Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Mario Gian­no­ne

Cri­te­ri ge­ne­ra­li
Per pro­dur­re carne bo­vi­na con me­to­do bio­lo­g­i­co, che in­con­tri i fa­vo­ri del con­su­ma­to­re e rien­tri nei cri­te­ri sta­bi­li­ti dal Re­go­la­men­to del 24/08/1999 n. 1804/99 del­l’UE e i due suc­ces­si­vi de­cre­ti ap­pli­ca­ti­vi, è ne­ces­sa­rio at­te­ner­si ad una serie di vin­co­li e buone pra­ti­che che oltre a por­tar­ci ad un pro­dot­to si­cu­ro dal punto di vista sa­ni­ta­rio sia anche buono or­ga­no­let­ti­ca­men­te. In que­sto ar­ti­co­lo pren­de­re­mo ad esem­pio la scot­to­na: la scot­to­na è una fem­mi­na ma­cel­la­ta tra i 15 e i 18 mesi, non in­gra­vi­da­ta e sot­to­po­sta ad in­gras­so, molto ri­chie­sta in nu­me­ro­se zone per le sue carni te­ne­re e ma­rez­za­te oltre ad es­se­re leg­ger­men­te più pa­ga­ta. Le razze pre­fe­ri­te sono pre­va­len­te­men­te di pro­ve­nien­za fran­ce­se: cha­ro­lai­se, li­mou­si­ne e loro in­cro­ci, ma si rie­sce a la­vo­ra­re anche con altre com­bi­na­zio­ni ge­ne­ti­che, viene ma­cel­la­te tra i 450 e i 550 kg peso vivo. Se spin­te nel­l’in­gras­so pos­so­no dare carni trop­po co­per­te di tes­su­to adi­po­so, in que­sto caso ri­spet­ta­re il di­sci­pli­na­re bio, che li­mi­ta le for­za­tu­re ali­men­ta­ri,  ga­ran­ti­sce una per­fet­ta pre­pa­ra­zio­ne del­l’a­ni­ma­le, la stes­sa cosa è meno fa­vo­re­vo­le se si la­vo­ra con be­stia­me di sesso ma­schi­le dove ap­por­ti mag­gio­ri di con­cen­tra­ti sono pos­si­bi­li e con­si­glia­ti senza de­ca­di­men­ti della qua­li­tà.

Vacca Limousine con vitello
Vacca Li­mou­si­ne con vi­tel­lo

Vacca Charolaise
Vacca Cha­ro­lai­se

Pre­mes­sa ge­ne­ra­le sulla qua­li­tà della carne
La pre­mes­sa è da con­si­de­ra­re di estre­ma im­por­tan­za per cui, va letta con un po’ di at­ten­zio­ne. Sta­bi­li­re un cri­te­rio di va­lu­ta­zio­ne unico che metta d’ac­cor­do tutti gli ope­ra­to­ri della carne, è un’im­pre­sa ten­ta­ta da molti e sem­pre fal­li­ta. La carne è un ali­men­to che es­sen­do uti­liz­za­to dopo cot­tu­ra, ri­sen­te in modo so­stan­zia­le del me­to­do  adot­ta­to non­ché dei tempi e degli in­gre­dien­ti ag­giun­ti. Spo­stan­do­si poi da co­mu­ni­tà cit­ta­di­ne a quel­le di cam­pa­gna o del­l’a­rea me­di­ter­ra­nea a quel­la con­ti­nen­ta­le, cam­bia­no anche i cri­te­ri di base e ciò che è ap­prez­za­to da al­cu­ni non lo è da altri. Non sem­pre il con­su­ma­to­re è pie­na­men­te co­scien­te di ciò che paga,  spes­so ac­ca­de che un ali­men­to di basso va­lo­re nu­tri­ti­vo sia pre­fe­ri­to ad uno di più ele­va­to con­te­nu­to pro­tei­co e di qua­li­tà bio­chi­mi­ca su­pe­rio­re. Le mode esi­sto­no anche in que­sto campo e non sem­pre sono con­trol­la­bi­li, se può, il pro­dut­to­re do­vreb­be cer­ca­re di se­guir­le per ac­con­ten­ta­re quan­to più pos­si­bi­le il con­su­ma­to­re nella sua “schi­zo­fre­nia” degli ac­qui­sti. Ri­cor­do, solo per fare un esem­pio, che fino a qual­che tempo fa, le uova ave­va­no il gu­scio bian­co, len­ta­men­te la do­man­da si è spo­sta­ta verso l’uo­vo a gu­scio scuro co­strin­gen­do i cen­tri ge­ne­ti­ci prima, gli in­cu­ba­toi e gli al­le­va­to­ri dopo, a so­stan­zia­li cam­bia­men­ti nel tipo di ova­io­le al­le­va­te. Tutto que­sto senza nes­sun senso, per­ché l’uo­vo ali­men­ta­re in­te­so come tuor­lo e al­bu­me è as­so­lu­ta­men­te in­di­pen­den­te dal co­lo­re del gu­scio. Fatta que­sta pic­co­la pre­mes­sa si può pas­sa­re alle in­di­ca­zio­ni da se­gui­re.
Sa­po­re, co­lo­re e ma­rez­za­tu­ra
Il no­stro mer­ca­to è par­ti­co­lar­men­te sen­si­bi­le al co­lo­re della carne, carni scure ven­go­no viste con so­spet­to per­ché ri­te­nu­te dure o pro­ve­nien­ti da ani­ma­li adul­ti e quin­di ti­glio­se. La carne si può pre­sen­ta­re scura quan­do l’a­ni­ma­le ha ri­ce­vu­to una ali­men­ta­zio­ne pre­va­len­te­men­te co­sti­tui­ta da in­si­la­ti, in que­sto caso il co­lo­re cam­bia poco dopo la ma­cel­la­zio­ne e si pre­sen­ta senza ri­fles­si, il tono è smor­to e opaco. Que­ste carni poi, non sono amate dai ma­cel­lai tra­di­zio­na­li, per­ché hanno la ca­rat­te­ri­sti­ca di “non reg­ge­re il col­tel­lo”, è un modo di dire per in­di­ca­re carni flac­ci­de che pre­sen­ta­no il di­fet­to di una certa in­con­si­sten­za da non con­fon­de­re con la te­ne­rez­za. Un altro caso di carni scure si ri­scon­tra quan­do gli ani­ma­li hanno con­clu­so il fi­nis­sag­gio sul pa­sco­lo, co­stret­ti a lun­ghe di­stan­ze nella ri­cer­ca del fo­rag­gio. La si­tua­zio­ne è de­ci­sa­men­te ag­gra­va­ta se i pa­sco­li sono for­te­men­te de­cli­vi e po­ve­ri. In que­sto caso il co­lo­re è di­ver­so, più bril­lan­te del pre­ce­den­te, di un bel rosso ca­ri­co, nor­mal­men­te que­sta carne è magra, pro­tei­ca, ma piut­to­sto dura anche dopo ac­cu­ra­ta cot­tu­ra. Quali le so­lu­zio­ni in que­sti due casi?. Nella prima si­tua­zio­ne è con­si­glia­bi­le  non ec­ce­de­re  con gli in­si­la­ti par­ti­co­lar­men­te negli ul­ti­mi tre mesi di in­gras­so, (con­si­glie­rei anche la so­spen­sio­ne). Nel se­con­do caso è op­por­tu­no con­fi­na­re gli ani­ma­li, sem­pre negli ul­ti­mi tre mesi, in boxes mul­ti­pli con pla­tea pia­neg­gian­te con ac­ces­so a spazi li­be­ri al­l’e­ster­no, non è as­so­lu­ta­men­te ne­ces­sa­rio ri­crea­re i Lager che di­stin­guo­no al­cu­ni dei no­stri al­le­va­men­ti in­du­stria­li. Le mi­su­re in­di­ca­te dalla nor­ma­ti­va bio sono pie­na­men­te ri­spon­den­ti a que­sti bi­so­gni, per ogni capo ser­vo­no 9 mq di cui 5 pos­so­no es­se­re co­per­ti, in que­sto modo ven­go­no ri­spet­ta­ti il be­nes­se­re del­l’a­ni­ma­le da un lato e le ri­chie­ste del mer­ca­to dal­l’al­tro. Ri­ma­nen­do al di­scor­so del pa­sco­lo un altro aspet­to da non sot­to­va­lu­ta­re è anche il sa­po­re. Per il no­stro mer­ca­to è pre­fe­ri­bi­le che gli ani­ma­li negli ul­ti­mi mesi di in­gras­so non ri­ce­va­no erba, la quale con­fe­ri­sce un sa­po­re av­ver­ti­bi­le che non viene gra­di­to dal con­su­ma­to­re lo­ca­le: ”sa­po­re d’er­ba o di verde”. Quin­di gli ani­ma­li pos­so­no pa­sco­la­re per tutta la loro vita con l’e­sclu­sio­ne degli ul­ti­mi tre mesi du­ran­te i quali, oltre ad es­se­re con­fi­na­ti in co­mo­di re­cin­ti, pas­sa­no ad una dieta com­ple­ta­men­te secca evi­tan­do qua­lun­que fo­rag­gio er­ba­ceo non af­fie­na­to. Un altro aspet­to im­por­tan­te è la pre­sen­za di gras­so di ma­rez­za­tu­ra o in­tra­mu­sco­la­re, di quel gras­so cioè che si trova sotto forma di sot­ti­le ve­na­tu­re in­se­ri­to al­l’in­ter­no del mu­sco­lo. E’ do­vu­to a que­sto gras­so se la carne è sa­pi­da, te­ne­ra e ido­nea ad un con­su­ma­to­re esi­gen­te. Per avere carni così ci vo­glio­no razze spe­cia­liz­za­te, diete ap­pro­pia­te e tempi giu­sti. Le razze spe­cia­liz­za­te da carne, sia na­zio­na­li che este­re in pu­rez­za, ri­spon­do­no pie­na­men­te a que­sto bi­so­gno del mer­ca­to. Nel no­stro caso, molto del­l’in­gras­so è pro­dot­to d’in­cro­cio, quin­di la­vo­ran­do con me­tic­ci anche di base fem­mi­ni­le ru­sti­ca è meno fa­ci­le rag­giun­ge­re stan­dar al­tis­si­mi,  ma cer­ta­men­te non è im­pos­si­bi­le sod­di­sfa­re con un buon pro­dot­to il mer­ca­to anche più esi­gen­te. Il chilo al gior­no di con­cen­tra­to per quin­ta­le di peso vivo, o poco meno come sta­bi­li­to dalla nor­ma­ti­va, è il modo cor­ret­to di com­ple­ta­re la dieta base. Quin­di per fare un esem­pio, una scot­to­na di 4 ql di peso vivo do­vreb­be ri­ce­ve­re 3,6/4 kg di con­cen­tra­to al gior­no oltre al fieno. Un ul­ti­mo aspet­to da ri­cor­da­re è la frol­la­tu­ra, le carni pro­ve­nien­ti da ani­ma­li che hanno pa­sco­la­to a lungo, qua­lun­que sia stata la loro dieta e il loro fi­nis­sag­gio, vanno ac­cu­ra­ta­men­te frol­la­te.

Esem­pio di ra­zio­na­men­to
Il ra­zio­na­men­to per ot­te­ne­re una scot­to­na di qua­li­tà, come detto nel­l’in­tro­du­zio­ne, ri­spon­de a tre esi­gen­ze:
1 – ri­cor­re­re quan­to più pos­si­bi­le ad ali­men­ti pro­dot­ti in azien­da, l’ac­qui­sto fuori è pos­si­bi­le e tal­vol­ta ne­ces­sa­rio ma, dato il costo del 10-30% in più degli ali­men­ti pro­ve­nien­ti da agri­col­tu­ra bio­lo­g­i­ca, più spes­so è de­ci­sa­men­te me­glio adot­ta­re una dieta meno mi­ra­ta ma enor­me­men­te più con­ve­nien­te.
2 – at­te­ner­si alla nor­ma­ti­va che pre­ve­de di non ol­tra­pas­sa­re il 40% della dieta con i con­cen­tra­ti. In altre pa­ro­le nella dieta di un vi­tel­lo­ne il con­cen­tra­to non deve su­pe­ra­re il 40% della ra­zio­ne gior­na­lie­ra, tutto ciò va ri­fe­ri­to non al tal quale ma alla so­stan­za secca che gior­nal­men­te un bo­vi­no può in­troi­ta­re.
3 – che gli ali­men­ti e le tec­ni­che di ali­men­ta­zio­ne ga­ran­ti­sca­no un pro­dot­to fi­ni­to di ele­va­to va­lo­re com­mer­cia­le; vanno ca­te­go­ri­ca­men­te esclu­si quin­di tutti gli ali­men­ti che con­fe­ri­sco­no vizzi al pro­dot­to fi­na­le.

Esem­pio di un piano ali­men­ta­re per una pic­co­la o media azien­da
Per le gran­di azien­de è più op­por­tu­no orien­tar­si su man­gi­mi di pro­ve­nien­za ester­na che siano stati pre­pa­ra­ti dal­l’in­du­stria man­gi­mi­sti­ca, le gros­se quan­ti­tà e la com­pe­ten­za del man­gi­mi­sta ren­do­no con­ve­nien­te l’ac­qui­sto ester­no. Per le altre si­tua­zio­ni può es­se­re utile ri­cor­re­re al­l’u­so di man­gi­mi con­cen­tra­ti di pro­du­zio­ne azien­da­le uti­liz­zan­do esclu­si­va­men­te ali­men­ti pro­dot­ti in azien­da, anche senza in­te­gra­zio­ni, come nel­l’e­sem­pio se­guen­te.
Dallo svez­za­men­to al­l’an­no  0,9/1 kg di con­cen­tra­to per ql di pv (peso vivo) così com­po­sto: 30% fa­vi­no, 70% orzo/avena/grano tutto sfa­ri­na­to. Il resto della dieta com­ple­ta­ta da qual­sia­si fo­rag­gio azien­da­le, erba com­pre­sa, il fo­rag­gio di un ani­ma­le gio­va­ne è me­glio che sia più pro­tei­co e ben ap­pe­ti­to. Nel caso che le  vi­tel­le fos­se­ro magre dopo lo svez­za­men­to e il fa­vi­no ab­bon­dan­te, si può al­za­re a ca­rat­te­re tran­si­to­rio, fino al 40% il fa­vi­no della ra­zio­ne.
Dal­l’an­no fino alla ven­di­ta, 16 mesi circa, 0,9/1kg di con­cen­tra­to per ql di pv così com­po­sto: 20% fa­vi­no, 70% orzo/avena/grano, 10% mais tutto sfa­ri­na­to. Due at­ten­zio­ni, se pos­si­bi­le ri­dur­re al mi­ni­mo l’a­ve­na nella fase in cui gli ani­ma­li dopo il pe­rio­do al pa­sco­lo ven­go­no spo­sta­ti nei boxes, per­ché è un ali­men­to che sti­mo­la il si­ste­ma neu­ro-mu­sco­la­re e non va bene du­ran­te il fi­nis­sag­gio e come se­con­da cosa non usare, come già detto, fo­rag­gio verde e in­si­la­to per com­ple­ta­re la dieta. Per la scot­to­na que­sta è la dieta giu­sta per­ché, spin­ge­re oltre, si­gni­fi­ca ca­ri­ca­re di gras­so, non de­si­de­ra­to, la car­cas­sa peg­gio­ran­do nel con­tem­po gli in­di­ci di con­ver­sio­ne. Un pic­co­lo er­ro­re, ma ve­ra­men­te pic­co­lo, esi­ste in que­sta ipo­te­si di ra­zio­na­men­to, sia pure esclu­si­va­men­te nor­ma­ti­vo e sol­tan­to se si adot­ta­no i quan­ti­ta­ti­vi mas­si­mi di con­cen­tra­ti in­di­ca­ti. Que­sti cal­co­li, che se­guo­no, pos­so­no ri­sul­ta­re utili per altri ra­zio­na­men­ti come me­to­do e quin­di vanno presi sem­pli­ce­men­te come un eser­ci­zio senza dare un va­lo­re as­so­lu­to al ri­sul­ta­to fi­na­le. Un me­tic­cio come quel­lo da noi al­le­va­to può as­su­me­re gior­nal­men­te circa il 2% di so­stan­za secca ali­men­ta­re. Es: una scot­to­na di 500 kg in­ge­ri­sce me­dia­men­te 10 kg di so­stan­za secca, in­di­pen­den­te­men­te dallo stato fi­si­co del­l’a­li­men­to, in altre pa­ro­le o circa 12 kg di fieno che con­tie­ne poco meno del 20% d’ac­qua, o circa 40 kg di erba che ne con­tie­ne in­ve­ce il 75%. Ri­ma­nen­do alla no­stra ra­zio­ne e al­l’e­sem­pio usan­do il va­lo­re mas­si­mo di con­cen­tra­to, la stes­sa bo­vi­na di 500 kg ri­ce­ve 5 kg di man­gi­me al gior­no che con­tie­ne il 15% circa d’ac­qua, quin­di 4,250 kg di ss, il fieno ap­por­ta la re­stan­te parte kg 5,750 di ss, la somma è 10 kg, ma il con­cen­tra­to è poco più del 40% della quota per­mes­sa dalla nor­ma­ti­va.
Se­con­do un cal­co­lo ap­pros­si­ma­ti­vo per pro­dur­re una scot­to­na ma­tu­ra sono ne­ces­sa­ri circa 1.000 kg o poco più di con­cen­tra­to così ri­par­ti­to: 270 kg di fa­vi­no, 730 kg di orzo/avena/grano e 50 kg di mais. Nel caso della linea vacca vi­tel­lo, il mais del tipo nor­ma­le non a rot­tu­ra vi­trea e se­mi­vi­trea, può es­se­re usato pro­fi­cua­men­te in­sie­me al man­gi­me bi­lan­cia­to nelle man­gia­to­ie, que­sta volta non sfa­ri­na­to ma in­te­ro, al fine di ot­ti­miz­za­re lo svez­za­men­to.
Per con­clu­de­re la scot­to­na bio è una real­tà pos­si­bi­le per qua­lun­que al­le­va­to­re senza “sof­fe­ren­ze” det­ta­te dai li­mi­ti del di­sci­pli­na­re.

Mario Gian­no­ne è lau­rea­to in Scien­ze Agra­rie al­l’U­ni­ver­si­tà di Fi­ren­ze. In­se­gnan­te di zoo­tec­nia al­l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio di Fi­ren­ze, pre­sta la sua opera di as­si­sten­za tec­ni­ca spe­cia­li­sti­ca pres­so Enti re­gio­na­li, Par­chi e As­so­cia­zio­ni. E’ au­to­re del libro “L’al­le­va­men­to bio­lo­g­i­co del suino” edito da Eda­gri­co­le-So­le 24 ore.  Cur­ri­cu­lum vitae >>>

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