Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Gian­ni Bal­za­ret­ti

Le azio­ni che il ca­va­lie­re com­pie con le re­di­ni per re­go­la­re il mo­vi­men­to del ca­val­lo e per dar­gli la di­re­zio­ne sono so­li­ta­men­te istin­ti­ve.
Per que­sta ra­gio­ne so­ven­te i ca­va­lie­ri non sen­to­no la ne­ces­si­tà di ap­pro­fon­di­re ciò che pro­du­ce la causa (in­te­so come l’in­di­ca­zio­ne data dal ca­va­lie­re) per ot­te­ne­re l’ef­fet­to (la rea­zio­ne suc­ces­si­va sul ca­val­lo). 
Anche le azio­ni ele­men­ta­ri, però, pos­so­no na­scon­de­re aspet­ti poco noti e, con un ca­val­lo che non col­la­bo­ra per le più varie ra­gio­ni, i ri­sul­ta­ti sono spes­so de­mo­ra­liz­zan­ti!
Ecco al­lo­ra che ri­sul­ta utile cer­ca­re di ca­pi­re come fun­zio­na que­sto “mec­ca­ni­smo” per im­po­star­lo nel modo che sia con­tem­po­ra­nea­men­te il più ri­cet­ti­vo per il ca­val­lo e il meno com­pli­ca­to per il ca­va­lie­re. Con­sci di un’in­trin­se­ca dif­fi­col­tà di farsi ben ca­pi­re, si è quin­di ri­te­nu­to op­por­tu­no ri­fe­rir­si a delle “si­tua­zio­ni tipo” per me­glio com­pren­der­si, chia­ma­te “de­fi­ni­zio­ni di base”.

La co­di­fi­ca delle azio­ni di re­di­ni av­ven­ne in Fran­cia verso il 1885 dal Ge­ne­ra­le Jules de Be­noi­st (Re­go­la­men­to Mi­li­ta­re) ed è tut­to­ra uni­ver­sal­men­te ac­cet­ta­ta come re­go­la clas­si­ca.
Essa de­scri­ve le azio­ni delle mani in re­la­zio­ne alle gambe e al­l’as­set­to del ca­va­lie­re.
E’ im­por­tan­te sot­to­li­nea­re che l’a­zio­ne detta “di mano (o della mano)” non è mai un’a­zio­ne sin­go­la e iso­la­ta vera e pro­pria del­l’ar­to su­pe­rio­re del ca­va­lie­re: il ri­sul­ta­to fi­na­le in­te­ra­gi­sce sem­pre con le azio­ni d’as­set­to (in­te­so come peso del corpo) e di gambe (di­spo­si­zio­ne e uso del­l’in­for­ca­tu­ra).
Le mani vanno te­nu­te, so­ste­nen­do i pugni, leg­ger­men­te al di sopra del gar­re­se, con le se­con­de fa­lan­gi che si guar­da­no.
La re­di­ne, dal­l’im­boc­ca­tu­ra del ca­val­lo, passa tra il mi­gno­lo e l’a­nu­la­re, sale al­l’in­ter­no della mano e ne esce con il pol­li­ce che, con l’un­ghia ri­vol­ta verso l’al­to, la chiu­de sul­l’in­di­ce.
I pugni de­vo­no es­se­re FERMI. (*** con que­sto ter­mi­ne si deve in­ten­de­re l’AS­SEN­ZA di mo­vi­men­ti IN­VO­LON­TA­RI o INU­TI­LI, da non con­fon­der­si con l’im­mo­bi­li­tà o la ri­gi­dez­za. Per FER­MEZ­ZA, quin­di, si in­ten­de SIN­CRO­NIA del ca­va­lie­re con i mo­vi­men­ti del ca­val­lo e non IM­MO­BI­LI­TA’ o RI­GI­DEZ­ZA.)
Le re­di­ni (co­man­da­te dalla mano del ca­va­lie­re) pos­so­no quin­di agire, re­si­ste­re, ce­de­re.
Agi­sco­no quan­do, dopo aver im­po­sta­to il po­si­zio­na­men­to delle re­di­ni, man­ten­go­no una ten­sio­ne con la bocca del ca­val­lo fis­san­do­si (***) al loro posto. L’e­sem­pio pra­ti­co è quan­do si man­tie­ne l’an­da­tu­ra senza chie­de­re va­ria­zio­ni.
Re­si­sto­no quan­do au­men­ta­no la ten­sio­ne delle re­di­ni per mezzo di una più forte stret­ta delle dita senza spo­sta­men­to in­die­tro della mano. E’ il caso dei ral­len­ta­men­ti in ge­ne­ra­le o della ri­chie­sta di un mag­gior im­pe­gno del po­ste­rio­re del ca­val­lo.
Ce­do­no quan­do non op­pon­go­no re­si­sten­za li­mi­tan­do­si a man­te­ne­re la co­mu­ni­ca­zio­ne con la bocca del ca­val­lo. L’e­sem­pio più evi­den­te è sul salto degli osta­co­li quan­do ap­pun­to il ca­va­lie­re ese­gue “la ce­du­ta” per per­met­te­re al ca­val­lo la di­sten­sio­ne del­l’in­col­la­tu­ra nella pa­ra­bo­la del salto.

La de­con­tra­zio­ne mu­sco­la­re in un ca­val­lo rap­pre­sen­ta uno sta­tus ot­ti­ma­le e parte dalla sua bocca. La si può ri­chie­de­re me­dian­te azio­ni ri­pe­tu­te sulla sin­go­la re­di­ne o su di en­tram­be.  
Que­sta ri­chie­sta viene espli­ca­ta dalla mano del ca­va­lie­re e più pre­ci­sa­men­te dalle ul­ti­me quat­tro dita (con il pol­li­ce quin­di che ri­ma­ne chiu­so sulle re­di­ni di modo che que­ste ul­ti­me ri­man­ga­no in ten­sio­ne) che, apren­do­si e chiu­den­do­si quasi im­per­cet­ti­bil­men­te, sti­mo­le­ran­no e fa­ci­li­te­ran­no la de­con­tra­zio­ne della bocca del ca­val­lo.
Il ca­va­lie­re, per esem­pli­fi­ca­re que­st’a­zio­ne, si com­por­te­rà come se al posto della re­di­ne do­ves­se im­pu­gna­re e striz­za­re ela­sti­ca­men­te una spu­gna in­tri­sa d’ac­qua.

I gran­di clas­si­ci eque­stri sono molto pre­ci­si circa l’im­por­tan­za della mano. Essi so­sten­go­no che “… mai la re­si­sten­za della mano dovrà es­se­re su­pe­rio­re a quel­la del ca­val­lo…”. E’ evi­den­te che que­sto in­vi­to non è ri­vol­to a dei prin­ci­pian­ti ma a dei ca­va­lie­ri che hanno già una cul­tu­ra e una pra­ti­ca eque­stre su­pe­rio­re.
E an­co­ra “… tutto il tatto eque­stre con­si­ste nel dover re­si­ste­re con la mano fino a che il ca­val­lo non abbia ce­du­to (cioè non op­pon­ga più con­tra­zio­ne) e nel frat­tem­po sa­pe­re im­me­dia­ta­men­te ces­sa­re que­sta re­si­sten­za non ap­pe­na il ca­val­lo stes­so la ac­cet­ta
Il ri­sul­ta­to sarà il prin­ci­pio della col­la­bo­ra­zio­ne alle ri­chie­ste del ca­va­lie­re…”.

Que­sto “pi­la­stro” su cui pog­gia­no le fon­da­men­ta del­l’e­qui­ta­zio­ne clas­si­ca può ap­pa­ri­re ab­ba­stan­za sem­pli­ce come con­cet­to ma è dif­fi­ci­le da ap­pli­ca­re senza co­no­scer­ne dap­pri­ma le cause e i re­la­ti­vi ef­fet­ti.
Nasce quin­di l’e­si­gen­za da parte del ca­va­lie­re di af­fi­na­re e ap­pro­fon­di­re le pro­prie azio­ni (detti aiuti) per ge­sti­re il ca­val­lo.
Più lo “scam­bio di in­for­ma­zio­ni” fra il bi­no­mio sarà in­ti­mo e pre­ci­so, più dif­fi­ci­le sarà ve­de­re com­pie­re azio­ni e mo­vi­men­ti da parte del ca­va­lie­re.
Le azio­ni che que­st’ul­ti­mo potrà e dovrà com­pie­re sa­ran­no di con­se­guen­za quasi im­per­cet­ti­bi­li ma gli ef­fet­ti sul ca­val­lo sa­ran­no molto evi­den­ti.

Le de­fi­ni­zio­ni di base
Le di­ver­se com­bi­na­zio­ni nel­l’u­so di que­ste azio­ni dà ori­gi­ne alla di­re­zio­ne. Per una mag­gior chia­rez­za di­dat­ti­ca, le azio­ni di re­di­ni ven­go­no ca­ta­lo­ga­te in cin­que de­fi­ni­zio­ni di base: al­l’in­ter­no di que­sti cin­que grup­pi le varie pos­si­bi­li­tà di in­ter­ven­to di­ven­ta­no mol­te­pli­ci.

Esse sono:
1) re­di­ne di­ret­ta di aper­tu­ra
2) re­di­ne con­tra­ria (o d’ap­pog­gio)
3) re­di­ne di­ret­ta di op­po­si­zio­ne
4) re­di­ne con­tra­ria di op­po­si­zio­ne da­van­ti al gar­re­se
5) re­di­ne con­tra­ria di op­po­si­zio­ne die­tro il gar­re­se (o in­ter­me­dia)
 
Oc­cor­re ri­cor­da­re che è sem­pre ne­ces­sa­rio prima po­si­zio­na­re (di­spor­si e di­spor­re) e quin­di agire (mo­vi­men­to in avan­ti, im­pul­so).  
L’in­col­la­tu­ra (ma non solo testa e naso) è pa­ra­go­na­bi­le al vo­lan­te di un’au­to­mo­bi­le e i po­ste­rio­ri al suo mo­to­re. Se pro­vas­si­mo a gi­ra­re il vo­lan­te (testa e collo) senza fare tra­smet­te­re il mo­vi­men­to (im­pul­so) non sa­reb­be pos­si­bi­le muo­ver­ci…

Ta­vo­le rias­sun­ti­ve delle azio­ni e degli ef­fet­ti di re­di­ni
Negli esem­pi che se­gui­ran­no si ipo­tiz­za che si vo­glia gi­ra­re o spo­star­si SEM­PRE verso DE­STRA.

Per con­clu­de­re, le azio­ni di re­di­ni de­vo­no in­stau­ra­re e man­te­ne­re una re­la­zio­ne con le gambe e con l’as­set­to del ca­va­lie­re. Ma come fare per quan­ti­fi­car­ne il “do­sag­gio”? Quan­do at­tuar­la? Come espri­mer­ne quan­ti­tà e in­ten­si­tà? Quan­do si ha la cor­ret­tez­za?
Lo stu­dio delle azio­ni e dei re­la­ti­vi ef­fet­ti for­ni­ran­no gli ele­men­ti di prin­ci­pio. La pra­ti­ca ra­zio­na­le, unita ad una fine sen­si­bi­li­tà e in­tel­li­gen­za, im­ple­men­te­rà il ba­ga­glio dei buoni ca­va­lie­ri!

Le ta­vo­le il­lu­stra­te (trat­te dal libro: “Scuo­la di Equi­ta­zio­ne” di San­dro Azaïs, ed. Lon­ga­ne­si & C., Mi­la­no, 1989) sono state rie­la­bo­ra­te ed adat­ta­te dal­l’au­to­re del pre­sen­te ar­ti­co­lo per le esi­gen­ze della do­cu­men­ta­zio­ne de­scrit­ta.

Gian­ni Bal­za­ret­ti, istrut­to­re di 3° li­vel­lo della Fe­de­ra­zio­ne Ita­lia­na Sport Eque­stri e tec­ni­co C.O.N.I., è au­to­re di di­ver­si ar­ti­co­li e pub­bli­ca­zio­ni sulla sto­ria del­l’e­qui­ta­zio­ne, Pu­ro­san­gue In­gle­si, con­cor­so com­ple­to di equi­ta­zio­ne. At­tual­men­te in­se­gna pres­so la So­cie­tà Ip­pi­ca No­va­re­se.

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Dolce fer­mez­za… Ferma dol­cez­za
La re­di­ne nella mano del ca­va­lie­re
Gian­ni Bal­za­ret­ti – Edi­zio­ni Miele – set­tem­bre 2009

Che cosa fa gi­ra­re il ca­val­lo a de­stra o a si­ni­stra? E quali sono le azio­ni che do­vreb­be fare il ca­va­lie­re? Il peso del corpo è così im­por­tan­te? Per­chè a volte è me­glio fare una cosa an­zi­chè un’al­tra? chi ha in­ven­ta­to que­ste azio­ni?  Ac­qui­sta on­li­ne >>>

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