molto ampio, che per il “Parco Na­zio­na­le del Gar­ga­no” è di 186 anni e per la “Ri­ser­va MaB Col­le­me­luc­cio – Mon­te­di­mez­zo” di 161 anni.


Sin­te­si della tesi di Lau­rea Spe­cia­li­sti­ca in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Fo­re­sta­li ed Am­bien­ta­li – As­se­sta­men­to e pia­ni­fi­ca­zio­ne Fo­re­sta­le.
“Il fag­gio in Ita­lia: den­dro­cro­no­lo­gia e cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci.”
Uni­ver­si­tà degli Studi del Mo­li­se – sede di Cam­po­bas­so
Nota: I dati rac­col­ti ed uti­liz­za­ti nello stu­dio sono ri­por­ta­ti nella ver­sio­ne in­te­gra­le della tesi.


Marco Bal­di­no, lau­rea­to in Scien­ze Fo­re­sta­li ed Am­bien­ta­li, ha con­se­gui­to la spe­cia­li­sti­ca in Scien­ze e Tec­no­lo­gie Fo­re­sta­li ed Am­bien­ta­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Studi del Mo­li­se. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






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